La Riviera del Brenta è ricca di suggestioni.
Storia e arte si fondono in un percorso che continua fino a inglobare la laguna di Venezia, in un cammino che conduce da Padova fino all'Isola di Torcello.
Per ammirare ogni singolo aspetto c'è un modo: affidarsi alla rotta delle crociere fluviali in Veneto, che coprono il tratto compreso tra Riviera del Brenta e Laguna Veneta e consentono, nei momenti sottratti alla navigazione, di scoprire l'interno.
La zona è quella delle grandi ville venete, simbolo di una architettura capace di fondere l'arte con l'ambiente circostante, le capacità dell'uomo con quelle innate della natura.
II nostro viaggio inizia da Padova, sulla rotta consentita dal Canale navigabile Piovego.
La città nota per il legame con Sant'Antonio a cui è dedicata la meravigliosa Basilica affida le sue origini al mito. Pare infatti che a creare il primo nucleo sia stato Antenore, principe di Troia. Virgilio, nella sua Eneide, ne dà una importante testimonianza e contribuisce, con i suoi racconti, a inserire Padova fra le città più antiche della nazione. In fondo stiamo parlando di quasi 2000 anni prima della nascita di Cristo.
Nel XIV secolo fiorì la sensibilità verso la pittura, propensione che le ha reso l'appellativo di "capitale della pittura del Trecento" splendidamente interpretata da Giotto nel ciclo che compare nella Cappella degli Scrovegni, vero capolavoro dell'arte occidentale del Trecento. Il Rinascimento padovano è una delle correnti che più hanno influenzato l'evoluzione artistica del Quattrocento. Senza dimenticare l'università, nata nel 1222.
Ciò che ha reso famosa Padova è il suo volto religioso. Nel 1231, la città salutò per sempre Antonio, il francescano nato a Lisbona nel 1195, che la scelse come dimora degli ultimi anni. Una circostanza che anni dopo la rese sede vescovile. Le reliquie del Santo sono tutt'ora conservate nella Basilica a lui dedicata, meta continua di pellegrinaggi. Padova è anche luogo di teatro. Nel 1545 si costituì la prima società di commedianti professionisti e William Shakespeare la rese scena, qualche anno dopo, per la sua commedia "La bisbetica domata".
La tappa successiva è la città di Stra, località dalla quale inizia il viaggio fra la magnificenza delle ville venete, fiorite a partire dall'inizio del Quattrocento.
Alcuni loro esempi - più di 4.000 costruzioni sparse fra Veneto e Friuli Venezia Giulia - sono arrivati sino a noi, dopo aver subito le trasformazioni più spersonalizzanti, da ospedali militari a deposito di munizioni. La città, il cui nome deriva dal latino strāta, "strada lastricata" in onore della strada militare Emilia-Altinate che serviva a collegare Padova ad Aquileia, ha origini nel 1105.
Nel 1934 Benito Mussolini incontrò proprio qui Adolf Hitler. Un incontro storico, soprattutto per le conseguenze che ebbe sui destini del mondo.
Villa Pisani, la "regina delle ville venete" ne rappresenta la principale attrazione. Il progetto di Gerolamo Frigimelica e Francesco Maria Preti è datato 1721. Le stanze realizzate per il doge di Venezia, Alvise Pisani, erano 114. Al loro interno si possono ammirare opere di Giambattista Crosato, Giuseppe Zais, Jacopo Guarana, Giovanni Carlo Bevilacqua, Francesco Simonini, Jacopo Amigoni e Andrea Urbani oltre all'affresco "Gloria della famiglia Pisani" realizzata nel salone delle feste da Giambattista Tiepolo. La stanza più importante è quella chiamata "stanza di Napoleone", con letto a baldacchino in stile impero.
Ora la villa, scelta spesso come sede di incontri fra capi di Stato e Governo, è sede del Museo Nazionale nel quale sono conservati arredi e opere d'arte del Settecento e dell'Ottocento.
Una chicca da non perdere è il labirinto di siepi di bosso dominato da una torretta e dalla statua di Minerva. Un tempo, su quella torretta si inerpicava una dama mascherata in attesa del cavaliere che, da valoroso qual era, doveva superare il labirinto per raggiungerla e svelare la sua identità.
Proseguendo lungo la riviera si arriva a Dolo, sede nel 1200 della torre, chiamata in latino "dolon", da cui prende il nome.
Questa è solo una delle tante ipotesi che riguardano il toponimo. Certo è che la località ha intrecciato il suo destino, come avvenuto a Stra, al fiorire delle ville venete, per lo più affacciate sul Naviglio. Non molto in verità è rimasto rispetto ai fasti del Cinquecento. I ricordi di quel periodo si condensano in particolare su Villa Ferretti Angeli, Villa Velluti a Sambruson e sull'oratorio risparmiato dall'incendio che distrusse nel 1797 Cà Tron, poi ricostruita con dimensioni decisamente inferiori.nSempre datata a fine '500 è anche Villa Bon, appartenuta probabilmente ai nobili Foscari.
Girando per Dolo è possibile ammirare sulla facciata del vecchio mulino demaniale la statua della "Madonna dei mulini", che agli inizi del 1800 fece recuperare la vista al quarantenne Giovanni Candian, il Duomo del 1500 e il suo campanile, terminato a fine '700, ed entrato nelle classifiche dei più alti posizionandosi al secondo posto in Veneto e al 22° su scala nazionale.
Procedendo verso Venezia, a qualche chilometro di distanza da Dolo, si trova Mira, località famosa in particolare per Villa Foscari, "la Malcontenta", realizzata dall'architetto Andrea Palladio ed iscritta nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
Disposta su tre piani per consentire, come da impianto classico delle ville venete, la separazione delle attività lavorative concentrate a pian terreno da quelle nobili sviluppate nel primo piano, sovrastato dal magazzino delle derrate alimentari posto al piano superiore, è divisa, simmetricamente in due appartamenti dotati, ognuno di tre stanze e uniti da una spazio comune di rappresentanza.
In questo modo, ogni occupante godeva nella maniera più esclusiva della sua privacy. Alcuni particolari architettonici che rimandano al mondo romano come la finestra posteriore ispirata alla fisionomia delle terme, rendono unica la villa. Mira è densa di esempi di ville venete affacciate sulla Riviera. Il loro numero ammonta ad oltre 20. Nel centro della località si può visitare l'Abbazia dei Santi Ilario e Benedetto che ospita le sepolture di cinque Dogi di Venezia.
La navigazione a questo punto può proseguire verso Venezia o volgersi verso Chioggia.
Un consiglio? Visitare entrambe. Come per Padova, il mito dell'antica Troia si riflette su Chioggia, nata dalle sorti dello stesso evento, la fuga di Enea e dei suoi compagni dal rogo dell'antica città.
I reperti archeologi ritrovati datano la sua esistenza già attorno al 2000 a. C. ed il suo nome pare derivi dal termine Cluza che significa "costruita artificialmente", dovuto al sistema idraulico che ne proteggeva l'abitato dalle inondazioni causate dall'alta marea. Le similitudini con la vicina Venezia sono tante. Il susseguirsi di calli, campi e canali le hanno reso l'appellativo di "Piccola Venezia". Percorrerli, alla ricerca dei monumenti più rappresentativi è un piacere.
La Basilica di San Giacomo Apostolo custodisce al suo interno un ceppo. La leggenda vuole che Maria si sia seduta proprio su quello quando tenne fra le braccia il Cristo morto dopo la deposizione dalla Croce. Poco oltre sorge la chiesa di Sant'Andrea nota, oltre che per la Crocifissione di Palma il Vecchio e il battistero del Sansovino anche per la torre militare di difesa che la affianca, chiamata Torre dell'orologio. Il nome è ovviamente legato alla presenza dell'orologio che ha una particolarità unica, quella di essere il più antico al mondo, precedente a quello di Salisbury alla quale Chioggia ha evidentemente strappato il primato.
Esempi di arte cinquecentesca sono visibili all'interno dell'Oratorio della Chiesa della Santissima Trinità, espressi dai dipinti di Palma il Giovane, Pietro Damini e Andrea Vicentino mentre su una piccola isola, separata da Chioggia dal canale di San Domenico, sorge la Chiesa di San Domenico, Santuario del Cristo, fondata nel XIII secolo, dove è possibile ammirare il San Paolo stigmatizzato di Vittore Carpaccio e il Crocefisso che parla a San Tommaso d'Aquino del Tintoretto.
Terminata la visita, il viaggio continua seguendo la corrente per approdare a Venezia. Che dire della storica Repubblica Marinara dai tanti nomi, Serenissima, Dominante e Regina dell'Adriatico? L'Unesco l'ha dichiarata patrimonio dell'Umanità. Del resto, come sarebbe stato possibile il contrario? Da Piazza San Marco su cui si affaccia la Basilica ed il campanile dedicato al Santo, al Ponte dei Sospiri, dal Palazzo Ducale alla Basilica della Salute, dalle sinagoghe del Ghetto ai caffè storici, dal Canal Grande al ponte di Rialto, dal museo Peggy Guggenheim al recente Ponte della Costituzione di Santiago Calatrava. Venezia lascia con il fiato sospeso non appena ci si affaccia sulla laguna, pronta ad avvolgere con il suo fascino.
Le località di Murano e Burano, le fanno da satelliti. La prima (foto sopra), distribuita su sette isole lungo il canale dei Marani e collegate da vari ponti, è famosa per la lavorazione artistica del vetro sviluppata a partire dal 1291. Il governo della Serenissima, per chiudere il fastidioso capitolo degli incendi sviluppati dalle fornaci che in città lavoravano il vetro, decise di spostare coattivamente i laboratori sulle isole di Murano. La decisione non fu subito apprezzata. Poi, con il tempo, i disagi vennero superati e l'arte fiorì fino a ottenere la notorietà attuale rappresentata, nelle sue evoluzioni, da quanto custodito all'interno del museo del vetro inserito nelle sale di Palazzo Giustinian.
Diverse sono le chiese da visitare.
Il Duomo dei Santi Maria e Donato i cui mosaici ricordano le opere bizantine sviluppate a Ravenna, la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, utilizzata in passato come lazzaretto e poi come ricovero per le famiglie povere, la Chiesa di San Pietro martire, collocata nel Rio dei Vetrai, ricostruita nel 1511 dopo l'incendio che distrusse l'edificio originario dedicato nel 1348 a San Giovanni Battista che ospita al suo interno l'Assunzione della Vergine di Giovanni Bellini ed i lampadari in vetro con mandole di inestimabile valore. Prima di lasciare Murano è opportuno fare un salto anche al Faro di Murano, un cilindro in marmo d'Istria che aveva il compito di agevolare il rientro delle navi durante la notte. Nel periodo alto-medievale il faro era di legno, e la luce prodotta dal fuoco era riflessa da un gioco di specchi.
La vicina Burano splende per un'altra arte artigianale, quella dei merletti realizzato con il tombolo, il buranello. Le sue case colorate offrono una ventata di buon'umore riflessa nelle acque dei canali.
La produzione dei merletti fa coppia con quella del vetro a lume, una delle tecniche più antiche, che fonde insieme tipologie diverse di vetri nella forma e nei colori. Camminare per Burano, alla scoperta degli angoli e dei laboratori è una esperienza unica, con la quale premiarsi prima di affrontare l'ultima tappa del viaggio, la sosta all'Isola di Torcello che vanta origini più antiche di quelle di Venezia.
Dopo aver percorso il Ponte del Diavolo, noto per la mancanza di protezioni laterali, si raggiunge la piazza centrale dominata dal Palazzo del Consiglio, edificato nel '400, e il Palazzo dell'Archivio, entrambi trasformati in sede museale. La Chiesa di Santa Fosca circondata da un portico a cinque lati e la Cattedrale di Torcello, custode del Giudizio Universale, capolavoro della scuola musiva veneto-bizantina che ebbe sede nella località nel XII e XIII secolo si affiancano alla costruzione monumentale più antica di tutta la laguna, la Chiesa di Santa Maria Assunta.
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