A noi sembra impossibile, ma gli olandesi fondatori di New York lo chiamavano “piccolo pantano tortuoso”. Difficile trovare una definizione apparentemente più sbagliata per quella che oggi, tra East 20th Street e East 21st Street, si presenta come una delle piazze più curate e graziose della città. Una sorta di giardino proibito, tanto più desiderabile proprio perché inaccessibile: il Gramercy Park, a Manhattan nel Lower East Side a pochi passi da Irving Place e dal Flatiron Disctrict, è l’ultimo parco privato della città, riservato a una piccola cerchia di fortunati. Se non siete ricchi, non siete personaggi famosi e soprattutto non abitate qui, dovrete accontentarvi di dare un’occhiata dall’esterno. Certo, vedere il parco vuoto e immaginare di riempirlo con la vostra passeggiata potrà sembrarvi un tantino frustrante… ma se stendere una coperta sul prato di Gramercy Park resterà un sogno, la camminata lungo il perimetro si rivelerà comunque piacevole e istruttiva.
Si tratta pur sempre di una zona storica, che un tempo rappresentava un grande quartiere teatrale. Ancora prima, tuttavia, era un’area paludosa (ecco il perché del soprannome olandese), e solo nel 1831 il politico Samuel B. Ruggles propose la creazione di un parco, essendosi accorto dell’espansione di Manhattan verso nord. La trasformazione richiese molto denaro e molto tempo, ma il risultato fu ammirevole; a rendere l’area veramente esclusiva fu il recinto aggiunto due anni dopo, nel 1833, e la costruzione dei lotti circostanti che cominciò nel 1840.
Buttando l’occhio all’interno del parco si vedono aiuole perfette, piante dalle forme regolari, sentieri pulitissimi e panchine quasi sempre vuote. Non che il Gramercy Park non abbia ospiti, ma molti possessori delle chiavi conducono una vita sotto i riflettori, e non trovano così spesso occasione di rilassarsi al parco: tra i più famosi fruitori si possono citare Julia Roberts, Mark Twain, Uma Thurman e vari componenti delle famiglie Kennedy e Roosevelt.
Al centro del parco si intravvede la statua dell’attore Edwin Booth, fratello dell’assassino di Lincoln, vestito da Amleto, uno dei suoi ruoli teatrali preferiti. L’artista, nel 1887, chiese una consulenza all’architetto Stanford White, anch’egli residente a Gramercy Park, per trasformare la propria abitazione in un club privato: la dimora al numero 16 di Gramercy Park South divenne così il club The Players, un bizzarro connubio di forme austere e decorazioni eccentriche, che rappresentano i simboli della Commedia e della Tragedia. Doveva essere un punto di ritrovo e di svago per gli attori, che erano una categoria malvista nella New York del tempo: tra una messinscena e l’altra si incontravano qui per socializzare e bere qualcosa, e nel 1989 vennero ammesse anche le donne. Tra i frequentatori più noti c’erano Frank Sinatra e i Barrymore, e di recente vi sono entrati Morgan Freeman e Liv Ulmann… evidentemente non è più un covo di emarginati dalle abitudini originali, ma un luogo esclusivo che è un onore poter conoscere. Se si prenota con un certo anticipo si può assistere a uno degli spettacoli che si tengono a ora di pranzo per la rassegna Food for Thought (Cibo per la Mente), in programma per tutto l’anno: gli attori sono delle vere e proprie star, in cartellone ci sono titoli degni di nota, e non manca mai uno sfizioso buffet di accompagnamento. L’ingresso non è esattamente a buon mercato, ma molti pagano volentieri $75 per provare una simile esperienza. Le performance si svolgono il lunedì, mercoledì, giovedì o venerdì; il pranzo è servito alle 12.30 e segue la rappresentazione alle 13.30. Per maggiori informazioni potete visitare il sito: www.foodforthoughtproduction.com o chiamare il numero 212/362-2560.
Chi vuole alloggiare nei paraggi senza badare a spese può prendere in considerazione il lussuoso Gramercy Park Hotel, che si trova tra Gramercy Park North e 2 Lexington Ave. Progettato da Robert T. Lyons, costruito tra il 1924 e il 1925 e ampliato tra il 1929 e il 1930, l’edificio si presentava in stile neo-rinascimentale. Da subito riscosse successo tra i personaggi più in vista del tempo: Humphrey Bogart sposò qui la sua prima moglie Helen Menken; la famiglia Kennedy, compreso un giovane John Kennedy, alloggiò al secondo piano per diversi mesi, prima di traslocare a Londra; il giocatore di baseball Babe Ruth era un cliente abituale negli anni della Grande Depressione, così come l’attore James Cagney e la moglie. Quando Herbert Weissberg comprò l’hotel, nel 1958, aggiunse un negozio, raddoppiò le dimensioni del bar e lo affidò a Pinky, l’amato fattorino dell’albergo, che si fece apprezzare per il suo carattere bohémien e per i prezzi contenuti. La fama dell’hotel crebbe, attirando musicisti come Bob Marley e Bob Dylan negli anni Settanta, e più recentemente ha accolto The Clash, Madonna e David Bowie. Dal 2000 ad oggi sono state fatte altre modifiche, si sono alternati vari proprietari e ora è in mano allo studio immobiliare RFR Holding LLC; il ristorante Danny Meyer’s Maialino serve ottimi piatti italiani, e alle pareti sono esposti i quadri di artisti celebri come Richard Prince e Andy Warhol. Per informazioni e prenotazioni: www.gramercyparkhotel.com.
Nella zona, intorno al club The Players, sorgono altri locali sofisticati. Nella porta accanto, al civico 15, il National Arts Club si è stabilito da tempo nella splendida Tilden Mansion. La dimora, costruita nella prima metà dell’Ottocento, fu rimessa a nuovo nel 1870 per volere del governatore Samuel Tilden secondo il gusto vittoriano, ad opera di Calvert Vaux, uno degli architetti di Central Park, ed è popolata da numerosi busti di personaggi noti, da Shakespeare a Benjamin Franklin. Una ventina d’anni dopo, precisamente nel 1898, nacque ufficialmente il National Arts Club, anche se inizialmente ebbe una sede diversa. A fondarlo fu il critico d’arte Charles de Kay, firma del New York Times, e l’intento era simile a quello di Edwin Booth per The Players: dar vita a un ambiente stimolante per gli artisti della città, dove il pubblico potesse entrare in contatto con dei veri talenti e i mecenati potessero incontrare e sostenere delle menti geniali. Nel 1906 la Tilden Mansion sembrò la sede ideale per uno scopo del genere, e il club vi si trasferì. Soltanto i soci possono accedere alle mostre temporanee, dalle 10 alle 17, dal lunedì al venerdì.
Per informazioni: www.nationalartsclub.org o 212/475-3424. E ancora di fronte a The Players, al numero 17, sorge la Visual Arts Foundation nella vecchia casa di Joseph Pulitzer, mentre al numero 38, in un edificio stile Tudor, viveva John Steinbeck quando scriveva come giornalista per il New York World, prima di votarsi alla narrativa. Spostandosi a Gramercy Park West si scopre un bell’agglomerato di tipiche case in mattoni, realizzate a metà Ottocento in stile neogreco, con eleganti dettagli in ferro battuto. Sarà per la quiete o per la cura dell’ambiente; sarà un’eco delle passate glorie artistiche…
A Gramercy Park tutto, anche le semplici case, sembrano assumere una luce preziosa.... ed infatti questa zona di Manhattan viene chiamata il Golden Triangle.