Le sedi di antichi governi e le dimore di importanti notabili spesso custodiscono luoghi segreti, celati al popolo. Questo per evitare di esporre attività che sicuramente non avrebbero goduto del plauso generale, ritenute però necessarie per il mantenimento e la conservazione del potere.
Non fa eccezione l’ex Repubblica Marinara di Venezia, la Serenissima che, nelle stanze di Palazzo Ducale, aveva uno dei punti nevralgici dell’amministrazione e dell’esercizio del governo.
I luoghi segreti del Palazzo, un tempo temuti da quanti vi erano destinati, si sono trasformati oggi in una delle mete turistiche accessibili tramite visite guidate da personale qualificato, da prenotare.
Sono i terribili pozzi, i primi ad accogliere i visitatori lungo l’itinerario disegnato fra i luoghi segreti, solitamente destinati alla detenzione e alla tortura.
Dall’ampio cortile del palazzo, attraverso una stretta porticina a piano terra si accede alle piccole celle umide, chiamate Pozzi, dove l’aria entra dai fori praticati nelle mura di pietra, la luce è offerta dai lumi ad olio e le porte sono sprangate da pesanti catenacci. Al loro interno gli imprigionati potevano riposare su una lettiera di legno, riporre le poche cose su una mensola e provvedere ai propri bisogni in un secchio di legno provvisto di coperchio.
Alcune scritte tracciate sui muri raccontano la disperazione che maturava fra quelle mura, molto vicine, in realtà, a due luoghi del potere, le stanze del Notaio Ducale, segretario delle varie magistrature della Repubblica e del Deputato alla Segreteria del Consiglio incaricato di curare l’archivio riservato. L’accesso a entrambe è dato da una stretta scala dalla quale, salendo ancora, si arriva all’Ufficio del Cancellier Grande, l’unico Magistrato della Repubblica eletto dal Maggior Consiglio, capo dell’Archivio Generale.
Procedendo di qualche altro gradino si accede alla Sala della Cancelleria Segreta, custode degli atti pubblici e delle scritture segrete di gran parte delle magistrature veneziane. Migliaia di documenti che trovano posto negli armadi che rivestono le pareti. Tramite la Saletta del Reggente alla Cancelleria si arriva ad uno dei luoghi del Palazzo più intrisi di disperazione. Si tratta della Stanza della Tortura, detta anche del Tormento, dove i magistrati interrogavano i malcapitati appendendoli e tirandoli per le braccia legate dietro alla schiena, pratica che venne abbandonata nel Settecento.
Dopo i Pozzi, altre prigioni, i Piombi. In quei locali, così chiamati per la copertura del tetto fatta con lastre di piombo, venne incarcerato anche Giacomo Casanova, le cui celle, ricostruite, fanno parte del percorso di visita. Nei sei o sette spazi modulati da tramezze di legno, decisamente più confortevoli dei pozzi, erano trattenuti i prigionieri politici, in attesa di giudizio, o arrestati per reati non gravi.
La tappa successiva porta al vasto sottotetto caratterizzato da capriate lignee dove sono esposte armi da battaglia cinquecentesche, come armi da botta e da taglio, balestre, armature e scudi. Scendendo lungo due rampe di scale si arriva alla Sala degli Inquisitori, magistratura istituita nel 1539 per evitare la fuoriuscita di segreti e informazioni governative riservate. Tre erano i membri che la componevano, due scelti all’interno del Consiglio dei Dieci e uno tra i consiglieri Ducali.
Per estorcere informazioni utili al loro operato potevano utilizzare, protetti dal soffitto decorato con tele del Tintoretto realizzate fra il 1566 ed il 1567, qualsiasi mezzo. La loro discrezionalità si allargava alla delazione e alla tortura.
L’itinerario termina alla Sala dei Tre Capi, magistrati eletti per un mese, scelti fra i membri del Consiglio dei Dieci, incaricati di preparare processi e attuare le risoluzioni prese dal Consiglio nei tempi indicati. La sala, finemente decorata da opere di Giambattista Zelotti, Veronese e Giambattista Ponchino era dotata di un passaggio segreto celato da un armadio di legno dal quale si poteva accedere alla Sala del Consiglio dei Dieci.
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