L’area archeologica Su Nuraxi di Barumini

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Condividi Gianluca Galanti

Nella regione storica della Marmilla, nell’attuale provincia del Sud Sardegna, il viavai di turisti comincia fin dal mattino. Nonostante gli oltre 50 km distanza dalla costa che normalmente catalizza l’attenzione dei viaggiatori, tanti scelgono di spingersi a Barumini, nell’entroterra, per scoprire Su Nuraxi, universalmente riconosciuto come uno dei nuraghi più belli della Sardegna.
Dei circa 7000 nuraghi presenti sull’isola, finora ne sono stati rinvenuti 26 nel solo Comune di Barumini. Va da sé che il più famoso di questi sia Su Nuraxi, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1997.

Per la sua conformazione fisica, il territorio qui ha qualcosa di speciale. Sarà per la pianura circondata dai rilievi – il più caratteristico è quello dalla forma perfettamente conica su cui sorge il Castello della Marmilla (o di Las Plassas) – o forse è solo per una suggestione emotiva, ma da queste parti si tocca letteralmente con mano la storia della Sardegna e, per estensione, delle civiltà del Mediterraneo.

Su Nuraxi

L’area archeologica Su Nuraxi di Barumini è stata riportata alla luce negli anni ‘50 grazie all’intuizione e al lavoro dell’archeologo Giovanni Lilliu, nativo proprio del paese. Quella campagna di scavi ha permesso di scoprire un imponente nuraghe complesso, la cui costruzione iniziò nel XV secolo a.C.
Prima di allora la struttura era completamente ricoperta da detriti terrosi e appariva come una collinetta, ma l’affiorare di alcuni grandi massi e il ritrovamento in superficie di antiche ceramiche fecero intuire a Lilliu la presenza di qualcosa di significativo. Com’è noto, non si sbagliava.

Emerse così un nuraghe quadrilobato – cioè con un bastione di quattro torri angolari più una centrale – che è il cuore dell’annesso villaggio di capanne circostante sviluppatosi durante i secoli successivi. A Su Nuraxi gli archeologi hanno studiato una stratificazione culturale che abbraccia oltre 2000 anni di storia (circa dal 1500 a.C. al VII sec. d.C.), riscontrabile sia nelle strutture architettoniche che nei reperti materiali rinvenuti. Stiamo parlando quindi di una struttura che ha abbondantemente superato i 3000 anni e – vedere per credere – gode ancora di un’integrità invidiabile, tanto che ancora oggi vi si può accedere nell’ambito delle visite guidate che ogni giorno permettono ai turisti di tutto il mondo di fare un salto indietro nel tempo.

Il nuraghe è costruito principalmente in basalto, una pietra vulcanica molto dura proveniente dall’altopiano della Giara. Il mastio (ovvero la torre maggiore) venne costruita nel Bronzo Medio (1500-1300 a.C.) ed era alta in origine più di 18 metri: si tratta di un nuraghe semplice a tholos, ovvero una torre troncoconica che ospita al suo interno camere circolari costituite da grandi massi che diminuiscono di grandezza mentre si sale verso l’alto, con copertura a falsa volta o a falsa cupola.

Nel Bronzo Recente (1300-1100 a.C.) alla torre centrale fu addossato un quadrilobo, ovvero un corpo murario a schema di quattro torri minori unite da cortine rettilinee, orientate secondo i quattro punti cardinali, che si ritiene raggiungessero i 14 metri d’altezza.
È in questo periodo che sorse il più antico agglomerato del villaggio (di cui non rimangono che poche tracce) e vennero costruite tre torri di un’ulteriore cintura muraria per la difesa esterna. Le modifiche alla struttura delle torri e delle mura proseguì anche nei secoli successivi, così come continuò l’ampliamento del villaggio: nel Bronzo Finale furono costruite la maggior parte delle abitazioni, caratterizzate da una forma circolare e costituite da un unico ambiente con copertura conica in legno.
Tra le più rappresentative c’è la cosiddetta "capanna 80" (o "capanna delle assemblee"), un edificio circolare che presenta lungo il perimetro interno un sedile anulare e nelle pareti cinque nicchie, all’interno del quale sono stati trovati diversi elementi riconducibili all’area rituale.

Al principio dell’ultimo periodo della civiltà nuragica, Su Nuraxi fu quasi completamente distrutto; su parte delle rovine venne costruito un nuovo agglomerato nei primi decenni del VII sec. a.C. che presentava nuove tipologie abitative con un perimetro murario circolare e più vani (perlopiù quadrangolari).
L’occupazione punica subentrò nel V sec a.C. alla civiltà nuragica e gli abitanti conobbero così una cultura diversa, che portò con sé il proprio bagaglio di conoscenze e di materiali, pur senza stravolgere la vita della gente del posto. Iniziava però in questo periodo una progressiva decadenza dell’abitato, con conseguente calo demografico, che sarebbe continuato anche nei secoli successivi. Tra il II e il I secolo a.C. i Romani utilizzarono l’insediamento, che continuò a essere abitato fino al III secolo d.C. e poi frequentata solo sporadicamente fino al VII sec. d.C., prima del definitivo abbandono.

Su Nuraxi 'e Cresia, Casa Zapata

Come detto, Su Nuraxi non è l’unico nuraghe di Barumini. L’altra grande attrazione del posto si trova nel cuore del paese, per la precisione a Casa Zapata, una splendida residenza eretta per volere della nobile famiglia aragonese degli Zapata verso la fine del XVI secolo.

Il complesso è costituito da diversi edifici, ovvero il palazzo vero e proprio e altri due corpi murari realizzati a partire dai primi anni del Novecento e utilizzati come magazzini, stalle e casa del fattore. L’area compresa tra gli edifici è un grande giardino curato, da cui si ha accesso con ingresso privato alla Parrocchia della Beata Vergine Immacolata, anch’essa probabilmente costruita su commissione dalla stessa famiglia.
Oggi la residenza è la sede del Polo Museale “Casa Zapata”. Ebbene, cosa c’entra tutto questo con i nuraghi? La risposta si trova solo una volta entrati.

Il museo è diviso in tre sezioni, rispettivamente la Sezione Archeologica, allestita nel corpo più antico della residenza, quella Storico-Archivistica, ricavata in uno degli stabili della pertinenza agricola e infine la Sezione Etnografica (con annesso “Museo Regionale delle Launeddas”), ospitata in un altro edificio.
Ci concentriamo sulla Sezione Archeologica, che sorge all’interno di un elegante palazzo seicentesco. Dopo la morte dell’ultima baronessa (Donna Concetta Ingarao Zapata) avvenuta negli anni ‘80, il Comune di Barumini ne acquistò la proprietà nel 1987 per farne un luogo idoneo alla custodia e alla valorizzazione dei reperti rinvenuti nell’area archeologica di Su Nuraxi. Nel 1990 cominciarono quindi i lavori di realizzazione del progetto, ma ben presto questi furono interrotti per la scoperta delle vestigia di un imponente nuraghe complesso sotto il palazzo.

Iniziarono così numerose campagne di scavo (ancora in corso) che hanno riportato alla luce uno spettacolare nuraghe, ribattezzato dal prof. Giovanni Lilliu “Su Nuraxi ‘e Cresia” (il nuraghe della chiesa), proprio per la sua vicinanza alla chiesa parrocchiale.
L’opera di ristrutturazione dovette necessariamente essere rivista e così il nuovo progetto museale ha scelto di salvaguardare l’edilizia del palazzo, rendendo fruibile allo stesso tempo la visione del complesso nuragico dall’alto con un sistema di passerelle sospese e di pavimenti in vetro. In poche parole, una volta entrati nel palazzo nobiliare, ci si ritrova al cospetto di un antichissimo nuraghe.
Il deposito archeologico ci racconta di una stratificazione culturale che va dal periodo nuragico (a partire dal 1300 a.C.) fino al periodo romano e successivamente altomedievale, prima di una frequentazione in età giudicale.

Ora, senza addentrarci troppo nella descrizione architettonica e dei periodi storici, ci limiteremo a dire che “Su Nuraxi ‘e Cresia” è un nuraghe complesso trilobato, costruito con grandi blocchi di marna locale e costituito da una torre centrale attorno alla quale si dispongono tre torri perimetrali raccordate da mura rettilinee. All’interno di Casa Zapata sono visibili il mastio e la torre est, mentre le altre due torri (sud e ovest), le mura e il villaggio si sviluppano all’esterno.
Oltre al complesso nuragico, questa sezione del museo accoglie una prestigiosa collezione di reperti (oltre 180 pezzi) rinvenuti sia sul posto che nella vicina area archeologica “Su Nuraxi”.

Il Centro Giovanni Lilliu

A metà strada tra il borgo di Barumini e Su Nuraxi sorge il Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale “Giovanni Lilliu”, una moderna struttura concepita per i servizi culturali, divulgativi e turistici del territorio, intitolata al celebre professore, figlio illustre di questa terra e tra i padri della Sardegna contemporanea.
Il centro ospita diverse mostre permanenti come quella fotografica degli scavi a Su Nuraxi tra gli anni ‘40 e ‘50, le gigantografie dell’area archeologica (a cura de Gianni Alvito, specialista in riprese aeree), la riproduzione ideale di “Su Nuraxi” in scala 1:10 (opera dell’artista Francesco Argiolu), la mostra-mercato dell’artigianato artistico della Sardegna “Artigianarte” e la mostra fotografica “Punti di Vista” a cura di Ivo Pirisi. Nel centro si svolgono inoltre esposizioni temporanee di tipo archeologico, storico, artistico, naturalistico ed etnoantropologico.

Informazioni, prezzi e orari per visitare Su Nuraxi

Prezzi: esiste un biglietto d’ingresso con tariffa unica che permette la visita alle tre strutture (Su Nuraxi, Casa Zapata e Centro Giovanni Lilliu). Il prezzo intero del biglietto è di 15 euro, mentre ridotto costa 7/9/12 euro a seconda dei casi (vedi info sul sito ufficiale, link in fondo all’articolo).
Per chi fosse eventualmente interessato solo alle mostre temporanee presso il Centro “Giovanni Lilliu” può visitarle acquistando lo specifico biglietto sul posto.

Modalità di visita: l’area archeologica “Su Nuraxi di Barumini”, il Polo Museale “Casa Zapata” e il Centro “Giovanni Lilliu” sono visitabili solo ed esclusivamente accompagnati da una guida (compresa nel prezzo del biglietto). In tutti e tre i casi le visite guidate partono ogni mezz’ora e durano circa un’ora.

Orari: Su Nuraxi si trova sulla SP5, immediatamente fuori da Barumini, ed è aperto al pubblico tutti i giorni dell’anno dalle ore 9. L’orario di chiusura varia invece a seconda della stagione (indicativamente fino alle 17 in inverno e fino alle 20 in estate, con scostamento orario mensilmente progressivo).
È bene tenere presente che con condizioni meteo avverse che non permettano lo svolgimento delle visite in sicurezza (ad esempio se piove, perché con il fango diventa molto scivoloso), l’area archeologica può essere temporaneamente non accessibile.

Maggiori informazioni, orari delle visite e tabella aggiornata dei prezzi sono disponibili sul sito della Fondazione Barumini.

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