La rivolta dell'Egitto ha svuotato i casinò hotel e i bar di un turismo che impiega un egiziano su otto, ma nonostante tutto il mondo del turismo egiziano si aspetta un recupero veloce, con la rivoluzione che promuoverà nuove attività nel lungo periodo. Con le sue spiagge calde tutto l'anno caldo, eccetto sul Mediterraneo dove fa un po' più fresco, e il suo patrimonio di antichità faraoniche, l'Egitto ha incassato quasi 11 miliardi dollari dal turismo nel 2009, secondo i dati del ministero del turismo, cifra che rappresenta oltre un decimo del prodotto interno lordo egiziano
Nel 2011 la rivolta contro il regime di Hosni Mubark: una rivoluzione durata 18 giorni che ha indotto molti paesi a emettere gli avvisi contro i viaggi in Egitto. Risultato che siti come le Piramidi di Giza, solitamente invase da visitatori bruciati dal sole, stanno rimanendo minacciosamente vuote. Ciò nonostante i lavoratori nel campo del turismo, sia a il Cairo che a Sharm El-Sheikh, nella penisola del Sinai, dicono di avere speranza per il futuro, con la convinzione che i turisti saranno ancora più attratti da un paese che ha gettato via le catene del regime autoritario.
I numeri per il momento parlano ancora in rosso, ma dal crollo di prenotazioni registrati a inizio crisi, con disdette pari a l 75% per gli hotel di Sharm el-Sheikh e Hurghada, ora il calo si è ridimensionato ad un 11% solamente. C'è da dire che durante il breve periodo della presidenza di Omar Suleiman circa 1 milione di turisti sono fuggiti in Egitto, per un costo totale circa 1 miliardo di dollari.
Un anno difficile questo per l'Egitto che ha avuto ripercussioni nel 2010 per i voli cancellati dall'eruzione islandese, ma poi anche per il blocco della balneazione dopo gli attacchi di squali del Mar Rosso, e ora l'incertezza per il futuro democratico del paese. Ma ora è tempo di recuperare il mercato: due delle più grandi compagnie europee di viaggio, Thomas Cook e Tui Travel, hanno dichiarato questo lunedì che avrebbero riavviato le vacanze dalla Germania in Egitto nel mese di marzo.
Alcuni turisti avevano già superato l'ansia dei disordini, già nel bel mezzo della crisi, soprattutto i turisti britannici. A differenza di molti paesi che scoraggiavano tutti i viaggi in Egitto durante i disordini, la Gran Bretagna aveva invece consigliato ai suoi cittadini di evitare solamente le grandi città come Il Cairo, Alessandria e Suez, ma non aveva ordinato di stare lontani da località come Sharm El-Sheikh. Ora i pericoli sembrano cessati per tutti, e c'è da attendersi un nuovo boom turistico sull'Egitto, magari anche con una ripresa dei viaggi fai da te, prima meno attraenti per i problemi a muoversi in un vero stato di polizia.
Fonte: www.reuters.com