La Repubblica di Nauru è una minuscola isola di appena 21 km quadrati circondata dall’Oceano Pacifico situata a sud degli Stati Federati di Micronesia e immediatamente a nord delle Isole Salomone. Fino agli anni Ottanta del Novecento questo piccolo stato godeva di prosperità grazie alle risorse naturali di cui disponeva; i suoi depositi di fosfato garantivano infatti ingenti entrate alla nazione, ma il crollo delle esportazioni degli anni Novanta ha condotto il paese sull’orlo del fallimento finanziario. In più l'isola è studiata dai climatologi perchè i cambiamenti climatici la stanno minacciando, con gravi siccità e il fenomeno dell'erosione delle sue coste.
I primi europei giunsero a Nauru sul finire del 18° secolo, trasformando l’isola in un porto per le baleniere; le armi europee servirono, quasi un secolo più tardi, durante la sanguinosa guerra civile tra le tribù indigene che decimò la popolazione. Solo l’intervento della Germania riuscì a porre fine alle ostilità, e la successiva annessione al protettorato delle Isole Marshall sancì il controllo tedesco sul territorio fino alla Seconda Guerra Mondiale, seppur intervallato dalle dominazioni inglesi e dei suoi alleati (Australia, Nuova Zelanda) nonché dall’occupazione giapponese tra il 1942 ed il 1945.
Con la scoperta nel 1900 delle risorse di fosfato, la storia dell’isola cambiò radicalmente; le miniere furono infatti oggetto di contesa tra le superpotenze mondiali fino a metà del XX secolo.
Nel 1947 Nauru, sotto l’egida dell’ONU, divenne un territorio ufficialmente amministrato dalla Gran Bretagna ed i soliti alleati, fino a quando nel 1968 ottenne la propria completa indipendenza pur facendo parte del Commonwealth; se gli anni Settanta e Ottanta sono stati il periodo d’oro per l’isola, dove le entrate economiche erano tali da permettere addirittura l’erogazione gratuita di acqua ed elettricità, con il crollo delle esportazioni ad inizio anni Novanta iniziarono i problemi economici, che furono a loro volta peggiorati da una pessima gestione finanziaria degli investimenti tentati per risollevare le sorti del paese. Ancora oggi la situazione è decisamente critica e le uniche soluzioni possibili paiono essere rimaste la richiesta di aiuti esterni (ad esempio all’Australia) o l’emigrazione dei suoi abitanti verso altri paesi.
Purtroppo l’intensa attività mineraria svolta sull’isola per quasi un secolo ha seriamente compromesso l’ambiente naturale, creando una situazione tale per cui la deforestazione ha causato un aumento dei venti e dei fenomeni di erosione delle coste, a cui si aggiungono periodi di vera e propria siccità; per la stessa ragione molte specie di uccelli autoctone sono emigrate verso terre più ospitali.
Un quadro non certo attraente, ma ciononostante Nauru resta comunque una meta interessante, anche se non molto frequentata; le palme e gli alberi di frutti tropicali le donano quell’aria da paradiso tropicale tipico dei mari del sud, così come la presenza di noddy e sterne che volano nel suo cielo azzurro. Si avverte comunque che l'ambiente è in sofferenza, e i cambiamenti climatici potrebbero portare ad un ulteriore degrado della situazione complessiva. Gli studi in corso sono volti a capire come il riscaldamento globale stia aggredendo Nuaru, e trovare delle contro misure da applicare anche alle vicine Isole Marshall e alle isole della Micronesia.
Una sola strada di 18 km percorre l’intero perimetro dell’isola, e un’altra la attraversa al suo interno; oltre alla possibilità di dedicarsi allo snorkelling in alcune aree costiere (in particolare nella baia del porto di Anibare) o alle camminate sul reef con la bassa marea, a Nauru sono numerosi i reperti della Seconda Guerra Mondiale; al di sopra del carcere di Topside ci sono alcune spettacolari piazzole per i cannoni, mentre nella zona della Buada Lagoon, un laghetto interno appena a nord dell'aeroporto, sorge l’antica prigione giapponese.
Nel punto più alto dell’isola – il Command Ridge – si possono ammirare ancora trincee e vecchie armi in disuso, mentre per chi desiderasse spostarsi in auto verso l’interno si segnala la presenza delle strutture delle vecchie miniere; sulla costa invece due grandissime gru utilizzate un tempo per imbarcare il fosfato solido sulle navi affiorano dal mare creando una vista suggestiva.
Nella zona residenziale della BPC spicca l’ex palazzo presidenziale, dato alle fiamme nel 2001 dalla popolazione esasperata per la situazione economica in cui il paese era sprofondato a causa dell’incapacità dei governanti locali.
A Nauru i cicloni tropicali sono assenti, grazie alla sua posizione a poche decine di chilometri sud dell’equatore, e qui, pertanto, il clima si mantiene caldo durante i dodici mesi dell’anno, con una temperatura media che si aggira sui 25°C. La stagione delle piogge è di solito compresa tra i mesi di novembre e febbraio, alla quale si alternano però periodi di siccità prolungati, a seconda delle oscillazioni dei fenomeni del Niño e della Niña.
Per recarsi nella piccola repubblica oceanica occorre essere in possesso del relativo visto, richiedibile presso il Dipartimento degli Affari Esteri inoltrando anche una lettera nella quale si spiegano le ragioni per cui si intende visitare Nauru, una copia del proprio passaporto, una copia del biglietto aereo di ritorno e la conferma della prenotazione in una struttura alberghiera. Senza il documento di risposta di approvazione è impossibile imbarcarsi sull’aereo all’andata; una volta giunti sull’isola si effettua il pagamento di cento dollari australiani, equamente divisi tra il costo del visto e la tassa d’imbarco. Le pratiche burocratiche non saranno terminate fino a quando non sarà stato stampato il visto sul passaporto (lasciato in consegna alle autorità), ritirabile all’ufficio immigrazione, nel complesso governativo.
La situazione dei collegamenti tra l’isola ed il resto del mondo è in fase di cambiamento, per cui sarebbe opportuno verificare con congruo anticipo le novità a tal proposito; in linea di massima si segnala tuttavia che i voli per Nauru dovrebbero partire da Brisbane (Australia), dalle Isole Salomone e da Kiribati.