Quando la Morte diventa Arte: a Roma tra cimiteri e cripte
Parlare di morte fa sempre un certo effetto. Mentre scorrete questo articolo probabilmente starete facendo mille e più scongiuri, segni scaramantici e chissà cos’altro. Però, a Roma, dove tutto è possibile, potete trovare qualcosa che vi sorprenderà e, forse, vi farà osservare la “Nera Signora” sotto un altro punto di vista: quello di una grande artista, pronta a trasformare l’umana sorte in un’opera d’arte.
Di seguito presentiamo un piccolo tour noir, gotico e, se volete, anche un po’ macabro tra cripte e cimiteri per scoprire alcuni dei luoghi più inusuali della Città Eterna.
Il nome deriva da un campo che in epoca romana apparteneva alla nobile famiglia dei Verani e che si trovava proprio nei pressi della via consolare Tiburtina. Sembra che tracce di sepoltura in questa zona siano attestate già in epoca antichissima, come testimoniano i resti delle cosiddette catacombe di San Ciriaca e, soprattutto, la presenza della tomba di San Lorenzo martire.
Il cimitero come lo vediamo noi oggi risale invece agli inizi del XIX secolo, all’epoca del regno napoleonico in Italia, quando vi fu l’assoluto divieto di seppellire i morti all’interno della città.
Il progetto venne affidato prima all’architetto Giuseppe Valadier e, a seguire, a Virginio Vespignani: tra i lavori di sistemazione e i continui ampliamenti si arrivò fino agli anni Sessanta del Novecento, quando venne aperto anche il nuovo cimitero di Prima Porta. Molti furono i danni che questo piccolo gioiello artistico subì durante la Seconda Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti che lasciarono un indelebile segno nella sua conformazione.
Prima di uscire da questo luogo fuori dal tempo, fermatevi ad osservare il portale d’ingresso e le quattro giganti signore in pietra che rappresentano la Meditazione, la Speranza, la Carità e il Silenzio.
Tra i più antichi nel nostro continente, nonché uno dei cimiteri monumentali più belli d'Europa, ospita al suo interno circa 4000 persone che, per diversi motivi, hanno concluso il loro viaggio terreno proprio nell’Urbe. Immersi in una pace “ultraterrena” qui riposano genti di ogni razza e religione, molte delle quali hanno reso illustre la propria vita sulla Terra grazie alle loro opere. Una legge antichissima vietava infatti alle genti di culto diverso o ai non credenti di essere sepolte nei cimiteri cattolici o in terra consacrata; è per questo motivo che, agli inizi del 1700, papa Clemente XI concesse agli inglesi quest’area, poi aperta a tutti gli stranieri non cattolici.
Camminando tra i suoi vialetti potrete riconoscere tra le bellissime e spesso monumentali tombe quelle di alcuni personaggi indimenticabili come i due giovani poeti inglesi Keats e Shelley, quella del figlio di Goethe, del pittore russo Brullov, dello scultore inglese Richard Wyatt e di molti altri ancora.
Ma la sorpresa è tanta quando ci si imbatte nelle sepolture di due importanti italiani: Antonio Gramsci e Carlo Emilio Gadda. Simbolo indiscusso del cimitero è però lo struggente Angelo del Dolore (foto di copertina), splendida opera scolpita dall’americano William Wetmore Story in onore dell’amata moglie, insieme alla quale oggi riposa, che è diventata ormai meta giornaliera di romantici visitatori. Di questo monumento funebre abbiamo parlato anche nell'articolo dedicato ai luoghi e alle opere d'arte ispirate dall'amore a Roma e dintoni.
Intorno alla metà del 1700, però, qualche ignoto artista con una vena fantasiosa piuttosto accentuata, una buona dose di umorismo e immensa fede in Dio, decise di realizzare un vero e proprio inno alla morte utilizzando tutte le varietà di ossa che aveva a disposizione.
È così che entrando sarete accolti da figure e decorazioni formate da teschi, femori, tibie, calcagni, ossi sacri e vertebre che, in un gioco di pieni e vuoti, compongono non solo disegni e simboli, ma anche vere e proprie strutture architettoniche con archi, volte, colonne e nicchie dentro cui scheletri di frati, con ancora indosso il saio, sembrano pregare, dormire o salutare i visitatori. C'è di tutto: stelle, cuori, fiori, clessidre alate e croci, sempre realizzati con rara maestria.
Alla fine del percorso, nonostante il prevedibile turbamento per quanto appena visto, lasciatevi invadere dal senso di pace e armonia che molti dicono di provare. Per un istante l’orrenda morte vi sembrerà un po’ più bella.
Per maggiori informazioni:
"L'Asino d'Oro" Associazione Culturale
Web: www.lasinodoro.it
E-mail: info@lasinodoro.it
Tel. 346 5920077
Di seguito presentiamo un piccolo tour noir, gotico e, se volete, anche un po’ macabro tra cripte e cimiteri per scoprire alcuni dei luoghi più inusuali della Città Eterna.
Cimitero del Verano
Partiamo dal cimitero più famoso in città, il Verano. È un vero e proprio museo a cielo aperto che custodisce al suo interno opere di inestimabile bellezza e immenso valore storico-artistico, oltre a vegliare sul riposo eterno di moltissimi uomini e donne divenuti celebri nella storia come Giuseppe Gioacchino Belli, Goffredo Mameli, Ettore Roesler Franz, Trilussa, Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia, Grazia Deledda, Eduardo e Peppino De Filippo, Roberto Rossellini, Aldo Fabrizi, Gabriella Ferri, Vittorio De Sica, Vittorio Gassman, Alberto Sordi e molti altri ancora.Il nome deriva da un campo che in epoca romana apparteneva alla nobile famiglia dei Verani e che si trovava proprio nei pressi della via consolare Tiburtina. Sembra che tracce di sepoltura in questa zona siano attestate già in epoca antichissima, come testimoniano i resti delle cosiddette catacombe di San Ciriaca e, soprattutto, la presenza della tomba di San Lorenzo martire.
Il cimitero come lo vediamo noi oggi risale invece agli inizi del XIX secolo, all’epoca del regno napoleonico in Italia, quando vi fu l’assoluto divieto di seppellire i morti all’interno della città.
Il progetto venne affidato prima all’architetto Giuseppe Valadier e, a seguire, a Virginio Vespignani: tra i lavori di sistemazione e i continui ampliamenti si arrivò fino agli anni Sessanta del Novecento, quando venne aperto anche il nuovo cimitero di Prima Porta. Molti furono i danni che questo piccolo gioiello artistico subì durante la Seconda Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti che lasciarono un indelebile segno nella sua conformazione.
Prima di uscire da questo luogo fuori dal tempo, fermatevi ad osservare il portale d’ingresso e le quattro giganti signore in pietra che rappresentano la Meditazione, la Speranza, la Carità e il Silenzio.
Cimitero acattolico di Roma
Sempre raggiungendo un’altra delle vie consolari di Roma, l’Ostiense, potrete scorgere un angolo di “paradiso” che silenziosamente si apre sotto l’ombra della Piramide Cestia a pochi passi dalle Mura Aureliane: è il Cimitero Acattolico di Roma.Tra i più antichi nel nostro continente, nonché uno dei cimiteri monumentali più belli d'Europa, ospita al suo interno circa 4000 persone che, per diversi motivi, hanno concluso il loro viaggio terreno proprio nell’Urbe. Immersi in una pace “ultraterrena” qui riposano genti di ogni razza e religione, molte delle quali hanno reso illustre la propria vita sulla Terra grazie alle loro opere. Una legge antichissima vietava infatti alle genti di culto diverso o ai non credenti di essere sepolte nei cimiteri cattolici o in terra consacrata; è per questo motivo che, agli inizi del 1700, papa Clemente XI concesse agli inglesi quest’area, poi aperta a tutti gli stranieri non cattolici.
Camminando tra i suoi vialetti potrete riconoscere tra le bellissime e spesso monumentali tombe quelle di alcuni personaggi indimenticabili come i due giovani poeti inglesi Keats e Shelley, quella del figlio di Goethe, del pittore russo Brullov, dello scultore inglese Richard Wyatt e di molti altri ancora.
Ma la sorpresa è tanta quando ci si imbatte nelle sepolture di due importanti italiani: Antonio Gramsci e Carlo Emilio Gadda. Simbolo indiscusso del cimitero è però lo struggente Angelo del Dolore (foto di copertina), splendida opera scolpita dall’americano William Wetmore Story in onore dell’amata moglie, insieme alla quale oggi riposa, che è diventata ormai meta giornaliera di romantici visitatori. Di questo monumento funebre abbiamo parlato anche nell'articolo dedicato ai luoghi e alle opere d'arte ispirate dall'amore a Roma e dintoni.
Cripta dei Cappuccini
Il nostro originale itinerario si conclude con la visita alla Cripta dei Cappuccini in via Vittorio Veneto, nel cuore di Roma. Sotto la chiesa barocca di Santa Maria della Concezione si trova infatti un piccolo luogo curioso dove, ormai da quattrocento anni, trovano sepoltura i resti mortali dei padri cappuccini e non solo.Intorno alla metà del 1700, però, qualche ignoto artista con una vena fantasiosa piuttosto accentuata, una buona dose di umorismo e immensa fede in Dio, decise di realizzare un vero e proprio inno alla morte utilizzando tutte le varietà di ossa che aveva a disposizione.
È così che entrando sarete accolti da figure e decorazioni formate da teschi, femori, tibie, calcagni, ossi sacri e vertebre che, in un gioco di pieni e vuoti, compongono non solo disegni e simboli, ma anche vere e proprie strutture architettoniche con archi, volte, colonne e nicchie dentro cui scheletri di frati, con ancora indosso il saio, sembrano pregare, dormire o salutare i visitatori. C'è di tutto: stelle, cuori, fiori, clessidre alate e croci, sempre realizzati con rara maestria.
Alla fine del percorso, nonostante il prevedibile turbamento per quanto appena visto, lasciatevi invadere dal senso di pace e armonia che molti dicono di provare. Per un istante l’orrenda morte vi sembrerà un po’ più bella.
Per maggiori informazioni:
"L'Asino d'Oro" Associazione Culturale
Web: www.lasinodoro.it
E-mail: info@lasinodoro.it
Tel. 346 5920077