"Basta, ho deciso: devo tornare in Val d'Orcia!". Dopo tanti anni che non mettevo piede in questa terra, era arrivato il momento di fare i bagagli e partire. L'immagine della Val d'Orcia cammina, anzi, corre, fa il giro del mondo e fa innamorare.
Quello fra le meraviglie del senese è un viaggio al cui richiamo è impossibile resistere: è un viaggio fra patrimoni dell’umanitá e del nostro paese, che parla di storia, di campagna ed esempi inimitabili di conservazione e tutela del patrimonio paesaggistico e culturale.
Carico quindi il bagagliaio, faccio il pieno e sono pronta a partire, direzione sud a bordo della mia Opel Mokka. Obiettivo: affrontare un test drive fra i gioielli della Toscana e i ricchi vanti dell’enogastronomia italiana.
Mancano pochi chilometri ma percepisco giá un'aria nuova e delicata. Aria di primavera, di campi coltivati a grano e di fresco. Man mano che ci si avvicina il sogno diventa realtá.
"La strada tortuosa che da Siena conduce all'Orcia, traverso il mare rosso di crete dilavate che mettono di marzo una peluria verde é una strada fuori del tempo, una strada aperta e punta con le sue giravolte al cuore dell'enigma". Questo scriveva di Mario Luzi di questo fazzoletto di terra chiamato Val d'Orcia.
Arrivo a Pienza nel cuore di una bella giornata di sole e vento, che spazza via lontane le nuvole dal cielo. I paesaggi della Val d'Orcia sembrano fatti apposta per essere immortalati in foto, quasi facessero a gara ad entrare nelle cartoline. Pienza non è da meno.
Questo grazioso borgo arroccato, nota città natale di papa Pio II, fa capitolare tutti davanti alla sua bellezza. Vicoli dal fascino d'altri tempi, un piccolo mercato che carica di colori e profumi l'aria, pittoreschi balconi fioriti, il rinascimentale Palazzo Piccolomini che elegantemente arricchisce la piazza della Cattedrale e una vista sulla campagna circostante che lascia senza fiato. Se intanto vi è venuta voglia di mettere qualcosa sotto i denti, fate come me, rifocillatevi con il rinomato formaggio di Pienza che può essere degustato e acquistato nelle botteghe del centro. Un pecorino saporito e stagionato, neanche a dirlo, in barrique di legno di rovere.
Altra cosa San Quirico d'Orcia a poco più di 10 minuti dall'elegante Pienza, più raccolto ma non meno affascinante. Qui, al centro della scenografia, troviamo l'avvolgente cinta muraria di origine quattrocentesca intervallata da 14 imponenti torrioni, in un susseguirsi di scorci che compaiono quasi per magia sotto importanti arcate in pietra. Non mi risparmio da una bella passeggiata lungo il corso principale e ripenso a quando una volta la via Francigena (il tracciato che collegava Roma con il nord Europa) e i suoi “abitanti” passava proprio di qui. Ancora oggi sono tante le testimonianze a riguardo e nella zona sono ancora visibili numerosi siti utilizzati dai pellegrini di passaggio come sosta durante i loro lunghi viaggi.
Altra perla indiscussa della Val d'Orcia é l'Abbazia di S. Antimo, fondata nel lontano 781 nientedimeno che da Carlo Magno. Deve tuttavia il suo attuale aspetto dai lavori compiuti a partire dal 1118 che l'hanno trasformata in una vera e propria pieve romanica dall'impronta francese e lombarda. Bellezza travolgente senza forma né tempo, colpisce il passante che vi si imbatte sulla strada che si srotola attorno alla collina di Castelnuovo Dell'Abate. Mi spingo fin qui per raggiungere la cantina Ciacci Piccolomini d'Aragona
(www.ciaccipiccolomini.com) situata più precisamente in località Mulinello e per concedermi una rilassante "seduta" di wine tasting ammirando la natura che circonda la proprietà.
Il fiume Orcia sembra farmi l'occhiolino ai piedi della valle, il Monte Amiata mi saluta dall’alto e la natura mi sorride. Degusto un Rosso e un Brunello del 2010, un’ottima annata. Il vino è davvero un viaggio, ancor più se accompagnato da qualche altro sapore nostrano, come gli ottimi salumi cinta senese e i formaggi locali. La storia della famiglia Bianchini e di questa cantina meritano di essere raccontate tanto quanto il vino, perché sono una prova autentica che il sacrificio e la passione fanno la differenza.
Rimasta sola, dopo la morte del marito Piccolomini d’Aragona, la contessa Ciacci porta avanti un’immensa tenuta di 300 ettari e il suo oro rosso, aiutata dal fedele cantiniere, Giuseppe Bianchini. Alla sua morte, avvenuta nel 1985 decide di lasciare proprio a quest’ultimo la sua proprietá che verrá negli anni sapientemente gestita nel rispetto della tradizione e delle regole imposte dal consorzio, prima dal padre, Giuseppe Bianchini appunto e ora dai figli, Paolo e Lucia, e nipoti.
Questa è una storia che lascia davvero un buon sapore in bocca, ancora di più, permettermelo, del Brunello stesso. Ultima novitá della casa? La nuova tasting room Vino&bici, appena inaugurata. Di fatto una vera e proprio esposizione di bici, maglie e cimeli con due spazi dedicati che fará impazzire gli amanti del ciclismo e del buon vino. Ad introdurmela lo stesso Paolo Bianchini, orgoglioso di tutti i sacrifici così come dei risultati conseguiti in questi ultimi anni, che si fa largo nella proprietà con gli occhi carichi di ricordi e soddisfazione.
Fra le altre cose qui conosco Nicoletta, che mi guida alla scoperta della cantina così come della storia. Fiera della terra dove abita e del lavoro che fa. Nicoletta irradia positività e amore per la Val d'Orcia, tanto che dopo qualche anno all'estero non ha saputo resistere al richiamo della terra natia. Per questo è tornata.
Del resto la Val d'Orcia è bella sempre e ha sempre un suo perché, su questo siamo tutti d’accordo con Nicoletta, tuttavia è proprio lei a consigliarmi un appuntamento assolutamente da non perdere: “L'apertura delle cacce” (qui il sito) che ogni anno si ripete nella settimana centrale di agosto (in replica a fine ottobre). Io riporto il messaggio anche perché pare che Montalcino in quei giorni sia il cosiddetto "Place to be”: insomma il 9 e 10 agosto non prendetevi impegni!
A proposito di Montalcino, è proprio di questo sul quale volevo spendere ancora due parole. Ricco di testimonianze artistiche e culturali come il Palazzo dei Priori, il Museo Diocesano e la sua Rocca, situata nel punto più alto dell'abitato, Montalcino sembra lá in posa, sulla sua bella collina, pronto ad aspettarmi, solenne e immacolato.
Qui regna un'atmosfera quasi regale e gli scorci si perdono fra i vicoli di un passato ricco di storia fin da epoca medievale. Degno di fama per il nome Brunello ad esso spesso associato, deve essere celebrato anche per mille altri motivi, ma bisogna viverlo per scoprirli. Opto quindi per cercare proprio qui una soluzione per la notte: l’Hotel Ristorante Il Giglio (www.gigliohotel.com) una piccola struttura a gestione familiare nel centro storico è quello che fa al caso mio.
Le maggior parte delle camere sono dotate di una vista impareggiabile su Montalcino e il ristorante propone un menù ricco di piatti gustosissimi della tradizione locale accompagnati da una carta dei vini che non delude le aspettative. Parola d’ordine qui: far sentire l’ospite come a casa: obiettivo raggiunto!
In tutto questo viavai di borghi e frammenti di Toscana, ammetto di essermi persa Castiglione d’Orcia, ma del resto, non dobbiamo lasciarci sempre una ragione per tornare? A questo punto posso solo sperare di recuperare presto, anche perché di questa terra mi sono nuovamente innamorata. E voi? Io intanto l'ho chiesto ad uno spaccato di mondo: Twitter. Ecco cosa mi hanno risposto i twitteranti alla domanda “aggettivi per la Val d’Orcia”: bucolica, amena, policroma, onirica, verde, delicata, rilassante, accogliente, pittoresca, fiabesca, colorata, ondulata e... Magica! Con questo avete detto tutto.
Assolutamente da non perdere infine: la vista sulla vallata da Rocca d'Orcia, i cipressini ovvero l'immagine iconica della Val d'Orcia (buttate un occhio a sinistra fra San Quirico e Montalcino), lo scorcio su Montalcino dai giardini del Vignolo, il tramonto da S. Angelo in Colle e un bagno bollente nelle acque sulfuree di Bagno Vignoni.
Buon viaggio "under the Tuscan sun".
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