Mongolia, viaggio nello Stato Asiatico tra arte, storia e Gengis Khan

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Condividi Enrico Montanari

Mettete insieme sconfinate lande desertiche, gole, picchi innevati e laghi scintillanti, un paesaggio punteggiato dalle case dei nomadi ed aggiungete a questi scenari templi buddhisti, misteriose rovine e la leggendaria ospitalità locale Mongolia; ecco questo e molto altro è la Mongolia, una terra nella quale la modernità si è inserita in un contesto dove sono ancora molto forti le radici, le tradizioni e la cultura di uno dei popoli più antichi del pianeta. Dalla caduta del comunismo la Mongolia, che confina a nord con la Russia e a sud con la Cina, ha fatto tutto il possibile per aprirsi al resto del mondo, stabilendo contatti economici e culturali con l’Occidente. Insieme al Giappone ed alla Corea del Sud, la Mongolia è una delle poche democrazie asiatiche di nome e di fatto, con elezioni regolari che si svolgono in maniera assolutamente libera per i cittadini. Proprio la stabilità politica del paese è stata la molla in grado di far decollare il turismo, un’attività sempre più redditizia per uno stato al quale non manca proprio nulla.

Dal punto di vista geografico, il territorio mongolo è principalmente ricoperto dalla steppa, mentre a sud si estende lo sterminato deserto del Gobi, dimora di numerosi pastori di pecore, capre, cammelli e cavalli. Sono diversi i laghi importanti, tra i quali ricordiamo l’Hovsgol Nuur, l’Achit Nuur, l’Uvs Nuur, l’Hoh Nuur e l’Har Nuur.

Le prime informazioni inerenti alla storia della Mongolia risalgono addirittura al 780 a.C. e sono riportate su annali cinesi che indicano gli abitanti della regione come predoni e barbari. In realtà, a cavallo tra il II ed il III secolo d.C., anche gli Unni dimorarono all’interno dei confini dell’odierna Mongolia, conferendo una postuma veridicità alla visione cinese. L’eroe nazionale mongolo è per antonomasia Temujin, meglio conosciuto come Gengis Khan (1162-1227), che unificò i territori mongoli creando l’impero più vasto della storia antica. Nel XVI secolo, su decisione dell’allora reggente Altan Khan, il popolo mongolo si convertì al buddhismo tibetano, mentre solo un secolo dopo la dominazione Manciù trasformò il paese in due province: quella interna e quella esterna. Nel 1911 cadde definitivamente il vincolo “ad personam” che legava la Cina alla Mongolia, con gli imperatori cinesi che si succedettero per secoli alla guida di entrambi i paesi. In realtà il Novecento è stato un secolo particolarmente duro per la Mongolia ed i suoi abitanti, catapultati prima, tra il 1917 ed il 1922, nella guerra civile russa, i cui strascichi portarono morti e distruzione ancora per una ventina d’anni, poi minacciati a più riprese di invasione dalla Cina. Nello stesso secolo, e per l’esattezza il 13 gennaio 1992, venne però anche proclamata la Repubblica Popolare di Mongolia.

Come destinazione turistica, la Mongolia è il luogo ideale per chi ama la vita all’aria aperta e non manca di sano spirito d’avventura, rinunciando magari a qualche comfort. Grazie alle sue vaste pianure, uno scenario incantevole per cavalcare e campeggiare immersi nella natura con le famiglie nomadi, questa terra è in grado di regalare un’esperienza di viaggio unica, un tuffo indietro nel tempo per assaporare stili di vita più semplici, genuini, lontani anni luce dallo stress della vita quotidiana in città.

L’unico centro abitato di una certa rilevanza di tutto il paese è la capitale, Ulaanbaatar, una megalopoli immensa e trafficata, abitata nel complesso da ben più di un milione di persone. Situata nella parte centro settentrionale del paese, ad un’altezza di 1350 sul livello del mare sul fiume Tuul Gol, Ulaanbaatar è la più fredda capitale nazionale del mondo, con la temperatura media che in gennaio difficilmente si attesta al di sopra dei -25 gradi. Brulicante di attività commerciali, animata da una vita notturna trasgressiva e contraddistinta da una controcultura anticonformista, la capitale mongola racchiude in qualche quasi 1.400 kmq di estensione aspetti esaltanti e paradossi sconvolgenti. Ampie aree di Ulaanbaatar sono infatti ammassi di fango e cemento su cui si costruiscono in continuazione nuovi edifici in ogni lembo di terra disponibile, mentre fuoristrada di lusso gareggiano tra loro per attraversare per primi le strade congestionate dal traffico. In centro poi, turisti e ricchi mongoli si affollano nelle boutique dai marchi europei e nei negozi che vendono prodotti occidentali. In questo quadro caotico si nascondono angoli di inaspettata tranquillità, come ad esempio i cortili dei monasteri, le piazza pubbliche e le occasionali birrerie, con le quattro montagne sacre che si stagliano sullo sfondo conferendo all’area un ché di assai mistico. In quanto fulcro culturale, politico, economico e sociale del paese, Ulaanbaatar rappresenta il punto di partenza ideale per escursioni nelle incantevoli aree rurali circostanti, mentre chi ama visitare musei e monumenti non dovrà far altro che incamminarsi per le vie del centro dove si trovano il Gandan Khiid, il Palazzo d’Inverno di Bogd Khan, il Museo di Storia Naturale, il Monastero-Museo di Choijin Lama, il Museo Nazionale di Storia Mongola ed il Teatro d’Arte Drammatica dell’Accademia Nazionale.

Soltanto qualche collina di modesta altezza separa Ulaanbaatar dalle vaste steppe della Mongolia centrale, una regione dalle distese verdeggianti punteggiate da gher che si protendono verso la linea dell’orizzonte. Alle grandi pianure si alternano le foreste della catena del Khan Khentii, i fiumi serpeggianti come il Tuul e le distese di lava solidificata dell’Arkhangai centrale, che disegnano scenari unici al mondo riconducibili al paesaggio lunare. Tra le bellezze della zona da non perdere ricordiamo il Parco Nazionale di Gorkhi-Terelj, attraversato da intricati sentieri molto belli da percorrere in mountain bike, ed il Parco Nazionale del Khustain, dove si possono avvistare esemplari di takhi, una particolare specie di cavallo selvatico. Un altro luogo ameno dove la natura è ancora l’indiscussa protagonista è la Riserva Naturale del Naiman Nuur, un’area tanto remota quanto splendida ideale per cavalcare. Tra le attrattive più importanti segnaliamo invece il Tovkhon Khiid, uno splendido monastero dove visse e lavorò l’artista e leader religioso Zanabazar, ed il Terkhiin Tsagaan Nuur, un lago vulcanico che offre ottime opportunità per la pesca e regala incantevoli tramonti.

La parte settentrionale della Mongolia, una di quelle più montagnose, nasconde alcune tra le più sfavillanti bellezze di tutto lo stato. Tra alci, renne, orsi, fiumi, laghi, pinete e piccole casette di legno che fanno venire per un attimo il dubbio di essere arrivati sulle Alpi, si cela infatti il Khovsgol Nuur, il più spettacolare lago alpino della Mongolia. Molto belli sono anche i dintorni di Tsagaannuur e la Depressione di Darkhad, luoghi nei quali sarà possibile incontrare i pastori di renne tsaatan. Gli amanti dell’architettura sazieranno la loro fame rimirando il famoso complesso dell’Amarbayasgalant Khiid, mentre sempre per rimanere all’aria aperta ci si può recare nella zona di Chandman-Ondor, poco visitata ma piena di fonti termali, grotte sacre e ruscelli estremamente pescosi. Variopinto e quanto mai originale è anche il laboratorio di archi e frecce a Dulaankhaan, uno degli ultimi esistenti in Mongolia.

Della Mongolia orientale risalta immediatamente l’armonia, che lega il cielo con la terra, le capanne di legno ed i gher al paesaggio rurale e la storia ad ogni pietra o roccia che sbuca dal terreno. Tra le montagne del Khan Khentii nacque infatti Genghis Khan (pronunciato Gingis Khan), ricordato oggi da numerosi siti collegati alla sua vita, come Dadal, un villaggio fiabesco che rivendica l’onore di aver dato i natali al gran khan, e Khokh Nuur, il luogo dove avvenne l’incoronazione dell’imperatore. Altre testimonianze storiche e culturali di grande spessore si trovano nella zona di Dariganga, nei pressi della quale si può anche intraprendere la scalata al sacro Shiliin Bogd Uul.

La zona più cruda e dal sapore più antico è la parte occidentale del paese, in cui il tempo sembra essersi fermato. Stretta tra Russia, Kazakistan, Cina ed entroterra mongolo, questa regione è stata storicamente una zona di transizione per culture intramontabili, dai kazaki ai dorvod, dai khoton ai myangad. Le vette più alte della zona sono Turgen Uul e Kharkhiraa Uul, distese di ghiacciai, prati e rocce, ma soprattutto Tavan Bogd, un massiccio che comprende la punta più alta della Mongolia, che tocca i 4.374 metri al confine tra Cina e Russia. La montagna sacra dei mongoli è invece Otgon Tenger Uul.

Per terminare il soggiorno in Mongolia non si può non vedere almeno per una volta il Gobi. Pur essendo qualificato come un deserto, il Gobi vanta un panorama morfologico molto variegato, con canyon ammantati di neve che si alternano a oasi verdeggianti e ad aspre formazioni rocciose, lasciando ben poco spazio alla sabbia che non occupa neanche il 5% della superficie complessiva. Il viaggio da queste parti non è certo una passeggiata, principalmente a causa del clima, caratterizzato da estati torride e da inverni glaciali, ma anche a causa delle tempeste di sabbia, della carenza di infrastrutture e della penuria d’acqua. Tra gli scenari più suggestivi del Gobi ricordiamo: Bayanzag, la celebre località delle “Vette infuocate”, nel cui terreno si nascondono migliaia di ossa di dinosauro e uova fossilizzate; Khongoryn Els, la zona delle dune, ideale per compiere un tragitto sul dorso di un cammello; e Yolyn Am, una gola immersa nel deserto ma ghiacciata per buona parte dell’anno.

Molti visitatori si recano in Mongolia in concomitanza con il Naadam, la festa nazionale che per due giorni, verso la metà di luglio, blocca qualsiasi attività di Ulaanbaatar. Altre festività da non perdere sono: lo Tsagaan Sar, che si tiene nel sum (distretto) di Bulgan e nella provincia di Omnogov in gennaio e febbraio; il Navrus, nella provincia di Bayan Olgii il 21 marzo; la Festa dello yak a Tariat, verso i primi di agosto; e la Festa dell’aquila a Olgii o Sagsai in occasione della prima domenica di ottobre.

Il clima è continentale estremo, con il cielo quasi sempre terso ed il tasso di umidità generalmente basso. La stagione turistica per eccellenza inizia verso la metà di maggio, quando il tempo è bello e le ultime tempeste di neve vanno esaurendosi sulle alture a nord. In giugno il clima è piacevole e secco, con le temperature che restano rigide solo all’estremità settentrionale del paese. In luglio, il mese nel quale si affollano la maggior parte dei turisti, le temperature possono superare anche i 40 gradi nel deserto del Gobi, mentre ad agosto è un mese falcidiato dalle precipitazioni soprattutto nelle province centrali e settentrionali. La stagione prettamente invernale è compresa tra novembre e febbraio, mesi in cui il clima è freddo in tutto lo stato con picchi minimi inferiori ai 50 gradi sotto zero.

Il principale scalo internazionale è l’Aeroporto Chinggis Khaan di Ulaanbaatar, mentre l’unico altro aeroporto internazionale è quello di Olgii, ottimamente collegato ad Almaty, in Kazakistan. Una volta a terra ci si dovrà confrontare con le pessime infrastrutture del paese. Strade, ferrovie e trasporti fluviali in generale non sono certo il massimo della comodità, ma per gustare a pieno il dolce sapore della Mongolia è necessario visitarla da viaggiatori indipendenti, mettendosi il cuore in pace sui ritardi degli autobus e facendo qualche sacrificio che sarà sicuramente ben ripagato dalle esperienze che si potranno provare.


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