La morte di un orso marsicano è sempre una grande incalcolabile perdita ecologica e culturale. La perdita di un patrimonio della umanità. La morte violenta di un orso marsicano è poi un evento drammatico e, molto spesso, un evento delinquenziale. E’ giusto perciò che le istituzioni, le associazioni, i cittadini esprimano considerazioni, punti di vista, opinioni, critiche. Non è invece giusto, né onesto, che ci sia sempre qualcuno, vanesio o interessato, pronto a strumentalizzare questi gravi eventi. Non è giusto, né onesto, che alcuni personaggi, ormai correntemente (sembrano non aspettare altra occasione per dimostrare la loro esistenza!) possano discutere su tutto e sempre, anche se poco informati o incompetenti.
Ad esempio, alcuni recenti, evidenti e strumentali attacchi al Parco e ai suoi vertici, che sembrano essere appositamente studiati per disinformare e disorientare l’opinione pubblica, raccontano storie tra le più inverosimili e gettano (tentano di gettare!) discredito su istituzioni e persone impegnate nella difficile azione di tutela e conservazione di questa preziosa specie animale.
Ora, l’Ente Parco ritiene di dover chiarire, per l’ennesima volta e per corretta comunicazione pubblica, la situazione dell’orso marsicano, lasciando la parola a “Chi gli orsi li studia”. In allegato viene perciò divulgato l’intervento dei Proff. Luigi Boitani e Paolo Ciucci, della Università La Sapienza di Roma impegnati nella ricerca scientifica sull’orso marsicano, pubblicato sul numero primaverile del Periodico del Parco “Natura Protetta” uscito nelle settimane passate.
Quanto al ripetersi di eventi così drammatici, le statistiche degli ultimi 40 anni mostrano in modo evidentissimo che la tendenza (il trend) è purtroppo abbastanza stabile. Il decennio più drammatico è stato però quello che va dal 1971 al 1980 (quello in cui, peraltro, gli attuali più accaniti critici dell’Ente Parco, occupandosene in prima persona, erano i più diretti responsabili delle vicende dell’orso marsicano!!): in quegli anni furono infatti recuperati i corpi di ben 27 (ventisette) plantigradi.
Un altro difficile decennio è poi stato quello dal 1991 al 2000 con 26 (ventisei) orsi morti, mentre negli altri due decenni – 1981/1990 e 2001/2010 – per entrambi le vittime sono state 22 (ventidue). Il 1982, con 8 orsi ammazzati è da considerarsi invece l’anno horribilis, seguito dal 1996 con 6 individui e dagli anni 1977/78/84/2002 e 2007 con 5 all’anno. Nel 2007, in concomitanza con l’insediamento ufficiale della attuale amministrazione dell’Ente (!), ai primi di ottobre, ne furono trovati avvelenati 3 in località “Acqua Ventilata”.
Alla luce di questi inconfutabili dati, appare perciò del tutto improprio e certamente poco onesto imputare a questa amministrazione la responsabilità della drammatica situazione dell’ursus arctos marsicanus, accusandola ingiustamente di incompetenza e incapacità a risolvere il grande problema della sua conservazione e sopravvivenza.
Al contrario, è proprio questa amministrazione che ha adottato, sta adottando e adotterà (con l’augurio che anche i comuni vorranno essere partecipi delle decisioni e le altre istituzioni firmatarie del Patom vorranno fare la parte che loro compete) le più opportune misure di salvaguardia, pur dovendo quotidianamente affrontare problemi e difficoltà d’ogni genere, comprese le ostilità e la demagogia di ambienti ormai scopertamente ostili ai parchi e al loro potenziamento. (Giuseppe Rossi, Presidente del Parco).
Fonte: www.parcoabruzzo.it