A Bratislava regna un'atmosfera minuta e tenera, romantica ed appassionata; la capitale slovacca è una città che ha saputo con forza rinascere dopo le tragedie che si sono abbattute su di lei, intaccando, quasi scalfendo quella corazza di bellezza e riparo che aveva creato nei secoli. Per Bratislava il Novecento ha rappresentato il Medio evo della sua storia, con quell'altalenante susseguirsi di padroni che l'hanno strappata e logorata all'estremo. Ma il Novecento è anche il secolo della sua rinascita e della sua libertà.
Nel 1909 Bratislava ha creato il suo monumento perfetto, simbolo di quella forza interiore di cui la città gode, sempre protesa verso la perfezione e la bellezza, e sempre pronta a creare qualcosa di speciale per riuscire a sopravvivere. La Chiesa Blu (Modrý Kostolík), meno nota col nome di Chiesa di Santa Elisabetta, rappresenta la Bratislava sognatrice, a cavallo tra uno spirito leggendario ed avventuroso ed una magica atmosfera fiabesca. La chiesa rappresenta una città animata da tinte colorate, con accenni di colore intenso e preponderante, una città che vuole essere meravigliosa, al centro dell'attenzione ed ugualmente regina della Mittleuropa.
La Chiesa Blu, adagiata sulla parte orientale della capitale, a pochi passi dalla Città Vecchia, è il suo monumento più rappresentativo, quello che, rimasto intatto anche durante gli sconvolgimenti del secolo scorso, ha saputo guidare la città e la nazione verso la libertà. Un monumento di cui essere fieri, perché ha saputo allontanare, nascondere ed oscurare anche quei marchi indelebili che il socialismo ha creato in città.
La chiesetta ha tutta l'aria di un gustoso cupcake, meringato con cangianti e brillanti maioliche azzurre ed un campanile cilindrico alto 36,8 metri, sormontato da una bellissima cupola smaltata di blu cobalto.
Il portale centrale è decorato da un mosaico raffigurante un miracolo dell'imperatrice Elisabetta, colei alla quale la Chiesa è dedicata e la cui venerazione in città è profondamente sentita, per il suo animo caritatevole e benevolo. Il miracolo rappresentato è quello della “rivelazione delle rose”: Elisabetta era una donna dalle forti inclinazioni caritatevoli che si prodigava affinché tutti, nella corte, avessero di che mangiare. Aiutava i più poveri arrivando persino a nascondere sotto il grembiule il pane per i contadini. Una volta, scoperto il suo segreto, le fu chiesto cosa contenesse il fagotto che portava con sé. L'imperatrice mentì, affermando vi fossero delle rose. Quando le fu intimato di mostrare il suo grembiule, al posto del pane si rivelarono delle rose rossissime e profumate. Il miracolo era compito.
La Chiesa Blu appare perfettamente a suo agio nel suo elegante stile Art Nouveau, magistrale opera del modernista ungherese Ödön Lechner, che ha creato uno stile unico, che dall'art nouveau riprende i colori accesi e sgargianti, per poi abbassarsi a note più classiche, con richiami all'arte bizantina e romanica, nel portale e nelle decorazioni iconografiche esterne.
La Chiesa è frutto di un eclettismo decorativo forte ed accentuato che vuole raccogliere all'esterno tutte le sfumature del blu, da quelle più intense e poderose, a quelle più leggiadre e tenui, così pallide da avvicinarsi al bianco. Un colore talmente bello ed affascinante da ricordare il mare, quel mare azzurro intenso che prende forza e vigore man mano che lascia la costa, per abbandonarsi all'infinità delle acque.
L'interno è ancora un gioco ardito di tinte e luci, con accostamenti di colore che all'apparenza sembrano azzardati ma che in realtà subito paiono armonizzarsi, diventando parte di un tutto che, in continuo movimento, infonde spiritualità e leggerezza. E' come se gli elementi interni della Chiesa, le decorazioni iconiche, le panche azzurre e gli arredi in stile liberty, fluttuassero insieme creando un vortice cromatico intenso, dal quale è difficile rintracciare forme ed contorni. Al centro un altare, finemente intagliato e decorato, che contiene una rappresentazione simbolica e religiosa della carità, ancora ispirato alla vita dell'imperatrice.
Gli slovacchi sono fortemente affezionati a questo piccolo monumento variopinto, tanto da aver scelto la Chiesa come luogo rappresentativo della loro nazione alla Mini Europe di Bruxelles.
Nella Chiesa Blu gli slovacchi hanno trovato qualcosa che annullasse completamente quel rigore arido ed austero che ha caratterizzato l'architettura e la vita intera di un popolo, tristemente affrancato dagli sconvolgimenti dettati dal socialismo. E' come se la chiesa riuscisse in qualche modo a lenire quelle ferite, diventando simbolo di una rinascita, ridando vivacità e frizzantezza ad una città in cui dominano toni del grigio.
In una Bratislava dove niente poteva essere diverso, dove tutto doveva rigidamente essere dominato e regolato dagli stessi ritmi e dalle stesse sfumature, la chiesa ha rappresentato e rappresenta ancora oggi, quella smania di diversità e colore che ancora permeano la capitale.
La Chiesa è quel monumento al quale gli slovacchi si aggrappano per ricercare note di fantasia in una città grigia, il monumento al quale appigliarsi per ritrovare speranza per il futuro.
Indirizzo: Bezrucova 2, Bratislava
L'entrata è gratuita dalle 9 alle 17 (gli orari possono subire delle variazioni)