Le Stazioni dell'Arte di Napoli: la metropolitana diventa museo

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Condividi Eleonora Orsi

10/02/2014

Nell’ultima settimana – tra bufale, allarmismi e smentite – sul web ha fatto scalpore la notizia della Storia dell’Arte abolita dalla scuola. Ma come, proprio in Italia? È il solito paradosso: “chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane”… e chi ha a disposizione un patrimonio storico-artistico eccezionale, che fa invidia al mondo intero, non ha la sensibilità o le risorse necessarie per studiarlo e valorizzarlo. Ma per fortuna l’arte, nel Belpaese, non è solo faccenda antica per specialisti, destinata a logorarsi nei musei polverosi: c’è chi ancora oggi si impegna per diffonderla, celebrarla e arricchirla di nuovi spunti, avvicinando il grande pubblico alla ricerca della bellezza. Per esempio a Napoli, dove dal 2001 ad oggi sono state realizzate 16 stazioni della metropolitana molto particolari, le Stazioni dell’Arte, trasformate da semplici luoghi di transito a veri e propri spazi espositivi d’arte contemporanea.

Sotterranee, spesso fredde e un po’ sporche, brulicanti di gente che va di fretta, le stazioni della metro hanno, in effetti, un loro fascino speciale. È il fascino dei “luoghi-non luoghi”, calpestati da tutti e amati da nessuno, dove tutti passano e nessuno si ferma davvero. Per le menti geniali sono fonti d’ispirazione irresistibili: cosa fare di questo tunnel buio? Come trasformare questo viaggio sotto terra in un viaggio dell’anima? L’amministrazione comunale di Napoli, con il coordinamento artistico di Achille Bonito Oliva, ha pensato di ingentilire il pendolarismo con un’immersione nell’arte contemporanea, affidando a un centinaio di autori la realizzazione di circa 200 opere e installazioni, in un caleidoscopio di luci, specchi, vetro e mosaici. Oliva, critico d’arte, ha definito le Stazioni dell’Arte napoletane “un museo obbligatorio che viaggia con il pubblico”, coinvolgendo anche quelle persone che i musei, di solito, non li frequentano. Del progetto si parlò per la prima volta nel 1995 e venne messo in atto qualche anno dopo, con co-finanziamenti dell’Unione Europea: anno dopo anno continua ad arricchirsi di nuovi capolavori in stili diversi, firmati da nomi noti ma anche da giovani emergenti. Emblematiche le parole di Karim Rashid, designer canadese coinvolto: “Questo progetto è molto poetico: volevo dare alle persone che al mattino vanno a lavoro o all'università, che frequentano la metropolitana, cinque minuti di ispirazione.”

Basta 1 euro e 30 cent - il prezzo del biglietto - per accedere alla “galleria nascosta” che si snoda lungo la linea 1 e la linea 6 della rete metropolitana, per un totale di 16 stazioni. Alla faccia di chi riduce Napoli alla criminalità, all’immondizia o (nel migliore dei casi) a una pizza margherita, il capoluogo campano ha tirato fuori l’orgoglio e ha valorizzato il tessuto urbano, aggiungendo al già pregevole patrimonio nuovi tocchi d’arte in luoghi inaspettati. I vantaggi per la città sono stati, e continuano ad essere, numerosi: locali e turisti si avvicinano all’arte contemporanea, hanno più voglia di usare la metropolitana con conseguente riduzione dello smog, e interi quartieri sono stati riqualificati. Certo non mancano i detrattori, che vedono nell’iniziativa un inutile spreco di soldi, ma nel complesso il progetto piace e ha ricevuto riconoscimenti a livello internazionale, come quello del quotidiano britannico The Daily Telegraph che ha inserito alcune stazioni napoletane tra le più impressionanti d’Europa.

La prima stazione della Linea 1 si chiama Università ed è stata progettata da Karim Rashid come emblema della rivoluzione tecnologica, con immagini digitali, colori vivaci, materiali moderni come l’acciaio specchiante, grandi scritte come “network” e “software” alle pareti, e figure che rappresentano esseri umani nell’atto di comunicare. Ci sono persino le immagini di Dante e Beatrice, come dire che il passato può andare d’accordo col futuro e che il linguaggio è un grande ponte tra i secoli.
Poi viene la fermata Toledo, concepita dall’architetto spagnolo Oscar Tusquets Blanca, con lucernari che illuminano dal livello stradale il piano sottostante e una discesa che si fa progressivamente colorata, dal nero al turchese brillante passando per il giallo caldo. Di recente è stata eletta come la più bella stazione di metropolitana d'Europa.

Segue la stazione Dante firmata Gae Aulenti, inaugurata nel 2002, con le pareti rivestite in vetro bianco tappezzate di opere d’arte, quindi la fermata Museo, sempre di Aulenti ma del 2001, con riproduzioni dell’Ercole Farnese e del Laocoonte. Poi vengono la coloratissima Materdei e l’eclettica Salvator Rosa, entrambe progettate dall’Atelier Mendini, la storica Quattro Giornate dedicata all’insurrezione napoletana contro i nazisti, la scenografica fermata Vanvitelli curata da Michele Capobianco nel 1993 e rimessa a nuovo tra il 2004 e il 2005, e dulcis in fundo la fermata Rione Alto, inaugurata nel 2002, che all’esterno presenta cupole di vetro e metallo per ogni ingresso e internamente è abbellita da opere di grandi artisti e di emergenti napoletani.

Altre quattro sono le Stazioni dell’Arte lungo la linea 6, tutte progettate da Studio Protec: la Mergellina, aperta nel 2007, è famosa per l’originale ascensore che corre obliquamente accanto alle scale mobili, mentre Lala privilegia l’arte della fotografia, con gli scatti di Salvino Campos, Ousmane Ndiaye Dago, Monica Biancardi, Luca Campigotto e Vincenzo Castella, questi ultimi con paesaggi in bianco e nero, anche scenari di Napoli. Solo Nanni Balestrini ha realizzato un’installazione: un’esplosione di schegge, con frammenti di specchi e pezzi di parole. La fermata Augusto presenta ceramiche e mosaici, e altri mosaici si trovano nella stazione Mostra, insieme a grandi immagini in bianco e nero.

Scommettiamo che molti non sapevano delle Stazioni dell’Arte partenopee. Tanti conoscono la Napoli sotterranea dei cunicoli scavati nel tufo, dei reperti greci e romani e delle catacombe, ma da oggi si può pianificare una visita in città tenendo conto delle fermate della Metro, preparandosi a visioni bizzarre, atmosfere oniriche e ambienti di forte impatto. Qualcuno amerà le Stazioni dell’Arte, altri rimarranno perplessi, ci sarà chi passerà oltre di corsa e chi brontolerà che era meglio spendere soldi per qualcosa di serio. Eppure, a sentire Charles Baudelaire, “se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell'infinito e del vago che chiamano anima, questa è l'arte.” E non è cosa da poco.

Se vuoi saperne di più visita la sezione dedicata sulla pagina di MetroNapoli.

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