Il Mali è un paese straordinariamente affascinante, incastonato nel cuore dell’Africa occidentale e diviso, al suo interno, tra il territorio desertico del Sahara e le fertili pianure del sud. Abitata fin dal lontano 10.000 a.C., questa terra è stata a lungo rotta privilegiata dei grandi commerci transahariani nonché cuore dei principali imperi africani per oltre mille anni.
Con l’arrivo dei colonizzatori europei però, si interruppe progressivamente il monopolio dei regni saheliani del nord, fino alla definitiva occupazione militare francese avvenuta sul finire del XIX secolo. Nonostante le infrastrutture delle quali la Francia “ha dotato” il paese (ferrovia e rete d’irrigazione furono in realtà costruite da prigionieri ai lavori forzati), il Mali non ha più conosciuto la ricchezza del tempo dei commerci attraverso il deserto, poiché destinato dai coloni ad essere puramente una fonte di colture primarie per l’esportazione.
Dall’indipendenza del 1960 si sono susseguiti copi di stato e rivolte di alcune etnie locali, ma negli ultimi anni la situazione a livello politico pare essersi leggermente stabilizzata; il Mali è oggi uno dei principali produttori d’oro e di cotone dell’Africa, tuttavia si presenta come uno dei paesi più poveri al mondo.
Date le enormi dimensioni di questa nazione, l’itinerario del viaggiatore dovrà necessariamente essere basato sul tempo a propria disposizione; in generale, se il tempo è poco conviene sicuramente programmare una visita alla capitale Bamako ed ai suoi spettacolari mercati, ma soprattutto prepararsi per la coinvolgente vita notturna della città: qui alcuni tra i migliori musicisti del mondo si esibiscono ogni sera nella miriade di locali disseminati per le strade della metropoli, rendendo unica l’atmosfera.
A circa 200 km dalla capitale sorge Segou, cittadina dal fascino coloniale affacciata sulle sponde del fiume Niger. Oltre ai begli edifici francesi di un tempo che fu e il bel mercato delle terrecotte a sud del centro, una delle principali attrazioni di Segou consiste nelle escursioni in piroga sul Niger con direzione Kalabougou e Farako, rispettivamente centri di produzione di ceramiche e tessuti decorati con il fango.
Spostandosi un po’ verso nord-ovest si incontra Djenné, città dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, edificata su un’isola del fiume Bani. La sua moschea, realizzata in fango nel 1907, è la più grande struttura al mondo costruita con questo materiale ed è la riproduzione dell’originale moschea del XIII secolo, lasciata andare in rovina dall’allora re Cheikou Amadou. Ogni anno, per ovvie ragioni, dopo la stagione delle piogge essa viene restaurata da una schiera di volontari che raggiunge anche le 4000 persone; non è visitabile dai non fedeli, ma per una visione straordinaria della moschea è possibile chiedere il permesso di salire in casa a qualcuno che abiti nelle vicinanze, il quale sarà ben lieto di offrire questo privilegio in cambio di una mancia. Il fantastico mercato del lunedì è l’appuntamento imperdibile per eccellenza, quindi si consiglia caldamente di programmare il viaggio in modo tale da poter essere in città per questo giorno.
Una volta lasciata Djenné, si può decidere di avventurarsi in un trekking nel favoloso Pays Dogon, alla scoperta di questa misteriosa cultura. Per organizzarlo al meglio (si segnala l’escursione può avere una durata variabile da un giorno fino a tre settimane) con una guida locale - quasi indispensabile- può essere opportuno rivolgersi all’Association Tamakada a Bandiagara, al Bureau Régional du Tourisme o all’Association des Guides Dogon a Mopti, città portuale non distante dal territorio Dogon. L’architettura, la particolare disposizione geografica lungo la Falaise de Bandiagara, l’incredibile tradizione culturale e spirituale di questo popolo ne fanno un luogo incantato unico al mondo. Vista la varietà di pacchetti di viaggio (il territorio si estende per 150 chilometri), si consiglia di informarsi sul posto circa i percorsi e le condizioni offerte.
Da Mopti è possibile anche organizzare lo spostamento fino alla mitica Timbuctu, via Korioumé, con una pinasse sul fiume Niger. Questa città ai confini del mondo è stata per secoli il capolinea delle piste che collegavano l’Africa occidentale con il Mar Mediterraneo e sede delle principali università islamiche sorte in tempi antichi; a Timbuctu ci sono inoltre alcune tra le più antiche moschee africane e alcune biblioteche che conservano opere risalenti addirittura al X secolo. Data la sua posizione alle porte del Sahara, è ovviamente anche un ottimo punto di partenza per le escursioni in cammello tra le dune deserto.
Gli amanti delle arrampicate rocciose conosceranno senza dubbio La Main de Fatima, ad ovest di Hombori, straordinarie torri di roccia sulle quali si arrampicano i migliori atleti del mondo. La zona del Sahel a nord di Hombori ospita la Réserve de Douentza, una riserva naturale nella quale vivono gli elefanti durante certi periodi dell’anno (in genere tra gennaio ed aprile, quando non sono in marcia per le migrazioni).
La zona nord del paese è interessata in questi anni dalle rivolte di alcune etnie -in particolare i tuareg- e potrebbe essere quindi ufficialmente chiusa al turismo; in ogni caso, queste ultime mete segnalate sono generalmente sicure e accessibili ai viaggiatori.
Il Mali è raggiungibile in aereo dall’Europa –via Parigi- attraverso l’aeroporto internazionale di Bamako, mentre per voli continentali si contemplano anche gli arrivi a Mopti e Gao. E’ possibile raggiungere il paese anche via terra, su mezzi propri, in autobus o sui taxi-brousse. I varchi di frontiera con gli stati confinanti sono numerosi, ma non sempre affidabili, ed è pertanto consigliato informarsi bene all’ambasciata prima di intraprendere il viaggio, anche in considerazione del fatto che –a titolo puramente esemplificativo- la rotta transahariana che collega il Mali con l’Algeria è chiusa a causa della rivolta tuareg. Per chi desiderasse un’esperienza avventurosa, si ricorda che è possibile effettuare spostamenti da/per il Senegal anche via treno.