Andezeno (Piemonte): cosa vedere nella cittadina in provincia di Torino
Andezeno, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Andezeno dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Andezeno sorge a 20 km da Torino, nella zona collinare tra le più eleganti dell’hinterland cittadino. Questo piccolo borgo ha una storia che si è potuta evincere attraverso i ritrovamenti nel tempo di reperti risalenti all’età preromana e romana, nella fattispecie vasellame e antiche monete capaci così di tracciare in qualche modo datazione e fondazione.
L’Andezeno di oggi, tuttavia, è ben diverso rispetto al passato poiché si ricorda la completa distruzione dell’abitato nel 1543 da parte degli Spagnoli allo scopo di scacciare gli occupanti transalpini. Carlo III di Savoia ordinò nel 1545 l’agognata ricostruzione, seguirono l’egida napoleonica, l’appartenenza al distretto di Riva presso Chieri e l’integrazione successiva all’Unità d’Italia.
Nel cuore del centro storico si guadagna preminenza la cinquecentesca Chiesa dei Batù, il cui ruolo in paese è apparso assai significativo anni addietro. Eretta nel 1596 e consacrata nel 1604, ha richiesto interventi restaurativi specialmente per riuscire a preservare il fastoso arredo i cui felici albori risultano però ormai lontani. Di semplice facciata, possiede un interno sobrio, depauperato dalla rimozione di numerose tele, fra di esse l’Annunciazione con i Santi di Amanzio Prelasca. Ancora ammirabile la neo restaurata Madonna con Bambino e Santi dipinta da Giovanni Francesco Sacchetti.
Molto più elaborata la Parrocchiale di San Pietro, San Giorgio e Santa Giustina, progettata dall’architetto luganese Giovan Battista Casasopra per supplire alla fatiscenza e alle esigue dimensioni della Chiesa di San Pietro. Inaugurata nel 1764 nel giorno di Santa Giustina, si configura come edificio d’imponenza barocca, tenutaria di una sola navata costeggiata da tre cappelle per lato per un totale di sei, tutte comunicanti fra loro. L’altare maggiore si mostra monumentale come monumentale appare il crocifisso che lo sormonta; sottostante, invece, ecco quasi nascondersi l’urna lignea finemente scolpita e dorata dall’artista Giuseppe Antonio Riva, così da renderla degna di accogliere le reliquie del corpo di Santa Giustina alla quale si dedica una grande festa la terza domenica di ottobre. Oltre ai notevoli affreschi, la chiesa si fregia di un ottocentesco organo Bussetti, senonché stupiscono non poco le pale d’altare attribuite ad Antonio Sariga, anche lui luganese come l’architetto.
A San Giorgio è intitolata poi la Chiesa cimiteriale il cui impianto ricalca quello delle pievi romaniche del Monferrato. Dal XII al XVIII secolo questo luogo di culto ha subito un inarrestabile degrado ma subitanei interventi ristrutturativi hanno fatto sì che facciata, tetto e parete nord ritrovassero l’armonia estetica dei giorni felici. In principio romanica, nel tempo è stata sedotta dal barocco e dalla contaminazione di numerosi elementi appartenenti a correnti stilistiche diverse. L’interno, privo di arredi, va comunque visitato. È purtroppo visibile soltanto dall’esterno lo sfarzoso Palazzo San Carlo.
Nel centro storico si incontrano in sequenza l’antico Palazzo dei Conti Balbiano, Palazzo degli Ormea, la Villa Castello Simeon e Casa Richetto. Cascina Fruttera, lampante esempio di cascina lineare a corte chiusa, fece da residenza estiva del diplomatico sabaudo Joseph De Maistre. Cascina Cesole, sorta nel X secolo, è stata rimaneggiata nel ‘700 e include granaio, stalla, casa colonica e cappella barocca intitolata alla Madonna del Rosario. Nelle immediate vicinanze si scorgono i resti di un vecchio mulino ad acqua.
Storia
Il paese è stato interessato dalla centuriazione chierese, eppure il primo documento attestante l’esistenza del nucleo urbano risale al 992 e consiste nella citazione in un diploma emanato dall’imperatore Ottone III al fine di concederlo come feudo ai Monaci dell’Abbazia di Breme. Nel 1234 furono i conti di Biandrate di San Giorgio a detenerne la proprietà, salvo perderne interesse e vendere Andezeno ai Chieresi per 2.000 lire astensi: la vendita fece da preludio all’annessione del paese al libero Comune di Chieri ma il nodo amministrativo non ne precluse l’autonomia e la facoltà di mantenere le entità governative del consiglio e del podestà locali.L’Andezeno di oggi, tuttavia, è ben diverso rispetto al passato poiché si ricorda la completa distruzione dell’abitato nel 1543 da parte degli Spagnoli allo scopo di scacciare gli occupanti transalpini. Carlo III di Savoia ordinò nel 1545 l’agognata ricostruzione, seguirono l’egida napoleonica, l’appartenenza al distretto di Riva presso Chieri e l’integrazione successiva all’Unità d’Italia.
Eventi, sagre e manifestazioni
Fino al secondo dopoguerra, Andezeno rimase saldamente ancorato alla propria vocazione agricola che ancora si fa sentire considerando la copiosa produzione di vino, olio e verdure fresche da pura orticoltura. Le tipicità sono note, il Freisa che delizia i palati, i piemontesi grissini rubatà e coltivazioni meritorie di un proprio palcoscenico, vedasi la Sagra del Cardo e della bagna cauda organizzata tutti gli anni la terza domenica di ottobre. Al comparto agricolo si affianca quello industriale, sicché in loco sono presenti molte piccole e medie aziende specializzate prevalentemente nella meccanica, nella cartotecnica, nel tessile e, naturalmente, nell’alimentare.Cosa vedere ad Andezeno
Come gran parte dei feudi in era medievale, anche Andezeno rivelava un castrum, ovvero un nucleo castellare ascrivibile al XII secolo ma spazzato via nel Cinquecento con le devastazioni di marca iberica. Tuttora del castello sopravvive la Torre di difesa convertita in campanile avendo incrementato la slanciata struttura con un orologio e una campana.Nel cuore del centro storico si guadagna preminenza la cinquecentesca Chiesa dei Batù, il cui ruolo in paese è apparso assai significativo anni addietro. Eretta nel 1596 e consacrata nel 1604, ha richiesto interventi restaurativi specialmente per riuscire a preservare il fastoso arredo i cui felici albori risultano però ormai lontani. Di semplice facciata, possiede un interno sobrio, depauperato dalla rimozione di numerose tele, fra di esse l’Annunciazione con i Santi di Amanzio Prelasca. Ancora ammirabile la neo restaurata Madonna con Bambino e Santi dipinta da Giovanni Francesco Sacchetti.
Molto più elaborata la Parrocchiale di San Pietro, San Giorgio e Santa Giustina, progettata dall’architetto luganese Giovan Battista Casasopra per supplire alla fatiscenza e alle esigue dimensioni della Chiesa di San Pietro. Inaugurata nel 1764 nel giorno di Santa Giustina, si configura come edificio d’imponenza barocca, tenutaria di una sola navata costeggiata da tre cappelle per lato per un totale di sei, tutte comunicanti fra loro. L’altare maggiore si mostra monumentale come monumentale appare il crocifisso che lo sormonta; sottostante, invece, ecco quasi nascondersi l’urna lignea finemente scolpita e dorata dall’artista Giuseppe Antonio Riva, così da renderla degna di accogliere le reliquie del corpo di Santa Giustina alla quale si dedica una grande festa la terza domenica di ottobre. Oltre ai notevoli affreschi, la chiesa si fregia di un ottocentesco organo Bussetti, senonché stupiscono non poco le pale d’altare attribuite ad Antonio Sariga, anche lui luganese come l’architetto.
A San Giorgio è intitolata poi la Chiesa cimiteriale il cui impianto ricalca quello delle pievi romaniche del Monferrato. Dal XII al XVIII secolo questo luogo di culto ha subito un inarrestabile degrado ma subitanei interventi ristrutturativi hanno fatto sì che facciata, tetto e parete nord ritrovassero l’armonia estetica dei giorni felici. In principio romanica, nel tempo è stata sedotta dal barocco e dalla contaminazione di numerosi elementi appartenenti a correnti stilistiche diverse. L’interno, privo di arredi, va comunque visitato. È purtroppo visibile soltanto dall’esterno lo sfarzoso Palazzo San Carlo.
Nel centro storico si incontrano in sequenza l’antico Palazzo dei Conti Balbiano, Palazzo degli Ormea, la Villa Castello Simeon e Casa Richetto. Cascina Fruttera, lampante esempio di cascina lineare a corte chiusa, fece da residenza estiva del diplomatico sabaudo Joseph De Maistre. Cascina Cesole, sorta nel X secolo, è stata rimaneggiata nel ‘700 e include granaio, stalla, casa colonica e cappella barocca intitolata alla Madonna del Rosario. Nelle immediate vicinanze si scorgono i resti di un vecchio mulino ad acqua.