La neonata Repubblica dell'Ossezia del Sud si trova nella regione del Caucaso ed è una piccola porzione di territorio (la sua superficie è di poco maggiore rispetto a quella della Valle d'Aosta) che fino a pochi anni fa apparteneva politicamente alla Georgia.
Gli osseti popolano questa terra da secoli in quanto discendenti degli alano-sciiti che un tempo dominavano la regione, mentre la lingua locale è a sua volta derivata da una lingua iranica.
Con la nascita dell'URSS l'Ossezia divenne una regione autonoma all'interno della Repubblica Socialista Sovietica della Georgia, ma tale situazione, anche a causa della politica repressiva adottata dai georgiani nei confronti dell'identità culturale locale, fu sempre mal sopportata dagli osseti. Approfittando della dissoluzione dell'Unione Sovietica a principio degli anni Novanta, l'Ossezia dichiarò la propria indipendenza a seguito delle tensioni e dei fermenti nazionalisti che avevano scosso la popolazione; il conflitto con l'esercito georgiano provocò numerose vittime e la fuga di quasi 100000 profughi, molti dei quali trovarono riparo nell'Ossezia del Nord, appartenente alla Russia.
Tale conflitto non fu il primo della storia tra georgiani ed osseti (già nel 1920 le due parti si erano scontrate), così come non fu l'ultimo: gli anni Novanta, nonostante l'indipendenza de facto della regione, non videro mai un riconoscimento ufficiale da parte della comunità internazionale, lasciando l'autoproclamatasi Repubblica piuttosto isolata. Quando nell'agosto del 2008 la Georgia invase l'Ossezia con l'obiettivo di riprenderne il controllo, la risposta della Russia non si fece attendere e meno di 24 ore dopo un nuovo conflitto si combatteva soprattutto nel capoluogo Tskhinvali. L'escalation militare fu talmente rapida che in pochi giorni migliaia di soldati russi si trovavano già in Georgia pronti per marciare sulla capitale Tbilisi, e soltanto con enormi sforzi diplomatici internazionali si scongiurò una tragedia ben peggiore; oggi, con la situazione che pare essersi normalizzata, risulta evidente come l'Ossezia del Sud sia totalmente dipendente dalla Russia in tutti i campi e come l'intento futuro sia probabilmente quello di una riunificazione con l'Ossezia del Nord.
Il paese, anche a causa delle ridotte dimensioni, non offre numerose attrazioni ai suoi visitatori i quali, peraltro, sono certamente pochi a causa dell'instabilità che negli ultimi vent'anni ha pervaso la regione.
Prima della guerra il censimento parlava di circa settantamila abitanti, che allo stato attuale delle cose sono certamente diminuiti; la sola capitale Tskhinvali ne ospitava all'epoca circa trentacinquemila, ma soprattutto a causa dei forti danneggiamenti che essa ha subito, oggi sono molti di meno.
La cittadina non presenta particolari luoghi d'interesse e, a parte il centro che è stato in parte ricostruito, buona parte della città – in particolare i quartieri a nord – sono tuttora distrutti dai bombardamenti subiti; gli unici luoghi potenzialmente interessanti sono la cattedrale ed il palazzo del parlamento. In ogni caso, è comunque possibile (un po' sorprendentemente, a dire il vero) rivolgersi al Dipartimento Turistico locale od affidarsi, eventualmente, al loro sito internet in russo. Se Tskhinvali non colpirà il cuore del visitatore, sapranno certamente farsi ricordare le montagne della regione od i piccoli villaggi dominati dalle chiese bizantine e dalle torri in rovina, così come le tradizioni culturali che trovano le loro massime espressioni nella danza e nel cibo.
In epoca sovietica l'Ossezia del Sud era molto conosciuta per le sue spa, grazie all'abbondanza di acque minerali presente sul territorio; oggi purtroppo non esistono più strutture del genere, ma è possibile acquistare in bottiglia un po' di quelle acque salutari.
Tra i principali siti visitabili si ricordano il Lago Ertso, a circa 30 chilometri nord-ovest della capitale, e la Valle Edis che si estende fin verso il confine georgiano, non lontano da Kazbeg; la valle in sé è un luogo straordinario e vale la pena compiere il difficoltoso tragitto per raggiungerla.
A Zgubir si trova una bella chiesa in pietra risalente all'epoca bizantina, mentre a 18 km di distanza si trova Edis, un piccolo e caratteristico villaggio dove le case hanno tetti di legno; nelle vicinanze si trova anche Yerman, che ospita le rovine di un paese medievale sulle colline circostanti. A cinque chilometri di distanza si trova l'altipiano vulcanico Kelskoe, un posto sciaguratamente dimenticato dai turisti ma che offre invece scenari altamente suggestivi ad un'altitudine di oltre 3000 metri sul livello del mare. Ghiacciai, fiumi, fauna selvatica (qui vive anche una colonia di orsi) sono solo alcuni degli aspetti di questa zona del paese; gli appassionati di trekking potranno cimentarsi con percorsi altamente impegnativi, ma molti dei sentieri che la attraversano sono affrontabili anche da scalatori meno esperti.
Data la particolare situazione politica, il confine con la Georgia dovrebbe essere tuttora chiuso, per cui la strada più comoda per entrare nel paese è certamente quella che passa dalla cittadina di Vlalikavkaz, nell'Ossezia del Nord (Russia). Per tale ragione, occorre essere in possesso di un visto russo che consenta un doppio ingresso nel paese (il secondo ingresso in Russia è “obbligato” come unica via d'uscita dall'Ossezia del Sud); le formalità di frontiera all'ingresso nella piccola Repubblica sono piuttosto variabili e dipendono da numerosi fattori, tra cui il mezzo (pubblico, privato) con cui si entra nel paese e l'umore degli agenti. In ogni caso, il passaggio del confine è piuttosto informale e solitamente non presenta problemi. Più difficoltoso potrebbe essere il rientro in Russia, i cui funzionari di frontiera – a propria discrezione – potrebbero decidere di porre alcune domande con una certa insistenza.