Itinerario nei luoghi dei film girati a Bologna

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Condividi Maria Grazia Masotti

07/02/2020

Bologna e il cinema, una coppia ormai rodata. Se ne accorge ben presto chi arriva in città durante l’estate e capita in Piazza Maggiore, dove ogni anno migliaia di spettatori si radunano per gustarsi i film della rassegna Sotto le Stelle del Cinema. Il cinema in piazza è soltanto una delle manifestazioni del solido e duraturo legame che la città intrattiene con il grande schermo: l’unione si celebra in particolare all’interno della Fondazione Cineteca di Bologna, la mecca per gli amanti del cinema, un luogo in cui i film vengono proiettati (nelle sale del Cinema Lumière), restaurati e conservati.

La Cineteca è soltanto uno degli angoli di Bologna che conservano un legame con la settima arte; qui di seguito ne abbiamo raccolti altri, suddividendoli fra i luoghi significativi per i registi e gli attori che hanno vissuto a Bologna e quelli scelti come scenario per le pellicole girate in città.

I luoghi di Pasolini, Avati e Cervi


Proprio all’interno della suggestiva sede del Cinema Lumière si apre una piazzetta intitolata al grande regista, scrittore e intellettuale Pier Paolo Pasolini (1922-1975). La vita di Pasolini si intreccia infatti più volte con la città di Bologna, che gli dà i natali il 5 marzo del 1922. Pasolini viene alla luce in una casa di via Borgonuovo 4, non distante dalla Basilica di Santo Stefano, su cui oggi campeggia una targa commemorativa; nella città felsinea il poeta frequenta il Liceo Galvani di via Castiglione e successivamente compie gli studi universitari presso la Facoltà di Lettere, recandosi spesso alla Libreria Nanni per i propri acquisti, un negozio tuttora in attività sotto alla centralissima Galleria Cavour.

Trasferitosi in Friuli durante la guerra, Pasolini torna a Bologna negli anni successivi per girare le scene di alcuni suoi film: in Comizi d’amore, documentario-inchiesta del ‘65 incentrato sul rapporto degli italiani con la sessualità, Pasolini intervista tra gli altri la squadra di calcio locale, sullo sfondo dello stadio Renato Dall’Ara; nel 1967, con il suo Edipo Re liberamente tratto dalla tragedia di Sofocle, torna nella città Natale e gira alcune scene con Franco Citti in Piazza Maggiore e sotto al portico della Chiesa di Santa Maria dei Servi (foto). Infine, nell’ultima prova di regia Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) si reca sul colle di Villa Aldini, un edificio in stile neoclassico alle porte di Bologna, per effettuare qualche ripresa.

A qualche passo di distanza dal luogo di nascita di Pasolini, ecco un’altra targa che ricorda come Bologna sia anche città natale di alcuni importanti attori come Gino Cervi. Siamo in via Cartoleria 3, e di fronte a noi si erge la casa in cui l’attore emiliano nacque nel 1901, reso celebre dalla fortunata serie degli anni ‘50 Don Camillo e Peppone.

A Bologna si intreccia poi la storia di un altro grande protagonista della regia italiana, Pupi Avati, autore di ben 21 film girati nella sua città e nella provincia bolognese. Per citarne soltanto alcuni: Il cuore altrove del 2003 che mostra gli interni del Museo Davia Bargellini in Strada Maggiore 44, Ma quando arrivano le ragazze? e La seconda notte di nozze, entrambi del 2005.

La città protagonista del grande schermo


Oltre a narrare e promuovere il cinema attraverso le sue istituzioni, dagli anni ‘50 fino ai giorni nostri Bologna è stata anche protagonista o semplice comparsa in moltissimi lungometraggi. Tra i film interamente girati in città e quelli che ne mostrano solo qualche scorcio se ne contano infatti circa una settantina. Il primo ad utilizzare Bologna come set cinematografico fu Hanno rubato un tram, una pellicola bianco e nero del 1954 diretta e interpretata dal bravissimo Aldo Fabrizi. Il film narra la storia del tranviere Cesare, che in seguito a un incidente stradale viene demansionato da conducente a controllore dei biglietti; grazie alla natura stessa del soggetto, la pellicola garantisce allo spettatore una interessante carrellata della Bologna anni ‘50, epoca in cui in città circolavano ancora i tram, toccando moltissime vie e punti di interesse quali la Basilica di San Francesco, Via Rizzoli, via Zamboni nella zona universitaria e molte altre.

Con un salto di circa un ventennio arriviamo agli anni ‘70, anni di proteste studentesche a Bologna che culminarono negli scontri del ‘77 con la morte dello studente e militante di Lotta Continua Francesco Lorusso. Teatro degli scontri fu in particolare la zona universitaria, i cui luoghi più simbolici si identificano ancora oggi con via Zamboni, Piazza Verdi e via Mascarella, non lontani dalle Due Torri: proprio in questa zona è ambientato un film del 2004 diretto da Guido Chiesa e sceneggiato assieme al collettivo di scrittori Wu Ming, dal titolo Lavorare con lentezza. È la storia di due ragazzi di periferia che, proprio nel 1977, scavando un tunnel sotterraneo per rapinare una banca del centro scoprono Radio Alice, una celebre radio libera nata a Bologna.
La zona universitaria degli anni ‘70 (e non solo) fa da sfondo anche alla pellicola che Renato De Maria ha dedicato al fumettista Andrea Pazienza, Paz! (2002), che a Bologna studiò al DAMS e pubblicò le sue prime opere.

Al 1974 risale invece Fatti di gente perbene, l’indagine che il regista Mauro Bolognini ha dedicato a un caso di cronaca nera risalente ai primi del Novecento. Ambientato nel 1902, il film inscena l’omicidio realmente accaduto di Francesco Bonmartini da parte del cognato Tullio Murri, figlio di un noto luminare della medicina bolognese, Augusto Murri, e analizza le successive reazioni dell’opinione pubblica cattolica e benpensante. Per girare le scene delle lezioni tenute da Murri ai suoi studenti è stato scelto un luogo molto significativo per il mondo accademico bolognese, il Teatro Anatomico dell’Archiginnasio (foto sopra), aula che un tempo ospitava le autopsie realizzate a scopo didattico dai professori dello Studium bolognese.

L’immagine di Bologna nei film più recenti


In alcuni lungometraggi rimane vivo l’interesse per l’ambiente studentesco e accademico, che da sempre caratterizza la città: ne è un esempio il cult movie degli anni Novanta Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1996), tratto dal primo romanzo di Enrico Brizzi per la regia di Enza Negroni, che tratta la storia di Alex e Aidi, studenti di liceo in preda a una tormentata storia d’amore. Ma anche Centochiodi, film di Ermanno Olmi del 2007 che racconta l’ambiente accademico bolognese attraverso le delusioni di un giovane professore; una delle scene più forti del film è stata realizzata nell’Aula Magna della Biblioteca Universitaria, dove il protagonista (Raz Degan) inchioda al pavimento cento preziose opere della collezione in segno di protesta. Infine, il nostalgico ricordo della scanzonata vita universitaria ritorna anche in E allora Mambo!, opera di Lucio Pellegrini del 1999 con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, che fra i vari scorci di Bologna mostra Piazza Santo Stefano e la Basilica delle Sette Chiese.

Per saperne di più: www.cineturismo.cinetecadibologna.it

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