Serve un motto? E che sia allora “pedala che ti passa”.
Passa, o almeno si spera, l’assedio delle polveri sottili alle nostre città, passa il tempo in maniera divertente. Passa, e non è certo un male, quell’accenno di pancetta che non ne vuole sapere di svanire. Tutto questo, appunto, con un gesto antico ma sempre bello come quello di pedalare. Ma, si sa, le nostre città sono fatte per i motori a scoppio, il mondo viaggia a quattro tempi. E le strade sono canyon di cemento e gas di scarico.
Ecco quindi che il nostro “pedala che ti passa” può diventare anche un suggerimento ad andare fuori dalle città. E scoprire così le campagne, i parchi, il verde. Insomma, una via per iniziare un nuovo modo di fare turismo. Lentamente, godendoci il panorama. E scoprendo che pedalare è bello. E no, non passa mai di moda.
Già, ma da qualche parte bisogna partire. E tra tangenziali, svincoli e rotaie dei tram c’è poco da stare allegri. Ecco allora che si può prendere spunto da quanto sta nascendo da qualche tempo sul territorio grazie alla collaborazioni tra enti, amministrazioni e appassionati che hanno dato via, tra le altre cose, al Parco Cicloturistico della Media Pianura Lombarda, un progetto che ha visto la creazione di quattordici percorsi ciclabili, segnalati e tracciati, tra le province di Bergamo Brescia, Cremona, Lodi, Milano. (www.pianuradascoprire.it).
Complessivamente sono 700 km. Ma voi non vi spaventate: i singoli itinerari prevedono pedalate in media di soli 40 km. Adatti insomma anche a chi non si sta allenando per il Giro d’Italia. Altra cosa importante: evitare il traffico. Ecco perché i tracciati seguono piste ciclabili dedicate- dove esistono - e strade con scarso passaggio di mezzi a motore. Questo ovviamente ci obbliga ad usare una bici in grado di sopportare un fondo che non sia liscio come moquette: quella da corsa con le sue gomme sottili forse non è la più adatta. Meglio una city bike o una mountain. Poi un po’ di buona volontà e si può partire.
Contado della Martesana
Il primo percorso che prenderemo in considerazione è quello che è stato battezzato “Nel Contado della Martesana”, una sgambata da circa 40 km, nella parte nord-est del Milanese e nella valle dell’Adda, con partenza e arrivo a Cassano d’Adda. A volere essere precisi ci si dovrebbe impiegare circa tre ore e mezzo tra alzaie, ciclabili. Ma nessuno ci sgriderà se sforeremo un po’.
Martesana per secoli è stata chiamata l’area che va da Milano alla valle dell’Adda e noi qui ci godremo il panorama, concedendoci una doverosa sosta a Cassano d’Adda e buttando un occhio alle storiche ville della zona. Ovvio lo stop a Vaprio d’Adda: un po’ per riposarci e molto per vedere il Museo multimediale di Leonardo nella casa del custode delle acque.
Quindi di nuovo sui pedali per arrivare alla seconda tappa: Trezzo sull’Adda. Qui, non ci dimenticheremo di omaggiare come si conviene il castello e dedicare un altro pensiero a Leonardo che proprio in questo luogo progettò le chiuse.
Quindi via di nuovo verso il santuario di Ornago. Si dice che un miracolo fece sgorgare una fonte miracolosa. Una cosa è certa: la sorgente c’è ancora. Poi, dopo una sosta a Inzago, ritorneremo al punto di partenza. L’anello è concluso. Ma la voglia di pedalare non è finita.
Bassa Bergamasca
Vogliamo spostarci più verso est? Carichiamo la nostra bici e puntiamo direttamente verso i castelli della Bassa Bergamasca.
Stavolta prevediamo poco più di una trentina di chilometri in un territorio da sempre eminentemente agricolo ma punteggiato qua e là da palazzotti a cui dedicheremo rilassanti esplorazioni come quelli di Brignano Gera d’Adda e Pagazzano (foto sopra).
In quest’ultima località, oltre le mura e il fossato del castello, meritano di essere ammirati i reperti archeologici scoperti durante la realizzazione della discussa autostrada BreBeMi. Ma quella è strada per auto. Noi andiamo pedalando. E proprio facendo andare le gambe ben presto proseguiremo il nostro vagare tra strade campestri e sentieri e ci permetteremo una deviazione.
A poca distanza si trova l’area del parco del Serio e qui potremo rilassarci ammirando i fontanili. Questi sono tra i più suggestivi della zona e quelli di Brancaleone sono forse i più interessanti. Un tempo questa era palude: ora è un panorama di pace assoluta dove l’unico suono sotto la chioma dei pioppi è il canto degli usignoli. In un contesto così piacevole forse ci vorrà un po’ prima di ritrovare la forza per riprendere a pedalare.
Poco lontano attende Romano di Lombardia, il punto di partenza e di arrivo. E solo una delle tappe del nostro vagare in sella alla due ruote.
Soncino e dintorni
La terza proposta ci porta infatti a Soncino, in provincia di Cremona.
Prima di partire per il solito anello di 38 km ci riscopriremo un po’ bambini ammirando la Rocca sforzesca del XV secolo. I ponti levatoi e le torri piacciono sempre: e anche noi ci faremo affascinare.
Quindi via in sella di nuovo, lungo un reticolo di alzaie e sentieri che ci porteranno a esplorare queste terre d’acqua, zolle rese fertili da quella miriade di canali, navigli e fossi che sfioreremo nel nostro vagare. Ogni tanto, tra le dolci ondulazioni della campagna, vedremo la cadenzata presenza dei cascinali abitati un tempo dagli agricoltori. Molti ora sono abbandonati ma altri, per fortuna, continuano a operare e non potrebbe essere altrimenti in una terra così generosa. Una sosta ce la concederemo poi alle Tombe Morte: no, non pensate male, non c’è nulla di macabro. Anzi. Questo infatti è un importantissimo nodo idraulico perché in uno spazio di poche centinaia di metri si incrociano tre corsi d'acqua. Pare poco: ma in passato gestire le acque era fondamentale. E questo è uno degli esempi migliori di quella fluida ingegneria.
Poi ancora un po’ di fatica seguendo le comode indecisioni della ciclabile che segue la riva del canale Marzano-Vacchelli fino a Salvirola. E poi, dopo una sosta per una merenda a Genivolta, l’ultimo tratto sterrato fino di nuovo a Soncino. Senza soste avremmo impiegato tre ore e mezzo. Con le piacevoli diversioni parecchio di più. Ma ne è valsa la pena.
Le ciclabili di Lodi
Non siete ancora di stanchi di scoprire la Lombardia in bicicletta? Cambiano ancora territorio allora: e andiamo a Lodi. Questa città sarà il punto di partenza per un’altra sgambata da 40 km che questa volta oltre alle alzaie ci porterà anche su qualche strada provinciale. Un po’ più di attenzione, quindi, sarà necessaria.
Lasciata Lodi attraverseremo l’Adda e punteremo a scoprire una ampia fetta di pianura che ora appare fertile e coltivata. Ma non è sempre stata così. Qui infatti anticamente si spalancava il lago Gerundo. O almeno così dicono le leggende. In realtà si trattava più che altro di acquitrini e paludi che le fole vogliono fossero abitati da un drago chiamato Tarantasio. Voi pedalate tranquilli. È da parecchio che non si fa vedere in giro.
Piuttosto godetevi i percorsi ciclabili tra Bagnolo Cremasco e Crespiatica e Boffalora d’Adda e Lodi dove scivolerete sicuri e leggeri prima di una sosta all’abbazia del Cerreto. È stata costruita nel 1100 e oltre all’aspetto storico e artistico ha un altro valore: furono i suoi monaci cistercensi a bonificare la zona. E quindi a cacciare il mostro Tarantasio.
Lodi ormai vi aspetta: sempre in sella fate un giro per il suo splendido centro. E se in piazza Broletto vedrete una troupe cinematografica danzare non fateci caso. Sono indiani e da qualche tempo sono di casa in città. Tanto che qualcuno l’ha ribattezzata Lodiwood.
Da Milano lungo il Naviglio fino a Pavia
Ormai siete allenati e volete di più? Non c’è problema. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Per chi voglia provare la sensazione di un itinerario non ad anello e che unisce due città c’è la classica gita tra Milano e Pavia. Il tutto seguendo la placida corrente del Naviglio Pavese. E se il punto di partenza, nel cuore della trafficata e modaiola zona della circonvallazione del capoluogo lombardo, potrebbe preoccuparvi non temete: a breve sarete tranquilli e pedalerete in un rasserenate silenzio.
In tutto sono 32 km con pendenza inesistente e solo qua e là qualche ostacolo: come piccoli tratti non asfaltati, la presenza di erbacce che invadono la ciclabile e qualche sottopasso che in caso di pioggia tende ad allagarsi. Ma non si tratta di barriere insormontabili e spesso vi troverete rapiti a guardare il balletto degli aironi che dinoccolati si muovono nei campi.
Si, perché anche se Milano è vicina il paesaggio in breve diventa rurale, con orti e campi sui lati del Naviglio. Voi dedicate un po’ di attenzione alle chiuse che permettevano il traffico delle chiatte con le merci: sono dodici e per tanto tempo sono stati gli ascensori d’acqua usati dalle barche che arrivavano dal Po, e poi dal Ticino, per raggiungere Milano e la darsena di Porta Ticinese.
Prima di arrivare a Pavia poi una sosta obbligata: la sua Certosa. Il monastero cistercense risale al 1393 e fu voluto per sottolineare la forza di Milano. Non a caso all’interno c’è la pietra tombale di Ludovico il Moro.
Mantova e i laghi del Mincio
Abbiamo detto: cicloturismo in Lombardia. E quindi non possiamo trascurare una delle più belle città della regione: Mantova.
Anche perché la città dei Gonzaga offre uno splendido e poco faticoso percorso di quasi 24 km che permette di scoprire i mille segreti di questo gioiello rinchiuso tra i laghi. Il punto di partenza per la pedalata è alla banchina delle motonavi sul lago di Mezzo, di fronte al Castello di San Giorgio.
Si percorrono dei sentieri per arrivare al Lago Inferiore dove sicuramente ci si concederà una sosta per ammirare la bellezza della Reggia dei Gonzaga. Si prosegue poi per un breve tratto di nuovo nella confusione del traffico (fate attenzione!) per poi inoltrarsi oltre il ponte di ferro della diga e godersi il panorama fino alla chiesa di Santa Maria del Gradaro. Da una parte terra, dall’altra acqua. Sullo sfondo lo skyline di Mantova e alcuni vecchi ponti da scavalcare per passare da un lago all’altro.
L’ultima sosta, dopo i giardini di Belfiore è alla riserva naturale delle valli del Mincio. Fino a qui avrete percorso circa 15 km: ma la bellezza dei luoghi vi avrà più che ricompensato. Il ritorno a Mantova non sarà pesante: anche perché in centro alla città si trovano ottimi e celebrati ristoranti. Dopo un po’ di fatica una bella cena è un premio meritato.
Il Parco di Monza
Infine l’ultimo suggerimento per un percorso tranquillo e adatto a tutti. E che si sviluppa in uno dei parchi storici più importanti d’Europa e il più grande circondato da mura: quello di Monza. Si può svolgere in meno di un’ora a voler essere puntigliosi prevede circa 14 chilometri distribuiti in diverse aree, storicamente destinate a utilizzi opposti: l'ex ippodromo del Mirabello, l'autodromo di Monza e il Golf club Milano. Poi, per un momento di maggiore tranquillità segue le rive del fiume Lambro, sfiorando la parte posteriore della Villa Reale, dove si trovano i Giardini Reali (e per visitarli a questo punto occorrerà scendere di sella. Si entra infatti solo a piedi).
Il bello di questa pedalata è che si svolge quasi integralmente su sentieri e vie dove le auto non passano e quindi si può affrontare anche coi bambini e senza timori. Tutta l’attenzione può essere rivolta ai panorami e alla bellezza che ci circonda. L’unica accortezza riguarda il fondo: in alcuni punti è sterrato e non adatto alle bici da corsa. Ma poco conta: noi abbiamo detto che il nostro motto è “pedala che ti passa”. Non vogliamo correre ma solo fare andare le gambe, respirare e rilassarci. Proprio quello che abbiamo fatto finora. Senza il fastidio di un rumore e di un motore.
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