Se fremente per visitare l’Africa occidentale in cerca di avventure mozzafiato e tesori perduti, il Benin è indubbiamente la destinazione giusta. Questo paese a forma di clava, precedentemente conosciuto come Dahomey, fu infatti uno dei più potenti imperi africani della storia, ai tempi in cui al posto della baracche, la popolazione viveva in lussuosi palazzi di cui oggi si possono ammirare le rovine. Dal punto di vista geografico, il Benin confina con il Togo ad ovest, con la Nigeria ad est, con il Burkina Faso e il Niger a nord e con l’omonimo Golfo di Benin a sud, grazie a circa 120 chilometri di costa. Oltre ai meravigliosi tesori di Dahomey, principalmente custoditi nel Musée Historique d’Abomey, la giungla e le spiagge orlate di palme del Benin riservano molte altre sorprese tutte da scoprire.
Più di 350 anni fa, la zona attualmente conosciuta come Benin era suddivisa in numerosi principati; ciascun sovrano volle lasciare al proprio successore un regno più vasto di quello che aveva a suo tempo ereditato, perciò i re di Dahomey si scontrarono spesso con i popoli confinanti, soprattutto con gli yoruba della Nigeria. Nel frattempo, i portoghesi, ed in seguito altri coloni europei, fondarono stazioni commerciali lungo la costa, come ad esempio la capitale Porto Novo e Ouidah. Ad arricchire i sovrani di Dahomey fu soprattutto la vendita di schiavi ai mercanti europei dai quali, in cambio, ottenevano armi impiegate per combattere i regni vicini e conquistare altre terre e di conseguenza altri schiavi. All’inizio del XIX i francesi annessero il regno di Dahomey all’Africa Occidentale Francese, improntando la politica interna del paese ad un generale ammodernamento, testimoniato dai progressi compiuti nel campo dell’istruzione, prima che, nel 1960, il Dahomey ottenesse l’indipendenza, dando il via ad un periodo molto difficile dal punto di vista politico ed economico.
Rispetto a qualche anno fa, il Benin ha compiuto passi da gigante, diventando una delle democrazie più stabili e responsabili tra i membri della ECOWAS (Economic Community of West African States) grazie all’impegno dell’attuale presidente Yayi Boni. Sotto il suo mandato, il paese si è impegnato a battersi contro la corruzione e a rivitalizzare un’economia che risente degli effetti negativi della diminuzione dei prezzi del cotone, ma che entro breve tempo potrebbe giovarsi degli indotti del settore turistico, a disposizione del quale c’è un potenziale davvero importante, grazie soprattutto all’eterogeneità del paesaggio nazionale, che vanta splendidi parchi nazionali ricoperti dalle foreste e un centinaio di chilometri di litorale.
La capitale del Benin è Porto Novo, una città di oltre 230.000 abitanti annidata sulle sponde del Lago Nokoué, all’estremità meridionale del paese. Questa raffinata città collinare, sede di burocrati, ministeri, musei ed architetture di prestigio è un luogo di soggiorno piacevole, anche in considerazione della vicinanza della costa. Tra le attrattive turistiche principali spiccano alcuni musei, come il Musée Ethnographique de Porto Novo, ospitato in uno splendido edificio coloniale ed incentrato sulla ricca storia del paese, il Musée Honmé, allestito nel complesso di edifici racchiuso da una cinta muraria in cui visse il re Toffa, firmatario del primo trattato con i francesi nel 1863, e il Musée Da Silva, dove documentarsi su alcune usanze tradizionali del luogo. Da non perdere il coloratissimo carnevale locale, celebrato con tradizioni afrobrasiliane a metà gennaio.
La città più grande e popolosa dello stato è Cotonou, da molti considerata la vera capitale del Benin, il cui nome in lingua fon significa letteralmente “foce del fiume della morte”, in riferimento al ruolo svolto dal regno di Dahomey nella tratta degli schiavi. Nonostante le dimensioni, questa indisciplinata metropoli di quasi 800.000 abitanti non ha molto da offrire ai turisti, se non un traffico caotico ed una fitta coltre di smog che, solo di notte, quando cessa l’andirivieni degli zemidjan, che di giorno sfrecciano lungo i boulevard ad altissima velocità, lascia spazio ad un’aria apparentemente più pulita. L’offerta turistica di Cotonou consta essenzialmente di alberghi discreti, un’animata vita notturna, negozi interessanti e soprattutto del vastissimo Grand Marché du Dantokpa, il folkloristico mercato situato nel cuore del centro, dove potrete acquistare ogni sorta di mercanzia esposta nel suo dedalo di vicoli.
Una delle più belle località balneari della costa beninese è Grand Popo, situata 82 chilometri ad est di Cotonou e a 20 chilometri di distanza dal confine con il Togo di Hila-Condij. La cittadina è una delle maggiormente votate al turismo del paese, essendo dotata di infrastrutture e alberghi, che però hanno parzialmente compromesso il suo fascino di tranquilla località costiera, i cui dintorni sono contraddistinti da piacevoli scenari paesaggistici e interessanti riti vudu. Al momento di fare il bagno occorre prestare molta attenzione allo stato del mar e delle sue correnti, che da queste parti possono essere davvero molto forti. Se volete provare un’esperienza affascinante fatevi condurre dai pescatori locali alla Bouche du Roy, dove il fiume Mono sfocia nell’oceano.
Abomey, 144 chilometri a nord-ovest di Cotonou, nella regione di Fon, è una cittadina particolarmente degna di nota, caratterizzata da un bel centro attraversato da viuzze tortuose sulle quali si affacciano case di mattoni di fango e palazzi costruiti per i re di Dahomey. Le principali attrattive di questa località sono tutte comprese nel tour chiamato “percorso di Dahomey”, mediante il quale si avrà modo di visitare diversi edifici in rovina ed il palazzo reale completamente restaurato, dove un il Musée Historique d’Abomey espone manufatti di vario genere, tra cui il trono montato su teschi umani e l’arazzo che ritrae Glélé che usa una gamba amputata per colpire alla testa il nemico.
Spostandosi nel nord del paese, il paesaggio tende a farsi arido e polveroso, totalmente differente rispetto agli scenari del sud, dominati da spiagge e lagune. La città principale è Parakou, antico centro della tratta degli schiavi, che oggi è divenuta una fiorente località di quasi 200.000 abitanti. Non molto lontano da Parakou ci sono Djougou, trafficato crocevia frequentato soprattutto da turisti in viaggio verso il Togo, e Natitingou che, grazie alla sua posizione a 440 metri di altitudine, è una vivace e stimolante località di partenza delle escursioni nella regione di Somba e del Parc National de la Pendjari. Quest’ultimo, che si estende su una superficie di 275.000 ettari, è la riserva naturale per eccellenza di questa zona dell’Africa, all’interno della quale è possibile avvistare leoni, leopardi, elefanti, ippopotami e babbuini. Il parco è adiacente ad un’altra riserva piuttosto conosciuta: il Parc National d’Arli in Burkina Faso, delimitato a ovest, nord ed est dal corso del fiume Pendjari. Nonostante la fama di questi parchi, il più visitato del Benin è comunque il Parc Regional du W, che si estende su una superficie di oltre 10.000 chilometri quadrati tra Burkina Faso, Niger e Benin, e che è stata una delle prime riserve al mondo ad essere ufficialmente riconosciuta dall’UNESCO.
Nella parte meridionale del Benin si verificano due stagioni delle piogge: la prima va da aprile a metà luglio, la seconda da metà settembre alla fine di ottobre; a nord, invece, la piovosità massima si registra da giugno ai primi di ottobre, periodo in cui, a differenza delle coste meridionali, caratterizzate da un clima più mite con valori medi variabili tra 18 e 35 gradi, le temperature possono raggiungere i 45 gradi. I venti harmattan spirano dal Sahara tra dicembre e marzo, contribuendo a rendere torrido il periodo più caldo dell’anno per il Benin, ovvero quello compreso tra febbraio e aprile, mentre non c’è stagione migliore per visitare il paese dei mesi che vanno da novembre a febbraio, generalmente miti e poco piovosi.
L’aeroporto principale del paese si trova alla periferia occidentale di Cotonou, nella zona di Cocotiers, ed è il Cotonou International Airport, collegato a numerose città africane, ma anche a Parigi e Bruxelles. Una volta atterrati ci si potrà muovere in taxi brousse, una sorta di “taxi collettivo”, in minibus o in autobus, tenendo presente che lo stato delle strade non è negativo come ci si potrebbe aspettare. L’unica linea ferroviaria del Benin, gestita da L’Organisation Commune Benin-Niger des Chemins de fer et Transports, collega Cotonou con Parakou fermandosi lungo il tragitto in alcune località, tra cui Bohicon e Dassa Zoumé.