Per descrivere l’Indonesia non sono sufficienti alcune cifre: 17.000 isole, 240 milioni di abitanti, 350 lingue parlate e 150 vulcani attivi, ma esse sono utili per comprendere meglio di cosa ci si appresta a parlare. La quarta nazione più popolosa del mondo, infatti, è un caleidoscopio di ecosistemi, culture e tradizioni che si sviluppa per oltre 5.000 chilometri lungo la linea dell’Equatore, uno stato selvaggio, ancora largamente inesplorato, dove vivere avventure fuori dal mondo o farsi trasportare dall’atmosfera della cosmopolita Bali. L’Indonesia è un paese diverso da tutti gli altri, un arcipelago falcidiato da innumerevoli problemi, dall’instabilità politica alle catastrofi naturali, che però guarda al futuro con speranza, convinto di uscire dalle sabbie mobili del passato anche grazie al turismo.
L’Indonesia è uno stato giovane, autonomo da meno di un secolo, sebbene fin dal V secolo d.C. sia documentata la presenza di numerosi insediamenti commerciali permanenti sparsi sulle isole. Tra il VII e il XIII secolo la maggior parte dell’arcipelago fu governato dal regno buddhista di Sriwijaya, la cui sede si trovava nella parte sud-orientale di Sumatra. In questo lungo periodo furono numerose le contaminazioni, da quelle islamiche all’induismo, che influenzarono la regione, dove sbarcarono i primi coloni portoghesi nel 1501. Tuttavia, la nazione che più di altre estese i propri domini in Indonesia furono i Paesi Bassi, giunti per la prima volta nel 1595 al porto di Banten con quattro navi al comando di Cornelis de Houtman. Per garantirsi il pieno controllo dell’arcipelago l’Olanda ordinò la fusione di tutte le compagnie mercantili in competizioni nella Vereenigde Oost-Indische Compagnie (VOC), rimasta in auge fino all’inizio dell’Ottocento, il secolo della formazione delle prime correnti liberali. Da quest’ultime maturarono le idee che, nel 1928, portarono il Congresso della Gioventù di Tutta l’Indonesia a proclamare la nascita dell’identità nazionale indonesiana.
Il cuore pulsante dell’Indonesia è Java, quella delle grandi metropoli, delle bellezze naturali da togliere il fiato e delle molteplici culture. Il consiglio è di evitare il più possibile le città, quasi sempre caotiche, inquinate e poco invitanti, in favore degli angoli meno conosciuti, ma quasi sempre più belli dell’isola. Al di fuori dei centri urbani, infatti, si estendono incantevoli risaie, piccoli villaggi dalle case di terracotta, torrenti e colline coperte di foresta pluviale, senza contare gli oltre 40 vulcani sparsi lungo la dorsale montuosa. Nella maggior parte dei casi, gli spostamenti sono più agevoli che nel resto del paese e la vita notturna seconda solo a quella della mondana Bali.
A Java (Giava) sorge Jakarta, la capitale dell’Indonesia, nonché una metropoli di quasi 9 milioni di abitanti tutt’altro che facile da apprezzare. Il traffico, l’inquinamento ed il grigiore che l’avvolgono stridono terribilmente se paragonati ad altri scorci del paese. Tuttavia, sotto questa coltre poco invitante si nascondono alcune attrattive di carattere storico, quasi tutte concentrate presso Kota, un tempo nota come Batavia, antico centro della presenza coloniale olandese in Indonesia. Le attrazioni di maggior richiamo turistico sono piazza Taman Fatahillah, il canale Kali Besar, casa Toko Merah ed il seicentesco Ponte del Mercato dei Polli, senza dimenticare i bei musei Wayang (museo delle marionette) e Sejarah (museo storico).
Al di fuori di Jakarta si respira un’aria migliore e si gode delle bellezze dell’Indonesia più autentica. A eccezione del Parco Nazionale di Ujung Kulon, situato all’estremità occidentale dell’isola, la maggior parte dei luoghi che non si possono proprio non vedere si trova nella parte centro-orientale di Java. Immancabile la visita allo spettacolare tempio di Borobudur, particolarmente affascinante all’alba, quando la nebbia del mattino avvolge ancora le vette delle colline circostanti. Nei paraggi Yogyakarta, l’antica capitale culturale di Java, dove rivive l’epoca d’oro del paese, a sua volta non molto distante dalle vaste caldere del Gunung Bromo (2392 m), uno dei vulcani più belli del paese. Per incredibili avventure immersi nella natura non c’è niente di meglio dei parchi nazionali di Baluran, Alas Purwo, Meru Betiri e Ujung Kulon, senza dimenticare gli scorci che regala il montagnoso lago vulcanico di Kawah Ljen.
A nord-ovest di Java si estende Sumatra, la sesta isola più grande mondo. Sebbene abitata da più di 40 milioni di persone, Sumatra è un luogo selvaggio, continuamente messo alla prova dalla natura che negli ultimi anni ha falcidiato l’isola con una serie di terremoti e il drammatico tsunami del dicembre del 2004. A fare da contraltare ai morti ed alle catastrofi è un ecosistema tra i più variegati del pianeta, un organismo in cui vulcani, enormi distese di giungla e laghi sterminati convivono armoniosamente disegnando scenari da cartolina. Tra i luoghi più suggestivi dal punto di vista paesaggistico ricordiamo il lago Danau Toba, la vicina Berastagi e i suoi vulcani fumanti e la foresta di Bukit Lawang. Altrettando pittoresco è il litorale costiero, bagnato da acque agitate, ideali per gli amanti del surf, punteggiato da golfi e insenature che invitano ad immergersi per godere a pieno della bellezza dei fondali. In particolare, ricordiamo il paradiso sottomarino di Pulau Weh, delimitato da una distesa di corallo abitata da tartarughe e una miriade di specie di pesci colorati.
Bali è forse la più conosciuta tra le isole dell’arcipelago indonesiano. Il motivo è molto semplice, dato che è anche la più modaiola e accogliente, oltre che quella con alcune delle spiagge migliori. A differenza di quasi tutto il resto del paese, qui si trova un’ampia gamma di strutture ricettive, servizi e lidi attrezzati. Alla sera le signore si danno appuntamento per fare shopping o bere l’aperitivo a Kuta o a Seminyak, mentre i surfisti sfruttano fin l’ultimo minuto di luce per cimentarsi in spettacolari esibizioni sulle onde di Kuta Beach, Bingin, Ulu Watu, Medewi e Nusa Lembogan. Dopo il tramonto è il turno dei ristoranti chic e delle discoteche, dalle quali riprendersi l’indomani magari in un centro benessere o una spa.
Al di fuori dei maggiori centri urbani continua a vivere la Bali più autentica, quella della natura incontaminata e dei piccoli villaggi scampati al turismo di massa e ai fenomeni di “occidentalizzazione” che hanno interessato le località più popolose. Un luogo per certi versi magico è Ubud, cittadina caratterizzata da un’atmosfera coinvolgente, dall’intensa vita culturale, intorno alla quale si diramano numerosi sentieri da trekking immersi tra le nebbie dei vulcani. Lungo la costa si incontrano i tranquilli villaggi di Amed, Pemuteran e Lovina, mentre poco al largo si scorge l’isola di Nusa Lembongan. Nell’entroterra la giungla è alternata a ampi terrazzamenti coltivati a riso, templi come quello di Pura Luhur Batukau, fiumi e spettacolari cascate. Da non perdere il tempio di Pura Ulun Danu Bratan (Pura Bratan).
A sud-est di Bali si estende ad arco l’arcipelago di Nusa Tenggara, una miriade di isole e scogli ricoperti da una fitta vegetazione a nord e da un’arida savana più a sud. La parte centrale di Nusa Tenggara è uno dei luoghi migliori del paese per dedicarsi al turismo balneare ed in particolare allo snorkeling e alle immersioni. A fare da contraltare all’entroterra vulcanico, infatti, sono spiagge di sabbia rosata, acque cristalline popolate da ogni sorta di pesce e pittoresche barriere coralline, come quelle intorno alle Isole Gili e del Parco Nazionale di Komodo, abitato dal leggendario varano. Altre isole da vedere sono le islamiche Lombok e Sumbawa, la cattolica Flores, la protestante Timor Ovest e i piccoli arcipelaghi di Solor e Alor. Per quanto riguarda le escursioni e i trekking, la cima del Gunung Kelimutu, a Flores, e gli scoscesi pendii del Gunung Rinjani, a Lombok, rappresentano le opportunità migliori.
Due terzi del territorio del Borneo sono occupati dalla provincia del Kalimantan, una delle più selvagge, inospitali e per questo tremendamente affascinanti del sud-est asiatico. Qui si estende uno sterminato tratto di foresta pluviale incontaminata abitato da numerose specie a rischio di estinzione, come gli orangutan e le scimmie nasiche, punteggiato da alcune montagne come il Bukit Raya (2278 m) ed il Bukit Baka (1617 m). Gli spostamenti avvengono lungo i tanti corsi d’acqua a bordo dei ces, che consentono di scivolare tra la giungla sul Sungai Mahakam o sul Kapuas Hulu, senza contare che esistono vere e proprie case galleggianti motorizzate (klotok) con le quali risalire i fiumi e lanciarsi alla scoperta del Parco Nazionale di Tanjung Puting. Sul litorale costiero ricordiamo Pulau Derawan, luogo ideale per immergersi in un mare popolato da banchi di squali e mante.
Tra il Borneo e le Molucche si snoda la contorta linea costiera di Sulawesi, caratterizzata da spiagge sabbiose di indicibile bellezza e distese di barriere coralline. L’isola di Pulau Bunaken individua un tratto di costa tra i più affascinanti, con decine di luoghi ideali per lo snorkeling e le immersioni; altrettanto incontaminate sono le Isole Togean, sede tra l’altro dell’omonimo Togean Islands National Park. L’entroterra è difficile da raggiungere a causa delle impervie catene montuose e della fitta giungla, habitat di animali come il tarsio e il maleo di Celebes. Sull’ampio lago Danau Poso sorgono le graziose cittadine di Pendolo e Tentena, mentre per avvistare gli animali più rari ci si deve recare al Parco Nazionale di Lore Lindu, dove troneggiano anche antichi megaliti.
Le cosiddette “isole delle spezie” sono le Maluku (Isole Molucche), da cui ebbe origine la colonizzazione europea dell’Asia proprio per via dell’abbondanza di spezie come noce moscata, macis e chiodi di garofano. Al riparo dal turismo di massa grazie alle difficoltà di raggiungimento, l’arcipelago è uno scrigno di tesori tutto da scoprire in cui spiagge mozzafiato si alternano a vulcani e distese di giungla incontaminata. Le Isole Banda sono un patrimonio storico importantissimo, oltre che un luogo magico per immergersi; Ohoidertawun e Pasir Panjang attirano le attenzioni di chi voglia semplicemente crogiolarsi al sole cullato dal suono delle onde che si infrangono sulla battigia; Pulau Saparua e le sue spiagge candide non possono che conquistare fin dal primo sguardo; le coste deserte e i resti bellici della seconda guerra mondiale di Morotai fanno fare un vero e proprio viaggio nel tempo.
La più orientale delle regioni dell’Indonesia è la Papua, ultima frontiera prima di entrare in Nuova Guinea. Ancora più che altrove, qui valgono le antiche tradizioni, le usanze secolari, con la modernità che fa da spettatrice passiva a un mondo dai ritmi rilassati. Un soggiorno a Papua è un’avventura, un’emozione unica garantita da luoghi selvaggi e scarsamente antropizzati in cui è ancora possibile apprezzare l’essenza delle cose. Da non perdere la Valle del Balem e i suoi tanti tracciati da trekking, le Isole Raja Ampat, Pulau Biak e le sue spiagge, il lago Danau Sentani ed il Parco Nazionale del Wasur, dove ammirare scenari sotto molti punti di vista australiani.
Quando andare in Indonesia? Un territorio così vasto richiede un’analisi attenta della sue proprietà climatiche, che possono variare moltissimo in considerazione della latitudine dei luoghi, l'altezza delle montagne e la grandezza delle isole. L'Indonesia di fatti si snoda lungo la linea dell'Equatore, con una piccola porzione a nord (parte di Sumatra, Sulawesi e delle Molucche) e la maggior parte delle isole a sud. In generale la stagione umida coincide col periodo compreso tra ottobre e aprile (bassa stagione), mentre quella secca va da maggio a settembre, periodo di alta stagione turistica. Tuttavia, in molte parti del paese viaggiare in bassa stagione non rappresenta un problema grazie alle condizioni atmosferiche comunque discrete.
Come arrivare? Gli aeroporti più trafficati, nonché le principali porte d’ingresso al paese, sono il Soekarno-Hatta International Airport di Jakarta e il piccolo Ngurah Rai International Airport di Bali, situato una dozzina di chilometri a sud di Denpasar. Via mare si può raggiungere l’Indonesia partendo da Filippine, Malesia, Singapore, Timor Est e Papua Nuova Guinea, mentre dopo aver messo piede a terra il mezzo di trasporto più diffuso diventa l’autobus. Per spostamenti più lunghi si può contare su numerose rotte di voli interni o, in alternativa, sui traghetti che fanno la spola tra le isole maggiori. Alcune linee ferroviarie si trovano solo a Java e Sumatra, dove il treno rappresenta una valida alternativa soprattutto durante la stagione delle piogge.