Il Parco Ungaretti a Castelnuovo del Carso, in Provincia di Gorizia
A Castelnuovo del Carso, in Provincia di Gorizia, sui terreni dell’azienda agricola Castelvecchio, nasce il Parco Ungaretti, primo progetto tematico in Italia dedicato al grande poeta che in questi luoghi combatté e scrisse i versi raccolti ne “Il Porto Sepolto”. Il parco non poteva sorgere che qui: l’intera tenuta di Castelvecchio, infatti, è collocata proprio nei luoghi dove furono combattute le prime battaglie sull’Isonzo e dunque nell’area che, tra il 1915 e il 1916, fu il teatro di guerra del soldato Giuseppe Ungaretti. Paesaggi che sono stati teatro di scontro diventano, grazie anche a questo parco, un’oasi di pace dove il visitatore potrà percorrere un itinerario di memoria ritrovando le celebri composizioni che Giuseppe Ungaretti compose in queste terre.
L’iniziativa onora quindi uno dei più grandi poeti del Novecento ma valorizza anche storia, cultura e paesaggio dell’intero comprensorio carsico. In particolare, i versi composti dal poeta durante il conflitto si possono ora riscoprire grazie alle opere d’arte e alle incisioni su stele di pietra carsica collocate nel parco che si inseriscono perfettamente in un contesto naturalistico di rara bellezza: chi entra nel parco trova anche una serie di luoghi nei quali sedersi e meditare leggendo i versi del poeta, scolpiti sulla pietra o incisi nel vetro e nel ferro. Il percorso attraverso il “Parco Ungaretti”, scandito nelle soste dalle poesie, si snoda lungo il giardino di una villa cinquecentesca e tra gli ulivi e le rovine di un antico presidio militare.
All’ingresso, lungo la scalinata che porta all’antico tempietto, si incontra una statua bronzea a grandezza naturale che ritrae il giovane fante Ungaretti, realizzata dallo scultore Paolo Annibali. Si continua poi attraversando il prato antistante la villa fino a raggiungere una torre d’osservazione in legno e metallo: da qui la vista è spettacolare e lo sguardo può abbracciare l’intero territorio delle prime battaglie della Grande Guerra, il bosco Cappuccio e l’Isonzo, ai quali sono dedicati i versi indimenticabili riprodotti sulle vetrate dell’osservatorio. Sotto l’ombra di un gigantesco faggio, invece, il visitatore può sostare nel “recinto sacro”, luogo che riporta i versi più struggenti de “Il Porto Sepolto” e formato da un labirinto a pianta quadrata composto da tronchi d’albero, al cui centro è collocata una grande lastra in ferro recante il ritratto del poeta, a firma dell’incisore goriziano Franco Dugo. Si prosegue poi verso il portico, dove si viene accolti dalla sagoma del Re Vittorio Emanuele a colloquio con i suoi generali, ricavata da una fotografia originaria dell’epoca. A fianco si trova una panoramica terrazza che si affaccia sull’Isonzo e il Sacrario di Redipuglia.
Il parco, quindi, riesce a unire in un connubio perfetto tre grandi storie: il paesaggio e l’architettura carsica, l’eco della Grande Guerra e la poesia di Giuseppe Ungaretti.
Ma bisogna ricordare che il territorio che lo ospita è anche terra di grandi vini: la coltivazione della vite e la produzione del vino a Sagrado, infatti, hanno origini molto antiche e una tradizione che perdura almeno dal XVI secolo. La roccia del sottosuolo, la terra rossa di superficie ricca di ferro e calcare e povera di componenti organici, la particolare ventosità e la vendemmia tardiva, sono i presupposti per una produzione limitata di vini, ma dalle caratteristiche assolutamente uniche.
L’iniziativa onora quindi uno dei più grandi poeti del Novecento ma valorizza anche storia, cultura e paesaggio dell’intero comprensorio carsico. In particolare, i versi composti dal poeta durante il conflitto si possono ora riscoprire grazie alle opere d’arte e alle incisioni su stele di pietra carsica collocate nel parco che si inseriscono perfettamente in un contesto naturalistico di rara bellezza: chi entra nel parco trova anche una serie di luoghi nei quali sedersi e meditare leggendo i versi del poeta, scolpiti sulla pietra o incisi nel vetro e nel ferro. Il percorso attraverso il “Parco Ungaretti”, scandito nelle soste dalle poesie, si snoda lungo il giardino di una villa cinquecentesca e tra gli ulivi e le rovine di un antico presidio militare.
All’ingresso, lungo la scalinata che porta all’antico tempietto, si incontra una statua bronzea a grandezza naturale che ritrae il giovane fante Ungaretti, realizzata dallo scultore Paolo Annibali. Si continua poi attraversando il prato antistante la villa fino a raggiungere una torre d’osservazione in legno e metallo: da qui la vista è spettacolare e lo sguardo può abbracciare l’intero territorio delle prime battaglie della Grande Guerra, il bosco Cappuccio e l’Isonzo, ai quali sono dedicati i versi indimenticabili riprodotti sulle vetrate dell’osservatorio. Sotto l’ombra di un gigantesco faggio, invece, il visitatore può sostare nel “recinto sacro”, luogo che riporta i versi più struggenti de “Il Porto Sepolto” e formato da un labirinto a pianta quadrata composto da tronchi d’albero, al cui centro è collocata una grande lastra in ferro recante il ritratto del poeta, a firma dell’incisore goriziano Franco Dugo. Si prosegue poi verso il portico, dove si viene accolti dalla sagoma del Re Vittorio Emanuele a colloquio con i suoi generali, ricavata da una fotografia originaria dell’epoca. A fianco si trova una panoramica terrazza che si affaccia sull’Isonzo e il Sacrario di Redipuglia.
Il parco, quindi, riesce a unire in un connubio perfetto tre grandi storie: il paesaggio e l’architettura carsica, l’eco della Grande Guerra e la poesia di Giuseppe Ungaretti.
Ma bisogna ricordare che il territorio che lo ospita è anche terra di grandi vini: la coltivazione della vite e la produzione del vino a Sagrado, infatti, hanno origini molto antiche e una tradizione che perdura almeno dal XVI secolo. La roccia del sottosuolo, la terra rossa di superficie ricca di ferro e calcare e povera di componenti organici, la particolare ventosità e la vendemmia tardiva, sono i presupposti per una produzione limitata di vini, ma dalle caratteristiche assolutamente uniche.
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