Due giorni all'Expo 2015: cosa fare il secondo giorno

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Condividi Lucia Galli

19/05/2015

Non basta un giorno per visitare l'Esposizione Universale di Milano. Può essere questa l’impressione dopo aver speso tutte le energie, e buona parte delle suole delle scarpe, nel vostro primo giorno di Expo 2015.

In realtà, per esplorare tutti gli spazi espositivi servirebbe potenzialmente un tempo infinito, ma dopo una prima selezione di “must see” (vedi visitare Expo in un giorno) si può decidere di dividere la visita in due giorni o semplicemente in due parti.
Senza dimenticare che i padiglioni gourmand (vedi dove mangiare all'Expo) soddisferanno il palato anche di chi ha fame di emozione più che di calorie. E che soprattutto, se avete bambini, i padiglioni che abbiamo descritto come più adatti a loro ( vedi guida all'Expo con bambini) – dal Brasile, alla Corea, dal padiglione Zero, alla Malesia, passando per Thailandia, Emirati Arabi Uniti, Spagna, Germania, Marocco, Qatar e Kazakhstan – sapranno stupire anche i più grandi e si confermano le star di Expo 2015.

Sia che abbiate due giorni, sia che abbiate, invece, messo a budget solo un giorno, ricordate che l’ingresso dalle 19 costa 5 euro e che è in discussione il prolungamento a mezzanotte dell’orario di chiusura, facendo di fatto, dell’opzione serale una sorta di “secondo giorno” in uno. Ecco allora una serie di idee per la “seconda manche” ad Expo. Perché a volte si ritorna.

Azerbaijan

E’ fra i padiglioni più fotografati con quel globo che, già da solo, fa luna park e che racchiude un giardino “pensile” sospeso al secondo piano. Made in Italy nel disegno, il padiglione è un concentrato di sorprese e tecnologia. Al piano terra, in un’ampia “Music Wall” si possono suonare gli strumenti musicali del Paese la cui musica è patrimonio immateriale dell’umanità secondo l’Unesco. Poi con comode scale mobili, comincia il viaggio attraverso la biodiversità di un Paese che oltre che per l’arte, l’estrosa capitale Baku, e la sua delicata posizione nel Caucaso, vuole farsi conoscere anche per il “food”. E allora ecco enormi tavole interattive dove costruirsi il proprio menù con tanto di ricette e “cuoco” ( o meglio la mano di un cuoco) virtuale. E poi quella sfera che è un albero al contrario dove le radici si alzano al cielo per parlare di futuro. Non vi basta? C’è anche il concorso per vincere un viaggio vero in Azerbaijan: basta compilare le schede sui tablet.

Bielorussia

La sua visita ha il pregio di essere breve ma scenografica: la Bielorussia ha puntato sull’idea della “ruota della vita”, una sorta di grosso mulino che muove il mondo e che per questo paese dell’Est significa vita e legame con la natura. La ruota della vita taglia in due una collina verdissima che nasconde gli spazi espositivi, essenziali, fra oggetti tipici e possibilità di fare qualche spuntino come si fosse ai tavoli delle piazze di Minsk. Il punto più amato dai turisti è il dehor dove una lavagna annuncia H24 “cold drinks and vodka”. Insomma Expo è anche business.

Regno Unito

Niente birra, né porridge, siamo inglesi. E consapevoli che non è sul cibo cucinato che il Regno Unito doveva puntare per una Expo dedicata al “food” in Italia, ma sul pianeta. Inutile sbandierare nel Belpaese il fish and chips, meglio prendere di petto il tema di Expo, che oltre al cibo, raccomanda di pensare all’energia per la vita. Ecco allora un giardino all’ingresso dove sentirsi come in un romanzo di Jane Austen o delle sorelle Bronte prima di arrivare “sotto” al grande alveare che da il concept al padiglione. L’alveare simboleggia l’energia incessante prodotta da un sistema perfetto e fragile come quello delle api. Il grande “favo” metallico riproduce suoni, rumori e calore sprigionati da un vero alveare a seconda della stagione. Ci si può camminare accanto e poi approfondire quanto il Regno Unito stia facendo a favore della sicurezza alimentare senza rinunciare all’apertura ai mercati globali.

Israele

Di ambiente si parla anche in Israele, dove le questioni religiose e politiche sono, per una volta, messe da parte. Il punto di partenza qui è il clima desertico e gli spazi ridotti per sviluppare un’adeguata agricoltura. Ecco quindi l’idea dell’orto verticale che ricopre interamente le due “lame” da cui si accede al padiglione. Qui frutta e verdura stanno crescendo davvero e quando saranno mature i visitatori potranno fare pure il raccolto e la spesa. All’interno, invece, la tecnologia gioca con la bellezza di un simbolo laico che mette tutti d’accordo: la modella israeliana Moran Atias. E’ lei a spiegare il contributo israeliano all’agricoltura mondiale, dall’invenzione dell’irrigazione goccia a goccia, ai molti progetti che insieme con l’Italia vengono portati avanti, in una serie di video furbi, precisi ed avvincenti.


Giappone

Non vi scoraggi la coda: intanto avrete il tempo di ammirare la struttura esterna realizzata in legno, senza nemmeno l’utilizzo di un chiodo. Lego non avrebbe fatto meglio. Anche nell’Impero del Sol Levante si parla di cibo, corretta alimentazione, salute ed … “endutainment”, ovvero un fritto misto di educazione e divertimento. La dieta del perfetto giapponese viene imbandita su una tavola a dimostrare che fra pesce, carne e verdure, l’equilibrio è rispettato. Una sezione è dedicata al terremoto del 2011 e a come il Paese abbia reagito. Hostess simpatiche non vi lasceranno senza risposte.

Stati Uniti d'America
Fra le superpotenze l’America stupisce con i grandi spazi aperti e un’immensa bandiera “stars and stripes” dove, però, accanto alle “strisce”, invece delle “stelle”, campeggia una tavola imbandita con piatti e posate. Il piano terra del padiglione passa in rassegna l’immensa biodiversità del territorio americano dove molte specie sono anche importate dall’Europa, anche se ormai naturalizzate “born in the Usa”. Ma è la terrazza che richiama i visitatori: qui si svolgeranno gli eventi principali e gli incontri in calendario che va consultato sul sito www.expo205.org. Ma la salita vale la visita: non solo per le belle vedute sul cardo, il decumano e il padiglione Italia, ma anche perchè il tetto “parasole” è un prodigio cui ognuno può concorrere. I pannelli di vetro si possono modificare, cambiandone il colore e l’opacità, con dei piccoli computer che gli zelanti steward vi mostreranno.

Russia
Non poteva mancare per “par condicio”, in questo tour,il padiglione della Grande madre Russia che se ne sta, quasi in fondo al decumano verso l’uscita Est. Una Russia, mille anime per la grande Federazione sovietica che punta ad illustrare i suoi molti volti, gli enormi spazi e i grandi pensatori che hanno fatto grande il Paese prima nella storia, oltre che nel cibo. Il tema del “pianeta” è molto centrato e gli allestimenti sono grandiosi a partire dal grande specchio ricurvo sotto cui si accede alla visita.

Santa Sede

Due citazioni per mettere subito le cose in chiaro: “Non di solo pane vive l’uomo” e “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Come a dire che il cibo non dovrebbe (più) mancare sulle tavole di nessun uomo del pianeta, ma che non si vive solo di pane e cibo in senso stretto. Bensì il nutrimento deve contribuire all’emancipazione dell’uomo come persona e quindi saziare anche la sua mente. Complesso e semplice insieme: il padiglione della “Holy see” ha i colori bianco (un po’ tende al grigio) e giallo del Vaticano e, nell’allestimento curato dal cardinal Gianfranco Ravasi, ha incluso molte citazioni dotte a partire dai film proiettati sulle pareti.
Nel mezzo dell’unico grande ambiente c’è poi una tavola interattiva che permette di capire i flussi di cibo e le grandi problematiche della fame nel mondo, mentre a vegliare sull’allestimento è una grande tavola del Tintoretto, che rappresenta “L’ultima cena”. L’arte è dunque il cibo della mente: i capolavori esposti ruoteranno: fra qualche settimana, infatti, Tintoretto lascerà spazio a Rubens e ad un grande arazzo.

Coca Cola

Concludiamo con un sorso rinfrescante della bibita e del più noto simbolo al mondo. Una multinazionale per Expo. Si, anche questo. Ed è proprio un marchio globale come Coca Cola che bisogna ringraziare se l’Esposizione universale di Milano, oltre che tecnologia, allestimenti futuristici e futuribili, sarà anche e soprattutto arte. E’ in questo padiglione, rosso e bellissimo fuori, non lontano dal lake Arena, che si celano, infatti, le più preziose opere d’arte. Non in Italia ( non nel padiglione Italia, per lo meno), ma in un “non luogo” globale come il pianeta Coca Cola. Il padiglione ospita infatti una mostra che include, pochi, preziosissimi pezzi fra cui un Andy Warhol.

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