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Wild Atlantic Way: itinerario lungo la costa occidentale dell'Irlanda

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Duemilacinquecento chilometri di brughiere, fari, porti, villaggi, pinte di bionde e sentore di salmastro, spiagge e sguardi azzurri di gente di mare. Tutto questo macinando miglia su miglia attraverso nove contee, da nord a sud, con il vento dell’oceano come compagno di viaggio e una lista pressoché infinita di esperienze da vivere.
Se ci fosse un nome, uno solo, che racchiude in sé tutte le possibile idee di viaggio in Irlanda non potrebbe essere che questo: la Wild Atlantic Way, la lunga strada che da Donegal arriva a Cork. Oltre che sull’asfalto, corre nel cuore più vero dell’isola di smeraldo, una terra di santi e emigranti, di leggende e spiritelli, di onde, erica e muri a secco, di nubi che spesso ti inzuppano e di sole che, all'improvviso dietro una curva, filtra a ridipingere il mondo. E di sogni di cui è facile innamorarsi.

La Wild Atlantic Way è una strada “creata” di recente dalle autorità irlandesi le quali, in pratica, non hanno fatto altro che collegare e segnalare con attenzione filologica un percorso che in realtà esiste da sempre e che, appunto, unisce il nord e il sud del paese, lungo il lato più "wild" dell'isola. Per farlo hanno diviso l‘itinerario, reso labirintico da strade tortuose e ammalianti deviazioni, in diverse zone. Il viaggiatore potrà cosi scegliere quale tratto percorrere, decidere su quale aspetto del paese concentrarsi. Anche se nessuno impedisce che la si segua tutta.

Attenzione però: se calcolata in termini di percorrenza quotidiana può sembrare un’avventura fattibile in una decina di giorni. Se un turista però volesse fermarsi a vedere e approfondire ogni tappa, il tempo lieviterà praticamente all’infinito. Le attrazioni segnalate infatti sono più di cinquecento, i campi da golf spalmati lungo il tragitto oltre 120, più di 50 le spiagge premiate con la Bandiera Blu. Di alcune di queste parliamo nel nostro articolo sulle spiagge più belle dell'Irlanda.

E poi sentieri da trekking, castelli, diving e scuole di surf, luoghi dove correre in moto e altri dove provare a volare, scuole di gaelico, fattorie e spacci, persino bagni d’alghe, e volendo la lista continua. Insomma, prendiamoci parecchio tempo e partiamo.

La Wild Atlantic Way nella contea di Donegal


Il primo tratto, circa 560 km, percorre la contea di Donegal partendo quasi al confine con l’Irlanda del Nord e porta, tra gli altri, alla scoperta di Malin Head, Fanad Head e Slieve League.
Da Dublino, per raggiungere Donegal in macchina servono circa tre ore di viaggio, circa la metà del tempo da Belfast. La prima tappa, come detto, è senz’altro Malin Head, il punto più a nord d’Irlanda. Qui il panorama è fatto di scogliere incise dal mare e dal vento. Gli unici che paiono sempre a proprio agio sono gli uccelli marini. Anche noi bipedi senza ali, tuttavia, sentiamo l’emozione di questi luoghi e nella spiaggia di Fanad Head vorremmo tuffarci. Una precauzione però: questo non è Mediterraneo, l’acqua è gelida e le onde sgarbate.

Per scaldarci una buona idea è quella di una sosta al Farren's Bar Slievebawn a Malin Head, il pub più a nord del paese, prima di scendere verso i panorami di Banba’s Crown. Lei pare fosse una regina e che da queste parti abbia predicato anche San Patrizio. Sacro e profano uniti: ricordiamoli entrambi e alziamo una pinta con loro.

Proseguendo una sosta la merita l'Inishowen Maritime Museum (inishowenmaritime.com) nella cittadina omonima. Qui si rivive l’epopea della pesca in Atlantico, della guerra in mare e pure la piaga dell’emigrazione. Ma spesso e volentieri intorno ci si può tuffare anche in lunghe baldorie: il paese è celebre per i vari festival musicali e, in quei giorni, tra un assolo di fiddle e un rombo di bodhràn, la birra scorre a fiumi.

Scendendo ancora si segue la costa fino al promontorio di Fanad Head (foto sopra).
Sulla punta si innalza un faro e intorno, strattonate dal vento, volano parecchie leggende di tragedie e naufragi. Non mitica, ma reale, è invece la presenza di foche e di panorami da documentario. Animi romantici e amanti della natura troveranno spunti per sentire di non volere più andare via.

Poco al largo, giusto a 40 minuti tra le onde, si trova l’isola di Tory (www.oileanthorai.com). Ricordate che qui ogni cosa ha anche il nome in gaelico: in questo caso l’isola si chiama Oileán Thoraig.
È una deviazione che merita la fatica: qui i 170 abitanti da sempre eleggono il loro re. L'ultimo sovrano si chiamava Patsy Dan Rodgers (1944-2018) e, ovviamente, non indossava nessuna corona, ma era bello vederlo quando apre al pubblico la sua galleria d’arte o quando scendeva al molo a dare il benvenuto ai turisti. Al momento non è stato ancora eletto nessuno al suo posto.

Tornati a terra, verso sud si innalzano le scogliere di Slieve League: sfiorano i 600 metri e sono tra le più alte d'Europa. Questa è una zona intrisa anche di spiritualità e devozione e i membri dello Slieve League Cultural Centre (www.sliabhleague.com - aperto da marzo a novembre tutti i giorni dalle 10:30 alle 17:30) si fanno in quattro per accogliere chi arriva. La sede è una via di mezzo tra un negozio, un bar e un ufficio ma organizza con volenteroso impegno visite e aiuta a capire la storia dei posti.

Le scogliere, poi, si possono anche scoprire dal basso imbarcandosi sulla Nuala Star (www.sliabhleagueboattrips.com), una simpatica barca da pesca. Il panorama visto dalle onde è forse ancora più suggestivo di quello che si gode stando coi piedi sulla pietra: delfini, balene, foche amano farsi vedere. Non si mettono in posa, ma poco ci manca.

Preferite la moda alla natura selvaggia? Nessun problema. Questa è la patria del tweed. Lo capirete vedendo le distese di pecore che pascolano sui bordi delle strade. Loro danno la lana: il resto ce lo mettono gli uomini colorando il filato. Sappiate che le tinte non sono casuali: si usavano pigmenti presi dall’erica, dalle rocce e dalla torba. Il numero di sfumature nella stoffa contava parecchio: il re ne poteva avere sette, i servi solo uno.

Per sentirsi un po’ sovrani, tweed a parte, offritevi una sosta al Lough Eske Castle Hotel (www.lougheskecastlehotel.com). Il nome non mente: è un castello del 1400 ora trasformato in albergo a cinque stelle sulle rive di un lago a poca distanza dal centro di Donegal. Il costo della stanza parte da oltre 200 euro a notte. Per essere re per una notte è un prezzo accettabile.

Itineario da Donegal a Mayo

Dalla contea di Donegal inizia il secondo tratto della strada che porta a quella di Mayo. I chilometri sono parecchi: oltre 630, ma le fatiche sono poca cosa rispetto alle emozioni e si tratta per lo più di brividi d’acqua.
Su questo tratto di costa, infatti, le onde sono enormi: nella contea di Sligo arrivano a trenta metri e i surfisti impazziscono. Volete imitarli? Nessun problema. Le scuole che avviano alla danza sui cavalloni sono parecchie e nella cittadina di Bundoran a giugno si svolge anche l'International Surfing Festival d'Irlanda. In acqua si vola sulla schiuma, a terra si canta e si fa festa. In ogni caso sarà un divertimento.

Preferite restare all’asciutto? Nessun problema, c’è quello che fa per voi senza neppure bagnarsi i piedi. Lungo tutta la costa nella contea di Sligo ci sono infatti molti maneggi che organizzano uscite a cavallo sulle spiagge.
Basta una giacca antivento e ci si potrà sentire come degli eroi delle saghe. Leggende ma anche storia: la riprova che qui si è combattuto arriva dalla spiaggia di Streedagh. Con la bassa marea si vede ancora quello che resta di alcuni vascelli dell'Invincibile Armada spagnola naufragati nel 1588 durante una tempesta. L’abbiamo detto: da queste parti le onde picchiano duro e possono fare molto male.

Fanno invece benissimo, almeno allo spirito, i trattamenti che si possono sperimentare nel centro Voya Seaweed Baths di Strandhill (www.voyaseaweedbaths.com). Il più richiesto è il bagno nelle alghe dell’Atlantico raccolte sulla spiaggia. Dura 50 minuti, costa 25 euro e lo iodio concentrato nelle alghe pare sia un toccasana contro la fatica.
Per il corpo va bene, ma per lo spirito? Per chi ama la cultura imperdibili sono allora gli eventi organizzati a Sligo in onore di William Butler Yeats, il più irlandese dei poeti (www.yeatssligoireland.com). In piccoli gruppi si siederà in case private ascoltando letture di versi e godendosi robuste cene in stile irish. La mente apprezza e lo stomaco pure.

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Scendendo ancora verso la contea di Mayo si sfiorerà il promontorio di Downpatrick Head e ci si fermerà alle rovine di una chiesa che si vuole fondata da San Patrizio. C’è anche un'enorme roccia a pochi metri dalla costa: sempre la leggenda dice che sia stata staccata dalla costa dal bastone del santo. Sulla roccia c’era un re che lo aveva fatto arrabbiare e Patrick perdeva facilmente la pazienza.

Ma le cose da fare e vedere sono troppe: proseguiamo quindi verso Achill Island, un luogo suggestivo battuto dal vento, di cui parliamo anche nell'articolo sulle isole più belle d'Irlanda. Tra le tante cose, c’è un villaggio fantasma e la possibilità di conversare con gli archeologi della Achill Archaeological Field School che qui cercano il passato sotto terra. Alla sera poi una sosta a Westport: la cittadina in stile georgiano è splendida e accogliente e il Castlecourt Hotel Spa & Leisure (www.castlecourthotel.ie) è un gioiello: una buona notte di riposo è assicurata.

Il viaggio da Mayo a Clare

La terza tappa del lungo viaggio conduce da Mayo a Clare passando per Killary Harbour, Derrigimlagh Bog e le Cliffs of Moher. Anche qui sono da mettere in conto circa 530 km e da godersi molti piaceri: soprattutto per la gola.

Questa parte di costa è infatti famosa per il pesce, soprattutto per i frutti di mare tanto che a maggio nella zona intorno a Tullycross si svolge anche il Connemara Mussel Festival. Gli amanti delle cozze sono avvisati. I buongustai in genere, poi, non si perdano una sosta al Linnane's Lobster Bar (linnanesbar.com) nella contea di Clare. Il locale è proprio sul porto e il menù è un omaggio sfacciato ai granchi.

Seguendo la costa una buona occasione per far lavorare la macchina fotografica è a Finvarra, al Flaggy Shore. Qui la sabbia e la roccia sembrano uno specchio che riflette il cielo. Al tramonto la tavolozza dei colori sembra infinita.
Meno romantica ma più adrenalinica è la visita a Finish: è un'isola tidale, ovvero raggiungibile solo durante la bassa marea. Non vi distraete e guardate l’orologio, oppure correrete il rischio di dovere aspettare la marea seguente per andarvene.

Scendendo ancora verso sud potrete lasciare per un attimo il mare per cercare un altro genere di acqua: Derrigimlagh Bog è formato da una miriade di laghetti e torbiere che è piacevole visitare in bicicletta, magari partendo da Cifde. Sono solo 6 km, ma attenzione al vento: se soffia forte e contro di voi la fatica dei chilometri raddoppia.

Se invece non potete fare a meno delle onde, il posto giusto sono le Cliffs of Moher (www.cliffsofmoher.ie). Si tratta di scogliere altissime, oltre 130 metri (con picchi di 200), lungo le quali i ranger organizzano percorsi e passeggiate. Il panorama dalle piattaforme di osservazione è sterminato, copre la Galway Bay fino alle Isole Aran. Sopra avrete le grida degli uccelli che giocano nel vento, da una parte il verde dell’erica, dall’altra il blu scuro delle onde oceaniche. Voi in mezzo, probabilmente, vi sentirete piuttosto piccoli.

Se prima le avete viste da lontano, ora è il momento di arrivare a toccarle: le Isole Aran meritano un’altra deviazione. In un’ora circa di navigazione (www.aranislandferries.com), salpando dal porto di Ros a' Mhíl, a circa un’ora da Galway ragggiungerete Inis Oirr, la più piccola delle tre Aran. È un francobollo di terra, tanto che per girarla tutta bastano quattro ore a piedi. Voi, invece, scegliete la comodità e al porto affittate un “Pony & Trap”, un carretto trainato da un pony, e riempitevi gli occhi di luce e le orecche del rumore degli zoccoli.

Dalla contea di Clare a quella di Kerry


Un nuovo percorso ci attende: sfioreremo altre isole e percorreremo piccole strade che paiono zigzare verso il nulla. In tutto saranno da percorrere circa 550 km. La prima deviazione ci porterà verso la punta estrema di Loop Head: sulla sommità, ovviamente, un faro.
Fu costruito nel 1854 e da maggio ai primi di settembre si può visitare. Il panorama, nuvole permettendo, è straordinario e l’atmosfera da batticuore. Gli irlandesi lo sanno e alcuni anni fa la rivista Irish Times l’ha definito il miglior luogo di vacanze del paese.
Scendendo è una buona idea cercare di partecipare a un Foynes Island Tour in gommone nell’estuario del Fergus. Oltre al verde delle rive si possono vedere rovine medievali, chiese e altri scorci da romanzo gotico. Solo naturale è invece lo spettacolo ai Bridges of Ross; sono formazioni rocciose scolpite dalle onde sulle quali una pattuglia acrobatica di uccelli gioca nelle correnti, vero richiamo per gli appassionati di birdwatching che accorrono da ogni parte del mondo.
Se decideste poi di fermarvi, un buon indirizzo è lo Stella Maris Hotel (www.stellamarishotel.com). Molte delle stanze hanno vista mare e dalla veranda si domina la baia.

Quindi sarà la volta della penisola di Dingle: lungo la spiaggia di Rossbeigh, 11 km di sabbia e silenzio, si possono affittare dei cavalli e anche chi non è un cowboy potrà esplorare la costa. Chi volesse anche pescare troverà angoli indimenticabili: il cestino del pesce facilmente si riempirà. E anche se fosse la giornata sbagliata nessun problema: basterà entrare al The Old Pier Restaurant di Feothanach (www.oldpier.com ) e guardare il menu: granchi, calamari e sogliole sono freschissimi.

Un'ennesima deviazione oltre le onde: partendo da Portmagee o da Ballinaskelligs verso l'isolotto di Skellig Michael, a 12 km dalla costa.
Si tratta di un sito Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO abitato nel VI secolo da un gruppo di monaci; della loro presenza restano le tracce in una serie di eremi e, non a caso, questo è il luogo perfetto per meditare.
Tornati a terra ecco l’ultimo strappo verso sud: qui gli appassionati potranno entusiasmarsi all’idea di giocare in alcuni dei più famosi campi da golf d’Irlanda. Chi vive con le mazze sempre a portata di mano avrà l’imbarazzo della scelta tra i club di Tralee, Dingle e Ballybunion.

La Wild Atlantic Way da Kerry a Cork

Siamo all’ultima tappa del viaggio lungo la Wild Atlantic Way. Da Kerry a Cork sono circa 470 km e per la prima parte si segue la penisola di Beara sfiorando la baia di Kenmare. Guardate con attenzione la spiaggia e le rocce: sono affollate. Le foche qui si sentono a casa.

Poi la terra finisce, ma il viaggio continua. A Dursey Sound, infatti, inizia il mare, ma anche l’unica funivia dell’Irlanda che arriva all’isola di Dursey. È l’unica via possibile per raggiungerla: sono dieci minuti di silenzio sopra le onde. Anche a terra il silenzio regna sovrano.; non ci sono negozi o locali e d’inverno resistono solo sei abitanti.

Viaggiando verso la nostra meta finale quindi passeremo nella zona di Allihies: questo era territorio di miniere e vita grama, così che tanta gente scelse poi di emigrare in America. Lo raccontano anche i libri: c’è un romanzo ambientato qui che ha l’illuminante titolo di "La collina della fame“.

Infine proseguiamo verso la fine del mondo, e non è un modo di dire. Si arriva infatti a Mizen Head, il punto più a sud del paese. Sulla cima del promontorio, come al solito, un faro, una stazione metereologica e un museo (www.mizenhead.net), oltre a una storia di malinconia. Da qui infatti si vede al largo il faro di Fastnet Rock, il luogo in cui ogni due anni si sfidano le migliori imbarcazioni offshore del mondo, che arrivano per doppiare l'isola e puntare all'arrivo di Plymouth per aggiudicarsi l'ambita Fastnet Race. È anche chiamato La "Lacrima d’Irlanda", perchè quel punto era l’ultimo visibile per gli emigranti che partivano in nave per andare a cercare fortuna oltremare.

Per scacciare il magone, allora, nulla di meglio di una sosta nel paese di Crookhaven: è talmente suggestivo da sembrare quasi finto. Case color pastello, barchette colorate nel porto, gente rilassata e buoni pub come l‘O'Sullivan's Bar (www.facebook.com/osullivanscrookhaven): non manca proprio nulla e, infatti, ci si vorrebbe fermare a godersi un generoso piatto di salmone.

Invece si deve andare: Kinsale aspetta. Il paese ha nel suo DNA la vita del mare e qui si sono stratificate leggende e saghe che risalgono addirittura ai tempi dei vichinghi. Una buona idea per assaggiare lo spirito del luogo è partecipare a una gita in barca che attraversi il porto e conduca verso il mare aperto dove, con un po‘ di fortuna, si possono vedere le balene.
Tornati a terra plachiamo l’appetito: il paese ha una tradizione in questo senso. Qui a ottobre ogni anno si tiene il Kinsale Gourmet Food Festival, un'occasione di grande successo che attira tantissimi appassionati. Il piatto forte sono le aragoste e gli scampi.

Dopo ancora 50 minuti di viaggio entreremo a Cork. È la terza città del paese e si fa vanto di essere stata fondata dai vichinghi. Di loro non resta nulla, ma il patrimonio artistico è ricco e tutti concordano che si mangi molto bene.
Voi, dopo avere visitato il castello di Blackrock fermatevi un attimo a guardare verso nord. Dalla partenza avete percorso migliaia di chilometri e vissuto centinaia di emozioni. Ma il vento che vi sfiorerà in questo momento sembrerà lo stesso che vi ha accarezzato a Donegal. Un vento che profuma di mare e distese di erba, che scava le rocce e fa correre le nuvole. Ma, soprattutto, che fa venir voglia di andare lontano.

Maggiori informazioni sul sito ufficiale della Wild Atlantic Way.

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 Pubblicato da il 08/08/2022 - - ® Riproduzione vietata

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