Le invenzioni che hanno cambiato il modo di viaggiare, secondo noi
Il viaggio non è certo un’invenzione moderna, ma le invenzioni moderne hanno rivoluzionato il viaggio.
Nel cuore dell’uomo la spinta ad andare c’è da sempre: dalle prime popolazioni nomadi ai commercianti dell’Impero Romano, dalle carovane dirette a Oriente ai navigatori del Cinquecento, ogni civiltà ed epoca storica ha osservato il mondo, l’ha riprodotto su una mappa e ha cercato di possederlo come poteva. Esplorando, catalogando e dando nomi a cose che prima, per l’uomo, erano senza nome.
Poi, negli ultimi secoli, le invenzioni legate ai viaggi si sono moltiplicate a una velocità sempre più incalzante, consegnandoci libertà inaspettate: oggi la Terra sembra non avere segreti, e non ci sono limiti al nostro andare. Ci sono solo alcune cose che non possiamo più fare: non siamo più liberi di perderci, non siamo più liberi di stare da soli, ed è difficilissimo essere irreperibili.
Ecco un elenco delle invenzioni che nell’ultimo secolo ci hanno resi viaggiatori impavidi, onnipotenti e interconnessi.
LEZIONE NUMERO UNO: IMPARARE A VOLARE
Si viaggiava benissimo anche senza: le prime grandi spedizioni sono venute molto prima di lui. Ma l’avvento dell’aeroplano ha determinato una rivoluzione epocale nel nostro modo di vivere il viaggio, organizzare gli spostamenti e addirittura concepire il mondo. Eravamo già padroni del globo… ci mancavano soltanto le ali per possedere il cielo.
Le ali sono arrivate nel 1903, quando i fratelli Wright misero in aria un aliante con motore da 16 cavalli. Erano a Kill Devil Hill, nella Carolina del Nord. La dimostrazione, che durò appena 12 secondi e raggiunse i 40 metri d’altezza, somigliò più a un balzo che a un volo vero e proprio, ma era un primo passo verso l’aereo di linea attuale.
Nel 1906, in Europa, l’Aeroclub francese attestò ufficialmente il primo volo di un mezzo più pesante dell’aria capace di decollare autonomamente, senza essere catapultato. A progettarlo era stato Alberto Santos-Dumont, considerato da molti il vero padre dell’aviazione.
Due anni dopo anche l’Italia aveva il suo primo aereo, costruito da Aristide Faccioli, ma per un po’ l’invenzione fu considerata una bizzarria per appassionati: ancora non erano chiare le sue potenzialità.
I due conflitti mondiali dimostrarono l’efficacia dell’aereo per uso militare, e solo nel secondo dopoguerra l’attenzione degli ingegneri si spostò in ambito civile. Forte di due guerre terribili, lontano dal precario velivolo di inizio Novecento, l’aeroplano era un gioiello tecnologico destinato a migliorare e entrare nelle vite dei viaggiatori.
Lavoro o vacanza, prima classe o low cost, lunghe tratte o piccoli spostamenti… ormai le occasioni per spiccare il volo sono tante. E pensare che per secoli ci si è spostati a cavallo, rischiando la vita su tragitti che oggi sembrano passeggiate. Chi l’avrebbe mai detto? Persino la forza di gravità si è dimostrata raggirabile.
UN PASSO INDIETRO: LA RUOTA… PER LA VALIGIA
La prima grande invenzione pro-viaggiatori, si sa, è stata la ruota. Senza di lei non ci sarebbero state bighe, carri e carrozze. Ma risale a una quarantina d’anni fa una trovata geniale, apparentemente superflua ma decisamente comoda per chi viaggia con un bagaglio: mettere le ruote alla valigia.
Era il 1970 quando Bernard S. Sadow, costruttore di valigie del Massachusetts, presentò il brevetto che sarebbe stato pubblicato nell’aprile del 1970. Pare che Sadow fosse tornato dalle ferie con la famiglia e si fosse ritrovato con la schiena a pezzi, dopo aver trascinato per l’aeroporto dei bagagli pesantissimi. La valigia con le ruote avrebbe risolto il problema. Eppure non fu semplice convincere il pubblico a comprare il suo prodotto: “La gente non ama le nuove idee” racconta l’inventore, tuttora vivente. Per molti la “valigia a rotelle” era una trovata da femminucce.
Ma le femminucce, in effetti, cominciavano a viaggiare parecchio anche da sole, e capirono presto quanto fosse comoda l’idea: come fare, altrimenti, a portare tutto l’armadio con sé? Quando poi i portantini e i portieri iniziarono a scarseggiare, anche gli uomini si convinsero che le valigie con le ruote, in fondo, non erano così male.
IL GPS, NIPOTE DELLA BUSSOLA
Sapete che il muschio alla base degli alberi cresce quasi sempre verso nord? E sapreste leggere la volta celeste per orientarvi? Poco importa. Perché le indicazioni stradali, dopo secoli di bussola e mappe, oggi ce le dà il navigatore. Un’invenzione moderna – ha meno di 40 anni – che non si limita a dirci “come” viaggiare, ma addirittura ci suggerisce “dove” andare e spesso, inutile negarlo, ha le idee molto più chiare di noi.
Il GPS (Global Positioning System, ovvero Sistema di Posizionamento Globale) è un sistema di posizionamento e navigazione satellitare capace di dare informazioni su posizione e orario, in qualsiasi condizione meteo, di qualsiasi punto della Terra, a patto che ci sia un contatto senza ostacoli con almeno quattro satelliti del sistema. Il GPS è utilizzato dai navigatori satellitari, integrato con un sistema di database stradale: inserite l’indirizzo a cui siete diretti e il gioco è fatto, il navigatore vi porterà a destinazione con indicazioni interattive.
Le prime versioni sono nate negli anni Sessanta, ma il GPS è stato sviluppato nel 1973 dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, entrando in funzione nel 1994.
Da allora il navigatore, bisogna ammetterlo, è stato un buon amico per chi viaggia: trovare subito la strada significa evitare inconvenienti, rallentamenti e inversioni di marcia continue. L’utente si sente rassicurato e la voce del navigatore - che a scelta può essere maschile o femminile, seria o simpatica – diventa una compagna di viaggio quasi infallibile… quasi, perché non sempre il GPS tiene conto dei divieti di transito!
Ad ogni modo è sempre più usato, non solo in auto ma anche in moto, in bici e addirittura a piedi. A quanto pare non vedevamo l’ora di ripiegare le cartine e dimenticarle nella tasca del sedile, per non parlare della cara vecchia abitudine di chiedere indicazioni ai passanti.
LA GUIDA DI VIAGGIO NEI MILLENNI
Da sempre i viaggiatori comunicano tra loro, scambiandosi idee, pareri e informazioni. Informazioni che in passato erano difficili da reperire: senza telefono e senza internet bisognava basarsi sull’esperienza dell’altro, facendo tesoro dei resoconti di viaggio. Dal Milione di Marco Polo ai primi diari di bordo, fino alle moderne guide turistiche ne sono cambiate di cose, ma la regola costante è sempre la stessa: il viaggio è comunicazione e condivisione.
Le prime guide cartacee, le Baedeker, comparvero in Germania nell’Ottocento e furono presto tradotte in inglese; poi vennero le concorrenti Murray, e negli anni Trenta del Novecento le pubblicazioni si moltiplicarono. Attenzione però: non erano agili manualetti di rapida consultazione, bensì tomi pesanti e dettagliati, simili a noiose enciclopedie.
La rivoluzione arrivò nel 1957, quando Frommer inventò la prima guida con suggerimenti pratici sugli spostamenti, gli alloggi, i ristoranti e tutti i possibili dettagli organizzativi: nascevano il “come arrivare”, il “dove mangiare” e il “cosa vedere”. Nel 1961 fu il turno delle guide Let’s Go, dedicate a un tema specifico: le prime, scritte dagli studenti di Boston, si concentravano sull’Europa, ma seguirono gli Stati Uniti, il Messico e così via, fino a coprire il mondo intero.
Oggi la guida di viaggio è irrinunciabile. Ormai tutti, prima di mettersi in marcia, pianificano la vacanza e si armano di guida da consultare sul posto. Cambia però il supporto: non è più scontato scegliere il classico libro, perché i viaggiatori contemporanei hanno a disposizione innumerevoli guide online, consultabili con PC o smartphone, dove alla voce dell’autore si sommano i giudizi degli utenti, come in una grande community di viaggiatori.
Avete paura di rovinarvi la sorpresa, scoprendo troppe cose prima del viaggio? A voi la scelta: è bello sedersi al ristorante senza pregiudizi, pronti a scoprire sapori nuovi, ma uno sguardo preventivo alla guida può tenervi al riparo da conti salatissimi e suggerirvi le specialità più valide.
IL VIAGGIO NELL’ERA DI INTERNET E DEGLI SMARTPHONE
A proposito di supporti digitali: l’avvento di internet ha portato grandi novità nell’universo dei viaggiatori, non solo per quanto riguarda le guide turistiche. Sopravvivono le classiche agenzie, ma sono sempre più numerosi gli “esploratori faidate”, che organizzano le vacanze sul web sfruttando i social network e i siti di recensioni, le pagine delle compagnie aeree per il checkin online e i siti degli alberghi per prenotare da casa.
Tutto, del viaggio, diventa telematico. Devo scegliere una meta ma non ho idee? Su internet posso trovare consigli su misura, a seconda del periodo, del budget e delle mie passioni. Per gli spostamenti non avrò problemi: il percorso stradale è consultabile in anticipo, i biglietti del treno o dell’aereo sono reperibili online e certe compagnie danno la possibilità di fare persino il checkin dalla propria poltrona, risparmiando tempo e denaro. Prenotabile online anche l’alloggio, da selezionare con cura in base ai giudizi dei clienti, così come le visite ai musei e ai monumenti più importanti, evitando lunghe attese all’ingresso.
Una volta in vacanza potrei recarmi all’internet point, ma più probabilmente avrò a portata di mano un PC, uno smartphone o un tablet: sarà facile cercare indirizzi e numeri di telefono, controllare gli orari di uno spettacolo o scaricare la traccia audio della visita guidata a una mostra.
Nel cuore dell’uomo la spinta ad andare c’è da sempre: dalle prime popolazioni nomadi ai commercianti dell’Impero Romano, dalle carovane dirette a Oriente ai navigatori del Cinquecento, ogni civiltà ed epoca storica ha osservato il mondo, l’ha riprodotto su una mappa e ha cercato di possederlo come poteva. Esplorando, catalogando e dando nomi a cose che prima, per l’uomo, erano senza nome.
Poi, negli ultimi secoli, le invenzioni legate ai viaggi si sono moltiplicate a una velocità sempre più incalzante, consegnandoci libertà inaspettate: oggi la Terra sembra non avere segreti, e non ci sono limiti al nostro andare. Ci sono solo alcune cose che non possiamo più fare: non siamo più liberi di perderci, non siamo più liberi di stare da soli, ed è difficilissimo essere irreperibili.
Ecco un elenco delle invenzioni che nell’ultimo secolo ci hanno resi viaggiatori impavidi, onnipotenti e interconnessi.
LEZIONE NUMERO UNO: IMPARARE A VOLARE
Si viaggiava benissimo anche senza: le prime grandi spedizioni sono venute molto prima di lui. Ma l’avvento dell’aeroplano ha determinato una rivoluzione epocale nel nostro modo di vivere il viaggio, organizzare gli spostamenti e addirittura concepire il mondo. Eravamo già padroni del globo… ci mancavano soltanto le ali per possedere il cielo.
Le ali sono arrivate nel 1903, quando i fratelli Wright misero in aria un aliante con motore da 16 cavalli. Erano a Kill Devil Hill, nella Carolina del Nord. La dimostrazione, che durò appena 12 secondi e raggiunse i 40 metri d’altezza, somigliò più a un balzo che a un volo vero e proprio, ma era un primo passo verso l’aereo di linea attuale.
Nel 1906, in Europa, l’Aeroclub francese attestò ufficialmente il primo volo di un mezzo più pesante dell’aria capace di decollare autonomamente, senza essere catapultato. A progettarlo era stato Alberto Santos-Dumont, considerato da molti il vero padre dell’aviazione.
Due anni dopo anche l’Italia aveva il suo primo aereo, costruito da Aristide Faccioli, ma per un po’ l’invenzione fu considerata una bizzarria per appassionati: ancora non erano chiare le sue potenzialità.
I due conflitti mondiali dimostrarono l’efficacia dell’aereo per uso militare, e solo nel secondo dopoguerra l’attenzione degli ingegneri si spostò in ambito civile. Forte di due guerre terribili, lontano dal precario velivolo di inizio Novecento, l’aeroplano era un gioiello tecnologico destinato a migliorare e entrare nelle vite dei viaggiatori.
Lavoro o vacanza, prima classe o low cost, lunghe tratte o piccoli spostamenti… ormai le occasioni per spiccare il volo sono tante. E pensare che per secoli ci si è spostati a cavallo, rischiando la vita su tragitti che oggi sembrano passeggiate. Chi l’avrebbe mai detto? Persino la forza di gravità si è dimostrata raggirabile.
UN PASSO INDIETRO: LA RUOTA… PER LA VALIGIA
La prima grande invenzione pro-viaggiatori, si sa, è stata la ruota. Senza di lei non ci sarebbero state bighe, carri e carrozze. Ma risale a una quarantina d’anni fa una trovata geniale, apparentemente superflua ma decisamente comoda per chi viaggia con un bagaglio: mettere le ruote alla valigia.
Era il 1970 quando Bernard S. Sadow, costruttore di valigie del Massachusetts, presentò il brevetto che sarebbe stato pubblicato nell’aprile del 1970. Pare che Sadow fosse tornato dalle ferie con la famiglia e si fosse ritrovato con la schiena a pezzi, dopo aver trascinato per l’aeroporto dei bagagli pesantissimi. La valigia con le ruote avrebbe risolto il problema. Eppure non fu semplice convincere il pubblico a comprare il suo prodotto: “La gente non ama le nuove idee” racconta l’inventore, tuttora vivente. Per molti la “valigia a rotelle” era una trovata da femminucce.
Ma le femminucce, in effetti, cominciavano a viaggiare parecchio anche da sole, e capirono presto quanto fosse comoda l’idea: come fare, altrimenti, a portare tutto l’armadio con sé? Quando poi i portantini e i portieri iniziarono a scarseggiare, anche gli uomini si convinsero che le valigie con le ruote, in fondo, non erano così male.
IL GPS, NIPOTE DELLA BUSSOLA
Sapete che il muschio alla base degli alberi cresce quasi sempre verso nord? E sapreste leggere la volta celeste per orientarvi? Poco importa. Perché le indicazioni stradali, dopo secoli di bussola e mappe, oggi ce le dà il navigatore. Un’invenzione moderna – ha meno di 40 anni – che non si limita a dirci “come” viaggiare, ma addirittura ci suggerisce “dove” andare e spesso, inutile negarlo, ha le idee molto più chiare di noi.
Il GPS (Global Positioning System, ovvero Sistema di Posizionamento Globale) è un sistema di posizionamento e navigazione satellitare capace di dare informazioni su posizione e orario, in qualsiasi condizione meteo, di qualsiasi punto della Terra, a patto che ci sia un contatto senza ostacoli con almeno quattro satelliti del sistema. Il GPS è utilizzato dai navigatori satellitari, integrato con un sistema di database stradale: inserite l’indirizzo a cui siete diretti e il gioco è fatto, il navigatore vi porterà a destinazione con indicazioni interattive.
Le prime versioni sono nate negli anni Sessanta, ma il GPS è stato sviluppato nel 1973 dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, entrando in funzione nel 1994.
Da allora il navigatore, bisogna ammetterlo, è stato un buon amico per chi viaggia: trovare subito la strada significa evitare inconvenienti, rallentamenti e inversioni di marcia continue. L’utente si sente rassicurato e la voce del navigatore - che a scelta può essere maschile o femminile, seria o simpatica – diventa una compagna di viaggio quasi infallibile… quasi, perché non sempre il GPS tiene conto dei divieti di transito!
Ad ogni modo è sempre più usato, non solo in auto ma anche in moto, in bici e addirittura a piedi. A quanto pare non vedevamo l’ora di ripiegare le cartine e dimenticarle nella tasca del sedile, per non parlare della cara vecchia abitudine di chiedere indicazioni ai passanti.
LA GUIDA DI VIAGGIO NEI MILLENNI
Da sempre i viaggiatori comunicano tra loro, scambiandosi idee, pareri e informazioni. Informazioni che in passato erano difficili da reperire: senza telefono e senza internet bisognava basarsi sull’esperienza dell’altro, facendo tesoro dei resoconti di viaggio. Dal Milione di Marco Polo ai primi diari di bordo, fino alle moderne guide turistiche ne sono cambiate di cose, ma la regola costante è sempre la stessa: il viaggio è comunicazione e condivisione.
Le prime guide cartacee, le Baedeker, comparvero in Germania nell’Ottocento e furono presto tradotte in inglese; poi vennero le concorrenti Murray, e negli anni Trenta del Novecento le pubblicazioni si moltiplicarono. Attenzione però: non erano agili manualetti di rapida consultazione, bensì tomi pesanti e dettagliati, simili a noiose enciclopedie.
La rivoluzione arrivò nel 1957, quando Frommer inventò la prima guida con suggerimenti pratici sugli spostamenti, gli alloggi, i ristoranti e tutti i possibili dettagli organizzativi: nascevano il “come arrivare”, il “dove mangiare” e il “cosa vedere”. Nel 1961 fu il turno delle guide Let’s Go, dedicate a un tema specifico: le prime, scritte dagli studenti di Boston, si concentravano sull’Europa, ma seguirono gli Stati Uniti, il Messico e così via, fino a coprire il mondo intero.
Oggi la guida di viaggio è irrinunciabile. Ormai tutti, prima di mettersi in marcia, pianificano la vacanza e si armano di guida da consultare sul posto. Cambia però il supporto: non è più scontato scegliere il classico libro, perché i viaggiatori contemporanei hanno a disposizione innumerevoli guide online, consultabili con PC o smartphone, dove alla voce dell’autore si sommano i giudizi degli utenti, come in una grande community di viaggiatori.
Avete paura di rovinarvi la sorpresa, scoprendo troppe cose prima del viaggio? A voi la scelta: è bello sedersi al ristorante senza pregiudizi, pronti a scoprire sapori nuovi, ma uno sguardo preventivo alla guida può tenervi al riparo da conti salatissimi e suggerirvi le specialità più valide.
IL VIAGGIO NELL’ERA DI INTERNET E DEGLI SMARTPHONE
A proposito di supporti digitali: l’avvento di internet ha portato grandi novità nell’universo dei viaggiatori, non solo per quanto riguarda le guide turistiche. Sopravvivono le classiche agenzie, ma sono sempre più numerosi gli “esploratori faidate”, che organizzano le vacanze sul web sfruttando i social network e i siti di recensioni, le pagine delle compagnie aeree per il checkin online e i siti degli alberghi per prenotare da casa.
Tutto, del viaggio, diventa telematico. Devo scegliere una meta ma non ho idee? Su internet posso trovare consigli su misura, a seconda del periodo, del budget e delle mie passioni. Per gli spostamenti non avrò problemi: il percorso stradale è consultabile in anticipo, i biglietti del treno o dell’aereo sono reperibili online e certe compagnie danno la possibilità di fare persino il checkin dalla propria poltrona, risparmiando tempo e denaro. Prenotabile online anche l’alloggio, da selezionare con cura in base ai giudizi dei clienti, così come le visite ai musei e ai monumenti più importanti, evitando lunghe attese all’ingresso.
Una volta in vacanza potrei recarmi all’internet point, ma più probabilmente avrò a portata di mano un PC, uno smartphone o un tablet: sarà facile cercare indirizzi e numeri di telefono, controllare gli orari di uno spettacolo o scaricare la traccia audio della visita guidata a una mostra.
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Gli smartphone, letteralmente “telefoni brillanti” o addirittura “intelligenti”, hanno facilitato la connessione sempre e ovunque. Il primo modello è stato progettato nel 1992 e oltre ad essere un telefono faceva da agenda, rubrica, calcolatrice e consolle di gioco, ma soprattutto consentiva di inviare e ricevere e-mail. Una piccola penna, poi, consentiva di scrivere direttamente sullo schermo. Ma è negli ultimi anni che questi gioielli tecnologici hanno stregato gli utenti, costantemente stuzzicati da nuovi modelli sempre più “smart” e sempre meno “phone”. Basti pensare che a metà del 2011, in Europa, la vendita di smartphone ha superato quella dei comuni telefonini.
Ma ricordate, internet non si limita a facilitare la vacanza: ci aiuta a portare in vacanza la vita di tutti i giorni. Non abbiamo scuse, neppure in viaggio, per non rispondere a un’e-mail o non aggiornare il nostro stato su facebook. Vantaggio o condanna? Come sempre, quando si hanno a disposizione strumenti eccezionali, la differenza sta nel come li si usa… e per fortuna c’è ancora chi fa foto per il gusto di farle, senza caricarle istantaneamente sul proprio profilo.
LA FOTOGRAFIA IERI E OGGI
I primi fotografi non avrebbero mai immaginato che la loro invenzione, un bel giorno, sarebbe stata piccola, leggera, svincolata dalla pellicola e imparentata a un marchingegno detto computer. Eppure siamo arrivati alla fotocamera digitale: ormai inserita in molti telefoni cellulari, ha dato ai viaggiatori la possibilità di documentare le loro avventure senza rullino, scattando più e più volte e controllando subito il risultato.
Ma per arrivare a tanto la strada è stata lunga: a usare per primo la parola “fotografia” e il verbo “fotografare” fu Antoine Hercules Florence nel 1833, che sostenne di aver fissato le immagini della camera oscura ma non ebbe risposta dall’Accadémie des Sciences. Sei anni dopo, nel 1839, un annuncio simile arrivò da Louis Jacques Mandé Daguerre, che stavolta fu ascoltato e premiato dal governo francese: nasceva il dagherrotipo, che usava una lastra d’argento esposta ai vapori di iodio per formare ioduro d’argento, sensibile alla luce, e fissare le immagini.
Da quel momento la macchina fotografica diventò sempre più raffinata e maneggevole, sino ad arrivare al 1981 e alla nascita ufficiale della fotografia digitale: in agosto Sony presentava Mavica, la prima fotocamera di nuova generazione, segnando una svolta nella storia della fotografia. A poco a poco le macchine digitali divennero alla portata di tutti, e nel 2000 fu chiaro che il digitale, nel giro di pochi anni, avrebbe definitivamente sostituito l’analogico.
Le care vecchie polaroid sono acqua passata, così come le macchinette usa e getta vendute in tabaccheria, tanto sfruttate in vacanza. C’erano quelle da 12 foto, da 24, da 36, ed esisteva addirittura la versione subacquea… poi, quando si ritiravano le stampe dal fotografo, erano immancabili le foto venute male, con un bel dito sull’obiettivo, il soggetto sfocato o un alone bianco su un lato.
Problema risolto dalle fotocamere digitali, che mettono a fuoco da sole, regolano l’esposizione senza consultarci, si prestano a centinaia di scatti più o meno riusciti e riversano tutto su PC. A quel punto starebbe a noi darci da fare, selezionare le immagini e farle stampare, ma sempre più spesso i reportage delle vacanze restano confinati al monitor. Anziché sfogliare l’album si fa clic col mouse sullo scatto successivo, e se la foto non ci rende giustizia basta ricorrere alle astuzie di Photoshop.
IL CAMPEGGIO COMODO
Il viaggiatore moderno, insomma, è facilitato in tutto e per tutto. Anche i più avventurosi, quelli che snobbano per principio ogni forma di comfort, devono fare i conti con le moderne invenzioni “pro-pigrizia”. Scegliendo una vacanza in campeggio credevano di assicurarsi un po’ di fatica, un po’ di sudore e qualche disagio - che fa tanto Indiana Jones – ma le tende istantanee hanno rovinato tutto. Oppure, a seconda dei punti di vista, hanno incoraggiato i campeggiatori evitando una sofferenza a chi faceva gli incubi, prima di partire, sul momento del montaggio tenda.
La vecchia tenda ha una storia millenaria: i nomadi del passato presero spunto dalle grotte naturali e iniziarono a creare ripari di pelli, legno e fogliame, che ancora oggi vengono usati da certe popolazioni indiane o mongole. Ma le prime associazioni di campeggiatori, che adottarono la tenda come alloggio per le vacanze, nacquero all’inizio del Novecento in Gran Bretagna, per poi diffondersi in Europa e nel mondo: nel 1949 a Parco Leopardi, Torino, nasceva il primo campeggio italiano con servizi, vigilanza e ingresso a pagamento.
Per gli amanti della tenda il campeggio sembrava destinato a mantenere certe caratteristiche: un’abitazione dalla lunga storia, sempre più comoda ma pur sempre rudimentale, come avrebbe potuto rivoluzionarsi? Ci ha pensato la Decathlon con le 2Seconds di marca Quechua, le tende da campeggio che si montano da sole, come suggerisce il nome, in due secondi. Niente paletti, acrobazie da contorsionisti e manovre da boyscout: la tenda chiusa viene lanciata in aria, si apre da sola e cade a terra già pronta.
A idearla è stato un team di ingegneri e designer nel 2003: ne esisteva già una versione poco funzionale, inutilizzabile perché creava della condensa, e la nuova squadra era decisa a trovare una soluzione davvero comoda per i campeggiatori. Diciotto mesi di lavoro e a marzo 2005 la 2Seconds era in vendita, con un successo di pubblico ampio e immediato.
Tra il 2006 e il 2009 l’invenzione si è ulteriormente affinata: sono nate la 3Seconds per tre persone, la Base Seconds con tanto di spazio per mangiare, e infine la versione familiare, la Base Seconds 4.2, con soggiorno e due vani per dormire. Pare che le tende istantanee, una volta smontate, siano piuttosto ingombranti, e i clienti si dividono tra estimatori e detrattori: c’è chi preferisce le avventure di una volta e chi, al contrario, è disposto a trasportare qualsiasi macigno pur di non piantare quattro paletti e improvvisarsi architetto per un giorno.
IL CONCETTO DI LOW COST, VIAGGI PER TUTTE LE TASCHE
Nella corsa al futuro le possibilità per l’uomo aumentano giorno dopo giorno: siamo sempre più veloci e tecnologici, e niente sembra farci paura. Il mondo sarebbe alla portata di tutti, se non fosse che il costo della vita aumenta e tutto ha un prezzo, viaggi compresi.
Per fortuna ci è venuto in soccorso il concetto di low cost, nato nel Novecento per indicare beni e servizi venduti a tariffe vantaggiose, con un buon rapporto qualità-prezzo. La qualità solitamente non è al top, oppure, nel caso dei viaggi, mancano certi comfort, ma chi non naviga nell’oro accetta volentieri qualche compromesso per permettersi una vacanza.
Negli anni Novanta la filosofia del risparmio ha investito il mercato del trasporto aereo, e sono nate compagnie low cost, prima fra tutte Ryanair, in grado di offrire biglietti aerei scontatissimi verso certe destinazioni.
A seconda della meta e della stagione si possono rimediare biglietti per poche decine di euro, a patto di rinunciare alle comodità garantite dalle compagnie di bandiera. Volete una vacanza economica? Allora le norme sulla valigia saranno rigidissime: nessun chilo in più sfuggirà ai controlli, e qualsiasi astuccio o borsetta andrà stipato nel bagaglio a mano perché non venga considerato bagaglio aggiuntivo. Niente spuntini o bevande a bordo, i film scordateveli e le riviste, se proprio avete bisogno di leggere, andranno ovviamente pagate. Per non parlare di eventuali ritardi o voli annullati: il rimborso del biglietto è un miraggio, e se per qualche ragione non potrete usufruirne non vi resterà che comprarne un altro.
Ma i vantaggi sono evidenti, e i turisti dimostrano di gradire. Il checkin online fa risparmiare tempo e altro denaro, e il viaggio low cost ci dà la possibilità di realizzare sogni che forse, altrimenti, sarebbero rimasti tali. Aveva ragione il Ligabue di Certe Notti: “chi si accontenta gode così così”… ma il viaggio ce l’abbiamo nel cuore, e si dice che per amore si fa tutto.
DAL TRAVELER'S CHEQUE AL BANCOMAT E LE CARTE DI CREDITO E PREPAGATE
In principio c'erano i Traveler's cheque, assegni di viaggio emessi su larga scala dall'American Express nel lontano 1891, ma prima ancora già i Templari usavano sistemi analoghi. La rivoluzione è arrivata con l’invenzione, quella del bancomat e della carta di credito, che non è nata propriamente per il viaggiatore, ma certamente l’ha facilitato. In un’epoca dinamica come la nostra bisognava fronteggiare esigenze nuove, come quella di potersi rifornire ovunque e di potersi muovere senza rischi, evitando di portare con sé bottini troppo preziosi. Prima del bancomat capitava di essere in viaggio e restare in bolletta: abbiamo le testimonianze di artisti e letterati che a un certo punto, durante un soggiorno ispiratore, scrivevano ad amici e parenti chiedendo rinforzi economici. Poi c’era il minaccioso ritornello “o la borsa o la vita”, divenuto meno efficace da quando i soldi, nelle nostre borse, sono sostituiti da tesserine magnetiche.
Il bancomat nacque nei pressi di Londra nel 1967, ma fece la sua comparsa in Italia 9 anni dopo, nel 1976, alla Cassa di Risparmio di Ferrara. L’identità dell’inventore è una questione controversa: c’è chi lo attribuisce a Luther George Simjian, che nel 1930 registrò un brevetto a New York, ma diversi personaggi hanno rivendicato la paternità del bancomat nel corso degli anni. La prima versione, ad ogni modo, era piuttosto rozza: accettava solo voucher monouso e solo negli anni seguenti fu sviluppata l’idea del codice di sicurezza.
La carta di credito era già apparsa nel 1950 negli Stati Uniti, mentre le carte prepagate sono un’invenzione più recente. Non sono collegate a un conto corrente ma a una riserva di soldi elettronica, e in certe situazioni “a rischio” si rivelano più sicure delle carte di credito. Sono infatti usate spesso per gli acquisti su internet, prenotazioni di viaggio comprese, e sono comode per chi parte per le vacanze ma non vuole portare con sé troppo contante.
COSA CI ATTENDE? IL TURISMO SPAZIALE TRA FANTASCIENZA E REALTÀ
Ormai è difficile stupire i viaggiatori. Volare è scontato e ci si sposta di migliaia di chilometri in poche ore. Ogni angolo della Terra, grazie a internet, è esplorabile dalla poltrona di casa. Credevamo di averle viste proprio tutte, finché qualcuno non ha iniziato a parlare di turismo spaziale: curiosi e incontentabili come siamo, ci stiamo inventando le vacanze interstellari. È un’invenzione in corso d’opera, ma in un futuro più o meno lontano potrebbe sconvolgere la nostra idea di viaggio: che ne sarebbe del campeggio in montagna, della casetta al mare e della crociera ai Tropici, se si potesse optare per un salto sulla Luna o una capatina su Marte?
I comuni mortali non ci pensano, ma dal 2000 ad oggi non sono mancati i turisti dello spazio. Personaggi famosi o milionari, certo, ma pionieri di un turismo nuovo che già coinvolge diverse compagnie: è il caso della Space Adventures e della Virgin Galactic, che propongono tour extraterrestri degni di un film di fantascienza. Nel 2011 la Space Adventures annunciava la disponibilità di 3 posti, per il 2013, a bordo della navicella russa Soyuz, destinazione: la Stazione Spaziale Internazionale. Un viaggetto di dieci giorni da 35 milioni di dollari. La Virgin Galactic, nel frattempo, si impegna ad abbassare i costi e promette che nel 2017 un viaggio spaziale sarà paragonabile a un volo aereo, se non fosse per i tre giorni di addestramento da superare per essere ammessi alla gita.
Se proprio non potete aspettare ripiegate sulla ZERO-G Experience, la simulazione proposta sempre dalla Space Adventures. Alla modica cifra di 4.950 dollari a persona volerete a gravità zero su un Boeing 727 modificato, che descriverà dai 12 ai 15 archi parabolici, ricreando le condizioni di assenza di peso sperimentate dagli astronauti. Si parte da Cape Canaveral, Las Vegas, Washington DC e, occasionalmente, da Los Angeles e New York (www.spaceadventures.com).
Temete che non potrete mai permettervi nulla di simile? Vedetela così: quando tutti andranno sulla Luna ci saranno i saldi sulle crociere ai Caraibi, e le spiagge, a ferragosto, saranno tutte per voi.
Ora diteci la VS, partecipate al sondaggio.
Ma ricordate, internet non si limita a facilitare la vacanza: ci aiuta a portare in vacanza la vita di tutti i giorni. Non abbiamo scuse, neppure in viaggio, per non rispondere a un’e-mail o non aggiornare il nostro stato su facebook. Vantaggio o condanna? Come sempre, quando si hanno a disposizione strumenti eccezionali, la differenza sta nel come li si usa… e per fortuna c’è ancora chi fa foto per il gusto di farle, senza caricarle istantaneamente sul proprio profilo.
LA FOTOGRAFIA IERI E OGGI
I primi fotografi non avrebbero mai immaginato che la loro invenzione, un bel giorno, sarebbe stata piccola, leggera, svincolata dalla pellicola e imparentata a un marchingegno detto computer. Eppure siamo arrivati alla fotocamera digitale: ormai inserita in molti telefoni cellulari, ha dato ai viaggiatori la possibilità di documentare le loro avventure senza rullino, scattando più e più volte e controllando subito il risultato.
Ma per arrivare a tanto la strada è stata lunga: a usare per primo la parola “fotografia” e il verbo “fotografare” fu Antoine Hercules Florence nel 1833, che sostenne di aver fissato le immagini della camera oscura ma non ebbe risposta dall’Accadémie des Sciences. Sei anni dopo, nel 1839, un annuncio simile arrivò da Louis Jacques Mandé Daguerre, che stavolta fu ascoltato e premiato dal governo francese: nasceva il dagherrotipo, che usava una lastra d’argento esposta ai vapori di iodio per formare ioduro d’argento, sensibile alla luce, e fissare le immagini.
Da quel momento la macchina fotografica diventò sempre più raffinata e maneggevole, sino ad arrivare al 1981 e alla nascita ufficiale della fotografia digitale: in agosto Sony presentava Mavica, la prima fotocamera di nuova generazione, segnando una svolta nella storia della fotografia. A poco a poco le macchine digitali divennero alla portata di tutti, e nel 2000 fu chiaro che il digitale, nel giro di pochi anni, avrebbe definitivamente sostituito l’analogico.
Le care vecchie polaroid sono acqua passata, così come le macchinette usa e getta vendute in tabaccheria, tanto sfruttate in vacanza. C’erano quelle da 12 foto, da 24, da 36, ed esisteva addirittura la versione subacquea… poi, quando si ritiravano le stampe dal fotografo, erano immancabili le foto venute male, con un bel dito sull’obiettivo, il soggetto sfocato o un alone bianco su un lato.
Problema risolto dalle fotocamere digitali, che mettono a fuoco da sole, regolano l’esposizione senza consultarci, si prestano a centinaia di scatti più o meno riusciti e riversano tutto su PC. A quel punto starebbe a noi darci da fare, selezionare le immagini e farle stampare, ma sempre più spesso i reportage delle vacanze restano confinati al monitor. Anziché sfogliare l’album si fa clic col mouse sullo scatto successivo, e se la foto non ci rende giustizia basta ricorrere alle astuzie di Photoshop.
IL CAMPEGGIO COMODO
Il viaggiatore moderno, insomma, è facilitato in tutto e per tutto. Anche i più avventurosi, quelli che snobbano per principio ogni forma di comfort, devono fare i conti con le moderne invenzioni “pro-pigrizia”. Scegliendo una vacanza in campeggio credevano di assicurarsi un po’ di fatica, un po’ di sudore e qualche disagio - che fa tanto Indiana Jones – ma le tende istantanee hanno rovinato tutto. Oppure, a seconda dei punti di vista, hanno incoraggiato i campeggiatori evitando una sofferenza a chi faceva gli incubi, prima di partire, sul momento del montaggio tenda.
La vecchia tenda ha una storia millenaria: i nomadi del passato presero spunto dalle grotte naturali e iniziarono a creare ripari di pelli, legno e fogliame, che ancora oggi vengono usati da certe popolazioni indiane o mongole. Ma le prime associazioni di campeggiatori, che adottarono la tenda come alloggio per le vacanze, nacquero all’inizio del Novecento in Gran Bretagna, per poi diffondersi in Europa e nel mondo: nel 1949 a Parco Leopardi, Torino, nasceva il primo campeggio italiano con servizi, vigilanza e ingresso a pagamento.
Per gli amanti della tenda il campeggio sembrava destinato a mantenere certe caratteristiche: un’abitazione dalla lunga storia, sempre più comoda ma pur sempre rudimentale, come avrebbe potuto rivoluzionarsi? Ci ha pensato la Decathlon con le 2Seconds di marca Quechua, le tende da campeggio che si montano da sole, come suggerisce il nome, in due secondi. Niente paletti, acrobazie da contorsionisti e manovre da boyscout: la tenda chiusa viene lanciata in aria, si apre da sola e cade a terra già pronta.
A idearla è stato un team di ingegneri e designer nel 2003: ne esisteva già una versione poco funzionale, inutilizzabile perché creava della condensa, e la nuova squadra era decisa a trovare una soluzione davvero comoda per i campeggiatori. Diciotto mesi di lavoro e a marzo 2005 la 2Seconds era in vendita, con un successo di pubblico ampio e immediato.
Tra il 2006 e il 2009 l’invenzione si è ulteriormente affinata: sono nate la 3Seconds per tre persone, la Base Seconds con tanto di spazio per mangiare, e infine la versione familiare, la Base Seconds 4.2, con soggiorno e due vani per dormire. Pare che le tende istantanee, una volta smontate, siano piuttosto ingombranti, e i clienti si dividono tra estimatori e detrattori: c’è chi preferisce le avventure di una volta e chi, al contrario, è disposto a trasportare qualsiasi macigno pur di non piantare quattro paletti e improvvisarsi architetto per un giorno.
IL CONCETTO DI LOW COST, VIAGGI PER TUTTE LE TASCHE
Nella corsa al futuro le possibilità per l’uomo aumentano giorno dopo giorno: siamo sempre più veloci e tecnologici, e niente sembra farci paura. Il mondo sarebbe alla portata di tutti, se non fosse che il costo della vita aumenta e tutto ha un prezzo, viaggi compresi.
Per fortuna ci è venuto in soccorso il concetto di low cost, nato nel Novecento per indicare beni e servizi venduti a tariffe vantaggiose, con un buon rapporto qualità-prezzo. La qualità solitamente non è al top, oppure, nel caso dei viaggi, mancano certi comfort, ma chi non naviga nell’oro accetta volentieri qualche compromesso per permettersi una vacanza.
Negli anni Novanta la filosofia del risparmio ha investito il mercato del trasporto aereo, e sono nate compagnie low cost, prima fra tutte Ryanair, in grado di offrire biglietti aerei scontatissimi verso certe destinazioni.
A seconda della meta e della stagione si possono rimediare biglietti per poche decine di euro, a patto di rinunciare alle comodità garantite dalle compagnie di bandiera. Volete una vacanza economica? Allora le norme sulla valigia saranno rigidissime: nessun chilo in più sfuggirà ai controlli, e qualsiasi astuccio o borsetta andrà stipato nel bagaglio a mano perché non venga considerato bagaglio aggiuntivo. Niente spuntini o bevande a bordo, i film scordateveli e le riviste, se proprio avete bisogno di leggere, andranno ovviamente pagate. Per non parlare di eventuali ritardi o voli annullati: il rimborso del biglietto è un miraggio, e se per qualche ragione non potrete usufruirne non vi resterà che comprarne un altro.
Ma i vantaggi sono evidenti, e i turisti dimostrano di gradire. Il checkin online fa risparmiare tempo e altro denaro, e il viaggio low cost ci dà la possibilità di realizzare sogni che forse, altrimenti, sarebbero rimasti tali. Aveva ragione il Ligabue di Certe Notti: “chi si accontenta gode così così”… ma il viaggio ce l’abbiamo nel cuore, e si dice che per amore si fa tutto.
DAL TRAVELER'S CHEQUE AL BANCOMAT E LE CARTE DI CREDITO E PREPAGATE
In principio c'erano i Traveler's cheque, assegni di viaggio emessi su larga scala dall'American Express nel lontano 1891, ma prima ancora già i Templari usavano sistemi analoghi. La rivoluzione è arrivata con l’invenzione, quella del bancomat e della carta di credito, che non è nata propriamente per il viaggiatore, ma certamente l’ha facilitato. In un’epoca dinamica come la nostra bisognava fronteggiare esigenze nuove, come quella di potersi rifornire ovunque e di potersi muovere senza rischi, evitando di portare con sé bottini troppo preziosi. Prima del bancomat capitava di essere in viaggio e restare in bolletta: abbiamo le testimonianze di artisti e letterati che a un certo punto, durante un soggiorno ispiratore, scrivevano ad amici e parenti chiedendo rinforzi economici. Poi c’era il minaccioso ritornello “o la borsa o la vita”, divenuto meno efficace da quando i soldi, nelle nostre borse, sono sostituiti da tesserine magnetiche.
Il bancomat nacque nei pressi di Londra nel 1967, ma fece la sua comparsa in Italia 9 anni dopo, nel 1976, alla Cassa di Risparmio di Ferrara. L’identità dell’inventore è una questione controversa: c’è chi lo attribuisce a Luther George Simjian, che nel 1930 registrò un brevetto a New York, ma diversi personaggi hanno rivendicato la paternità del bancomat nel corso degli anni. La prima versione, ad ogni modo, era piuttosto rozza: accettava solo voucher monouso e solo negli anni seguenti fu sviluppata l’idea del codice di sicurezza.
La carta di credito era già apparsa nel 1950 negli Stati Uniti, mentre le carte prepagate sono un’invenzione più recente. Non sono collegate a un conto corrente ma a una riserva di soldi elettronica, e in certe situazioni “a rischio” si rivelano più sicure delle carte di credito. Sono infatti usate spesso per gli acquisti su internet, prenotazioni di viaggio comprese, e sono comode per chi parte per le vacanze ma non vuole portare con sé troppo contante.
COSA CI ATTENDE? IL TURISMO SPAZIALE TRA FANTASCIENZA E REALTÀ
Ormai è difficile stupire i viaggiatori. Volare è scontato e ci si sposta di migliaia di chilometri in poche ore. Ogni angolo della Terra, grazie a internet, è esplorabile dalla poltrona di casa. Credevamo di averle viste proprio tutte, finché qualcuno non ha iniziato a parlare di turismo spaziale: curiosi e incontentabili come siamo, ci stiamo inventando le vacanze interstellari. È un’invenzione in corso d’opera, ma in un futuro più o meno lontano potrebbe sconvolgere la nostra idea di viaggio: che ne sarebbe del campeggio in montagna, della casetta al mare e della crociera ai Tropici, se si potesse optare per un salto sulla Luna o una capatina su Marte?
I comuni mortali non ci pensano, ma dal 2000 ad oggi non sono mancati i turisti dello spazio. Personaggi famosi o milionari, certo, ma pionieri di un turismo nuovo che già coinvolge diverse compagnie: è il caso della Space Adventures e della Virgin Galactic, che propongono tour extraterrestri degni di un film di fantascienza. Nel 2011 la Space Adventures annunciava la disponibilità di 3 posti, per il 2013, a bordo della navicella russa Soyuz, destinazione: la Stazione Spaziale Internazionale. Un viaggetto di dieci giorni da 35 milioni di dollari. La Virgin Galactic, nel frattempo, si impegna ad abbassare i costi e promette che nel 2017 un viaggio spaziale sarà paragonabile a un volo aereo, se non fosse per i tre giorni di addestramento da superare per essere ammessi alla gita.
Se proprio non potete aspettare ripiegate sulla ZERO-G Experience, la simulazione proposta sempre dalla Space Adventures. Alla modica cifra di 4.950 dollari a persona volerete a gravità zero su un Boeing 727 modificato, che descriverà dai 12 ai 15 archi parabolici, ricreando le condizioni di assenza di peso sperimentate dagli astronauti. Si parte da Cape Canaveral, Las Vegas, Washington DC e, occasionalmente, da Los Angeles e New York (www.spaceadventures.com).
Temete che non potrete mai permettervi nulla di simile? Vedetela così: quando tutti andranno sulla Luna ci saranno i saldi sulle crociere ai Caraibi, e le spiagge, a ferragosto, saranno tutte per voi.
Ora diteci la VS, partecipate al sondaggio.