La posizione è fra le più suggestive di tutta Napoli, fra la collina del Vomero e il rione Amedeo, il quartiere residenziale ideato a suo tempo da Giuseppe Garibaldi durante l’occupazione dei Mille. Affacciato direttamente sul golfo della città partenopea, il castello Aselmeyer, noto anche come castello Grifeo dei principi di Partanna, sorge in corso Vittorio Emanuele al civico 166.
Questo edificio neogotico abbarbicato sulla roccia nel pieno centro cittadino assomiglia a una fortezza medievale anche se, in realtà, la sua costruzione risale solo alle fine dell’ottocento: a progettarlo fu l’anglo napoletano Lamont Young, uno degli architetti e urbanisti più singolari che abbiano mai prestato la loro arte creativa al capoluogo campano.
Fra i palazzi barocchi, liberty e neoclassici che impreziosiscono Napoli arricchendone il patrimonio artistico e architettonico, il castello Aselmeyer è stato, a suo tempo, uno di quelli più criticati perché, secondo i cittadini, la poca eleganza del suo stile mal s’integrava all’ambiente circostante. Costruito fra il 1899 e il 1902, nell’idea originale doveva essere un albergo per i numerosi turisti inglesi che proprio a partire da quegli anni avevano iniziato a recarsi in visita nel territorio partenopeo: l’edificio divenne invece abitazione privata dell’architetto stesso che, due anni più tardi, quando decise di trasferire la propria residenza sull’isola della Gaiola, dirimpetto alla costa di Posillipo, lo vendette al banchiere Carlo Aselmeyer.
Il progetto iniziale dell’architetto, che acquistò i terreni su cui edificare la costruzione, subì nel corso del tempo diversi interventi di modifica sino ad assumerne l’attuale forma e dimensione: fu Young a voler ingrandire gli spazi dell’edificio assegnando al palazzo un volume sviluppato interamente in altezza a partire dal livello della strada sottostante.
Frazionato in appartamenti privati (al momento non è dunque possibile la visita ai suoi interni), questo palazzo con elementi di architettura elisabettiana e Tudor merita tuttavia di essere ammirato almeno all’esterno per gli elementi naturali con cui è stato progettato: tufo e pietra vesuviana per mura e facciata abbinati a legno per pavimenti, soffitti, pareti e scale. Ma non solo: le torri merlate, le vetrate policrome e gli archi ogivali rendono questa imponente costruzione una testimonianza perfetta di arte gotica.
Il castello si sviluppa su diversi piani terrazzati e alla struttura principale sono stati aggiunti via via altri fabbricati da cui si gode un panorama a 360 gradi su Napoli. Di grande bellezza sono soprattutto i giardini pensili, gli affreschi e le maioliche che decorano parte di questo austero e massiccio edificio divenuto, nonostante tutto, uno dei patrimoni storici della città.
Con questo stile, che si riscontra anche nella chiesa anglicana di via San Pasquale e in quella luterana di via Carlo Poerio oltre che in alcuni aspetti della facciata del Duomo di Napoli, palazzo Aselmeyer è stato il precursore di un altro importante edificio progettato venti anni dopo dallo stesso Lamont Young, Villa Ebe, palazzina situata sulle rampe di Pizzofalcone nel quartiere San Ferdinando.