Le Sagre nei Borghi medievali in Italia, da non perdere

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12/09/2024

Benché la sagra – come suggerisce l’etimo della parola: sacra, ovvero cose sacre – fosse originariamente una festa religiosa in occasione della consacrazione di un luogo di culto o di un oggetto di venerazione, pian piano nel corso del tempo ha perso in gran parte la sua connotazione religiosa, per assumere quella di una fiera popolare decisamente più epicurea, visto che è dedicata a presentare e promuovere prodotti e piatti tipici di una determinata zona, spesso simboli dell'identità culturale di quel territorio.

Non si contano, infatti, le fiere, le feste popolari, le sagre che animano le città di tutto lo Stivale, dalla punta al tacco, in ogni periodo dell’anno. E questa guida sulle più ghiotte sagre nei borghi d’Italia, i più particolari e caratteristici di ogni singola regione, da nord a sud passando per il centro Italia, è il nostro contributo per il banchetto che ci accingiamo ad allestire insieme a voi.
Preparate il vostro organismo con qualche giorno di severo digiuno e poi partiamo insieme alla scoperta delle prelibatezze dello Stivale intero. Portate le posate e soprattutto un bel po’ di entusiasmo perché il programma è impegnativo, visto che “più volte insieme farem gozzoviglia”.

Le più belle sagre della Valle d’Aosta: Lardo e Micòoula


S'il pleut le jour de Saint Pierre la vinée est réduite au tiers.
(Se piove il giorno di San Pietro, la vite si riduce di un terzo.)

Dicono proprio così i valdostani, con quel loro elegante francese sillabato con un rigore tutto montanaro, quando il 29 giugno, giorno di San Pietro, scrutano con attenzione il cielo. Dovesse, infatti, piovere, i vitigni che si arrampicano sui ripidi pendii delle montagne della Bassa Valle, i più alti di tutta Europa, potrebbero risentirne e la produzione dei prestigiosi vini che qui si possono trovare potrebbe non essere così abbondante.
L’avreste mai detto che nella regione dove il comune più basso si trova a 322 s.l.m. le viti riescono a sopravvivere bene? Eppure qui si dipartono diverse strade del gusto, fra cui ci preme segnalarvi la la Strada dei Vini del Monterosa, perché questo è un territorio aspro, sì, ma anche prezioso e generoso, ed è proprio da questa terra di verdi pascoli e di imponenti foreste che cominciamo il nostro tour tra le sagre più belle d’Italia, concentrandoci su quelle che, se vi doveste trovare da queste parti, non potete proprio permettervi di perdere.

Partiamo per il nostro viaggio tra le sagre della Valle d’Aosta con Hône, pittoresco borgo situato “in basso”, dove la Vallée ancora non è stretta dai 4 Giganti delle Alpi che sembrano essersi dati tutti appuntamento in questo fazzoletto di terra, perché è qui che si svolge in dicembre, in concomitanza con i mercatini di Natale, la Festa della Micòoula, lo squisito pane di segale con castagne, noci e fichi secchi tipico della Vallata di Champorcher.

Pochi chilometri più a ovest, ad Arnad, uno dei borghi più belli della Val d’Aosta e qualche mese prima, alla fine di agosto, per l’esattezza, immancabile l’appuntamento con la Festa del Lardo d’Arnad DOP, il prelibato ed aromatico salume affinato in vasche di legno che rappresenta la vera ricchezza gastronomica del territorio.

Le sagre nei borghi del Piemonte


Chi ben a beiv ben a drom, chi ben a drom a peca nen, pei lon beivuma ben'ca nduma an Paradis.
(Chi beve bene, dorme bene, chi dorme bene non pecca, perciò beviamo bene che andiamo in Paradiso.)

“I piemontesi sono brasiliani con la nebbia dentro”, diceva Lauzi, che tanto ha amato il Piemonte, terra da lui stesso definita “quietamente folle”: grandi e, a tratti, alienanti metropoli si alternano ai nastri di verde puntellati dai vigneti storici delle Langhe, del Roero e del Monferrato e potenti montagne si specchiano nelle acque del Lago Maggiore, come se gli opposti e le contraddizioni qui si completassero senza darsi fastidio.
Sono moltissimi, ad esempio, i luoghi disseminati lungo lo Stivale dove si mangia bene, così come altrettanti sono quelli in cui si beve bene, ma non sono tantissimi quelli in cui si mangia e, contemporaneamente, si beve bene! Il Piemonte è uno di questi, con quella che possiamo definire una vera e propria corrispondenza di amorosi sensi tra tradizione gastronomica e tradizione enoica! Chi non ha mai sentito parlare del Tartufo, della Bagna Caöda, o del Barolo? Niente in contrario, quindi, se continuiamo il nostro itinerario dedicandoci alla scoperta delle più belle sagre piemontesi, perché il Paradiso, a pensarci bene, sta aspettando proprio noi.

Il primo appuntamento che vi proponiamo è la Sagra delle Rane che si svolge nel mese di aprile a San Ponso, piccolo centro dell’Alto Canavese, posto a 374 m s.l.m., distante una quarantina di km sia da Torino sia da Ivrea. Buffa l’origine della manifestazione, che affonda le radici nelle storia del paese: fin dall’epoca preromana il territorio era umido e paludoso, popolato pertanto da rane e rospi, che hanno pensato bene di restare, nonostante le bonifiche, divenendo il cibo principale per le popolazioni locali. Ancora oggi i samponsesi vengono definiti i ranër, e da qui l’idea della sagra a tema.

Restiamo nei dintorni di Torino, e precisamente a Brandizzo, dove, nel mese di ottobre, ha luogo l’annuale appuntamento con la Sagra della Zucca, una delle più importanti nel suo genere. Non possiamo, infine, non fare un breve accenno alla Sagra della Nocciola di Cortemilia, antico borgo, uno dei più belli del Piemonte, dell’Alta Langa, dove si produce la famosa “Nocciola Tonda Gentile delle Langhe”, un’autentica prelibatezza.

Alla scoperta delle sagre nei borghi della Liguria


L’ægua o fa mâ e o vin o fa cantâ.
(L’acqua fa male e il vino fa cantare.)

Passiamo ora nella bella Liguria, la regione a forma di boomerang, anch’essa terra in cui le contraddizioni si incontrano, e a volte si scontrano. Terra di mare e di montagne, che si innalzano a picco sul medesimo mare, in un miscuglio di scorci e di profumi che fan girare la testa.
Ricca e variegata anche la tradizione enogastronomica della Liguria che alterna i piatti tipici della tradizione locale - chi non ha mai mangiato un piatto di Trofie con il Pesto alla Genovese? - a tradizioni culinarie che risentono dell’influenza di popolazioni lontane, con cui i liguri sono nei secoli entrati in contatto, come, per esempio, i cuculli, di origine araba.
Di gran pregio anche la produzione vinicola ligure, che vanta origini antiche, risalenti addirittura ai Greci e ai Romani, e quella olearia. Impensabile, quindi, non spendere qualche ora a zonzo tra le sagre più importanti della Liguria, anche se dovete fare un po’ di attenzione perché potreste ritrovarvi a cantare “com’è bello il vino /rosso rosso rosso...ma com’è bello il vino/bianco bianco bianco”, in quanto qui l’unica acqua che “fa bene” è quella delle limpide acque cristalline del Mar Ligure.

Come prima meta abbiamo scelto la Sagra del Limone che si tiene a maggio a Monterosso al Mare, la più grande e antica delle Cinque Terre, nonché una delle più suggestive mete balneari della Liguria. Protagonista indiscusso, ovviamente, il giallo agrume, con il suo “profumo che dilaga quando il giorno più languisce”.
Ci spostiamo invece, per la seconda tappa, nella provincia di Genova, e precisamente a Masone, che nel mese di settembre dedica la Sagra del Fungo al più pregiato dei prodotti della Valle Stura: sua maestà il fungo porcino, che qui potrete trovare in ogni pietanzae, se non fate attenzione, anche nel caffè!
Non possiamo, infine, lasciare la regione se prima non facciamo un salto, è proprio il caso di dirlo, a Laigueglia, uno dei più bei borghi liguri, dove, in ottobre vengono allestiti i banchi del Salto dell’Acciuga, presso i quali potrete assaggiare il piccolo e argenteo pesciolino cucinato in tutti i modi.

Le sagre nei borghi della Lombardia: asparagi e gorgonzola


Crepa panza ma minga roba che vanza.
(Scoppi la pancia ma non ci sia roba che avanzi.)

È la Mitteleuropa italiana, la porta nazionale spalancata sul resto del mondo occidentale; il suo territorio è vasto e variegato ed è ricchissima di acqua, grazie agli innumerevoli fiumi e torrenti presenti sia in montagna sia in pianura e ai tantissimi laghi - vi bastano il Lago di Como e il Lago di Garda, tanto per citare, forse, i più celebri? - incastonati tra i suoi monti e sulle cui sponde si affacciano bellissimi borghi.
Si può affermare che la tradizione enogastromica della Lombardia non esiste, o meglio, che non ne esiste una sola, poiché troppo importanti sono le influenze delle regioni limitrofe, anche se siamo certi ci basti citare il Risotto allo Zafferano, la Cotoletta alla Milanese o la celebre Cassoeula, il tutto rigorosamente annaffiato con un prestigiosissimo Franciacorta o qualche calice di Valtellina Superiore, per individuare un'anima del territorio e, soprattutto, farvi venire l’acquolina in bocca. Non perdiamo altro tempo in chiacchiere, dunque, e partiamo alla scoperta di qualcuna delle sagre più belle della Lombardia pronti a riempire i nostri piatti con tutto ciò che la regione ci mette a disposizione, perché non c’è niente che non meriti di essere assaggiato fino all’ultimo boccone.

Partiamo, dunque. Il primo appuntamento è in maggio con la Sagra dell’Asparago a San Benedetto Po, uno dei più bei borghi della Lombardia, ubicato in provincia di Mantova, in cui degustare ma anche acquistare i protagonisti della sagra, nei numerosi stand e bancarelle all’uopo allestiti.
Un veloce pomeriggio ce lo riserviamo per la Sagra Nazionale del Gorgonzola, che si svolge in settembre a Gorgonzola, il piccolo comune della Martesana che del morbido e piccantissimo formaggio “con le muffe” pare essere “l’inventore”, anche se non sono poche le diatribe ancora in corso.

Le sagre nei borghi del Veneto


Done e baccalà mai pestà assà.
(Donne e baccalà non sono mai battuti abbastanza.)

Se abbiamo qualche sano dubbio sulla prima parte del proverbio, non ne abbiamo nessuno sulla seconda, visto che i veneti ben sanno come si prepara quello che, insieme alla polenta, al riso e ai fagioli, è uno degli elementi predominanti dell’antichissima tradizione gastronomica regionale.
Altrettanto antica la tradizione vinicola veneta, la cultura della quale è stata tramandata a partire dagli Antichi Romani, passando per gli Ordini monastici medievali, per giungere, infine, alla Serenissima Repubblica Marinara di Venezia, tutti passaggi che hanno contribuito a rendere più ricchi e inimitabili i profumi e i sentori delle più importanti etichette locali. Non vi resta che scoprire entrambe le tradizioni insieme a noi.

Forza, partiamo e andiamo a curiosare tra le più belle sagre del Veneto, alla scoperta dei profumi e dei sapori che questa regione sa regalare. A tal proposito ci sentiamo di darvi un suggerimento che viene dalla saggezza popolare: pan padovan, vini visentini, tripe trevisane e done veneziane ovverosia pane padovano, vini vicentini, trippe trevigiane e donne veneziane!
Tappa immancabile del nostro tour nel gusto è, nel pieno della primavera, la Festa del Prosciutto Veneto DOP a Montagnana, uno dei borghi più belli del Veneto, ubicato a pochi chilometri dai Colli Euganei, dove potrete assaggiare il celebre prosciutto locale, noto per l’eleganza del suo sapore.

Vi proponiamo, invece, per il mese di settembre, Tortellini e Dintorni a Valeggio sul Mincio, altro borgo/gioiello della regione, ubicato a due passi dal suggestivo Lago di Garda; romantica l’origine leggendaria di questi tortellini a forma di nodo, che riporta alla memoria la storia d’amore tra un coraggioso capitano dell’esercito del Conte di Virtù e Silvia, una bellissima ninfa che abitava nelle acque del fiume Mincio.

Speck e canederli: le sagre nei borghi del Trentino Alto Adige


Pan e nus magnar di spus.
(Pane e noci mangiar da sposi.)

Proseguiamo la nostra perlustrazione tra le regioni che ci dividono, e proteggono, dal resto del mondo occidentale. È il turno del Trentino Alto Adige, da sempre luogo di transito e punto di incontro tra mondo latino e mondo germanico, per via della sua collocazione geografica. Con i suoi meravigliosi paesaggi montani e boschivi si propone con prodotti dal sapore intenso, come la carne salada e i formaggi di alpeggio, anche se in tavola risente delle influenze mitteleuropee e mediterranee. In particolare, a fare da trait d’union fra queste due affascinanti culture ė il piatto tipico della tradizione contadina, mutuato dai “cugini" veneti: la polenta, rigorosamente da accompagnare con qualche fettina di Casolet e qualche noce di Bleggio, presidio slow food, e da abbinare ad un bicchiere di Pinot Nero. Insomma, non c’è tempo da perdere. Pronti? Andiamo, dunque, alla scoperta di alcune delle sagre più belle del Trentino Alto Adige.

Non possiamo non segnalarvi per prima la Sagra dei Canederli a Vipiteno, uno dei borghi più belli della regione. Per un intero giorno, a settembre, vengono messe in mostra circa 70 diverse specialità, sia dolce sia salate, del particolare - e gigantesco - gnocco a base di pane raffermo. Imperdibile!
Si va, invece, in alta montagna, più precisamente in Val Pusteria a Plan de Corones, celebre località sciistica altoatesina, dove, tra settembre e ottobre, si svolge lo Speckfest, la sagra che celebra il noto salume affumicato, simbolo della tradizione gastronomica locale e gustosissimo assaggio cui i palati più curiosi non possono rinunciare.

Grappa e vin brulé: le sagre nei borghi del Friuli Venezia Giulia


A chi che no bevi vin, che Dio ghe cavi l'acqua.
(A chi non beve vino che Dio tolga l’acqua.)

Altro punto di incontro tra due mondi - Occidente ed Oriente in tal caso - è il Friuli Venezia Giulia, regione ricca di storia e di arte, in cui i diversi paesaggi si riflettono nelle ricette culinarie: dai piatti montanari della Carnia, a quelli triestini, sapiente mix di specialità balcaniche e mediterranee, alla tradizione salumiera tipica della cucina friulana (vi dice qualcosa il Prosciutto di San Daniele?); la tradizione vinicola è, infine, ben spartita: rossi al Friuli, bianchi alla Venezia-Giulia, tanto per non fare torto a nessuno.
Merita, però, un capitolo a parte la sgnapa, la grappa, il liquore italiano più apprezzato in tutto il mondo: basti pensare che Hemingway la lodò in più occasioni e che la regina Elisabetta l’assaggiò il giorno del suo matrimonio! La produzione della grappa friulana è ricchissima e numerose sono le aromatizzazioni e i sentori tra cui si può scegliere, al punto che risulta difficile, se non impossibile, stabilire quale sia la grappa più buona. Del resto, si sa, i gusti son gusti e, per una valutazione equa, suggeriamo di provarle tutte. Accompagnateci, allora, alla ricerca di queste prelibatezze nelle sagre più importanti del Friuli Venezia Giulia.

Ci fa molto ridere il nome della prima sagra che vi proponiamo: Il Sedere della Belin, evento indubbiamente pittoresco che si svolge nel mese di gennaio a Sauris, microscopico e suggestivo borgo costellato di malghe e pascoli che rappresenta uno dei più noti comprensori sciistici del Friuli Venezia Giulia, e che deve il suo nome ad una vecchia signora che pare permettesse ai suoi concittadini l’uscita dal borgo solo a patto che le baciassero...indovinate un po’ quale parte del corpo?! Non vedete l’ora di pagare pegno anche voi, vero? Non vi preoccupate, perché le abbondanti razioni di vin brulé che vengono servite vi aiuteranno nell’impresa.
Restiamo in provincia di Udine e raggiungiamo Venzone, un piccolo gioiello medievale nonché uno dei borghi più belli del Friuli Venezia Giulia, dove ha luogo, nel mese di marzo, la Sagra di San Giuseppe, in cui viene servito come piatto augurale e inaugurale dopo la Messa “lidric cul poc e ûs dûrs”, ovverosia radicchio di campo e uova sode.

Assaggi nelle sagre nei borghi dell’Emilia-Romagna


È ch'magna par campê e chi ch'magna par s-ciupê.
(C'è chi mangia per campare e chi mangia per scoppiare.)

Non ce ne vorranno le altre regioni, se incoroniamo l’Emilia-Romagna “regina della tavola". Non crediamo sia un caso che proprio qui - e precisamente a Forlimpopoli - sia nato Pellegrino Artusi, autore del rinomato “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene". Ricca di arte e cuore della movida nelle sue celebri località marine, l’Emilia-Romagna può vantare uno straordinario elenco di materie prime e prodotti tipici certificati tra cui si annoverano il Prosciutto di Parma, la Mortadella di Bologna, il Parmigiano Reggiano, il Lambrusco e Il Sangiovese, tra i tantissimi. Non avvertite anche voi un certo qual languorino? Forza, su, partiamo tutti insieme alla ricerca delle sagre più belle dell’Emilia-Romagna.

Noi il consiglio di mangiare con moderazione ve lo diamo, visto che il rischio di “scoppiare” non è così peregrino, ma siamo perfettamente consapevoli che non servirà a niente...
Partiamo, quindi, con ben due appuntamenti, a proposito della consigliata moderazione, da segnalarvi a Brisighella, uno dei borghi più belli dell’Emilia-Romagna, entrambi nel mese di aprile: La Festa della Spoja Lorda - letteralmente: della sfoglia sporca - dedicata alla tradizionale pasta di farina e uova, e la Sagra della Bruschetta con Olio di Brisighella D.O.P. e Primizie di Primavera, che siamo certi basti il nome per convincervi a fare un salto.
Restiamo in Romagna per condurvi alla Sagra della Seppia, che si svolge all’inizio della primavera a Pinarella di Cervia, una delle più belle località balneari romagnole, nota per i suoi 25 km di pineta, dove potrete assaggiare tutte le specialità culinarie più prelibate cucinate con il pregiato mollusco.

Tartufi, frittelle e “fiorentine”: sagre nei borghi della Toscana


A tavola ‘un s’invecchia.
(A tavola non s’invecchia.)

Il poeta inglese John Milton sosteneva: “la Bellezza è la moneta della Natura, non bisogna accumularla, ma farla circolare“. Beh, allora sarete d’accordo con noi che la Toscana è la succursale dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, vista la quantità di moneta-bellezza che circola nelle sue dolci colline, nei suoi borghi, nelle sue città d’arte, nelle sue lussureggianti campagne, nelle sue famosissime località balneari.

A cotanta varietà paesaggistica, corrisponde altrettanta ricchezza dal punto di vista enogastronomico. La cucina toscana esalta le genuine materie prime e riflette la sua origine semplice e contadina: vi dicono qualcosa i nomi Acquacotta e Ribollita? Non temiamo, inoltre, di essere smentiti se affermiamo che i rossi toscani - il Chianti, il Brunello di Montalcino solo per citarne un paio - hanno fatto da apripista nella trasformazione dell’enologia italiana in enologia internazionale di qualità. Con tali premesse, non avete voglia di venire con noi alle sagre più importanti della Toscana per tenervi un po’ in forma e prevenire la vecchiaia?

La prima manifestazione che vi suggeriamo è la Sagra del Tartufo Marzuolo, altrimenti detto "bianchetto", a Certaldo, borgo medievale, uno dei più belli della Toscana, noto anche per aver dato i natali al grande poeta e scrittore Giovanni Boccaccio: crostini, polenta, ravioli e chissà che altro, tutto rigorosamente “condito” con qualche scaglia del prezioso fungo sotterraneo, vi aspettano per tutto il mese di marzo tra le dolci colline della Valdelsa.

Sempre a marzo, stavolta nella splendida cittadina di Montefioralle, borgo pittoresco adagiato nel cuore del Chianti Fiorentino, si svolge la Sagra delle Frittelle, specialità dolciaria locale a base di riso cotto nel latte che non può mancare sulle tavole e nelle pance dei cittadini toscani, per la fritura delle quale, durante la manifestazione, viene impiegata un’enorme e storica padella di circa due metri di diametro.
Siamo perfettamente consapevoli che potreste non perdonarci per l’eternità se non vi portiamo anche alla Sagra della Bistecca a Cortona, altro meraviglioso borgo in provincia di Arezzo, perché qui potrete gustare la vera Bistecca alla Fiorentina, alta, al sangue e rigorosamente con l’osso, uno dei capisaldi della tradizione culinaria dell’Italia intera.

Bruschette e olio extravergine alle sagre nei borghi dell’Umbria


Preti, frati e polli nun son mai satolli.
(Preti, frati e polli non sono mai sazi.)

Definita il “cuore verde d’Italia” per le sue frastagliate colline appenniniche intervallate dalle catene montuose della Valnerina e per i numerosi parchi naturali regionali, l’Umbria vi farà innamorare anche per il suo patrimonio artistico, architettonico e culinario.
La cucina regionale, ad esempio, riflette l’indole anticlericale dei suoi abitanti: basti pensare agli strozzapreti - nomen omen! - e al pane “sciocco”, ovvero senza sale, nato per evitare la tassa papale sul condimento! Pantagruelica anche l’offerta vinicola, tra cui spiccano il Torgiano Rosso Riserva, il Sagrantino di Montefalco e l’Orvieto.

Partiamo, dunque, per raggiungere le più belle sagre dell’Umbria perché, come ha detto qualcuno, “mangiare è incorporare un territorio” e noi, infatti, siamo intenzionati ad assaggiare tutto ciò che riusciamo a far entrare nello stomaco più spinti dal desiderio di conoscenza che dalla gola.
Prima tappa suggerita? La Sagra della Polenta che si tiene ad aprile nella frazione Viepri di Massa Martana, splendido borgo in provincia di Perugia, uno dei più belli dell’Umbria; ricchissima l’offerta gastronomica, fra cui spiccano la Polenta al Tartufo, quella ai 4 Formaggi, quella ai Funghi...inosmma, ce n’è davvero per tutti i gusti!
Restiamo in provincia di Perugia e ci spostiamo a Spello, altra perla architettonica umbra, nota anche per il suo stabilimento termale, tra i più importanti di tutta la regione, perché qui ha luogo, nel mese di novembre, La Festa dell’Olivo e della Bruschetta, dedicata non solo all’olio umbro, particolarmente apprezzato per il gusto fruttato e delicato, ma anche agli altri prodotti tipici del territorio, come, per esempio, legumi, cereali e cipolle.

Dolci tipici, focacce, frizzi e lazzi: sagre nei borghi delle Marche


Ne pagnotta e'na fiasca prendemo'l mondo come casca.
(Una pagnotta e un fiasco e prendiamo la vita come viene.)

Con i suoi borghi piccoli come presepi incastonati in cornici disegnate da mare, monti e colline, le Marche sono una regione ricca di storia, luogo di incontro di civiltà e culture. L’eterogeneità del paesaggio e l’influenza delle popolazioni che si sono succedute nel corso del tempo si riflettono nei piatti tipici della regione, che mescolano tradizione contadina e opulenza dei banchetti dei nobili e del clero. Alzi la mano, ad esempio, chi non ha mai sentito parlare delle Olive all’Ascolana! Molteplici sono le prelibatezze, sia di terra sia di mare, fra cui ricordiamo il Vincisgrassi e il Brodetto all’Anconetana.
Per quanto riguarda la materia prima con cui riempire i nostri calici, potete dormire sonni tranquilli; già conosciuta dagli antichi romani, infatti, la produzione dei vini marchigiani è di qualità eccelsa. Basta, per esempio, dire Verdicchio di Jesi e Matelica o Rosso Conero DOCG per dimostrare questa affermazione, visto che ci troviamo di fronte a uno dei bianchi italiani più famosi e amati e a uno dei vini rossi più prestigiosi di tutto il centro Italia.

Accompagnateci, dunque, alla scoperta delle sagre più belle delle Marche, perché dopo aver assaggiato le specialità locali, vi garantiamo che il mondo vi sembrerà proprio un bel posto in cui stare!
Si svolge a marzo la prima delle sagre che vi proponiamo e che è anche una delle più importanti di tutta la regione: la Sagra del Castagnolo a Monte San Vito, piccolo borgo della provincia di Ancona - uno dei più belli dell'intera regione - che rivolge il suo sguardo all’Adriatico. Si tratta di un “Carnevale di mezza quaresima”, nato per alleggerire, con impagabile lungimiranza, il lungo periodo di digiuno che precede la Pasqua offrendo a tutti gli avventori il Castagnolo, il dolce tipico della tradizione: un impasto di uova, zucchero, farina, scorze di limone, con l’aggiunta di un goccio di Mistrà, “l’ammazzacaffè” locale che profuma di anice, il tutto fritto in olio a volontà.
Sempre nel medesimo borgo, nella frazione Le Cozze, però, ha luogo, nel mese di settembre, La Festa della Crescia: protagonista indiscussa la speciale focaccia cotta al forno o alla brace, da farcire a piacimento.
A Corinaldo, un altro delizioso borgo della provincia di Ancona, si svolge, nel mese di aprile, La Festa dei Folli, una sagra dal sapore carnascialesco: davvero “pazzesche” le specialità gastronomiche che potrete gustare, perché, per riprendere un consiglio, ormai celeberrimo, dato da Steve Jobs agli studenti dell'Università di Stanford nel 2005, per conquistare i propri sogni bisogna seguire un mantra: stay hungry, stay foolish. Noi, almeno per questa volta, ci accontenteremo di essere foolish, ovviamente.

Pecora, zafferano e le tradizionali sagre nei borghi d’Abruzzo


Daije, daije, daije, la cepêlle devente haije
(Dagli, dagli, dagli, la cipolla diventa aglio.)

Denominata “Regione Verde d’Europa” per la presenza di numerosi Parchi Nazionali, riserve ed oasi naturalistiche, l’Abruzzo si estende dal cuore dell’Appennino al Mare Adriatico, attraverso territori ricchi di storia e tradizioni antichissime. Si dice che gli abruzzesi siano cocciuti e molto determinati, forse per il retaggio pastorale-montanaro che riemerge anche nella tradizione culinaria più classica, ricca, però, anche di piatti di mare. Citiamo solo, ad esempio, fra le tantissime specialità, gli Spaghetti alla Chitarra, gli Arrosticini di Pecora e Castrato, e il Brodetto di Pesce.

Sul podio dei vini il primo posto spetta, senza dubbio alcuno, al Montepulciano d’Abruzzo, anche se non mancano alcune specialità di nicchia come il Controguerra DOC, che vi consigliamo di assaggiare anche più di una volta per poterne assaporare le varie versioni.
Mettiamoci in cammino, dunque, e andiamo a scoprire, con testardaggine e determinazione, le più importanti sagre abruzzesi.
Il primo suggerimento che vi diamo è quello di non perdere la Sagra dei Ceci e dello Zafferano a Navelli, borgo medievale della provincia aquilana tra i più belli d’Abruzzo, che si svolge nel mese di agosto, dove avrete la possibilità di assaggiare piatti aromatizzati con la famosa spezia che qui, per la sua bontà e per la sua fama nel mondo, ha acquisito il soprannome di “oro rosso di Navelli”.

Come seconda tappa ci sentiamo di mandarvi nel cuore della regione, situato all’interno del Parco Nazionale della Maiella, dove incontriamo il piccolo e raccolto borgo di Rocca Pia, situato vicino agli impianti sciistici di Monte Pratello, meta ambita per gli appassionati di vacanze sulla neve in Abruzzo, nel mese di agosto, si svolge la Sagra della Pecora al Cotturo, dal nome dei paioli di rame in cui anticamente si faceva cuocere quello che a tutti gli effetti dobbiamo considerare il piatto più antico della tradizione gastronomica abruzzese.

Le sagre nei borghi del Lazio, tra frittelle, vino e pecorino


Se er vino nu lo reggi, l'uva magnatela a chicchi.
(Se non reggi il vino mangia l'uva a chicchi.)

Caratterizzato da un territorio in prevalenza collinare e montuoso, ma pianeggiante nelle vicinanze della costa, in un’alternanza di bellezze storico-artistiche e paesaggistiche bagnate dal “biondo" Tevere, culla della civiltà occidentale e della cultura cristiana, il Lazio ripropone la stessa ricchezza e varietà nei suoi prodotti agricoli ed enogastronomici. Straordinario il “carnet” di queste eccellenze, che vanta numeri da capogiro: qualcosa come 400 Prodotti Agroalimentari Tradizionali e ben 27 denominazioni vinicole DOC, per citare solo due categorie.

La cucina, di tradizione popolare e contadina, risente moltissimo dell'influenza della Capitale, a sua volta commista a tradizioni mediterranee, toscane nonché ebraiche e addirittura kosher - basta farsi un giro nel ghetto romano, per capire cosa intendiamo -. Non ci piacciono gli elenchi, ma non possiamo non citare i Bucatini all'Amatriciana, i Tonnarelli Cacio e Pepe, il Timballo alla Ciociara, i Carciofi alla Giudìa, per non dire di quelli che sono assurti a piatti della tradizione nazionale, come gli Gnocchi e i Saltimbocca alla Romana e l'Abbacchio.
E se avessimo anche sete?
Come testimoniato dagli scritti dei Georgici latini, la regione è una delle più antiche d'Italia a vocazione vinicola, anello di congiunzione tra le viticolture greche ed etrusche. Un cenno a parte merita, anche per l'importanza storica, la zona di produzione dei Castelli Romani, con il Frascati a farla da padrone.
Cosa state aspettando? Seguiteci alla scoperta delle sagre più belle del Lazio e, come usa dire qui, panze vostre fateve capanne. Con tale obiettivo abbiamo scelto per voi tre sagre da considerarsi imperdibili se vi trovate da queste parti.

La prima, la Sagra della Frittella al Cavolfiore, si svolge a gennaio in uno dei borghi laziali più belli, ovvero Tuscania, la meravigliosa città etrusca scelta per i suoi film da Pier Paolo Pasolini; morbide nuvole di cavolfiore aromatizzate alla cannella e fritte in piazza davanti a vostri occhi vi accompagneranno per tutta la giornata, finché non ce la farete più.

La seconda, invece, ha luogo a Nepi, altro borgo delizioso, situato alle appendici dei Monti Cimini a pochi chilometri dal Lago di Bracciano, e si chiama Sagra del Salame Cotto e del Pecorino Romano, in calendario nel mese di maggio. Dobbiamo davvero aggiungere altro per convincervi a fare un salto da queste parti?

Concludiamo con Borgo DiVino di Nemi, delizioso borgo ubicato sull’itinerario della Strada del Vino dei Castelli Romani, dove avrete la possibilità di degustare il tanto decantato “er vino de li Castelli”, mentre sgranocchiate qualche succulenta specialità.

Legumi e cereali: i sapori nelle sagre nei borghi del Molise


Chi magne chemmatte c'a morte.
(Chi mangia combatte con la morte.)

Nonostante le tesi di chi sostiene che il Molise non esiste, portando a sostegno della sue argomentazioni la diffusa incapacità di citare un piatto o una canzone popolare molisana, possiamo rassicurare tutti: il Molise non solo esiste, ma gode di ottima salute.
Quasi equamente divisa tra zone montane e collinari, che digradano dolcemente a ponente verso il mare, la regione ha l'appellativo di "cuore pulito d'Italia": cieli cristallini, boschi incontaminati, aria purissima bastano da soli a darne giustificazione.

La cucina è quella tradizionale contadina e pastorale, ruvida e saggia, come gli introversi abitanti della piccola regione, i quali, quantomeno secondo i luoghi comuni più gettonati, parlano poco e lavorano tanto, senza scomporsi mai troppo
Una tradizione culinaria le cui origini sono fortemente legate alla terra e la cui quintessenza è rappresentata dai salumi e dai formaggi: ci limitiamo a menzionare la Ventricina di Montenero di Bisaccia, tra i primi, e la Bufagella, tra i secondi. Un ruolo predominante hanno agnello, capra e pecora mentre, sulla costa, particolarmente apprezzati sono i Brodetti di Vasto e Termoli.
Ce n’è anche per le ugole, non temete, che non vi lasciamo certo senza qualche calice di Rosso DOC Biferno.
Vi siete rassicurati? Allora accompagnateci alla scoperta delle sagre più belle del Molise, alla ricerca dell'immortalità e dell'eterna giovinezza.

La prima sagra che vi indichiamo è la Pagliara Maje Maje che ha luogo a maggio a Fossalto, uno dei borghi più belli del Molise, in provincia di Campobasso. Vi invitiamo a scoprire il particolarissimo rito da cui origina il nome della sagra, durante la quale potrete degustare la lessima, il tipico piatto di legumi e cereali.
Ad una ventina di km da Campobasso sorge, su un costone di arenaria a 450 metri sul livello del mare, Castellino del Biferno, altro borgo/gioiello dove, a giugno, si festeggia Sant’Antonio da Padova con la Sagra delle Sagnitelle, un’antichissima pasta fatta in casa, condita con il sugo bugiardo, il ragù senza carne, gustoso tanto quanto ce l’avesse. Provare per credere.

Fagioli e patate: assaggi alle sagre nei borghi della Campania


Quatto li cose a ‘o munno ca fanno cunzula’: ‘a femmena, l’argiamma, lo suonno e lo magna’.
(Quattro le cose al mondo che consolano: la donna, il denaro, il sonno ed il mangiare.)

Sebbene il nome possa sembrare in contraddizione con un territorio che è prevalentemente montuoso e collinare, e che ben poco sembra essere predisposto all’agricoltura, la Campania ha, altresì, una zona costiera dal clima mite, ricca di terreni fertili e pianeggianti. Con ben quattro golfi sul mare, le numerose aree vulcaniche, le città ricche di arte e di storia - terza, subito dopo Lazio e Sicilia, quanto a ricchezza di materiale archeologico - la Campania è di certo, dal punto di vista morfologico, una delle più variegate regioni dello Stivale.
Altrettanta vivacità la riscontriamo nel carattere degli abitanti, simpatici, estroversi e veramente capaci di godersi la vita, e nella cucina tradizionale campana, una delle più antiche di tutto lo Stivale, influenzata com’è dalla collocazione geografica della regione, da sempre crocevia dei vari popoli in viaggio attraverso il Mediterraneo.

Regina indiscussa della tavola - e non usiamo a caso l’apposizione - è la pizza, che deve il suo nome alla Regina Margherita di Savoia ed è il piatto più conosciuto, apprezzato e sfornato al mondo...sarete tutti d’accordo che la vera pizza è solamente quella napoletana, giusto?!
I piatti tipici variano, ovviamente, a seconda che si sia sulla costa o nell’entroterra, ma, di base, sono quattro gli ingredienti principali: pasta, mozzarella, pomodoro e basilico, rappresentativi - anche per il loro colore che ricorda quello della bandiera nazionale - della cucina italiana all’estero e fondamenti della dieta mediterranea. Di eccellenza assoluta, infine, benché non ampissima, la scelta dei vini, tra cui spiccano il Taurasi e il Fiano di Avellino. Famosissimo e amatissimo è, da ultimo, il Limoncello, prodotto nella Costiera Amalfitano-Sorrentina con una specie autoctona di limoni.
Ci fermiamo qui per non esagerare, ma voi preparatevi a partire con noi,alla scoperta delle più importanti sagre della Campania, dove potrete mangiare e bere a volontà, ben sapendo che nu poco 'e tutto nun faje maje male!

Vi proponiamo di recarvi nel mese di ottobre alla Festa della Patata di Montagna di Castelcivita, uno  dei borghi più belli della Campania, arroccato su uno sperone di roccia con le sue case “ a cascata”, dove potrete gustare tantissime specialità a base del saporitissimo tubero che tanto piace a grandi e piccini.
Per partecipare al prossimo appuntamento ci spostiamo di pochissimi km per raggiungere Controne, piccolo paese situato sempre all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ai piedi dei Monti Alburni, dove andremo ad assaggiare, nel mese di novembre, le varie specialità a base di Phaseolus Vulgaris, alla Sagra del Fagiolo, appunto, perché da queste parti ce n’è una varietà davvero particolare: piccolo, bianco, tondeggiante e, soprattutto, delizioso.

Baccalà e castagne alle sagre nei borghi della Basilicata


Chi magna ra sul s'affoca.
(Chi mangia da solo si strozza.)

Con il verde dei boschi e delle foreste che ricoprono le montagne, il giallo dei campi baciati dal sole, il blu dello Ionio e del Tirreno, i borghi arroccati sui monti dove il tempo pare si sia fermato, il colore cangiante della pietra dei Sassi di Matera, la Basilicata sembra uscita dalla tavolozza di un pittore particolarmente abile, in grado di far percepire anche il profumo tipicamente autunnale proveniente dalle cantine dove fermenta il mosto d’uva e dei frantoi dove riposa l’olio, e quello estivo della cialledda, il tipico pane raffermo, con la sua fragranza di pomodoro, olio d’oliva e origano.
La Lucania è una terra unica, a volte un po’ strana, abitata da poeti, briganti ed emigranti, da gente, insomma, sempre pronta ad aprirti la porta di casa e ad accoglierti con quella silenziosa gentilezza che solo qui hanno. La stessa burbera semplicità la ritroviamo nella cucina tradizionale, che è buona e, soprattutto, abbondante e si fonda sugli ingredienti provenienti dal mondo contadino; l’enogastronomia regionale mira, inoltre, a valorizzare e promuovere con orgoglio le sue specificità.

Di primissima qualità sono gli ulivi presenti sul territorio: avete mai assaggiato le superlative Olive di Ferrandina? Incontrastato re della tavola è il Baccalà, da gustare al forno, fritto, in agrodolce, e da utilizzare anche per preparare i sughi per la pasta. Per dissetarsi, obbligatorio bere un calice di Aglianico del Vulture, uno dei rossi più prestigiosi dell’intero panorama enologico dello Stivale.
Seguiteci, pertanto, alla scoperta delle più belle sagre della Basilicata, la regione del Mezzogiorno più misteriosa che c’è.
La prima sagra che vi suggeriamo è - ça va sans dire - la Sagra del Baccalà ad Avigliano, uno degli appuntamenti enogastronomici lucani più noto, che si svolge nel mese di agosto in questa cittadina della provincia di Potenza e che deve, molto probabilmente, il suo nome alla gens avilia - di origine ovviamente romana - che la abitò in antico.
Ha luogo invece in ottobre a Melfi, uno dei borghi più belli della Basilicata, sempre in provincia di Potenza, la Sagra della Varola, in cui si celebrano le castagne - varole in dialetto locale - e tutti gli alimenti a base di questo prelibato frutto.

Tradizione culinaria pugliese alle sagre nei borghi della Puglia


Cu vivi bonu ncivole l’oiu,ma tocca fatichi cu qiru de li gomiti.
(Per vivere bene ci vuole l’olio d’oliva, ma devi lavorare con quello dei gomiti.)

Incoronata per il secondo anno la regione più bella d’Italia dal National Geographic, con la motivazione che “vanta il meglio dell’Italia meridionale: i ritmi di vita, le tradizioni, la bellezza dei luoghi”, il Tacco dello Stivale è letteralmente uno scrigno di tesori artistici, naturalistici e storici. Con i suoi 800 km di coste, le vaste pianure e i dolci rilievi dell’entroterra dove ulivi e vigneti si alternano a boschi e gravine, la Puglia regala un’atmosfera magica, dove le testimonianze archeologiche dei Greci, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi e Angioini convivono con le antiche tradizioni popolari e religiose e danno vita a un territorio unico, sicuramente straordinario, ricco di profumi, di sapori e di colori.

La cucina pugliese conserva la stessa “musicalità” delle tradizioni popolari, con i suoi ingredienti tipicamente mediterranei, e utilizza prodotti sia di terra, sia di mare. Se diciamo “grano del tavoliere” cosa vi viene in mente? Certo, le Orecchiette alle Cime di Rapa! Di altissima qualità anche il bouquet di vini pugliesi, di cui riportiamo, anche per la fama che si è guadagnato in campo internazionale, il Primitivo di Manduria.
Allora, che ne dite? Vi va un giretto con noi alle sagre più belle della Puglia? Perché non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene.

La prima manifestazione che vi suggeriamo si svolge a gennaio a Giovinazzo, uno dei più bei borghi della Puglia, affacciato sull’Adriatico, tra Molfetta e Bari, ed è la Sagra delle Fave e delle Olive, dove potrete assaggiare due dei principali prodotti della tradizione culinaria pugliese cucinati in tutti i modi possibili, anche quelli che a voi non verrebbero mai in mente.

È in aprile che ha luogo, invece, la Sagra dei Tarallucci e Vino, in quella che possiamo considerare, grazie ai suoi deliziosi trulli, uno dei borghi più belli di tutta Italia: Alberobello, un vero capolavoro architettonico. Mettiamo i puntini sulle i, tanto per non perderci nella bellezza dei dintorni: i tarallucci sono i celeberrimi taralli pugliesi - presente? - e il vino è quello della Strada del Vino DOC di Locorotondo e di Martina Franca, tra i migliori di tutta la regione. Forza, fate lavorare le mandibole, ma non fate indigestione di tarallucci, o vi tireremo le orecchiette.

Tra castagne e pescespada: le sagre nei borghi della Calabria


U mangiari senza'mbiviri è comu u tronàri senza chioviri.
(Il mangiare senza bere è come il tuonare senza piovere.)

Culla della Magna Grecia; Punta dello Stivale; Estremo sud dell’Italia: lasciamo a voi scegliere come definire la Calabria, che sembra essere stata creata da un Dio capriccioso che, dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli insieme.
Terra aspra e di forti contraddizioni, di acque limpide e cristalline e di montagne e foreste maestose, di vallate ampie e di zone archeologiche che rievocano tutti i popoli - dai Greci ai Romani, dagli Arabi ai Normanni, dagli Angioini ai Borboni, fino agli Spagnoli e ai Francesi - che hanno qui vissuto, influenzando l’anima del territorio, e lasciando una traccia indelebile anche nella tradizione alimentare della regione: ne sono testimonianza le spezie e gli aromi come la cannella, la noce moscata, i chiodi di garofano, l’origano e il rosso peperoncino, uno dei big del territorio, che insaporiscono i piatti tipici.

La cucina calabrese, nonostante i due mari che lambiscono le sue coste, è prevalentemente una cucina dell’interno, che risente più prepotentemente dell’influenza della montagna. Ci limitiamo a ricordare quello che è probabilmente l’insaccato più famoso d’Italia, ovverosia la 'nduja. Per spegnere l’incendio che questo piccantissimo salume appicca in gola, è sufficiente un bel bicchiere di Cirò, il vino dal colore vivo e dal profumo netto di frutta matura.
Andiamo, allora, tutti assieme alla scoperta delle sagre più belle della Calabria: troverete chi mangia patate / chi beve un bicchiere / chi solo ogni tanto /chi tutte le sere / na na na na na na na na na na / ma il cielo sempre più bluuu uuu uuu, come cantava, in un suo pezzo immortale il grande Rino Gaetano, che proprio in questa terra cocciuta era nato.

Il primo appuntamento che vi segnaliamo ha luogo tra aprile e maggio ad Alessandria del Carretto, uno dei più bei borghi calabresi, circondato dalla vegetazione del Parco del Pollino. Si tratta della Festa della Pita, ovverosia dell’abete. Particolarissimo il rito - che lasciamo a voi scoprire- che inizia con il trasporto a braccio di un abete fino al paese e termina con l’addobbo dell’albero con doni e prodotti tipici locali.
Per l’autunno, invece, vi suggeriamo una puntatina ad un altro bellissimo borgo del Cosentino, San Donato di Ninea, abbarbicato a uno sperone roccioso alle pendici del Cozzo del Pellegrino. Nel mese di novembre vi si svolge la Sagra della Castagna e nei numerosi stand potrete gustare non solo caldarroste, ma anche molti altri prodotti tipici locali.
Si può, secondo voi, saltare la Sagra del Pesce Spada di Bagnara Calabra? Decisamente no, quindi preparatevi per partire in agosto, rassegnatevi a visitare spiagge meravigliose con affaccio diretto sulle Isole Eolie, siamo in una delle più suggestive mete balneari calabresi, e portatevi il tovagliolo, perché da queste parti sanno come cucinare il pesce spada come da nessun’altra parte.

Tra le sagre nei borghi della Sicilia: pistacchi e fichi d’India


Carni fa carni, pani fa panza, vinu fa danza.
(Carne fa carne, pane fa pancia, vino fa danza)

Narra una leggenda che Sicilia fosse una bellissima principessa libanese la quale, vittima di una maledizione, fu costretta a lasciare a 15 anni la sua casa, venendo affidata dai genitori al mare. Il destino la fece approdare in una meravigliosa isola, ricca di fiori e frutta, il cui nome era l’unione di due termini: Sik, fico, ed Elia, ulivo, i simboli della fertilità.

È indubbio che la Trinacria - come anticamente chiamata dai Greci ad indicare i tre vertici dell’ipotetico triangolo che rappresenta la più grande isola del Mediterraneo - sia una terra particolarmente baciata dagli dei: isola del sole e del mare, di monti dai quali è possibile scorgere, in talune occasioni, le coste dell’Africa, territorio di vulcani, di arte greca, romana, cristiana, bizantina, araba, normanna, gotica e barocca. Questa immensa ricchezza si riflette nella tradizione enogastronomica siciliana, a vocazione prevalentemente agraria, grazie, appunto, al sole e alla fertilità del suolo.
Chi non conosce il Pistacchio di Bronte, le Paste di Mandorle o gli Agrumi di Sicilia? Non sono agrumi, ma vogliamo ricordare - per l’assonanza e perché celeberrimi - gli Arancini, le amatissime “palle” di riso imbottite di ragù e piselli! Dal punto di vista enologico, molto “modaiolo” è il Nero d’Avola e sempre più gettonato l’Etna DOC, mentre sono degli evergreen il Passito di Pantelleria, lo Zibibbo e il Marsala.

Se vi è venuta voglia di provare queste leccornie, seguiteci alle più belle sagre della Sicilia. Ci raccomandiamo solo una cosa: nun prumettiri e santi diuna - non promettete ai santi digiuni - almeno prima di partire; teneteli semmai, i digiuni, per quando tornate a casa.
Cominciamo dalla provincia di Messina, e più precisamente da Brolo, borgo medievale tre i più belli della Sicilia, con il suo Castello collocato su un promontorio a picco sul mare, dove si tiene, ad agosto, la Sagra dell’Oro Verde. Non abbiamo dubbi che abbiate capito tutti a quale alimento si riferisca l’epiteto...ebbene sì, è proprio lui, il piccolo, oblungo e saporitissimo frutto tanto celebre: il pistacchio.
Ha luogo invece a Roccapalumba, cittadina della provincia di Palermo - nota come “paese delle stelle”, per la presenza, presso l’Osservatorio astronomico di Pizzo Sauro, del telescopio newtoniano - la Sagra del Ficodindia. Un appuntamento davvero dolcissimo che si tiene in ottobre, da non perdere assolutamente.

Sapori e profumi intensi alle sagre nei borghi della Sardegna


Abba a unu melone e binu a su maccarrone.
(Acqua a un melone e vino ai maccheroni.)

Al centro del Mediterraneo, con un territorio prevalentemente montano, benché privo di erte cime, celebre soprattutto per la sua costa di “pietra dura” - la Costa Smeralda appunto -, la Sardegna è un luogo unico al mondo, in cui ancora oggi si respirano tradizioni millenarie, orgoglio della schiva popolazione sarda. Unica al mondo è, altresì, l’archeologia dell’isola, ricca di nuraghi e menhir, le grandi costruzioni in pietra che ne costellano il suolo.

Tale unicità si ripropone anche nella gastronomia regionale, caratterizzata da ingredienti semplici e naturali, di derivazione pastorale e contadina, oltreché provenienti, ovviamente, dalla pesca. Fra i prodotti tipici più celebri, non si possono non citare il Pane Carasau, il Porceddu e il Pecorino Sardo. Di origine cartaginese, invece, la tradizione vinicola, di cui dovete assolutamente provare il Cannonau, perché secondo una ricerca di qualche anno fa “due bicchieri di Cannonau bevuti durante i pasti contribuiscono, assieme ad altri fattori, a far vivere più a lungo”.
Seguiteci, allora, alle più belle sagre della Sardegna, dove le vostre ricerche dell’elisir di lunga vita giungeranno alfine a compimento.

Vi proponiamo di recarvi, come prima meta, in uno dei più bei borghi sardi, Tonara, nella provincia di Nuoro, dove nel mese di aprile si svolge la Sagra del Torrone. Fate pure una bella scorpacciata, senza timore di vedere schizzare alle stelle la glicemia, visto che la ricetta sarda non contempla lo zucchero tra gli ingredienti principali, ma il miele.
Per il mese di agosto abbiamo, invece, scelto per voi l’entroterra Sassarese e, nello specifico, la cittadina di Bonorva - denominata “la Siena Sarda” per la purezza del sardo logudorese che vi si parla - dove ha luogo la Sagra dei Zichi, dedicato al più semplice degli alimenti, ossia il su zichi, come è chiamato qui il tipico pane circolare che si produceva addirittura in epoche preistoriche.

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