Situato a nord del Golfo del Bengala e confinante con l’India e la Birmania, il Bangladesh è uno degli stati più poveri e densamente popolati del mondo, potendo contare oltre 156.000.000 di abitanti su una superficie di neanche 150.000 chilometri quadrati. Dietro a questa situazione indubbiamente grave, alla quale concorrono anche calamità naturali e instabilità politica, si nasconde un’altra faccia del Bangladesh, quella più affascinante e purtroppo meno conosciuta, quella che, lentamente, sta consacrando il paese come una destinazione turistica da scoprire. In pochi sanno che all’interno dei confini nazionali si trovano siti archeologici risalenti a più di 2.000 anni fa, che il litorale è costellato di incantevoli spiagge tra cui la spiaggia sabbiosa più lunga del mondo e che nell’entroterra si possono ammirare enormi spettacolari foreste di mangrovie, all’interno delle quali spuntano qua e là le suggestive residenze dei maragià del XIX secolo.
I primi ritrovamenti compiuti sul suolo del Bangladesh risalgono a quasi 4.000 anni fa, quando la regione era abitata da popolazioni dravidiche. Con l’arrivo degli indo-ariani nel VII secolo a.C. si formò il regno di Gangaridai, successivamente unificato con il Bihar sotto il domino del Magadha prima e dell’Impero Maurya poi. Nel XII secolo l’Islam venne introdotto nella zona dell’odierno Bangladesh dai missionari sufi, che diedero l’input alla rapida diffusione di questa religione in tutto il paese. I commercianti europei sbarcarono sulle coste del Bangladesh verso la fine del XV secolo, con la Compagnia Inglese delle Indie Orientali che acquisì il totale controllo del Golfo del Bengala a partire dal 1757, anno della battaglia di Plassey. Nel 1947, quando l’India venne divisa, anche il Bengala subì la stessa sorte, con una sorta di confine religioso che andò a separare la parte occidentale del paese, di fede induista, rimasta sotto il governo dell’India, da quella orientale, prevalentemente musulmana e da allora dotata di una propria capitale a Dacca. La nascita definitiva dello stato del Bangladesh avvenne invece il 26 marzo 1971, quando fu ufficializzata l’indipendenza dal Pakistan.
La capitale e la città più popolosa del Bangladesh è Dacca, o Dhaka, metropoli di quasi 13.000.000 di abitanti situata sulla riva settentrionale del fiume Buriganga, nella zona centrale del paese. Dacca è una sorta di cattedrale nel deserto, una megalopoli nella quale si concentrano tutte le sfaccettature culturali, sociali e artistiche del paese, oltre a servizi e beni che sono solo un miraggio in tutto il resto del Bangladesh. La zona più affascinante della città coincide coi suoi quartieri storici, sviluppatisi lungo la riva settentrionale del fiume nel periodo in cui Dhaka era un importante centro commerciale moghul. L’edificio più prezioso dal punto di vista artistico è senza dubbio il Lalbagh Fort, un forte incompiuto la cui costruzione prese avvio nel 1678 nel cuore della Città Vecchia, dove si trovano anche la moschea Hussain Dalan ed il palazzo barocco Ahsan Manzil. Poco a nord del centro vero e proprio c’è invece il National Museum, dove sono contenute rilevanti testimonianze del passato hindu, buddhista e moghul della regione, oltre a numerosi oggetti artigianali.
La seconda città del paese per importanza e numero di abitanti è Chittagong, sorta come snodo del trasporto fluviale sul corso del Karnapuli molti secoli fa. In centro si possono ammirare alcune belle moschee, ad esempio quelle di Shahi Jama-e-Masjid e Qadam Mubarak, ma anche la Modern City vanta attrattive da non perdere come l’Ethnological Museum, uno degli allestimenti museali più rinomati del paese, all’interno del quale è possibile farsi un’idea più chiara sulla storia delle popolazioni indigene della regione. Ad una sessantina di chilometri di distanza dalla città meritano di essere visitate le colline di Chittagong, ricoperte da spettacolari foreste e molto diverse dalla maggior parte dello skyline paesaggistico del Bangladesh, compreso all’interno di un terreno alluvionale totalmente pianeggiante generato dal sistema fluviale del Gange.
L’unica località balneare del Bangladesh è Cox’ Bazar, città di poco più di 50.000 abitanti situata nei pressi del confine birmano. Qui si concentrano strutture recettive e servizi turistici che non si trovano su tutto il resto della costa del Bengala, con migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo che ne approfittano per rilassarsi al sole e concedersi qualche bagno nella cristallina acqua dell’Oceano. Tra le spiagge migliori spiccano Himacheri Beach e Inani Beach, dove talvolta si vedono ragazze locali avvolte da larghi shalwa kameez concedersi un bagno. L’unica controindicazione legata a Cox’ Bazar è il cattivo stato delle strade che la collegano a Chittagong, da cui conviene prendere un volo di appena 20 minuti per giungere a destinazione.
Il principale sito archeologico del paese è il monastero di Somapuri Vihara, costruito nell’VIII secolo non lontano da Paharpur. Nonostante il suo stato di conservazione sia piuttosto deficitario, è bello immaginare come dovesse essere questo immenso complesso al culmine della sua storia. La forma del monastero è imperniata sulla disposizione delle celle dei monaci, progettate in modo da formare un ampio quadrangolo al centro del quale si erge lo stupa alto 20 metri da cui si ha una visione d’insieme delle campagne circostanti. Sui muri più riparati del monastero si distinguono ancora bei bassorilievi in terracotta, mentre un piccolo museo consente di documentarsi sulla vita dei religiosi all’interno di Somapuri Vihara.
Per gli amanti della natura l’attrattiva principale del Bangladesh è il Sundarbans National Park, che individua la foresta di mangrovie più ampia del mondo, estesa per oltre 80 chilometri dalla costa verso l’entroterra. Oltre alle mangrovie, nel parco si possono vedere tutte le specie vegetali che un tempo caratterizzavano l’enorme giungla che ricopriva tutta la piana del Gange, mentre circa un terzo della superficie del parco è ricoperta d’acqua. Tra le specie animali che popolano il Sundarbans spiccano le oltre 400 tigri del bengala ed i 30.000 daini, senza contare che nel parco si aggirano anche alcune famiglie di zingari che pescano servendosi di lontre ammaestrate.
Trovandosi a cavallo del tropico del Cancro, il Bangladesh presenta un clima monsonico tropicale, contraddistinto da inverni miti, compresi tra ottobre e marzo, e da estati calde e umide, che si protraggono da marzo a giugno. La temperatura media invernale oscilla intorno ai 20 gradi, con le minime che non scendono mai sotto i 10, mentre d’estate i valori salgono fino ad attestarsi stabilmente sopra i 34/35 gradi. La stagione del monsone, che negli ultimi anni è stata accompagnata da frequenti calamità naturali capaci di arrecare gravi danni alla popolazione, va generalmente da giugno a ottobre e rappresenta il periodo peggiore per partire alla volta del Bangladesh.
La compagnia aerea Biman collega l’Europa a Dacca, servita dall’Aeroporto Internazionale Zia, situato a 20 chilometri di distanza dal centro. I trasporti interni via terra avvengono mediante autobus piuttosto vecchi e scomodi che, uniti al cattivo stato della maggior parte delle strade, rendono davvero precari gli spostamenti. Il consiglio è quello di sfruttare, quando possibile, voli interni o battelli fluviali, mentre anche i treni rappresentano una valida alternativa a patto che stiate viaggiando sui tragitti principali ed in prima classe.