Il nome Libia compare nelle antiche lingue egiziane, fenicia, greca, ebrea, latina e araba. Già ai tempi di Ramesses II si parlava di alcune tribù libiche e successivamente nei documenti dei faraoni la Libia veniva citata spesso. Nella letteratura araba, Libia divenne Lubya, ovvero “Territorio a Est dell’Egitto”. Forse il nome Libu era il nome in antico egizio della popolazione Berbera. Il primo riferimento alla Libia nell’antico Greco è contenuto nell’Odissea di Omero, dove il nome fu utilizzato in senso geografico come “il popolo dei mangiatori di Loto”. Erodoto invece usava indicare tutta l’Africa col nome Libia, mentre i Libici erano i magri abitanti del Nord Africa (e gli Etiopi tutti gli altri Africani…).
Incastonata tra l’Egitto a est, il Sudan a sud-est, il Ciad e il Niger a sud e L’Algeria e la Tunisia ad ovest, la Libia occupa la parte centrale dell’Africa del nord e si abbevera alle acque azzurre del Mediterraneo. Benché i resoconti dei primi viaggiatori romani riguardo a queste zone riportassero la scarna dicitura “hic sunt leones”, “qui ci sono i leoni”, e niente di più, la Libia non è la distesa selvaggia di sabbia e rocce che molti immaginano: chi ci è stato racconta di una fascia verdeggiante piacevolmente mediterranea lungo la costa, che ricorda le zone di antica influenza araba del nostro paese, intrisa però di colori e profumi africani e con il fascino unico del deserto che incombe alle spalle.
Spingendosi nell’entroterra non mancano le dune e i cammelli, ma non bisogna lasciarsi ingannare da chi definisce la Libia una polveriera: è vero che gran parte del territorio è stato inglobato dal Sahara, ma le escursioni nel deserto hanno qualcosa di magico, e non mancano nel paese zone fertili come quella di Jebel Akhdar, o luoghi traboccanti di storia come il territorio del Fezzan con le sue tradizioni nomadi, e ancora: rovine greche e romane, espressioni artistiche che incantano, zone ricche grazie alla presenza del petrolio.
La recente fine delle sanzioni ONU ha fatto sì che la Libia, da sempre un piccolo universo a sé stante, si sia aperta al resto del mondo e si sia lasciata scoprire dai primi turisti. Le mete interessanti di certo non mancano, a partire dalla capitale Tripoli.
Tripoli, in arabo “Tarabulus”, detta anche “la bianca sposa del Mediterraneo”, conserva come uno scrigno prezioso le tracce dell’originario splendore: nelle numerose moschee e nella medina della città vivono le tradizioni di un tempo, mentre nelle linee architettoniche pulsano i ricordi della conquista ottomana e della colonizzazione italiana. Sul promontorio settentrionale domina il Castello Rosso, con il suo dedalo intricatissimo di cortili, abitazioni, stradicciole e corridoi. Accanto al castello si estende la Piazza Verde, su cui si affaccia il Museo di Jamahiriya, ricco di opere che ripercorrono la storia della Libia, con un’interessante sezione dedicata all’arte del mosaico. Ma il vero e proprio cuore della città è la medina, dove si possono fare acquisti nel tradizionale souk, il mercato con merci di ogni tipo.
La seconda città della Libia, non meno interessante di Tripoli, è Bengasi, situata all’estremità del Golfo della Sirte: qui la ricchezza di un tempo è stata cancellata dai rovinosi bombardamenti del secondo conflitto mondiale, ma rimane lo splendore del paesaggio naturale mozzafiato. Da qui si possono visitare le Montagne Verdi o i reperti archeologici romani che costellano il litorale, oltre alle numerose spiagge che si estendono poco lontano dalla città.
Da Tripoli, viaggiano 650 km in direzione sud-est, ci si imbatte nella città-oasi di Ghadhames, un tipico insediamento nel cuore del deserto dall’architettura caratteristica, che negli anni Cinquanta del secolo scorso si è guadagnata il soprannome di “perla del deserto”.
Tra i vari siti archeologici che è possibile ammirare in Libia quello che merita più di tutti è Leptis Magna, il più spettacolare sito di epoca romana in tutto il bacino del Mediterraneo. Originariamente porto fenicio, risalente al primo millennio a.C., a Leptis Magna era fiorente il commercio di schiavi, avorio e metalli preziosi. La storia portò in seguito la città a condizioni di degrado, arretratezza e rozzo nomadismo, ma nel XX secolo l’insediamento venne riscoperto intatto sotto uno spesso strato di sabbia e riportato alla luce.
Per quanto riguarda le festività islamiche, che si celebrano in Libia come negli altri paesi musulmani, le date variano di anno in anno: il calendario islamico è infatti più breve di undici giorni rispetto a quello gregoriano, quindi di anno in anno le date delle feste cadono undici giorni prima rispetto al precedente. Le festività sono il capodanno islamico, la Grande Festa che ricorda il sacrificio del montone da parte di Abramo, e l’Eid al-Moulid, il giorno natale di Maometto. La rivelazione del Corano è invece celebrata durante il Ramadan, nel nono mese del calendario islamico, quando i fedeli non mangiano e non bevono nulla nelle ore che vanno dall’alba al tramonto sino al giorno dell’Eid al-Fitr, quando il digiuno si rompe con grandi festeggiamenti.
Non mancano poi le festività laiche come il Giorno della Rivoluzione, quando a Tripoli si festeggia con sfilate, spettacoli, parate e comizi.
Chi desidera visitare la Libia deve prepararsi a un clima molto caldo: la stagione più mite e più indicata è quella che va da novembre a marzo, ma anche in questo caso non ci si può dimenticare che si parla comunque di un paese desertico. La presenza del deserto nella parte meridionale influenza fortemente le condizioni climatiche, determinando un clima semi-arido con periodi lunghi di siccità. Al nord invece, la fascia costiera è umida e la temperatura relativamente mite, rinfrescata dal mare: a Tripoli la temperatura media estiva è di 30°C, in inverno di 8°C. Tuttavia in primavera e autunno soffia spesso il ghibli, un vento caldo e secco, portatore di sabbia.
Raggiungere il paese non è difficile come una volta, quando vigevano ancora le sanzioni dell’ONU: oggi sono aumentati i collegamenti aerei internazionali. In particolare crescono i voli di collegamento tra Tripoli e le principali capitali arabe, l’Europa e l’Estremo Oriente. Chi desidera raggiungere la Libia con un veicolo personale dovrà servirsi di un traghetto che dall’Italia o dalla Francia raggiunga la Tunisia e in seguito, da qui, passare alla meta finale.