Sospesi in India i safari per vedere le tigri: decisione giusta o sbagliata?
La decisione della Corte Suprema Indiana ha acceso una forte discussione all'interno del paese, ma l'argomento interessa anche molti italiani, in procinto di recarsi in India per le loro vacanze estive ed autunnali: fino al 22/8/2012 le attività turistiche all'interno di molte riserve naturali, dove si trovano numerosi esemplari di tigri, verranno bandite e di conseguenza anche i safari per cercare di vedere i grandi felini diverranno di fatto impossibili da adesso, o per lo meno saranno possibili solo nelle are intorno alle riserve, ma non all'interno. Poi dopo quella data la Corte si esprimerà in modo definitivo e sapremo se i tour per poter vedere le tigri potranno di nuovo essere realizzati o saranno cancellati in modo definitivo.
Le ragioni di questa scelta sono puramente protezionistiche: in India gli esemplari di tigri attualmente censite sono 3.200, il valore minimo mai raggiunto dalla popolazioni di felini, e di fatto la tigre è oramai un animale in via di estinzione. E' da considerare inoltre che questo esiguo numero va suddiviso nelle 40 riserve, cosa che rende la situazione davvero drammatica. La paura è che lo stress indotto dai safari mini la stabilità emotiva di questi esemplari, li faccia fuggire all'esterno dove diventano facili prede dei bracconieri aggravando il quadro complessivo. I movimenti ambientalisti sono stati i promotori di questo blocco dei safari, all'interno delle riserve.
La decisione è stata criticata aspramente dai tour operator dei cosiddetti Tiger-Safari, che oltre ad avere un evidente danno economico, prevedono che la decisione rappresenti il colpo di grazia alle popolazioni residue di tigri.
Perchè? La ragioni sono varie: economiche, dato che le zone rurali e povere intorno alle riserve hanno il turismo come unica forma di sostentamento, e con il calo delle visite, molti locali potrebbero tornare a dedicarsi al bracconaggio, con conseguenze disastrose. Ci sono anche ragioni di sorveglianza: numerosi turisti significa un maggior controllo del territorio, e minore possibilità ai bracconieri di girare indisturbati nelle riserve, oltre che i safari possono portare maggiori introiti alle riserve, che così possono meglio organizzare le loro difese contro il bracconaggio.
La speranza degli operatori è quindi che la Corte Suprema Indiana riveda questa linea di chiusura il prossimo 22 agosto, quindi ben prima della fine del monsone estivo. Attualmente il provvedimento ha in effetti un impatto relativo sui Tigre-Safari, il boom arriverà a ottobre, quando alla fine del monsone umido inizieranno in modo più massiccio i safarir dedicati agli avvistamenti del felino più elusivo, ma anche più affascinante, di tutto il pianeta. Ma può essere che queste pratiche non potranno mai più svoglersi nelle riserve protette dell'India.
Voi che ne pensate? Meglio una protezione totale, oppure permettere al turismo di finanziare i parchi?
Le ragioni di questa scelta sono puramente protezionistiche: in India gli esemplari di tigri attualmente censite sono 3.200, il valore minimo mai raggiunto dalla popolazioni di felini, e di fatto la tigre è oramai un animale in via di estinzione. E' da considerare inoltre che questo esiguo numero va suddiviso nelle 40 riserve, cosa che rende la situazione davvero drammatica. La paura è che lo stress indotto dai safari mini la stabilità emotiva di questi esemplari, li faccia fuggire all'esterno dove diventano facili prede dei bracconieri aggravando il quadro complessivo. I movimenti ambientalisti sono stati i promotori di questo blocco dei safari, all'interno delle riserve.
La decisione è stata criticata aspramente dai tour operator dei cosiddetti Tiger-Safari, che oltre ad avere un evidente danno economico, prevedono che la decisione rappresenti il colpo di grazia alle popolazioni residue di tigri.
Perchè? La ragioni sono varie: economiche, dato che le zone rurali e povere intorno alle riserve hanno il turismo come unica forma di sostentamento, e con il calo delle visite, molti locali potrebbero tornare a dedicarsi al bracconaggio, con conseguenze disastrose. Ci sono anche ragioni di sorveglianza: numerosi turisti significa un maggior controllo del territorio, e minore possibilità ai bracconieri di girare indisturbati nelle riserve, oltre che i safari possono portare maggiori introiti alle riserve, che così possono meglio organizzare le loro difese contro il bracconaggio.
La speranza degli operatori è quindi che la Corte Suprema Indiana riveda questa linea di chiusura il prossimo 22 agosto, quindi ben prima della fine del monsone estivo. Attualmente il provvedimento ha in effetti un impatto relativo sui Tigre-Safari, il boom arriverà a ottobre, quando alla fine del monsone umido inizieranno in modo più massiccio i safarir dedicati agli avvistamenti del felino più elusivo, ma anche più affascinante, di tutto il pianeta. Ma può essere che queste pratiche non potranno mai più svoglersi nelle riserve protette dell'India.
Voi che ne pensate? Meglio una protezione totale, oppure permettere al turismo di finanziare i parchi?