La pianura che costeggia il Po con i suoi campi coltivati, paradiso per gli appassionati di mountain bike, la fascia collinare tappezzata di ulivi preziosi, costellata di borghi incantevoli e testimonianze artistiche di pregio, e la montagna, con i suoi boschi ombreggiati che conquistano gli appassionati di trekking e di passeggiate.
Tutto ciò lo potete trovare concentrato in un triangolo di terra incuneato tra Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, a un tiro di schioppo dalla Liguria, ossia in quella parte della provincia di Pavia che si dispiega oltre la riva destra del Grande Fiume: signori e signore vi presento l’Oltrepò Pavese.
Dal punta di vista geografico è la punta più meridionale della Lombardia, anche se paesaggisticamente si discosta molto da quell’immagine di laboriosità mitteleuropea che un po’ tutti abbiamo del territorio lombardo; l’Oltrepò Pavese è, infatti, come tutte le terre di confine, un crogiolo di culture e tradizioni adagiato in un territorio fertile e rigoglioso dove il tempo scorre lento, dettato dai ritmi imposti dalla storia e dalla natura.
Quattro valli che si aprono a ventaglio sulla sottile fascia pianeggiante e che propongono luoghi incantevoli, sentieri naturalistici di rara bellezza, ville ottocentesche abbarbicate sui dolci pendii, pievi, rocche antiche e calici di vino rinomato - presente la Bonarda frizzante? Ecco, si produce da queste parti! - ideale per accompagnare i piatti della ricca tradizione culinaria locale.
Meta ambitissima per chiunque, dal viaggiatore più sportivo al gastroturista esigente, dall’appassionato d’arte allo slow tourist, da chi ha bisogno di una vacanza rigenerante a chi è alla ricerca di cosa vedere a Pavia e dintorni per una gita domenicale fuori porta in Lombardia da fare con tutta la famiglia.
Partiamo dunque alla scoperta cosa fare e cosa vedere nell’Oltrepò Pavese: itinerari turistici, escursioni guidate, suggerimenti su dove fermarsi ad assaggiare le specialità locali, informazioni sulle tradizioni folcloristiche e tutto ciò che serve per poter organizzare una giornata o un weekend nell’Oltrepò Pavese, inaspettato angolo di paradiso nazionale, meta ideale.
L’Oltrepò Pavese nel piatto e nel bicchiere
Tranquilli, non è necessario che portiate con voi le scorte della vostra dispensa perché da queste parti non soffrirete né la fame né la sete. L’Oltrepò Pavese è infatti una delle principali aree vitate italiane.
In tutta l’area vengono prodotti esemplari eccellenti a base di uva Barbera, uva Bonarda - che tecnicamente si chiama Croatina - e uva Riesling, se vogliamo riferirci ai vitigni autoctoni, e dell'internazionale Pinot Nero, da vinificarsi, però, in bianco, fermo o Spumante, come sono bravissimi a fare in Veneto, in Friuli e anche in Franciacorta, dove, si sa, di vini bianchi se ne intendono davvero.
Ovviamente vanno fatte le dovute distinzioni, perché a seconda delle condizioni pedologiche e climatiche, alcune aree dell’Oltrepò Pavese sono più adatte alla coltivazione di certi vitigni piuttosto che altri, ma ai fini pratici poco importa perché ovunque andrete potrete degustare le migliori etichette locali.
Tanta generosità nel calice corrisponde, of course, ad altrettanta ricchezza in tavola, perché, si sa, bere a stomaco vuoto fa male.
Sul gradino più alto del podio troviamo il Salame di Varzi, aromatizzato al vino rosso e pepe nero, un vero protagonista tra gli insaccati nazionali, che ben si accompagna con i Cacciatorini, il Cotechino, lo Zampone, la Coppa e il morbidissimo Lardo, delizioso spalmato sul Miccone di Stradella, il classico pane bianco con crosta croccante e tanta mollica da “pucciare” negli abbondanti intingoli della tradizione culinaria locale.
La medaglia d’argento, invece, è sicuramente da assegnare al Bollito Misto, di tradizione piemontese, accompagnata da Mostarda di Voghera, Dolcebrusco, la golosa salsina a base di aceto, zucchero, alici e capperi che si accompagna con le carni di ogni qualità, e Peperoni, sempre di Voghera, carnosi e saporiti, serviti magari con la Peverada, ossia la peperonata.
Il terzo posto lo conquistano a pari merito il Furmag Cui Saltarei, nientepopodimenoche formaggio con i vermi, e il Nisso di Menconico, prodotto anche con latte di pecora e piccantissimo.
Il premio della critica va, infine, alle numerose varietà di Funghi Porcini, Ovuli e Tartufi, sia bianchi che neri, che tutto il territorio produce con generosa abbondanza.
Ciambelle di Staghiglione o di Broni - conosciute con il nome di Brassadè e vendute legate in “collane” -, Torta di Mandorle, Torta di Zucca, Mele e Noci e i Baci del Signore, golosissimi biscottini all’arancia ricoperti di cioccolato, sono perfetti per chiudere il cerchio, accompagnati obbligatoriamente da un bicchiere di Moscato Dolce.
Sì, lo so, il viaggio si prospetta gastronomicamente molto impegnativo, ma io so che posso fidarmi di voi. Preparatevi dunque a partire agguerriti alla scoperta delle innumerevoli - ce ne sono sparse su tutto il territorio - cantine con degustazione nell’Oltrepò Pavese.
Oltrepò Pavese itinerari turistici: borghi e castelli
Vi ho accennato ai borghi e ai castelli dell’Oltrepò Pavese? Bene, vi confermo che sono tantissimi e, soprattutto, bellissimi.
Partiamo dal più settentrionale dei borghi che visiteremo, ubicato nella valle del torrente Ghiaia: Montalto Pavese. La deliziosa cittadina è conosciuta anche con l'evocativo appellativo di “Regina dell’Oltrepò Pavese”, grazie al primato che detiene nella produzione vinicola e al cinquecentesco e imponente Castello che domina tutta la valle sottostante.
Tra le passeggiate a Montalto Pavese, particolarmente suggestiva risulta essere quella che vi accompagna fino al Belvedere Madonna del Vento che, grazie alle particolari pendenze della collina su cui si trova, raccoglie da ovest importanti correnti ascensionali e per questo è una delle mete preferite per gli appassionati di deltaplano, parapendio e aeromodellismo. L’ultima occhiata la spendiamo infine per il Museo Contadino, ubicato in località Villa Illibardi, che raccoglie preziose testimonianze della tradizione rurale più antica.
Tredici chilometri più a sud si trova quello che a tutti gli effetti è da considerarsi uno dei borghi più belli d’Italia, tanto da essere stato inserito nella lista dell’importante associazione omonima: Fortunago.
Di antichissima origine - pare che intorno al IV secolo a.C. si sia insediata qui una popolazione celtica - conserva un centro storico meraviglioso, con le sue stradine chiuse da alte mura di pietra che si inerpicano ripide, le casette in sasso restaurate con cura e passione e la quasi totale assenza di automobili e altri orpelli della civiltà moderna.
Deliziosa anche la fontana della piazza principale dalla quale sgorga pura e fresca acqua sorgiva in due versioni: con bolle e senza bolle, così anche i palati più raffinati sono serviti. Da visitare assolutamente la Chiesa di San Giorgio, situata nella parte più alta del centro abitato, originariamente edificata nel XIV secolo, e l’Oratorio di Sant’Antonio Abate, realizzato nel XVII secolo, quando anche la trecentesca chiesa fu ricostruita così come si mostra ancor oggi al visitatore.
Per concludere vi mando a passeggiare nel Parco di Fortunago che con i suoi boschi e i suoi prati fioriti, se la stagione è quella giusta, vi ritemprerà lo spirito prima che possiate rimpinzare anche lo stomaco seduti al tavolo di una delle tante locande tipiche locali.
Altri tredici chilometri scarsi verso sud-est e troviamo Zavattarello, uno dei borghi più belli della Lombardia - figura anch’esso tra i Borghi più belli d’Italia - considerato “la perla verde dell’Oltrepò Pavese”. Antico borgo medievale fortificato - si possono ancora ammirare i resti delle mura difensive che cingevano il nucleo abitato - a vocazione artigianale: i “savatén”, termine da cui trae origine il toponimo del borgo, erano infatti i ciabattini che anticamente qui avevano le loro botteghe. Spettacolare il Castello del Verme, imponente rocca in pietra, appartenuta per secoli alla nobile famiglia da cui prende il nome.
La struttura della rocca è imponente, con mura spesse oltre 4 metri e più di 40 stanze perfettamente restaurate, ed è oggi sede di alcuni tra i più importanti eventi della Lombardia, come la scenografica rievocazione storica delle Giornate Medievali, che si tiene ogni anno in agosto, e di due interessanti musei: il Museo di Arte Contemporanea, nelle cui sale si possono ammirare opere di artisti della seconda metà del XX secolo, e il Museo “Magazzino dei Ricordi”, anch’esso, come quello di Montalto, luogo in cui le tradizioni della zona vengono celebrate attraverso l’esposizione di oggetti dell’artigianato storico e la ricostruzione delle antiche botteghe.
La passeggiata lungo le deliziose vie del borgo vi porteranno infine a scoprire la Chiesa Patronale di San Paolo, la cui prima edificazione risale a prima dell’anno Mille, e l’Oratorio di San Rocco, che conserva numerose tele del Tintoretto.
Concludiamo il nostro tour tra i borghi dell’Oltrepò Pavese spostandoci di altri tredici chilometri sempre verso sud, anche se questa volta andiamo verso ovest, per arrivare a Varzi, altro piccolo capolavoro architettonico di origine medievale.
La Chiesa dei Bianchi, a forma di quadrifoglio, e la Chiesa dei Rossi, a navata unica, sono forse i due monumenti sacri più caratteristici, in cui si radunavano i confratelli della Compagnia dei Battuti, la cui mantella era di colore bianco, e della Confraternita SS Trinità, che indossavano, invece, una mantella - indovinate un po’ - di colore rosso.
A Varzi, però, vi ci voglio mandare più che per i monumenti e per le testimonianze artistiche perché proprio da qui parte uno dei tratti più belli dell’antica Via del Sale, il percorso mozzafiato che guidava i pellegrini ed i mercanti del prezioso "oro bianco" dalle Alpi francesi fino al Mar Ligure.
Questo è sicuramente il più bel percorso in MTB dell’Oltrepò Pavese: quasi 80 km, con partenza da Varzi e arrivo a San Fruttuoso o Recco, costellati di punti panoramici unici, come, tanto per fare solo un esempio, la cima del Monte Lavagnola dalla quale si può osservare in un colpo d’occhio unico il percorso fatto e quello ancora da fare.
Cicloturismo ed escursioni nell’Oltrepò Pavese
I viaggi nell’Oltrepò Pavese da fare in bicicletta, a piedi, in moto o con qualsiasi altro mezzo semovente sono davvero tantissimi, perché, come vi ho detto all’inizio, questo è un territorio baciato dalla fortuna e si rivela una meta ideale anche per quei turisti che amano vivere la vacanza in modo un pochino più sportivo.
Ad esempio, un altro appuntamento imperdibile per i cicloturisti è la Greenway che si snoda sullo storico tracciato ferroviario che collegava Voghera a Varzi. Ad essere sincera i vecchi binari sono stati riconvertiti in percorso ciclabile solo nel tratto tra Voghera e Salice Terme, dove, ve lo ricordo, si trova uno dei più importanti stabilimenti termali della Lombardia, ma presto dovrebbero essere terminati i lavori per realizzare il secondo tratto.
Il percorso, che corre lungo il torrente Staffora è facile, praticamente tutto pianeggiante e servito di punti ristoro dove è possibile anche controllare la pressione delle gomme. Una volta arrivati a Voghera, se non dovessero bastarvi i 10 km di pedalata già fatti, potete decidere di raggiungere Pavia percorrendo la Via dei Malaspina, un po’ più impegnativa della Greenway ma non certo meno suggestiva.
Gli appassionati di trekking, invece, non possono farsi sfuggire l’itinerario del Passo del Condottiero, che porta fino al Monte Penice lungo la Via Longa, antico collegamento viario tra le quattro regioni che qui si incontrano.
Se non siete così allenati potete però ripiegare sull'escursione nella Valle dell’Eco, percorso di 10 km complessivi, andata e ritorno, che da San Ponzo a Semola vi guida fino a Serra del Monte, al confine tra la Valle Staffora e la Val Curone, con tappa presso le Grotte di San Ponzo, rifugio del santo-soldato della legione Tebea che secondo la leggenda trovò riparo in questi boschi per sfuggire alle persecuzioni contro i Cristiani.
Non posso certo concludere l’articolo senza lasciare qualche consiglio a chi l’Oltrepò Pavese lo vuole esplorare in sella alla sua moto. Quindi, miei cari centauri, preparatevi a partire alla scoperta della parte più meridionale della zona, lì dove le colline lasciano il passo ai rilievi più impegnativi dell’Appennino. Belli i 50 chilometri che da Voghera vi portano fino a Brallo di Pregola, la punta più meridionale dell’Oltrepò Pavese dove le quattro province - Pavia, Alessandria, Piacenza e Genova - si incontrano, passando per Santa Margherita di Staffora e spingendosi fino a Menconico, borgo situato ai piedi del Monte Penice in cima al quale si trova il bellissimo Santuario della Beata Vergine.
Per maggiori informazioni su eventi e tradizioni, itinerari specifici e cantine o ristoranti dove fare tappa potete consultare il portale ufficiale dell’Oltrepò Pavese.
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