Un aereo che solca i cieli alimentato elettricamente. Verrebbe subito da alludere a un sogno, a una visione utopica o semplicemente a un parto della fantasia, eppure c’è chi sta già lavorando a un progetto dalla spiccata vocazione pionieristica, un progetto che si chiama Wright One.
A coltivare questa folleggiante idea nella propria futuristica fucina è la Wright Electric, una startup statunitense il cui nome arride alla genialità degli storici fratelli che nel 1903 fecero volare un oggetto più pesante dell’aria, riuscendo nell’impresa a fronte di quattro tentativi portati a compimento con successo. Questa laboriosa officina di cervelli punta a collaudare un prototipo capace di volare esclusivamente con batterie elettriche, in modo tale da ridurre dell’80% le emissioni di gas serra, contrastare efficacemente il fenomeno dilagante dell’inquinamento e dunque tutelare l’ambiente mai venendo meno allo straordinario potenziale della tecnologia.
Se la nuova frontiera è rappresentata dalla scoperta di esponenziali energie rinnovabili da utilizzare a pieno regime, allora il Wright One potrebbe di certo essere una soluzione fra le più ecosostenibili, una novità senza precedenti nell’ambito dell’ingegneria aerospaziale.
Stiamo in breve parlando di un prossimo velivolo di linea il cui concepimento mira a un’effettiva realizzazione non prescindibile da dictat assoluti, ad esempio una capienza di non meno di 150 passeggeri, un’autonomia durevole e, soprattutto, garanzia di sicurezza e affidabilità. Sono questi i criteri essenziali del Wright One, una meraviglia che per ora è parte di un ingranaggio da oliare nei giusti punti cercando di ridurre tempistiche per adesso molto dilatate.
La Wright Electric ha creato un primo stock di batterie dall’autonomia limitata ma affatto irrisoria: 500 km è la distanza attualmente coperta da tratte quali Parigi – Londra, New York – Boston e Rio de Janeiro – San Paolo, cui si sommano tal altre linee a formare il 30% del complessivo traffico odierno.
In proporzione, i limiti superano le ambizioni ma questa è una condizione destinata a ricoprire il ruolo di dolce preliminare per uno sdoganamento epocale. A confermarlo è Jeff Engler, co-fondatore della start up fautrice, che con vigore chiosa: “Il Wright One permetterà di viaggiare con batterie modulari pesanti 25 tonnellate ciascuna, tuttavia molto facili da sostituire in pochi minuti, così da garantire un traffico costante e tempi di scalo ridotti allo stretto necessario.” Engler snocciola dati tecnici che evidenziano un fabbisogno energetico “da crociera” di ca. 12.000 kw per batterie che contempleranno ben 7.000 cicli di ricarica, quindi ampiamente riutilizzabili. Pare non vi siano note dolenti nemmeno in relazione al portafoglio del passeggero: i costi stimati per il costo della propulsione dei motori si aggirano sugli 800 dollari, una cifra emblematica poiché in grado di dimezzare i vigenti costi (sempre sulla base dei 500 km) attestati sui 1.500 dollari di carburante per singola tratta.
Ma è davvero tutto realizzabile? Una domanda lecita che induce Engler a prevedere una soluzione alternativa, ovvero un aeromobile ibrido alimentato da uno o più motori elettrici a basso impatto ambientale. Chiaro è che l’obiettivo finale sarà assistere entro 20 anni a voli a corto raggio alimentati a batteria, con il carburante mandato definitivamente in pensione. Y Combinator, NASA e Easyjet paiono molto interessate a sostenere il progetto sviluppandone ogni propensione possa rendere realtà quello che oggi si pone come un sogno a occhi aperti, ma non poi così lontano.