Vallese in inverno: alla scoperta delle valli Lotschental e Anniviers

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Condividi Sonja Vietto Ramus

28/03/2023

Con gli sci o le ciaspole ai piedi, seduti a tavola per gustare i piatti della tradizione o in un laboratorio per scolpire una maschera in legno: ecco cosa fare in queste due autentiche vallate svizzere.

Per chi ama l’inverno (ma non solo) e gli sport, il Vallese con i suoi maestosi “Quattromila” a fare da cornice, è un vero paradiso. Grazie alla sua topografia, in questo cantone del sud della Svizzera ci sono oltre 40 stazioni sciistiche e 2mila chilometri di piste da sci. Ma questa terra, dove frizzanti vette alpine si rispecchiano in un cielo blu intenso, non è solo escursioni sulla neve.

Ai buongustai il Vallese offre infatti prodotti a denominazione DOP/IGP (ben 8) come il lardo secco, il pane di segale vallesano, lo zafferano di Mund, l’Abricotine (acquavite di albicocca) e il distillato di pere.
Cinquemila ettari di vigneti fanno poi di questo territorio la maggiore regione vitivinicola della Svizzera con ben 55 differenti vini da degustare (Petite Arvine, Cornalin e Humagne Rouge fra i tanti).

E che dire dei 70 prodotti con Marchio Vallese – nei quattro settori di agricoltura, industria, cosmetica e artigianato – realizzati nel rispetto di ambiente e etica sociale? Fare shopping sarà davvero piacevole per portarsi a casa un ricordo vallesano. E poi, per muoversi da una località all’altra, c’è il Swiss Travel Pass che permette libera circolazione su treni, autobus e battelli (inclusi i treni panoramici Premium e i trasporti pubblici di oltre 90 città): ha validità di 3, 4, 8 o 15 giorni consecutivi e offre sconti e vantaggi come l’ingresso gratuito a più di 500 musei.

Gastronomia e trekking nella Lötschental


Qualche idea per un tour nel Vallese più autentico? Se siete fra quelli che prediligono i paesaggi incontaminati, la Lötschental - la più grande valle laterale del versante nord di questo cantone svizzero – è una destinazione da non perdere assolutamente. La vallata contorna per circa 20 chilometri le vette della frontiera tra il Vallese e il cantone di Berna; Kippel, abitato da 500 persone, ne è il centro principale assieme ai borghi di Ferden, Wiler e Blatten. Proprio da quest’ultimo villaggio può iniziare l’itinerario.

Se si desidera un soggiorno all’insegna del silenzio e della cucina tradizionale, l’Hotel Edelweiss (Blattenstrasse 62) è ideale: qui, dove carni e formaggi sono una bontà squisita, chiacchierare con Lukas Kalbermatten (che con la moglie gestisce l’albergo ristorante) permette di scoprire la storia di questi luoghi. “Sino all’apertura del tunnel del Lötschberg, nel 1913, era piuttosto difficile accedere alla valle: proprio questo ha fatto sì che la Lötschental conservasse le sue antiche tradizioni, culturali e gastronomiche – spiega Kalbermatten –Ancora oggi in questo territorio non c’è posto per i grandi hotel di lusso e in cemento ma solo per quelli creati negli edifici di un tempo, con le facciate brunite dal sole. Ogni villaggio della vallata, come Blatten, ha le sue caratteristiche e il proprio charme, sia in estate che in inverno: si può scegliere di avventurarsi su splendidi sentieri per trekking nella natura o approfittare del comprensorio sciistico di Lauchernalp”.

Dopo aver gustato le specialità gastronomiche (da provare, l’ottimo risotto ai mirtilli!), accompagnate da vini e distillati dell’Edelweiss, si parte per una piacevole camminata sulla neve (ci sono percorsi specifici da affrontare con ciaspole e altri percorribili senza): ad attendere i “non sciatori” è una facile escursione di circa 5 km, adatta anche a famiglie con bambini, che lungo il torrente Lonza, affluente del Rodano, conduce prima al resort Fafleralp e poi all’omonimo campeggio che in estate si anima di villeggianti. Usciti dal borgo di Blatten, questo trekking permette di immergersi fin da subito in un paesaggio autentico su cui si affaccia la Gnadenkapelle von Kühmatt, chiesetta barocca conosciuta da secoli come la Cappella delle Grazie, situata a 1.633 metri di altitudine. Costruito nel 1654, questo piccolo edificio religioso è meta di pellegrinaggi regionali. Proprio di fronte, su una terrazza soleggiata, un paio di chalet in legno, fra i più antichi della Lötschental, sono sito protetto del Vallese.

Procedendo nell’escursione, lungo la strada asfaltata, chiusa al traffico quando c’è neve, se si è fortunati ci si può imbattere in qualche camoscio o stambecco alla ricerca di cibo (nel caso s’incontri fauna selvatica, si raccomanda di non fare rumore né cercare di avvicinarsi).

La tradizione delle Tschäggättä e i “soldati rossi”

Al rientro dalla passeggiata (circa 4 ore fra andata e ritorno da Blatten a Fafleralp) ci si può dedicare a un’attività unica, quella d’intaglio delle maschere. In una vecchia segheria-laboratorio del vicino villaggio di Ferden, porta d’accesso a questa vallata delle Alpi, si possono così scoprire le curiose origini delle Tschäggättä. Di cosa si tratta? Di figure carnevalesche tipiche della Lötschental: abbigliate con maschere in pino cembro, pelli di capra o pecora e una campana appesa alla cintura, fanno la loro apparizione fra la festa cattolica della Candelora e il Martedì Grasso che precede il Mercoledì delle Ceneri.

Grazie agli insegnamenti di un esperto, partendo da un legno con la forma di un volto già abbozzato, si può creare una maschera a proprio gusto, con l’aiuto di scalpelli e sgorbie; si procede poi alla foratura per occhi e denti, alla verniciatura e alla scelta della chioma: nera, marrone o bionda, lunga o arricciata, ma sempre rigorosamente di pelo di animale. “Ogni sera, dopo il lavoro, queste creature, le Tschäggättä, imperversano nella valle e spaventano chiunque si attardi ancora per le strade” racconta sorridendo Peter Ritler, titolare del laboratorio di Ferden. È lui a spiegare la storia di questa tradizione che ancora oggi viene celebrata e combina miti e leggende di un tempo. “Inizialmente erano gli uomini celibi ad indossare queste maschere spaventose, poi dal 1950 la tradizione si è evoluta e oggi vi prendono parte anche uomini sposati, donne e bambini” conclude Ritler. Dedicarsi all’intaglio di queste maschere, che una volta ultimate sfoggiano sorrisi sinistri e espressioni grottesche, è fra i modi più autentici per immergersi nell’atmosfera di questi luoghi.

Se si è poi alla ricerca di un’altra tradizione del territorio, ecco quella dei Granatieri di Dio - i “soldati rossi” -, eredità dell’epoca dei mercenari. Secoli fa, molti abitanti della Lötschental si guadagnavano da vivere al soldo di eserciti stranieri. Da allora, uomini in costume partecipano – insieme alle donne che indossano gli abiti tradizionali della valle – alle processioni delle principali festività religiose.

Val d’Anniviers: ghiacciaio e terme


Dalla valle della Lötschental si raggiunge comodamente (in automobile o con i mezzi pubblici) un’altra vallata del Vallese: la Val d’Anniviers che all’aspro paesaggio alpino abbina una forte tradizione culturale. Situata nel distretto di Sierre, questa vallata si divide a sua volta in due valli laterali, quella di Moiry a ovest e quella di Zinal a est. L’estremità del territorio è costituita da una catena montuosa conosciuta come “Couronne Impériale” di cui fanno parte il Weisshorn, il Bishorn, lo Zinalrothorn, l’Obergabelhorn, il Cervino e la Dent Blanche, tutte cime che superano i 4mila metri.

Dalla graziosa località di Zinal, dove pernottare e gustare la cucina dell’hotel La Pointe de Zinal (Route des Cinq 4000, 15), si può andare alla scoperta di un territorio impervio ma di grande bellezza. Per gli sciatori (che si tratti di sci alpino o snowboard) il comprensorio offre piste adatte a tutti, esperti e principianti alle prime armi. Ma non solo: Grimentz-Zinal (uno dei tre comprensori, gli altri due sono St.Luc/Chandolin e Vercorin; in totale 220 km di piste, 45 impianti e un unico skipass) garantisce tante altre attività per il tempo libero come skicross, pista per slittini, centro di addestramento per le valanghe, escursioni con racchette da neve e snowpark.

Per chi agli sci preferisce le ciaspole per ammirare, più lentamente, i panorami montani, da questo borgo, che tanto piace ai patiti dell’alpinismo, si parte per andare alla scoperta di una meraviglia della natura: il ghiacciaio di Zinal. Un’escursione di 5-6 ore di cammino (da effettuarsi solo con buone condizioni meteorologiche) e 500 metri di dislivello per raggiungere il ghiacciaio che nasce in realtà dall’incontro di 3 diversi ammassi: quello del Grand Cornier, il Durand e del Mountet.

Il ghiacciaio di Zinal presenta numerose cavità naturali scavate dai torrenti che scorrono al suo interno: in estate l’accesso non è possibile ma in inverno si organizzano regolarmente escursioni con le racchette da neve” spiega Sylvie Peter, guida di montagna che accompagna in questo trekking. Raggiungere il ghiacciaio, che si trova al di sopra del villaggio, è un’esperienza unica, che permette di immergersi in panorami mozzafiato.

Lungo il percorso s’incontrano anche le insegne per la miniera di rame di “La Lee”, visitabile in estate (ci sono circa 500 metri di gallerie aperte al pubblico), e un vecchio edificio adibito a cantina dove un tempo venivano messi a stagionare i formaggi prodotti con il latte dei vicini alpeggi. Zigzagando da un lato all’altro del torrente, fra la spessa coltre di neve candida, e superando qualche tratto più impegnativo fra le rocce, si raggiunge il ghiacciaio, che appare all’improvviso con un’incredibile tonalità azzurro-verdastra.

Questa meraviglia naturale ha purtroppo risentito di molti cambiamenti nel corso dei decenni, come racconta Sylvie: “Rispetto al primo ventennio del secolo scorso, il ghiacciaio, a causa del cambiamento climatico, si è letteralmente dimezzato per estensione. Anche l’ingresso alla grotta non è più come vent’anni fa, quando ho raggiunto per la prima volta questo luogo: al suo interno vi si accedeva solo da un piccolo tunnel, posizionato in alto sulla sinistra. Oggi invece c’è un’apertura enorme, sembra quasi un anfiteatro. E il ghiacciaio sfortunatamente è destinato a trasformarsi ancora”.

C’è giusto il tempo per una breve sosta gastronomica - con pane di segale, salumi e formaggi di produzione locale – prima di riprendere il trekking e rientrare a Zinal accompagnati da qualche camoscio che guarda incuriosito da lontano e da splendide formazioni di stalattiti formatesi sulle pareti rocciose delle montagne. Tornati al villaggio, niente di meglio che un po' di relax alle terme Indoor Pool and Spa di Zinal o una passeggiata per il vecchio centro del borgo con i suoi chalet e le costruzioni in legno.

Se si ha ancora tempo a disposizione, si può effettuare anche un’altra ciaspolata, questa volta nel cuore della foresta di Zau Zoura, sopra il villaggio di Ayer, fra larici, abeti e pini cembri (magari con un gustoso pranzo al sacco) e raggiungere infine la cittadina di Sierre (un’ora circa da Zinal) dove lo storico Château de Villa, antica dimora patrizia del XVII secolo, ospita al suo interno un’enoteca con oltre 650 etichette di 110 produttori selezionati e un ristorante di specialità.

Link: www.vallese.chwww.loetschental.chwww.anniviers.ch

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