Zagorje, tour in Croazia tra natura, castelli e terme

Mostra tutte le foto » Croazia

Condividi Enrico Montanari

08/07/2016

La curiosa conformazione geografica della Croazia regala a nord-ovest della capitale Zagabria un breve territorio prima dell’incombente confine con la Slovenia, a formare una micro regione a sé stante, un polmone verde di ampio respiro per la capitale mai più distante di una cinquantina di chilometri (di autostrada), noto con il nome di Zagorje, o di Hrvatsko Zagorje (lo Zagorje croato), situato a nord del monte Medvednica, 1.035 m. Si tratta di un comprensorio ondulato, formato da dolci colline e da ampie vallate ricche di corsi d’acqua, dominato dal colore verde prevalente dei campi coltivati, dei prati e dei boschi, dal quale spiccano i tetti rossi delle case e dei paesi, arroccati sulle colline attorno alla chiesa centrale dai caratteristici campanili bruniti a punta o a cipolla.

Una regione bucolica di elevato benessere economico, legato alla produzione agricola associata a piccole attività artigianali e di terziario, solcata da una rete di strade secondarie ben tenute e con poco traffico, affiancate da orti ben coltivati, alberi da frutta e animali da cortile, mentre ogni tanto compare qualche antico fienile di legno, retaggio del passato, e fiori dappertutto, alla moda austriaca, dal giardino alle finestre ed ai balconi.

Scene di vita rurale che si ritrovano nei quadri dei pittori naif, non lontano da qui. I campi producono mais, tabacco, girasoli e fieno, mentre i versanti soleggiati sono riservati ai vigneti, dai quali si ottiene un rinomato e fruttato bianco. Si vede che alcune case vengono abitate soltanto in estate, o durante i weekend, magari per coltivare l’orto e la vigna di famiglia e fare crescere i bambini nel verde, da persone trasferitesi per lavoro nella capitale. Il clima sereno e la mancanza di fretta si riverberano nel carattere aperto e cordiale degli abitanti, sempre disponibili ad ascoltare e ad aiutare gli altri.

Che si tratti di una regione a sé stante lo dimostra anche il fatto che vi si parla un dialetto diverso da tutti gli altri, il hajakavo. La cucina, di tradizione austro-ungarica, costituisce una delle maggiori attrattive: gustosa e genuina, richiede parecchio lavoro essendo piuttosto elaborata, ma costa stranamente poco. Si basa essenzialmente sulla carne (di maiale, di bue e di animali da cortile) lavorata in mille modi, con contorni di patate, verdure, funghi e pasta, gulash, salumi e salsicce, insalata di contorno fisso e minestra in apertura; un delirio i dolci, alla viennese, dove prevalgono gli strudel. Bar e trattorie sono abbastanza rari, a dimostrazione di una prevalente mentalità contadina di scarsi spostamenti e dell’abitudine a mangiare a casa, in famiglia, quel che passa il convento. Ciò nonostante si annoverano anche alcune eccellenze gastronomiche, come villa Zelenjak Ventek, un luogo di grande appeal anche se un po’ isolato (è vicino al monumento all’inno croato) dove si mangia divinamente bene davanti ad un gran panorama, in un locale non grande ma elegante e dotato di spa. Diversi gli artisti nati e cresciuti in questa terra di elevata qualità della vita: tra questi lo scultore Antun Angustincic, uno dei maggiori artisti croati del secolo scorso (suo il monumento davanti al palazzo dell’Onu a New York) con tanto di galleria nel paese natale di Klanjec; e il pittore naif Ivan Rabuzin, noto per i tenui colori di piante e fiori, la cui casa di Novi Marof costituisce uno straordinario museo da non perdere.

Questo comprensorio confinante ad ovest con la Slovenia, a nord con l’Ungheria e ad est con Slavonia croata (la Croazia di terra, per distinguerla di quella – assai più nota - lunga, sottile e frastagliata affacciata sull’Adriatico), è percorsa – e quindi in teoria facilmente accessibile – dall’autostrada Zagabria – Krapina – Maribor (Slovenia) – Graz (Austria). Ma, nonostante la presenza di alcune eminenze storiche e culturali, come i castelli che svettano sulle cime più alte dominando il paesaggio, oppure naturali come i centri termali nei fondi valli dove sfruttano le acque minerali calde che giungono dalle profondità della terra, il turismo non ha finora inciso come dovrebbe e potrebbe sull’economia della regione. Una importante risorsa da tenere di riserva per il futuro ?

La peculiarità paesaggistica e storica più appariscente dello Zagorje è sicuramente costituita dai castelli, che dominano imprendibili nel loro bianco candore su spuntoni e creste, oggi in gran parte attrezzati a musei con mobili e arredi d’epoca. In genere si tratta di fortezze difensive medievali, il cui elevato numero narra l’instabilità di queste terre in un recente passato, accentuato dal pericolo delle scorrerie e dalle invasioni operate dai turchi ottomani, che costrinsero gli Asburgo a creare una linea difensiva proprio in questo territorio. Passato il pericolo saraceno, attorno al XVI sec. i castelli da difensivi si trasformarono in accoglienti residenze nobiliari, modificando i loro stili in neoclassico e neogotico, aggiungendo ampi giardini, che divennero le residenze di parecchi bani , i vicerè croati. Ma, se escludiamo un manipolo di privilegiati tra la nobiltà e il clero, il resto della popolazione rurale non se la doveva passare particolarmente bene, tra tasse, decime, gabelle, povertà, epidemie, invasioni e quant’altro, come ci attestano le rivolte contadine soffocate nel sangue.

A Gorna Stubica c’è ancora prospero il tiglio sotto il quale nel 1572 l’eroe nazionale Matija Gubec incitava i contadini alla ribellione. Il primo castello a venire incontro è Veliki Tabor, nelle cui stanze vaga ancora lo spirito inquieto di Veronika, giovane contadina innamorata del principe e per questo uccisa e murata nelle pareti del castello per cancellare ogni traccia di relazioni illecite, significativo esempio di fortezza eretta nel XVI sec. per contrastare il pericolo turco. Il più suggestivo sicuramente quello trecentesco di Trakoscan, sviluppato su tre piani sopra un ampio parco con laghetto artificiale; i ricchi arredi attestano come vivessero bene i nobili dell’epoca. La vicina località di Lepoglava è ancora oggi specializzata nella lavorazione dei merletti al tombolo, con le donne capaci di realizzare veri capolavori.

Kumrovec sarebbe uno dei tanti paesini anonimi, se non fesse per due ragioni: qui è nato nel 1892, da padre croato e madre slovena, il figlio più illustre di questa terra, quel partigiano antinazista Josip Broz passato alla storia con il nome di Maresciallo Tito, capo dello stato jugoslavo dal 1945 al 1980, e poi per il museo etnografico Staro Selo, una quarantina di costruzioni contadine del 1800 tra case, fienili, magazzini e granai, realizzati in legno e terra battuta e riempiti di oggetti e manichini per far vedere come vivessero (malamente) i contadini dell’epoca. Ovviamente la costruzione più visitata è la numero 20, quella modestissima del futuro dittatore (erano 16 fratelli), una parte della quale trasformata in museo. E i fiori, messi da pietose mani anonime, non mancano mai davanti alla statua esterna in bronzo dello statista. Dalla primavera all’autunno artigiani di vario tipo animano le case, vendendo i loro prodotti.

Krapina è diventata famosa per la scoperta nel 1899 di una caverna contenente il maggior numero di resti ossei dell’uomo di Neanderthal, di strumenti litici e di resti di animali del Paleolitico superiore (tra 100.000 e 35.000 anni or sono), il nostro parente più stretto nella scala evolutiva, soppiantato dall’arrivo dall’Africa dell’homo sapiens, cioè della nostra specie. Sul luogo è stato creato un interessante museo interattivo, dedicato all’evoluzione della vita sulla Terra dal big bang in poi. Unica cittadina degna di questo nome Varazdin, importante nodo stradale verso la regione settentrionale vinicola del Medimurje e il confine ungherese, considerata uno straordinario esempio di architettura barocca, in attesa di essere meritevolmente riconosciuta come sito Unesco. Dopo essere stata importante roccaforte contro l’invasione turca, nel 1767 divenne la capitale della Croazia al posto di Zagabria, titolo effimero che mantenne solo fino al 1776, quando un rovinoso incendio la distrusse totalmente. Varazdin ospita a fine agosto Spancirfest, eclettica rassegna di word music, esibizioni di artisti di strada, spettacoli teatrali e artigianato tradizionale, mentre in settembre si svolgono i concerti di musica barocca.

Altra importante risorsa turistica ed economica dello Zagorje, in parte già valorizzata e assai frequentata da croati e stranieri per i loro prezzi decisamente concorrenziali, risulta costituita dagli impianti termali, ben sei in tutto, retaggio di un antico vulcanesimo che neppure il grande mare pannonico con i suoi ingenti detriti è riuscito a cancellare del tutto. Rispetto a quelle slovene si tratta di terme più curative che estetiche, anche se i soggiorni tonificanti e per una remise en forme tendono a crescere e torme di ragazzini occupano scivoli e toboga.

Terme Tuhelj (www.tuheljsketoplice.com) è il complesso più consistente (otto piscine) e vicino alla capitale, molto frequentato in estate dai zagabresi; possiede acque sulfuree, ideali nella cura di malattie reumatiche, respiratorie, urologiche e ginecologiche; dispone di un ampio hotel 4 stelle, attivo centro wellness, parco avventura per ragazzi e un elegante ristorante in un piccolo romantico castello. Le più piccole e familiari Terme Jezercica (www.terme-jezercica.hr) si trovano nel minuscolo paese di Donja Stubica e sono state dotate di una nuova serie di piscine, saune e spa.

Dalle quattro sorgenti che formano le Krapinske Toplice (www.krapinsketoplice.com), già note ai Romani con il nome di Aqua Vivae, sgorgano acque ricche di calcio, carbonato e magnesio ad una temperatura di oltre 39°C che curano malattie cardiovascolari, reumatiche e neurologiche mediante idroterapia e fanghi; dispone di un’attrezzata area per benessere e cure estetiche; si può alloggiare a Villa Magdalena, lussuosa guesthouse con suite dotate di vasche idromassaggio e balcone. Le acque solforose di Varazdinske Toplice (www.minerva.hr) che sgorgano tra colline coperte da vigneti non lontano dalla capitale del barocco croato, ad una temperatura di 58°C hanno richiamato visitatori fin dal I-IV sec. d.C., in epoca romana, che vi edificarono uno stabilimento termale con il nome di Aqua Isae, i cui resti sono ancora oggi visitabili nell’apposito parco archeologico, assieme al castello barocco di Stari Grad. I primi impianti moderni risalgono alla fine del XVIII sec. Da non perdere il bel centro storico di aspetto barocco.

Info: Ente nazionale Croato Turismo, tel. 02 86 45 44 97, www.croazia.hr
Specialista per qualsiasi tipo di vacanza in Croazia è il tour operator il Piccolo Tiglio, tel. 0381 72 098, www.ilpiccolotiglio.com

Testo e foto di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini

Seguici anche su
Leggi anche ...