Luoghi pericolosi, viaggi che non fareste nemmeno se vi pagassero

Mostra tutte le foto »

Condividi Enrico Montanari

28/02/2012

Se il mondo è bello perché è vario e ognuno ha i suoi gusti, allora non ci sono mete vacanziere giuste o sbagliate. I paradisi tropicali, le spiagge amene e i panorami da cartolina vi hanno stancato? Ecco una lista di luoghi infernali, pericolosi o raccapriccianti, che un turista qualsiasi eviterebbe come la peste. Ma si sa: “de gustibus non est disputandum”. Quindi, se cercate una vacanza sopra le righe, non avete che da scegliere tra animali feroci, luoghi ad alto tasso di inquinamento e vulcani in eruzione.

La chiamano Camino de la Muerte, e non serve sapere lo spagnolo per capire che qualcosa di strano, questa strada, deve averlo. È lunga una sessantina di chilometri, si trova in Bolivia, nella regione dello Yungas, e collega La Paz a Coroico. Un collegamento non proprio liscio, stando alle leggende locali che parlano di 2 o 300 vittime ogni anno. Forse una stima eccessiva, ma di certo che era la via di comunicazione più pericolosa del mondo: fondo sterrato, carreggiata stretta, assenza di parapetti e forti pendenze sono corredati da un bel burrone su un lato, di profondità vertiginosa, e una fitta nebbia che spesso avvolge la montagna. Montagna, perché il Camino de la Muerte corre tra i 1.525 e i 4.700 metri di quota, regalando panorami mozzafiato che mandano in estasi i cicloturisti. In effetti sarebbe splendida, se non fosse per le lapidi sul ciglio della strada che ricordano i numerosi incidenti del passato. Oggi è meno utilizzata, esiste un percorso alternativo, più moderno, ed è frequentata principalmente da turisti...senza paura!

Ci sono luoghi che di per sé non hanno nulla di inquietante, ma sono popolati da animali poco simpatici.
Nel Tamil Nadu, in India, i tori sono protagonisti di una festa sanguinosa, Jallikattu, simile a quella di Pamplona, meno nota ma ancor più rischiosa. Perché qui i partecipanti non si limitano a correre all’impazzata per le vie della città, inseguiti dalle bestie inferocite, ma si avvicinano pericolosamente ai tori nel tentativo di afferrarli per le corna: solo così potranno ottenere il premio in denaro in palio. Le conseguenze tremende si possono immaginare, ma a volte si fa di tutto per un piccolo compenso. Se non avete un bisogno di soldi così disperato e non volete essere rincorsi da un toro scalpitante, state alla larga dal Tamil Nadu intorno al 15 gennaio!

Ma in genere gli animali più pericolosi sono quelli selvatici. Loro non partecipano a una festa: si limitano a cacciare o difendersi e a volte, per farlo, diventano un tantino aggressivi.
Per stare al sicuro evitate l’isola Ramree, in Birmania, le cui paludi offrono asilo a coccodrilli, scorpioni velenosi e mosquitos portatori di malaria. Non si sta meglio in Brasile , alla Ilha de Queimada Grande, che significa “Isola dei Serpenti” ed è totalmente dominata dai rettili: per l’uomo non c’è spazio, perché si stima che vi abitino fino a 5 serpenti per metro quadro! Come se non bastasse non sono piccoli esemplari innocui, ma una specie velenosissima detta Golden Lancehead, responsabile in Brasile del 90% delle morti da morso di serpente. Probabilmente non avrete voglia di visitare l’isola, ma se vi venisse sappiate che dovrete chiedere un permesso speciale: è troppo pericolosa per consentire il libero accesso.

Anche il mare nasconde le sue insidie. Un film di Gabriele Muccino del 2008, “Sette Anime”, ha reso famosa la Cubomedusa, ma i suoi tentacoli mietevano vittime molto prima. Prospera in Australia , lungo la costa settentrionale: un territorio abituato a squali, serpenti e coccodrilli. Eppure questa creatura gelatinosa è davvero micidiale, veloce nuotatrice, capace di uccidere un uomo in meno di un minuto. La vespa di mare – così è soprannominata – causa oltre 70 morti ogni anno. Solo l’aceto, messo a contatto con la lesione, è in grado di inibire il veleno e rallentare l’infezione in attesa di soccorsi… ecco perché i locali sulla costa australiana ne hanno sempre una buona scorta.

Le piante, a confronto, sembrano innocue. Certo, finché non si ha a che fare con quelle dell’Alnwick Poison Garden, Inghilterra, interamente dedicato ai vegetali capaci di uccidere. Dalle piante da giardino a quelle spontanee, tipiche della campagna britannica, passando per esemplari esotici e rari. Oltre alla belladonna, il tabacco e la mandragora si trovano graziose piantine di cannabis e coca. Un ambiente ameno e apparentemente rilassante, che dimostra quanto inganni l’apparenza!
L’Alnwick Poison Garden si ispira a un giardino botanico italiano, quello di Padova , nato nel Cinquecento per ospitare specie officinali e velenose.

Ma non finisce qui: ai giardini mortali e alle tane di bestie feroci si aggiungono luoghi putridi, terreni ostili e terre desolate. Nessuno, ad esempio, vorrebbe trascorrere una vacanza alla Garbage Patch, “macchia di rifiuti” che si trova nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico settentrionale. Conosciuta anche come , “vortice di spazzatura”, è un’isola galleggiante di schifezze che raggiunge, a detta di molti, le dimensioni dello stato del Texas o addirittura quelle di tutti gli Stati Uniti continentali. Plastica, sostanze chimiche e detriti di ogni genere sono stati catturati dalle correnti e concentrati qui, e benché siano perlopiù invisibili, sospesi sotto il pelo dell’acqua, nessuno ci farebbe volentieri una nuotata.

Gli odori sgradevoli abbondano alle Isole Izu, al largo del Giappone , che per la loro natura vulcanica sono costantemente avvolte nel fetore di zolfo. C’è chi lo paragona all’odore dell’uovo marcio, chi pensa a una scarica anomala di meteorismo… certo non è un ambiente gradevole, e tra il 1953 e il 2000 la popolazione era stata evacuata per l’attività vulcanica e il livello di gas atmosferico troppo elevato. Una volta tornati si sono dovuti munire di mascherina: la portano sempre con sé per mascherarsi prontamente in caso di nubi moleste.

I gas naturali hanno dato vita alla cosiddetta Door to Hell, la “porta dell’inferno” del Turkmenistan. A dire il vero sono stati aiutati da un piccolo intervento umano: tutto è cominciato nel 1971, presso il villaggio di Derweze, quando un gruppo di geologi scoprì accidentalmente una caverna sotterranea piena di gas. Durante i lavori il terreno sotto la piattaforma di perforazione crollò, generando una voragine dal diametro di circa 70 metri. Per evitare che esalazioni tossiche si disperdessero nell’atmosfera i geologi decisero di incendiare il buco, e con esso il carburante, sperando che il fuoco si consumasse nel giro di pochi giorni… Una previsione un tantino approssimativa: il deposito brucia ancora oggi, a quarant’anni di distanza, come una gola infernale nel bel mezzo del Deserto del Karakum.

Anche in Azerbaigiàn il sottosuolo fa i capricci. La zona è tappezzata di vulcani di fango: sono centinaia, hanno una forma simile a quella dei comuni vulcani di fango ma non vengono considerati particolarmente pericolosi. A meno che non ci si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato, perché uno di questi vulcani di fango esplose con forza e sputando colonne di fiamme alte centinaia di metri, spargendo tonnellate di fango tutt’intorno. Fu un evento incredibilmente violento. Se proprio ci tenete ad ammirare lo spettacolo, ma non siete dei tipi coraggiosi, non preoccupatevi: l’esplosione si vide fino a 15 km di distanza e le fiamme si esaurì tre giorni dopo...il problema è sapere quando e se si ripeterà il fenomeno...

Tutti sanno che l’amianto è nocivo e cancerogeno, e molti paesi ne hanno severamente vietato l’uso. Eppure in Canada , in Québec , il villaggio di Thetford Mines possiede una miniera di amianto ancora in funzione, con tanto di percorso turistico e visita guidata a bordo di autobus. Pensate che i lavoratori siano barricati dietro tute protettive super tecnologiche? Niente affatto, non hanno neppure le mascherine. Il tour è gratuito, ma non lasciatevi tentare: il pericolo esiste davvero, e la curiosità può giocare brutti scherzi.

Infine uno scenario spettrale, Cernobyl , che porta amare cicatrici dal 1986: quell’anno un reattore nucleare esplose violentemente e contaminò l’area circostante, ma anche l’Europa Orientale, la Finlandia, la Scandinavia e, in misura minore, l’Italia e altri paesi europei. Centinaia di migliaia di residenti furono evacuati da quella parte di Ucraina , vicina al confine con la Bielorussia , che oggi si presenta triste e desolata. Alcuni abitanti vi fecero ritorno abusivamente: le autorità, dopo ripetuti tentativi di espulsione, si sono rassegnate alla loro presenza, ma ciò non significa che l’area sia fuori pericolo. Per una vacanza meglio scegliere altre mete: il livello di radiazioni è ancora alto, e non c’è niente di allegro in una città fantasma. In alternativa rimangono le zone intorno alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, altro luogo dalla pericolosità ai massimi livelli...

Seguici anche su