La mostra di Leonardo da Vinci a Milano al Palazzo Reale

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Condividi Lucia Galli

15/04/2015

Purtroppo non tutto è compiuto, ma almeno lui, Leonardo da Vinci, non ha tradito le attese ed è “tornato”in città, nella “sua” Milano. La città dove abitò più a lungo nella sua vita, in due periodi, dal 1482 al 1500, per il sodalizio professionale con Ludovico Il Moro e poi dal 1508 al 1513.

Milano ne ha fatto il testimonial dell’Esposizione universale 2015: così, mentre  ancora si corre molto nei cantieri, finalmente nei palazzi ci si può soffermare a parlare di bellezza. La grande mostra di Palazzo Reale, ha aperto i battenti e, fino al 19 luglio,  sarà “l’evento” della Milano ai tempi di Expo2015.

THE ULTIMATE COLLECTION

Era dal 1939, dalla mostra che inaugurava la Triennale, che Leonardo non era protagonista di un’esposizione così completa e destinata, secondo gli organizzatori, come una “ultimate collection”, a rappresentare il punto di vista su Leonardo per i prossimi vent’anni. Con la regia di Palazzo Reale e Skira, per i curatori Maria Teresa Fiorio e Pietro Cesare Marani, fra i più importanti storici dell’arte italiana, è stato un dolce “castigo”, immaginare prima e raccogliere poi, da 100 istituzioni culturali nel mondo, i 200 capolavori della mostra. Chiedere in prestito “un Leonardo” non è cosa da poco: le opere sono assicurate per due miliardi di euro, main sponsor Bank of America Merrill Lynch e Snam. Per averle tutte qui, sotto lo sguardo della Madonnina, si è fatto garante lo Stato con il Ministero dei Beni culturali. L’estero è stato generoso, anche se era impossibile aspettarsi la Gioconda o una delle versioni della Vergine delle rocce. Inamovibili.

IL PRESTITO DELLA REGINA

Parigi e Londra si sono fatte perdonare: dal Louvre sono arrivati a Milano La belle ferronière, la piccola Annunciazione e il San Giovanni Battista, mentre la regina Elisabetta in persona ha concesso trenta fogli del Codice Windsor. L’Italia non si è tirata indietro: la galleria degli Uffizi non ha concesso l’Annunciazione, ma altre opere, come la Leda Spiridon. Tutti gli altri hanno fatto sistema.

UNO SCAMBIO A KM ZERO

A partire dalla Pinacoteca Ambrosiana, la casa del Codice atlantico che dal 2009 è stato sfascicolato, proprio dallo stesso curatore della mostra Pietro Cesare Marani, e da allora è esposto a rotazione in due sedi, all’Ambrosiana e nella Sacrestia del Bramante a pochi passi dal cenacolo vinciano. Dall’Ambrosiana arriva dunque “l’aiuto” più cospicuo . Con un prestito a km zero. Palazzo reale e la Pinacoteca distano meno di 1 km fra loro ed è così che  38 disegni del Codice atlantico oltre alla celebre tela del Musico hanno traslocato, dando completezza alla mostra.  

DODICI SEZIONI

Le dodici sezioni si articolano non in modo cronologico, ma per temi e ruotano intorno ai sette dipinti di Leonardo che sono le guest star della mostra. Oltre ai tre prestiti del Louvre e al Musico, a Palazzo reale sono arrivate il San Girolamo dalla Pinacoteca vaticana, la minuscola Madonna Dreyfus da Washington, la Scapiliata da Parma. Sette capolavori e quasi 70 disegni, fra cui non poteva mancare, da Venezia, l’Uomo vitruviano, una delle opere più “fragili” che sarà in mostra (come alcune altre) solo fino  metà maggio. Si, perché ogni sezione punta a far dialogare Leonardo con il mondo e con il periodo storico. Lui è il genio del Rinascimento. Lui aveva un “suo” mondo e quel mondo lo ha disegnato, dipinto, scolpito, sognato. Ma sempre restando immerso nella realtà e alimentando la sua creatività con un instancabile curiosità.

LEONARDO UOMO DEL “FUTURO”

“E’ questa unione di curiosità scientifica e artistica che mi auguro possa formare anche gli uomini del futuro”, ha sintetizzato Filippo dal Corno, assessore alla Cultura del comune di Milano. Leonardo dunque diventa la misura del valore dell’uomo di ogni tempo. E così il suo “disegno del mondo”, il claim della mostra, è il paradigma  di ogni sforzo di conoscenza e da l’avvio al percorso espositivo.

LEONARDO E I “SUOI”

A Leonardo sono accostate di volta in volta, opere di altri grandissimi: dal suo “maestro”, il Verrocchio, al Ghirlandaio, da Botticelli a Lippi, al Perugino, al Bellini, solo per citarne alcuni. La Madonna Dreyfus è accostata alla grande Adorazione dei magi del Ghirlandaio. Perfezione di colori la seconda, miniature di dettagli la prima. Minimo comun denominatore quel paesaggio che dopo Leonardo non fu più lo stesso. Almeno nella pittura.


A “CAVALLO” DELL’ARTE

Il paragone fra le arti occupa un cospicuo segmento della mostra: così le terracotte del Verrocchio e di Della Robbia rimandano ai dettagli dei volti e dei profili grifagni di Leonardo. Così i fogli autografi - alcuni splendidi, blu, del Condice Windsor – sono come “block notes” dove Leonardo si cimentava fino all’esasperazione negli studi sull’anatomia degli animali. Granchi, orsi, gatti con e senza bimbi. E soprattutto l’”ossessione” per i cavalli che poi avrebbe utilizzato per il monumento Sforza e nella battaglia di Anghiari. Ispirato a questo affresco perduto non poteva mancare, in mostra per solo un mese, la tavola Doria.

QUADRI PERDUTI

Perduto come la battaglia di Anghiari che doveva decorare Palazzo vecchio è anche il quadro di Leda di cui però Leonardo ci ha lasciato instancabili studi su come dovesse apparire la donna sedotta da Zeus in forma di cigno. Così il mito, così la tela che arriva, per solo un mese, dagli Uffizi, una delle migliori copie dell’originale scomparso.

SOGNI ED UTOPIE

Di questa sezione, anticipata dalla grande tavola della Città ideale, dipinto anonimo del 1490 che arriva dalle Marche, fanno parte i progetti più creativi e fantasiosi di Leonardo, che si era cimentato anche, con le sue “macchine” nel volo e nella subacquea, immaginando ali e strumenti da palombaro. Il suo genio intramontabile non può prescindere dalle fonti. Un po’ come noi, ieri, dalle enciclopedia e, oggi, da internet.

CHE COSA STUDIAVA LEO

E allora ecco la sezione dedicata ai libri e alle opere che hanno ispirato Leonardo: codici miniati e manoscritti, Aristotele, Ovidio, Platone, Bramante. Su tutti  spicca un codice membranaceo, riccamente illuminato, della Geografia di Tolomeo della Biblioteca Medicea laurenziana. Erano questi i sussidiari di Da Vinci e con loro la mostra ci traghetta nella modernità, attraverso l’ultima curiosa sezione.

UN MITO PER SEMPRE
Dove arriva anche la Gioconda. Anzi ne arrivano quattro. La prima è nel quadro del 1863 in cui Cesare Maccari si immagina Leonardo nell’atto di ritrarre Mona Lisa. Poi c’è lui, Andy Warhol, con la sua Mona Lisa White on White che arriva da Stoccolma ed ancora Marcel Duchamp che la rappresenta su una carta da gioco, fino ad Enrico Baj con il suo collage su tavola, del 1965, l’irriverente Vendetta della Gioconda . Pentita di non esserci? Forse.

Dal presente al futuro, la mostra si chiude con una novità digitale assoluta: grazie alla Samsung arrivano anche in Italia gli occhiali che permettono di tuffarsi, comodamente seduti nelle poltrone alla fine del percorso, in una “realtà immersiva” che spazia dalla piazza Duomo di Milano trasportandoci dentro al cenacolo e nei quadri più famosi. Leonardo è tornato. O forse non se n’era mai andato.

Dove e quando: la mostra "Leonardo 1452-1519" sarà esposta a Milano, Palazzo Reale, dal 16 aprile al 19 luglio 2015.
Orario: tutti i giorni dalle 09:30 alle ore 19:30; chiusura mattutina il lunedì; prolungamento serale giovedì e sabato fino alle 22:30.
Prezzo: biglietto intero 12 euro, ridotto 5,50 euro.
Maggiori informazioni sugli eventi correlati: sito web.

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