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Il quartiere moscovita, Maskavas Forstate a Riga

Maskavas Forstate è il quartiere sovietico di Riga, che ci ricorda la storia recente della Lettonia sotto la dominazione dell'URSS.

Riga, intramontabile, estemporanea e magica, è una piccola perla del Baltico, blu come il cielo ombroso che si specchia sulle acque del fiume Daugava che fa da sfondo a grattacieli timidi e a ponti illuminati.

Convertita oggi in una meta turistica pop, adatta ai giovani per il suo spirito festoso e per il suo ineguagliabile low-budget, è una città pregna di storia, una storia che ha impresso nella città una macchia indelebile e che ancora si percepisce pienamente viva tra le strade. Riga è anche una città che ha sofferto, schiacciata quasi da un destino beffardo che l'ha vista al giogo di super potenze che hanno fatto di lei la pedina più preziosa del loro gioco d'azzardo.

Maskavas Forstate è forse la zona della città che meglio può raccontare questo passato, per il suo essere sempre stata a cavallo tra due popoli e due regimi, tra due bandiere e due dittature. Oggi è il quartiere russo della città, situato sulla riva destra del fiume Daugava, capace di raccontare, come pochi, uno stralcio di quella storia dimenticata che troppo spesso, quel turismo più accanito e volgare che vede nella bellezza il tutto, ha cercato di dilaniare e nascondere. Poco turistico, forse perché stona troppo con il resto della città che vuole presentarsi come un gioiellino perfetto, grazioso, la più bella dama delle terre che nel Baltico trovano vita.
Il nome Maskavas Forstate, la cui traduzione significa “sobborgo di mosca”, evoca la madre patria lontana di chi abita questo quartiere in larga maggioranza, i russi per l'appunto. Posto lungo la via che collega la capitale Baltica a quella Russa, è simbolo di quel legame saldissimo che i suoi abitanti vogliono mantenere con la Grande Madre lontana. Di questa Russia, Riga riprende i colori, soprattutto quelli invernali, cupi e decadenti, il freddo pungente che dilania la città e la parlata dei suoi abitanti.

Su Maskavas Forstate scorre, con eroico e feroce furore, la storia di una nazione e la storia di un'invasione che ha devastato ma anche, forse, civilizzato il Paese. È un piccolo quartiere composito, di casette in legno e strade lastricate, che non riesce a scrollarsi di dosso quell'austero rigore sovietico, decadente e romantico insieme. Risalente al quattordicesimo secolo, è di poco più moderno della città vecchia, e conserva ancora, in alcune zone, la rete stradale medievale.
In queste poche strade si rivive la storia di un popolo senza nome, di un popolo senza una patria, che qui si sente una minoranza e che della Russia si sente solo un figlio lontano, esiliato senza possibilità di ritorno.
Quello moscovita è un quartiere che ha voglia di Russia, che la cerca e la trova volgendo lo sguardo verso il Palazzo dell'Accademia delle Scienze, comunemente noto col nome di Stalin's Birthday Cake, che fu un controverso dono del dittatore comunista al popolo di Riga. Ultimato nel 1958, cinque anni dopo la morte di Stalin, è la copia quasi perfetta di quello di Mosca, con martelli, falci e guglie come prezioso decoro. Il palazzo, al numero 1 di Akademijas laukums, si impone massicciamente sull'umile quartiere che lo ospita, emblema di quel vigore e di quell'orgoglio nazional-patriottico che i russi-lettoni non hanno dimenticato, forti di quegli ideali comunisti che hanno perseguito gagliardi, nonostante i dissapori all'interno della Lettonia.
Da maggio a settembre il balcone panoramico del palazzo offre una delle più belle viste dell'intera città.

Tra i tanti, vi è però un luogo in cui l'ombra di Mosca e della Russia è ancora più forte. Nascosto tra case in rovina, in un vecchio garage che fa da piazzale, si trova il Black Market di Riga, anche noto come il mercatino delle pulci. Un mercatino dall'aria familiare, un po' malinconico, ancora tristemente ancorato a quel passato in cui la Russia era la padrona e non solamente un'ospite un po' scomodo. Il Black Market è un retaggio del passato, in cui si susseguono bancarelle diverse, in una gradevole accozzaglia di oggetti di strada e gingilli dall'aria vintage, in particolare cimeli risalenti ai decenni dell'occupazione sovietica. I venditori sono tutti russofoni, fieri nei loro colbacchi neri in cui le donne hanno cucito orgogliose lo stemma rosso dell'Urss, memori di un passato travagliato, sognatori ancora di quella patria lontana e mai dimenticata.

Quello di Maskavas Forstate è un quartiere sorprendente, è la Riga di vecchi palazzi decadenti anneriti dal fumo e dalla polvere, la Riga delle logore case abbandonate e delle fabbriche dismesse che ancora portano i segni del degrado e del disuso del passato. Un quartiere sospeso nel tempo che si è accasciato seguendo il corso di una storia crudele, fino a quasi decadere del tutto; ancora traspare la sensazione di una Riga oppressa, memore delle immani tragedie che si sono consumate per le sue strade. Eppure il fascino del quartiere sta anche in questo, in questo sua diversità rispetto alla perfezione del quartiere centrale o di quello Art Nouveau, nel suo perenne stare in bilico tra passato e presente e nel suo multiculturalismo timido e pacato, che non richiede fasto e rifugge dagli eccessi.

Durante la seconda guerra mondiale Maskavas Forstate visse il suo momento più buio, quando, nel 1940, venne convertito in un ghetto ospitante circa trentamila ebrei, il novanta percento dei quali caddero vittime della furia nazista. Di quegli anni rimangono solamente ricordi flebili. Nei pressi di Gogola & Dzirnavu dormono i resti della Grande sinagoga corale di Riga, un tempo la più grande sinagoga della Lettonia, distrutta dal sangue nazista durante l'occupazione, nel luglio 1941. Ora non si può percepire quasi più nulla del fasto e dell'imponenza dell'antica costruzione, che si stagliava maestosa, con il suo perfetto stile rinascimentale, in un quartiere di case basse e strade tortuose. I pochi resti della sinagoga sono stati trasformati in un memoriale sull'Olocausto, in cui svetta fiero un candelabro a sette braccia sormontato dalla stella blu di David.
Poco lontano è possibile visitare il Museo Ebraico della capitale e fermarsi a pregare presso il War Memorial, nel quale sono scolpiti i nomi degli eroi che salvarono e aiutarono gli ebrei lettoni durante la deportazione.

Il quartiere moscovita, che oggi ospita la vivace classe operaia della città, è un quartiere con una popolazione mista a maggioranza russa, ma nel quale convivono ancora ebrei e lettoni di diverse confessioni religiose. Curiosando tra le sue vie è facile imbattersi in costruzioni tipicamente russe, come la Chiesa Ortodossa dell'Annunciazione o la Chiesa Luterana Evangelica di Gesù, la più grande costruzione classica in legno degli stati baltici.

La conclusione perfetta della vostra giornata per le strade di Maskavas Forstate dovrà essere la visita al mercato cittadino centrale di Riga, Helluva Market, nei pressi della stazione centrale. Qui i nazisti vi costruirono una base aeroportuale ed ancora oggi il mercato si estende all'interno di cinque dirigibili zeppelin degli anni trenta. Ogni edificio ha il suo reparto, con frutta e vegetali, pane, carne e pesce, in un miscuglio delizioso di colori e profumi. Qui potete gustare una delle migliori cucine tradizionali della città, in un connubio di sapori autentici in cui il gusto lettone sposa quello più intenso tipico della cucina russa. Una tappa imperdibile per ogni turista che si rispetti e che voglia sentirsi, per un giorno soltanto, parte di quel mix culturale vivace che è la Lettonia.

 Pubblicato da il 14/11/2015 - 14.198 letture - ® Riproduzione vietata

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