In questo periodo d'instabilità politica ed economica, molti di voi avranno pensato di scappare all'estero! Beh, perchè non scegliere una meta fuori dal comune ci siamo detti? Se siete dell'idea questo articolo fa per voi, alla scoperta delle più famose Micronazioni del mondo.
A tenerle insieme sono sempre dei sogni: sogni di grandezza, sogni politici, sogni di paradisi economici. Ma anche la voglia di rievocare un periodo storico perduto, ricostruire una realtà lontana, o più semplicemente, se il mondo così com’è non basta, dare vita al proprio mondo perfetto. Sono le cosiddette micronazioni, piccole entità –territoriali o meno- che si dichiarano nazioni indipendenti, alla faccia dei governi e delle organizzazioni internazionali. A concepirle, solitamente, sono singoli individui o piccoli gruppi: nella maggior parte dei casi non sono riconosciute legalmente, e talvolta non corrispondono a luoghi fisici, ma si sviluppano sul web, sulla carta o nella fantasia. Eppure, in un modo o nell’altro, le micronazioni esistono eccome, con lo scopo di divertire, far sognare, ma anche protestare o ribellarsi a una situazione sociale scomoda. Tante di loro nacquero negli anni Settanta, come provocazione o segno di protesta; oggi sono molte le nazioni fai-da-te, ma alcune in particolare meritano di essere visitate. Curiose, bizzarre, nate in circostante incredibili: ecco una lista di 15 micronazioni imperdibili. Non una classifica in ordine di importanza, ma una rassegna-assaggio da completare a proprio piacimento.
Principato di Sealand
Letteralmente significa ‘terra del mare’, e in effetti questa micronazione ha sede su una struttura artificiale nel bel mezzo del Mare del Nord, 10 km al largo dalle coste inglesi del Suffolk. La piattaforma fu creata durante il secondo conflitto mondiale per scopi militari, ma nel 1967 venne occupata da Paddy Roy Bates, dalla sua famiglia e dai suoi compagni, che si autoproclamarono principato indipendente. Checché ne dica la famiglia Bates, Sealand non ha ricevuto alcun riconoscimento ufficiale da parte di nessuno Stato del mondo, e nel territorio di appena 1300 mq vivono solamente cinque persone. Per appartenere alla casta reale di Sealand non occorre essere discendenti della famiglia fondatrice: la nobiltà, nel principato, è acquistabile anche online sotto forma di certificato speciale. Tutti, aldilà della loro cittadinanza ufficiale, possono essere eletti Lord o Baroni, Lady o Baronesse, con il benestare della famiglia reale. A quel punto si possono ricevere inviti eleganti a ‘corte’, si può partecipare alle feste del principato e ai lauti banchetti dei governanti. Nel 2007 il Principato è stato messo in vendita da Michael Bates, che però non ha mostrato interesse nel momento in cui il sito The Pirate Bay, su internet, ha dichiarato di volerla acquistare per mezzo di una raccolta fondi. Nessuno, ad oggi, ha concluso la folle spesa.
Sito ufficiale: www.sealandgov.org
Il Gran Ducato di Westarctica
Basta dire Antartide e un’idea affascinante si fa largo nella nostra mente. Sarà perché è così freddo, lontano e ostile, carico di quell’attrattiva tipica dei luoghi proibiti. Molti però non sanno che l’Antartide comprende una zona molto particolare, che non venne assegnata ad alcuno Stato dopo la firma del Trattato Antartico: si tratta di un frammento nella parte occidentale, chiamato Marie Byrd Land, che nessun paese volle rivendicare. Ecco allora che nel 2001 Travis McHenry, venuto a conoscenza di questo territorio orfano, decise di dichiararlo nazione indipendente e di auto eleggersi sovrano. La sua mossa fu pressoché ignorata dalle altre nazioni, non essendoci residenti in zona né tantomeno aspiranti sudditi: tuttora è poco chiara la motivazione della sua ‘impresa’, che ha dato vita a poco più di qualche moneta o francobollo. Esiste anche un servizio libero di posta elettronica per i cittadini... ma nessun cittadino bramoso di usufruirne!
Sito ufficiale: www.westarctica.org
L’Isola di Pitcairn
La magia di questa micronazione sta nella sua storia. Per capirne l’origine si deve fare un passo indietro nel XVIII secolo, quando buona parte dell’equipaggio del Bounty si ammutinò al comando del capitano Bligh, con la speranza di invertire la rotta e fare ritorno a Tahiti, il paradiso terrestre che avevano conosciuto per fatalità durante il viaggio. Perché tornare in Inghilterra, quando i marinai avevano potuto assaggiare le delizie e i piaceri di un’isola selvaggia? Ecco che molti, effettivamente, si stabilirono per sempre a Tahiti, ma altri ripiegarono su un’isoletta nel Pacifico meridionale: si trattava, appunto, dell’Isola di Pitcairn. L’isola, esistente ancora oggi, non è considerata ufficialmente una nazione, e benché legalmente sia un governo democratico con un sindaco come sovrano, in realtà non è considerata neppure un paese. Avendo una popolazione di una cinquantina d’anime, può essere definita senza indugio la più piccola democrazia al mondo.
Sito ufficiale: www.government.pn
Molossia
Ecco una micronazione veramente micro, così minuscola e insensata –tranne che nella mente del suo creatore- da sembrare uno scherzo. La Repubblica di Molossia nacque nel 1990 ad opera di Kevin Baugh, il quale, forse stanco dei passatempi più tradizionali, optò per un hobby alquanto bizzarro: farsi fondatore e governante di una piccola dittatura. La sede del potere non è altro che una semplice casa vicino a Dayton, nel Nevada, e l’intero ‘Stato’ è composto dalla casa personale di Baugh, dal suo cortile e dall’antistante giardino, per un totale di un ettaro circa. Nella California del sud sono molte le proprietà private di queste dimensioni, ma Molossia ha dei tratti molto particolari: concepita per la prima volta come compito scolastico nel 1977, passò dalla mente di Baugh alla realtà un po’ per gioco, e oggi il promotore la considera un Enclave, circondato dagli Stati Uniti e da loro costantemente minacciato. Tra rivendicazioni territoriali surreali (in Pennsylvania e California, ma anche nel bel mezzo del Pacifico e addirittura sul pianeta Venere) e divieti assurdi (niente cipolle, trichechi o pesci gatto), Molossia è più che altro una efficiente rete per turisti curiosi, in cui si possono compiere visite guidate… previa esibizione del passaporto, ovviamente.
Sito ufficiale: www.molossia.org
Ladonia
Nel cuore degli artisti, si sa, cova sempre un pizzico di follia. Ma non tutti sarebbero disposti, per difendere la propria arte, ad armarsi di bandiera e circoscrivere una propria micronazione, in cui l’unica tassa imposta ai cittadini sia la richiesta della loro creatività. È quanto fece lo svedese Lars Vilks nel 1980, dopo aver installato una serie di opere in legno e pietra sulla spiaggia della riserva naturale di Kullaberg: i turisti apprezzarono da subito le grandi sagome, che assomigliavano a scheletri di castelli, ma il consiglio comunale locale si rivelò meno disposto allo scherzo e dichiarò l’atto di Vilks illegale, in quanto occupava una zona protetta. Allora lo scultore incompreso prese l’iniziativa, e per evitare che il suo operato fosse raso al suolo si recò sul posto con una bandiera e un manifesto, delineando i confini della sua personale micronazione: ora le opere si trovavano in un territorio indipendente, libero dalle dure leggi svedesi, che egli chiamò Ladonia. Nel 2000 la popolazione di Ladonia ammontava a 14 mila cittadini non ufficiali, che non avevano mai vissuto nella zona ma che si erano dichiarati fedeli alla sua causa. Vilks si spinse oltre, coniando la propria moneta (l’Ortug) e dichiarando il latino lingua ufficiale, ma la Svezia proprio non si decide a prendere sul serio il progetto.
Sito ufficiale: www.ladonia.net
Il Regno di Redonda
Se si dovesse indicare la posizione di Redonda, bisognerebbe collocarla a metà strada tra la verità e la finzione, indecisa se far parte del mondo reale o piuttosto essere un luogo poetico. Artisti e scrittori, negli anni, hanno ricamato storie e leggende di ogni tipo riguardo a questo regno, ma anche la realtà sul suo conto è piena di fatti surreali degni di un romanzo. Fu un banchiere dell’isola di Montserrat, nei Caraibi, ad acquistare l’isolotto roccioso di Redonda nel 1865, chiedendo alla Regina Vittoria di poterne essere sovrano: lei accettò, a condizione che non si levassero rivolte contro le colonie britanniche. Da quel momento il banchiere fu Re Mateo, e nel 1880 gli successe il figlio Matthew Phipps Shiell, famoso autore di fantascienza, col titolo di Re Felipe. In seguito il Regno di Redonda fu conteso tra numerosi personaggi, spesso scrittori o editori, sino ad arrivare tra le mani di Javier Marìas Franco. Fu questo scrittore spagnolo a dar vita alla piccola casa editrice ‘Reino de Redonda’ e a inventare un concorso letterario in suo onore, concedendo titoli nobiliari fantasiosi a molte personalità culturali e artistiche di tutto il mondo. Basti pensare al regista Pedro Almodovar, che dal 1999 è ‘Duca di Trémula’, e all’italiano Umberto Eco, che nel 2008 è diventato ‘Duca dell’Isola del giorno prima’.
Sito ufficiale della Fondazione: www.redonda.org
Il Regno di Elleore
Basterebbe il paesaggio dei fiordi danesi, pennellato di luci fredde, a catturare l’attenzione dei visitatori, ma l’isola di Elleore è ancora più affascinante grazie all’omonimo piccolo regno. Il Regno di Elleore costituisce una micronazione fondata nel 1944 da un gruppo di insegnanti di scuola, che per la prima volta vi si recarono per un semplice campo estivo. Presto la proclamarono territorio indipendente, con una lingua propria e dei particolari costumi, generalmente parodici rispetto a quelli ufficiali della Danimarca. Prima di quella data l’isola era stata occupata per secoli da un monastero, e recentemente aveva fatto da set cinematografico alla controversa pellicola Løvejagten, girata nel 1907. Da quel momento l’isola si trasformò in un luogo incantato, abitato solo per una settimana all’anno in occasione dei festeggiamenti Elleuge, quando si celebra anche l’incoronazione del monarca. Particolarità dell’isola è l’uso dell’Elleore Standard Time, che è dodici minuti indietro rispetto all’orario ufficiale danese.
Sito ufficiale: elleore.diskos.dk
Seborga
Un’incursione al limite occidentale della Liguria, in provincia di Imperia, per conoscere una micronazione made in Italy: Seborga, con i suoi 300 abitanti e la sua Bandiera Arancione del Touring Club, sarebbe un normale incantevole paesino, se non fosse per la dichiarazione d’indipendenza dalla Repubblica Italiana che alcuni cittadini rivendicarono negli anni Cinquanta. A incoraggiarli sarebbe stato un antico status di Principato di cui Seborga, secondo qualcuno, beneficiava in un’epoca lontana, rendendo inefficace l’annessione al Regno di Sardegna. Ecco perché qui vengono eletti principi e ministri –benché privi di un effettivo potere- e viene coniata una moneta speciale, il Luigino, che può essere utilizzata in città e corrisponde all’incirca a 6 dollari americani. Che l’indipendenza di Seborga sia meritata o meno non è ancora chiaro, ma non mancano le apposite targhe automobilistiche, da apporre accanto a quelle italiane, e passaporti ad hoc per chi voglia concedersi una vacanza nel Principato. Che si tratti di una simpatica trovata pubblicitaria?
Sito ufficiale: www.proseborga.com
Freetown Christiania
È una piccola zona che si governa da sé, con un ridotto numero di abitanti: sono questi i tratti certi, verificabili, che fanno di Freetown Christiania una sorta di micronazione. Ma sulla qualità della vita esistono versioni differenti, tra gli amanti di questa società anarchica efficiente, tranquilla e tollerante, e chi invece, allarmato, la descrive come un covo di malviventi, abusivi e spacciatori. Trovandosi davvero in uno stato di anarchia totale, è molto difficile fare una stima del tasso di criminalità reale, e non è facile capire quale delle due visioni –idilliaca o catastrofica- si avvicini alla verità. Fondata nel 1971 in una vecchia base militare di Copenhagen, con lo scopo di dar vita a una società libera, Freetown è pur sempre soggetta alle leggi e alla tassazione di Copenaghen, ma i suoi cittadini osservano anche norme proprie originali: sarebbero vietate le armi da fuoco, la droga, le auto e persino le macchine fotografiche, ma non essendoci polizia i divieti diventano labili. In ‘Pusher Street’ si può anche acquistare marijuana nel mercato all’aperto. Insomma, la reputazione di questa micronazione sembrerebbe poco lodevole, eppure c’è chi la considera un brillante esempio di anarchia perfetta.
Sito ufficiale: www.christiania.org
La Nazione dello Spazio Celeste (The Nation of Celestial Space)
Parlare di micronazione, in questo caso, è un controsenso. Molto meglio chiamarla macronazione, visto che la Nazione dello Spazio Celeste comprende l’universo intero, ad eccezione del pianeta Terra! A fondarla nel gennaio del 1949 fu James Thomas Mangan, che produsse i documenti necessari a rivendicare un territorio non ancora assegnato, nientemeno che il cosmo, meno il nostro mondo. Nessuno prese in considerazione la trovata, ma il promotore procedette alla creazione di monete, banconote e francobolli, e quando gli USA e la Russia iniziarono a volare ad alta quota coi propri aerei, ecco che si sentì in diritto di protestare. Come potevano fare una cosa simile, senza il suo permesso? Sembra una follia, eppure Mangan non fu il primo a tentare la creazione di una micronazione extra-terrestre: prima del Trattato Outer Space –che nel 1967 vietò le rivendicazioni territoriali nello spazio- qualcuno aveva proposto la ‘Other World Nation’, composta dagli altri pianeti del Sistema Solare, e il ‘Celestial Solar Kingdom’, sulla superficie solare.
Repubblica di Conch
Oggi l’atmosfera è piuttosto allegra, vivace come si addice ai Caraibi, in questa Repubblica che abbraccia il territorio delle Florida Keys, tra Cuba e la Florida. La sua fondazione, però, è dovuta a sentimenti tutt’altro che dolci: la dichiarazione d’indipendenza dal governo statunitense risale al 1982, quando si volle protestare contro la costruzione di un valico di frontiera tra l’arcipelago e la terraferma. La frontiera avrebbe dovuto arrestare l’afflusso di immigrati clandestini e contrabbandieri, ma causò infiniti ingorghi sull’unico ponte autostradale diretto alle Florida Keys, danneggiando l’industria turistica. Il Sindaco di Key West, eletto primo ministro della neonata Repubblica, dichiarò addirittura guerra agli Statu Uniti, e benché si trattasse di una provocazione scherzosa ebbe un effetto positivo: la stazione di blocco venne rimossa. Ancora oggi si possono acquistare online passaporti e souvenir della Repubblica di Conch, ma soprattutto vale la pena di visitare le splendide isole, godersi il mare cristallino o ammirare un tramonto dalla Mallory Square, tra le esibizioni inarrestabili di musicisti e artisti di strada.
Sito ufficiale: www.conchrepublic.com
Frestonia
Era la notte di Halloween del 1977. La zona londinese di Notting Hill era sempre stata un luogo tranquillo, ma da quel momento attirò l’attenzione dei media di tutto il mondo per l’iniziativa, presa da un gruppo di squatter e rappresentanti delle cosiddette controculture, di dichiararsi indipendenti dal resto della Gran Bretagna. I secessionisti diedero vita a Frestonia, ispirandosi al nome della Freston Road, per ribellarsi al consiglio comunale locale che li aveva minacciati di sfratto: nacquero giornali, francobolli, tre inni nazionali, e addirittura un istituto cinematografico; il gruppo The Clash vi si recò per registrare l’album Combat Rock, e la costante attenzione da parte dei media impedì all’amministrazione cittadina ufficiale di cancellare Frestonia velocemente. L’indipendenza venne meno qualche tempo dopo, quando i ‘ribelli’, bisognosi di fondi per ricostruire il quartiere fatiscente, scesero a patti con i londinesi: la totale libertà era perduta, e molti dei primi fondatori di Frestonia se ne andarono, delusi. Ancora oggi, tuttavia, esiste nel quartiere una piccola comunità memore di quell’esperimento.
Repubblica di Minerva
L’utopia per eccellenza è un luogo ameno, senza tasse, senza complicazioni politiche, senza povertà né disagio sociale. Era questo il sogno di Michael Oliver, immobiliare milionario, quando iniziò a sognare la Repubblica di Minerva. Nel 1971 riuscì a realizzarla tra la Nuova Zelanda e l’isola di Tonga, portandovi tonnellate e tonnellate di sabbia e creando così un piccolo isolotto, che prestò si dotò di un presidente e di una dichiarazione d’indipendenza, subito inviata alle nazioni vicine. Insospettita dalle intenzioni dei repubblicani, l’isola di Tonga emise un proclama in cui rivendicava la proprietà delle acque nazionali, e venne appoggiata dal Forum del Pacifico del Sud: Oliver non poté fare nulla, e neppure il primo presidente della Repubblica, tentando di rioccupare la barriera, riuscì ad aggirare le truppe di Tonga. Oggi, come una classica utopia circondata dal mistero, pare che l’isola di Minerva sia stata inghiottita dal mare, tornandosene nel mondo del sogno.
Principato di Hutt River
Ecco una delle micronazioni più famose del mondo, fondata da Leonard George Casley nel 1970, costituita perlopiù da terreni agricoli. Il Principato, che sorge accanto a Northampton, nell’Australia Occidentale, e occupa un’area di 75 kmq, comprende circa duecento abitanti, centinaia di pecore e qualche fattoria: anche il fondatore è un contadino, che un bel giorno ha deciso di non pagare l’imposta sul frumento pretesa dal governo di Canberra. Incredibile ma vero, l’evasore vinse le cause in tribunale, e rinvigorito dal suo successo decise di proclamarsi indipendente dal resto del paese. Da lì ad auto eleggersi Principe Leonard I il passo fu breve, e di conseguenza la moglie divenne la Principessa Shirley. Oggi sono una sorridente coppia di settantenni, impazienti di ricevere i turisti e raccontare la loro storia, non solo chiacchierando ma anche attraverso documenti, libri, fotografie e souvenir. Benché la micronazione non sia legalmente riconosciuta, il fondatore è pronto a concedere la cittadinanza a chi lo desideri, e chi vuole semplicemente trascorrervi una vacanza può portare con sé una tenda o la roulotte.
Sito ufficiale: www.hutt-river-province.com
L’Isola delle Rose (Insulo de la Rozoj)
Dulcis in fundo un’altra micronazione italiana, che nel maggio del 1968 si autoproclamò indipendente, per poi fare una brutta il mese successivo. Si trattava di una piattaforma artificiale dell’Adriatico, a una dozzina di chilometri da Rimini e di poco esterna alle acque territoriali italiane, e subito assunse il nome ufficiale di Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose: l’esperanto era la lingua ufficiale, nacque una struttura governativa, vennero coniate monete e cominciarono i traffici postali. Poco importava se nessuno stato al mondo la riconosceva: la Repubblica affermava tenacemente il proprio carattere internazionale. Peccato che poco dopo la sua nascita, il 26 giugno del 1968, la piattaforma fu sottoposta al blocco navale, e nei primi mesi dell’anno dopo venne demolita, restando un affascinante ricordo.
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Se nessuna di queste micronazioni vi affiscina, che non vi venga in mente di fordarne una a voi, calcando le gesta di Peter Griffin e la sua Petoria.