Le marmotte da vedere nel Parco Nazionale del Gran Paradiso

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Condividi Enrico Montanari

16/08/2010

Anche quest'estate, come ormai da cinque anni, un team di ricercatori dell'Università di Pavia e dell'Università del Quebec a Montreal (UQAM, Canada), in collaborazione con il Servizio Scientifico del Parco Nazionale Gran Paradiso stanno conducendo un progetto di ricerca a lungo termine sulla marmotta alpina nell'area di studio di Orvielle in Valsavarenche. La storica casa di caccia dei Savoia di Orvieille, ospita ogni estate decine di studenti impegnati ad approfondire il complesso sistema sociale e le differenze individuali nel comportamento delle marmotte. Grazie a marche auricolari che ne permettono il riconoscimento a distanza, i ricercatori monitorano le strategie comportamentali adottate dai singoli individui nelle varie fasi della loro vita.

E' il caso per esempio, di "Beppe", la prima marmotta catturata a Orvielle quando il progetto è iniziato. "Abbiamo catturato Beppe nel 2006, quando era ancora un piccolo dell'anno", spiega Caterina Ferrari, una delle ricercatrici dell'Università del Quebec impegnate nel progetto, "Ora è diventato il maschio dominante in un gruppo familiare di quattro marmotte, a un centinaio di metri di distanza dal suo nucleo familiare originario".

Di anno in anno, seguendo le storie di ogni marmotta, si completa il puzzle che porterà a una maggiore comprensione della complessa vita sociale di questi animali. E i primi risultati già non mancano: i ricercatori infatti hanno scoperto che i singoli individui rispondono in maniera differente alle situazioni di stress, presentano cioè delle vere e proprie personalità diverse. Proprio come nella specie umana dunque, vi sono marmotte timide e marmotte coraggiose, individui aggressivi e altri più propensi alle interazioni amichevoli. Lo scopo di queste ricerche è comprendere come e perchè questa grande variabilità comportamentale si mantiene in natura e quali sono i vantaggi adattativi di una strategia rispetto all'altra.

Tutto questo senza tralasciare l'importante aspetto della conservazione, elemento fondamentale per un'area protetta. Cristian Pasquaretta, ricercatore dell'Università di Pavia, studia gli effetti del disturbo antropico sul comportamento delle marmotte e la distanza minima che gli animali tollerano prima di fuggire all'avvicinarsi di una persona o di un eventuale predatore. Individui con una personalità diversa possono presentare distanze di fuga differenti e la determinazione della distanza minima di fuga adottata dalle marmotte in diverse zone potrebbe aiutare a disegnare meglio i passaggi dei sentieri per ridurre al minimo il disturbo su questa specie.

Per informazioni: Dr. Achaz von Hardenberg, Biologo del Parco Nazionale Gran Paradiso (Tel. 393.0515511)


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