L'arcipelago di Wallis e Futuna è composto da 23 isole immerse nell'azzurro dell'Oceano Pacifico, anche se non tutte sono abitate; le due isole principali, che danno il nome alla nazione, sorgono ad una distanza di oltre 200 km l'una dall'altra.
La storia di queste perle nel mare prende due strade decisamente diverse dopo la fase di migrazione ed insediamento stabile del popolo lapita, durata circa duemila anni; Futuna subì successivamente l'influenza delle Isole Samoa, mentre Wallis fu invasa e conquistata dai guerrieri di Tonga, dando origine ad una situazione etnica riscontrabile ancora oggi.
I primi europei a giungere fin quaggiù furono alcuni esploratori olandesi, che arrivarono casualmente a Futuna, mentre per “scoprire” Uvea si dovette attendere ancora oltre un secolo, quando l'inglese Samuel Wallis sbarcò sull'isola ribattezzandola con il proprio nome.
Fu all'inizio dell'Ottocento che l'arcipelago si popolò di cacciatori di balene, pescatori e missionari cattolici, il più famoso dei quali fu Pierre Chanel, ucciso dal re Niuluki in quanto principale artefice dell'intensa opera di conversione del popolo che di fatto stava portando alla distruzione delle strutture gerarchiche locali, dopo che in un primo momento era stato accolto con benevolenza. Chanel fu successivamente dichiarato santo -il primo del Pacifico- e ancora oggi a Futuna si trova una chiesa a lui dedicata. Sul finire del XIX secolo fu il turno dei francesi, che assunsero progressivamente il controllo dell'arcipelago fino a quando, con l'avvento della seconda guerra mondiale e con la quantomeno singolare presa di posizione del potere locale a favore del governo collaborazionista di Vichy, circa duemila marines sbarcarono a Wallis per costruirvi dei campi d'aviazione; negli anni successivi il numero di statunitensi nell'isola triplicò, influenzando di fatto la vita e la cultura della popolazione oceanica.
Nel luglio del 1961 le isole divennero ufficialmente un Territorio d'Oltremare francese, senza che ciò scatenasse proteste tra gli abitanti del posto, che negli oltre cinquant'anni trascorsi da allora non hanno mai presentato formale richiesta di indipendenza alla Francia.
Wallis ha circa il doppio degli abitanti rispetto a Futuna, mentre Alofi, la terza isola del paese, risulta al momento disabitata. Per visitare singolarmente ciascuna di esse occorre un solo giorno, ed in particolare Wallis, sede anche della capitale Mata'Utu, offre di fatto un percorso stradale tale da agevolare la scoperta dei suoi tesori. Partendo dalla piccola località di Mata Utu, un paesino di appena milletrecento abitanti, si può dedicare un'ora per una passeggiata con visita ai coloratissimi interni della Cattedrale di Nostra Signora della Speranza, nonché al vicino Palazzo Reale, dopodiché, essendo questo tutto ciò che la capitale può offrire in termini di attrazioni turistiche, si può pensare di noleggiare una macchina, uno scooter o una bicicletta per fare il tour dell'isola (l'estremo nord e l'estremo sud distano tra loro meno di 15 chilometri). Prendendo dunque la strada in direzione sud e procedendo in senso orario si passa dal Lago Kikila -unico lago non vulcanico di Wallis- e, nei pressi, anche la Chiesa del Sacro Cuore. Spingendosi all'estremità meridionale, si trova la Chiesa di San Giuseppe, anch'essa decorata internamente con una moltitudine di colori ispirati alla terra e al mare. A meno di un km da qui, il sito archeologico di Talietumu ospita ancora parte della fortificazione tongana del XV secolo, “sorella” dell'analoga struttura presente nel sito di Tonga Togo, nell'ovest dell'isola, principale attrazione turistica locale. La gita non può dirsi conclusa senza prima aver visitato i laghi vulcanici Lanutavake e lo spettacolare Lalolalo, le cui rupi circostanti - un tempo pareti del vulcano- precipitano a picco sull'acqua scura e profonda creando uno spettacolo suggestivo. Spingendosi verso nord, infine, si segnala la presenza di alcuni villaggi tradizionali Vailala e Vaitupu sulla costa.
Spostandosi a Futuna, invece, si noterà presto come l'ambiente non sia esattamente uguale a quello di Wallis; la prima infatti è decisamente più montuosa, non presenta alcuna laguna e la gente, di origine samoana anziché tongana, è molto più legata alle tradizioni. Il suo centro principale è Leava, un paesino di meno di mille abitanti situato sulla costa ad ovest; partendo da qui lungo la strada in parte cementata ed in parte sterrata che fa il giro dell'isola, si incontra la Chiesa Sasau, ricostruita subito dopo il terribile terremoto del 1993 e, proseguendo il giro in senso orario, il villaggio tradizionale di Vaisei. Giunti nel nord, si ricomincerà la discesa verso sud costeggiando le suggestive formazioni rocciose della Pointe Matapu nonché quelle vulcaniche della Pointe des Pyramides, prima di trovare, nei pressi di Poi, la bella Chiesa di Leava, decorata con sculture di legno che sostengono il soffitto. Chi avesse voglia di compiere un'escursione a piedi, potrebbe spingersi fino alla vetta del Monte Puke, che con i suoi 524 metri risulta essere la più alta del paese.
L'isola di Alofi, terza per importanza dell'arcipelago, non è abitata e forse proprio per questo è un vero paradiso, con le sue spiagge bianche e le incredibili acque cristalline; è raggiungibile con 15 minuti di viaggio su un'imbarcazione in partenza dalla spiaggia di Vele, a Futuna.
L'Hihifo International Airport sull'isola di Wallis si trova a circa 5 km dalla capitale Mata'Utu ed è collegato settimanalmente con la Nuova Caledonia e con le Fiji, mentre a Futuna vi è una pista d'erba sulla quale atterrano solo voli locali. I due centri urbani principali, uno per isola, sono dotati di un porto ciascuno, ma si segnala che l'arcipelago non è servito da traghetti né da navi da crociera. I trasporti pubblici (autobus o taxi) non esistono e sono le strutture turistiche stesse ad occuparsi abitualmente dei transfer da/per l'aeroporto dei propri ospiti; in caso contrario, è generalmente comunque facile ottenere un passaggio da qualcuno.