Il nuovo testo, depositato il 19 gennaio, all’articolo 7 bis, prevede che i Comuni capoluogo di provincia possano istituire, con deliberazione del consiglio comunale, una imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio, da applicare secondo criteri di gradualità in proporzione alla loro classificazione da 0,5 a 5 euro per notte di soggiorno. Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo.
Il testo prevede inoltre che la disciplina di attuazione dell’imposta di soggiorno venga stabilita con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri e d’intesa con la Conferenza Stato - città autonomie locali. I Comuni, con proprio regolamento in conformità con quanto stabilito nel predetto DPR, hanno facoltà di disporre ulteriori modalità applicative del tributo.
Gli albergatori della città sono fortemente perplessi sull’ipotesi di introduzione dell’imposta di soggiorno prevista nello schema di decreto, in esame dalla Commissione parlamentare bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale. «L’ipotesi, circolata in queste ore, di una tassa di soggiorno contemplata nel decreto sul federalismo municipale è secondo noi pericolosa e penalizzante - afferma Giovanni Zambonelli, presidente del gruppo Albergatori di Ascom Bergamo – Danneggia un solo comparto economico e crea sperequazioni all’interno delle categorie che di turismo vivono e lavorano.
L’onere di una eventuale imposta di scopo finalizzata ad interventi in materia di turismo dovrebbe infatti essere distribuito tra tutti i soggetti che dal turismo traggono beneficio, coinvolgendo quindi l’insieme delle categorie economiche presenti sul territorio interessato. Inoltre almeno da ciò che risulta in questo momento il provvedimento sembrerebbe pensato per le grandi città d’arte, dove si evidenzia una grande differenza tra il soggiornare in città rispetto alla provincia, realtà molto diverse dalle medie e piccole città d’arte come Bergamo».
La Commissione bicamerale dovrà esprimere il proprio parere entro il prossimo 28 gennaio.
«Il nostro compito sarà in queste ore e giorni quello di intervenire presso i nostri parlamentari per rappresentare la contrarietà della categoria alla proposta avanzata dal Ministro Calderoli» conclude Zambonelli.