Un viaggio è scoperta, conoscenza, curiosità. Amare viaggiare significa guardare oltre la bellezza, scavare nelle viscere di una città, scoprire cosa c'è dietro la facciata dei suoi palazzi. E Belfast è una città che va visitata in questo modo, con uno spirito curioso e attento, che ti porti a guardare oltre i suoi grandi edifici industriali e la sua intrinseca malinconia. Perché Belfast è così, un po' malinconica, di quella malinconia piacevole che ti riscalda il cuore e che ti emoziona.
Io sono arrivata a Belfast da Dublino (dalla fermata O'Connel Street partono ogni giorno numerosi autobus della compagnia Ulster bus), dalla Dublino peccaminosa, giovanile e chiassosa, portandomi dietro tutte le reticenze nei confronti di una città che avevo sentito nominare solo per via della guerra. L'impatto rispetto alla capitale irlandese è sicuramente diverso. Belfast è meno sfarzosa, divertente, turistica della sua compagna Dublino, eppure i pub esistono anche qui, la buona birra artigianale scorre a fiumi, le persone sono animate dallo stesso spirito di fratellanza e amicizia. C'è però davvero qualcosa che la rende diversa, ed è forse ancora il peso di una storia travagliata ed insanguinata. Dublino e Belfast hanno per anni combattuto insieme, strette in una morsa di orgoglio patriottico e fervore nazionalista, poi la capitale Nord Irlandese è stata abbandonata dalla sua sorella del sud, lasciata sola a combattere con il nemico comune.
Belfast a oggi è una città bellissima ma ricca di contraddizioni: i suoi quartieri centrali, le sue vie ricche di negozi lussuosi all'ombra dell'imponente City Hall, raccontano la storia di una città giovane, aperta, parte integrante del Regno Unito, ricca e moderna. Uscendo dal centro però, la visione che si ha della città è meno idilliaca.
La guerra, anche ora che gli anni insanguinati sono lontani, ha lasciato un'impronta indelebile nella città, soprattutto nelle sue vie secondarie, quelle poco battute dai turisti, eppure così affascinanti.
È una città che è divisa, divisa da un muro che i più speranzosi chiamano "della pace", divisa da un cancello che all' occorrenza viene chiuso onde evitare disordini, divisa ancora più nel profondo perché al suo interno esistono due anime, quella irlandese e quella britannica, che non riescono a convivere insieme. Nelle sue viscere scorrono il sangue di due nazioni, dove la discriminante religiosa è importante perché da essa convergono due diverse tradizioni di identificazione nazionale.
A Belfast non esiste un vero e proprio museo sui Troubles, forse perché la ferita è ancora aperta, il peso della guerra è sentito ancora come troppo forte o forse per l' omertà della Gran Bretagna, che vuole nascondere quello di cui non è orgogliosa.
Un, seppur ancora timido, racconto di ciò che è avvenuto in quegli anni lo si può trovare presso la biblioteca nazionale, la Linel Hall Library al numero 17 di Donegall Square. Nessuna sala appositamente dedicata però, ma solo una disordinata serie di vecchi poster sia repubblicani sia lealisti che inneggiano all'una o all'altra parte. Troviamo gigantografie di eroi come, Bobby Sands, oppure manifesti elettorali con il giovane volto di un quasi irriconoscibile Gerry Adams che invita a votare per il partito repubblicano dello Sinn Fein. Una sorta di puzzle fotografico che bisogna cercare di risolvere da soli.
Ma visitare Belfast alla ricerca del suo passato significa non accontentarsi di sterili fotografie o video incapaci davvero di raccontare ciò che è stato, ma significa armarsi di coraggio e visitare quelle strade interne che sono state il fulcro della guerra, quei quartieri ancora oggi divisi.
Iniziate la vostra visita dalla City Hall, testimonianza del benessere economico raggiunto in questi anni. Le visite sono guidate e gratuite tutti i giorni dal lunedì al venerdì, alle 11, alle 14 e alle 15.
Qui, in un elegante palazzo neo-classico ornato di antiche bandiere, avrete modo di osservare una copia della famosa Convention dell'Ulster, che un milione di persone firmarono chiedendo a gran voce di restare sotto il controllo inglese e di fatto leggitimando l'intervento armato della corona nel territorio. Una curiosa leggenda narra che molti cittadini firmarono anche con il proprio sangue.
Quando la visita sarà terminata, prendete l'autobus numero 11 che dalla fermata City Center conduce sino alle porte del quartiere protestante di Shankill Road (dal gaelico " vecchia chiesa"), sull'arteria ovest della città, e verrete così di colpo catapultati in quell'immagine, non tanto stereotipata, di un'Irlanda del Nord ancora soggiogata dal forte peso della sua storia. Una città di mattoni rossi anneriti dal fumo, la Coketown che Dickens descriveva nel suo Hard Times, affollata di bambini che giocano per le strade impolverate e delimitate da altissimi muri divisori.
Girando l'angolo, alla fine di una lunga via disseminata di case contornate da filo spinato, vi troverete invece nel quartiere cattolico-irlandese di Falls Road.
Stessa struttura architettonica e stessa apparente normalità i due quartieri si distinguono solamente dalla decisa volontà di ribadire l'appartenenza all'uno o all'altro credo, l' una o l'altra nazionalità, attraverso l'esibizione di bandiere inglesi o irlandesi.
I due quartieri sono come un gigantesco museo all' aperto, dove potrete visitare sia dall'una che dall'altra parte piccoli monumenti familiari, genuini, di una semplicità quasi commovente, in ricordo delle migliaia di vittime civili che anni di lotta si sono portati dietro.
Ad ornare queste strade una quantità innumerevole di murales, ormai divenuti un cult per i turisti, che raccontano la storia del paese e riflettono la natura del trentennio di lotta armata che ha visto Belfast protagonista. Gli inglesi-protestanti, con la loro mentalità settaria e lealista sono inclini a produrre immagini più aggressive e violente, con giovani in tenuta militare e fucile puntato. Il più noto e fotografato murales di Shankill Road è “la Mona Lisa di Belfast”, dove un soldato inglese dal volto coperto e dal mitra spianato, sembra puntare l’arma a chiunque si avvicini esattamente da qualunque punto lo si osservi. Su Sandy Row invece, altra via protestante, si ricorda il talento calcistico della città, George Best.
I murales di Falls Road invece sono più speranzosi, romantici e idealisti, con immagini orgogliose di quei martiri-eroi che hanno dato la vita per la causa irlandese. Il più famoso è all’imbocco della via, dedicato al militante dell’Ira Bobby Sands. Accanto a questo una piccola opera d'arte: la stretta di mano tra due braccia imprigionate che portano da una parte i colori irlandesi e dall'altra quelli palestinesi. Un immagini che è un grido di forza alla ricerca della pace per due popoli uniti in questa lotta impari verso un nemico più potente.
Tra i due quartieri si contano ancora oggi ben novantanove muri divisori chiamati con quello che sembra a tutti gli effetti un eufemismo, "Peace lines". Questi altissimi giganti di pietra, questi muri-vergogna aumentati proprio dopo gli accordi di pace, rappresentano il fallimento di quell' Europa moderna che si osanna come portatrice di pace. Oggi sono la meta del pellegrinaggio di numerosi turisti, affascinati dalla portata storica di queste costruzioni. E' un luogo magico, che ti porta a abbassare la testa in segno di rispetto, una sorta di "muro del pianto" all'occidentale, con richiami ad un passato burrascoso e ad un presente ancora incerto.
Esistono anche due festività separate: Se passate a Shankill Road il 12 aprile incontrerete la marcia delle logge orangiste, la Orangfest come la chiamano in città, dove uomini vestiti di tutto punto sfileranno seri inneggiando alla regina e al loro amore verso la Gran Bretagna. La parata ricorda la gloriosa vittoria del re protestante Guglielmo D'Orange sul suo avversario cattolico, il re Giacomo II, sancendo di fatto il definitivo passaggio dell'Irlanda da cattolica a protestante dell'arancio sul verde.
Se invece avete la fortuna di capitare a Belfast il giorno di San Patrizio potrete assistere alla famosa parata del 17 marzo e verrete trascinati dalla gioia e spensieratezza di una tra le festa tra le più famose al mondo. Una piccola Dublino in Irlanda del Nord insomma.
Due anime, due quartieri, due nazionalità quelle di Shankill Road e Falls Road, dove il muro esiste e fa molto più che dividere due strade. Esso crea davvero due realtà separate, escludendo l'una dall'altra, disintegrando quel briciolo di speranza di una convivenza che, se prima si auspicava possibile, adesso sembra solo un'utopia.
Solo il centro è lontano da questo gioco sporco di due nazionalità che non riescono a sopravvivere, al di fuori di esso tutti i quartieri sono marchiati di uno o di un altro colore. È facile intuire se si è dentro un quartiere inglese o irlandese, non solo per le bandiere o per i murales, ma per lo stile di vita che riprende o l'una o l'altra realtà.
A Falls Road e negli altri quartieri cattolici, prigionieri all'interno del loro stesso stato, respirerete davvero l'aria irlandese. Nei pub, dai nomi gaelici indecifrabili, risuona fiera la musica di un til whistle e a fare da sottofondo ci sono le grida divertite dei danzatori in erba. A Shankill Road invece un negozietto di cianfrusaglie esibisce i suoi curiosi oggetti da collezione, una tazza raffigurante il matrimonio di William e Kate, una matita da disegno con un autobus londinese e una magliettina ingiallita dal tempo che porta a grandi lettere la scritta: the best british dad.
Anche i taxi sono vittime di questa situazione. Nei quartieri protestanti osserverete i tipici taxi neri londinesi, da quell' aspetto un po' buffo bombati sopra, e uomini elegantissimi alla guida. Dall altra parte, là dove sventolano i colori verde e arancio dell'Irlanda, e dove i cartelli stradali riportano fieri la traduzione delle scritte in gaelico, i taxi sono più anonimi, sempliciotti, dai colori e dalle forme diverse, proprio come quelli di Dublino.
Un'ultima tappa obbligatoria è il parlamento di Stormont, facilmente raggiungibile con gli autobus 4 o 21 dalla fermata City Center. Il maestoso e sobri palazzo novecentesco si trova un po' lontano dal centro, in mezzo al verde, in un'oasi di pace quasi irriconoscibile rispetto a ciò che avrete appena vissuto. Evitate i taxi, optate sempre per i mezzi pubblici. Gli autobus a due piani della capitale sono un mezzo privilegiato per guardarvi intorno; avrete la fortuna di osservare dall'alto la città, un po' protetti, e passerete di volta in volta in quartieri dal colore diverso. Stormont è stato protagonista di quegli anni di lotta armata, pedina al giuogo dei vari governi che si sono susseguiti. Per anni è stato convocato, sciolto e nuovamente riconvocato. La sua storia è altalenante così come era altalenante la pace durante gli anni dei Troubles.
Il parlamento ad oggi non è visitabile, ma è una tappa imprescindibile per chi vuole ricostruire la storia dell'Iirlanda del Nord, un luogo ricco di significato, che, con la sua facciata imponente, dall alto di una collina, regala un caloroso momento di riflessione e riposo.
Adesso sarete davvero pronti per lasciare la città, carichi di nuove conoscenze e curiosità.
Salutate Belfast al tramonto, seduti su una panchina sulle sponde del fiume, e osservate le ceneri di una città che cerca lentamente di rialzarsi. Contornata da sculture e da monumenti moderni vedrete una Belfast nuova, che ha voglia di rinascere e di raggiungere il resto dell'Europa modernista, senza dimenticare però il suo passato.