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I monasteri pił remoti del mondo

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Meteora, Grecia -  “Toccare il cielo con un dito” non è un modo di dire, a quanto pare, se si parte per il nord della Grecia e si visita la località di Meteora, a 10 minuti di macchina da Kalambaka. I primi eremiti frequentavano la zona nel medioevo, intorno all’XI secolo, e ben presto anche i monaci ortodossi decisero di stabilirvisi, attratti dall’inaccessibilità dei luoghi e dall’apparente ostilità del paesaggio, così inadatto all’uomo ma allo stesso tempo così seducente, capace di metterlo in contatto con l’infinito. È la stessa sensazione che avrete anche voi, quando vi troverete al cospetto delle enormi colonne di roccia che si innalzano dalla piana della Tessaglia e sembrano voler competere con le nuvole: torri calcaree naturali, che secondo l’analisi chimica nacquero 60 milioni di anni fa, degne di un’ambientazione fantasy. Sulla cima una serie di monasteri, detti a loro volta “Meteore”: il nome significa “sospesi nell’aria”, e l’aspetto è così irreale e fiabesco che l’UNESCO li ha dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Senza strade né ponti, ad altezze vertiginose (i pinnacoli più alti superano i 400 metri!), sembra impossibile che molti secoli fa qualcuno abbia potuto piazzare lassù delle simili meraviglie, eppure buona parte dei monasteri è tutt’ora in gran forma: dei 24 edifici originari ne resistono 6, ancora in uso e aperti al pubblico, ovvero i monasteri di Agia Triada, Gran Meteora, Agios Stefanos, Varlaam, Agios Nikolaos e Roussanou. Un settimo edificio è ancora in piedi ma è stato abbandonato, mentre i restanti sono andati perduti. Oggi, fortunatamente, non c’è più bisogno di arrampicarsi lungo traballanti scale a pioli o di affidarsi a cigolanti sistemi di carrucole, come avveniva in passato: i pellegrini moderni possono sfruttare le scale scavate nella roccia o realizzate in muratura… non saranno comode e rassicuranti come un ascensore, ma la bellezza vera, si sa, va guadagnata.
Come arrivare? Sant’Atanasio, fondatore del monastero Gran Meteora, ricevette un trattamento speciale: secondo la leggenda non dovette arrampicarsi, ma fu portato in cima alle rocce da un’aquila. Noi comuni mortali, invece, dobbiamo partire da Kalambaka e percorrere in auto qualche chilometro di tornanti, poi affrontare le magiche scalinate verso il cielo. Dall’Italia si può viaggiare in traghetto fino a Igoumenitsa – importante porto dell’Epiro – partendo da Brindisi, Bari, Ancora, Ravenna, Venezia o Trieste, quindi continuare fino a Metsovo-Grevena e di lì verso Kalambaka; in alternativa si può volare con Ryanair a Volos, 140 km a sud-est di Kalambaka - © Nick Pavlakis / Shutterstock.com



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