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Donnavventura in Marocco: tour tra le cittą imperiali e il deserto

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Scendendo dal traghetto che da Gibilterra ci ha condotte qui in Marocco, subito davanti appare un paesaggio molto differente da quello che sono abituata a vedere: strade lunghe, costeggiate da una parte dal mare e dall’altra da un territorio arido e secco.
Gente che cammina sui cigli della strada sotto un sole cocente, ragazzini che, in sella ad un asino, trasportano litri d’acqua, il suono del minareto echeggia nell’aria e i profumi delle spezie ci guidano fino alla città bianca… Tangeri.

Tangeri

Arriviamo al nostro campo base nel cuore della Medina, Hotel El Minzah: uno tra gli hotel più storici della medina, che ha visto alloggiare molto personaggi illustri E che ancora conserva la tradizione marocchina per gli usi, i costumi, le tradizioni, gli arredamenti e soprattutto per la cucina. Il ristorante El Korsan è un tipico locale marocchino di charme dove servono tajines di pollo al limone o di agnello con prugne e mandorle che sono la fine del mondo.. per non parlare del cous cous con le verdure o il pollo!!!!! Uscendo dall’hotel mi ritrovo a passeggiare per le vivaci e colorate viuzze che si intrecciano nella Medina vecchia, mi guardo intorno: uomini che cuciono kaftani in piccoli negozietti nascosti, falegnami che intagliano il legno all’aria aperta, fornai che attirano la mia attenzione mentre sfornano il loro pane caldo, mercati di prodotti artigianali in pelle e banchi di frutta e spezie.. questo è il primo assaggio di quello che sarà il Marocco. Terra tanto lontana quanto interessante, con usanze e tradizioni differenti ma che mi incuriosiscono e mi affascinano. La meta seguente è Tetouan, la citta della Paloma, la colomba bianca. Città meno turistica di Tangeri, più tradizionale e vissuta, con una medina caotica e sommersa di profumi, spezie, gente che lavora per le strade e nelle piazze. Abbiamo fatto base all’hotel La Paloma, a 5 minuti dalla medina: hotel semplice e spazioso con arredamenti essenziali. Ma è stata una visita veloce: una passeggiata attraverso la città vecchia fino alla piazza principale Hassan II, dove si affaccia il palazzo reale e via che si riparte.

Chefchaouen

Il giorno seguente abbiamo proseguito verso l’interno, percorrendo la strada ai piedi della catena montuosa del Rif fino ad arrivare in un angolo del Marocco completamente nuovo e differente, Chefchaouen. Tra le montagne, sorge un villaggio totalmente di colore blu e di tutte le sue sfumature che sembra portare in un’altra dimensione dando un senso di pace profonda. Il riad dove abbiamo alloggiata è il Lina Riad, molto grazioso, pulito, essenziale. Non solo l’esterno del riad, ma anche l’interno si colorava di bianco blu e azzurro. Il personale attentissimo come sempre e molto gentile: ci ha preparato per noi la cena privata e la colazione, con tutti prodotti freschissimi del luogo. Immergersi a Chefchaouen è come addentrarsi in un universo parallelo al Marocco e merita di essere visitato. La piazza Uta El Hammam, dove si affaccia la Grande Moschea, è il cuore della cittadina, affollata di ristorantini tipici e negozietti che vendono prodotti del luogo e di pelletteria, gioielli berberi e abiti marocchini. Lasciamo questa cittadina con la promessa di tornarci di nuovo e ci dirigiamo verso la prima delle quattro città imperiali: Fes.

Fes

Una delle città imperiali insieme a Meknes, Rabat, Marrakech; Fes rappresenta la capitale culturale e ospita, all’interno della Moschea Karaouine, una delle più antiche università al mondo. Fu la prima capitale del Regno, sotto la dinastia dei Merinidi ed è la più grande delle città imperiali. Noi abbiamo alloggiato nel riad Algilà Fes all’interno della medina: molto tradizionale e confortevole, che rispecchia i costumi marocchini. L’accoglienza della padrona di casa, Naima, è stata davvero gradita: Te alla menta e pasticcini appena sfornati. Tutto ciò che viene servito è fatto rigorosamente in casa dalla loro cuoca: dolci, tajines, cous cous, verdure e tutto il resto.
Fes è famosa per le concerie ed una visita all’interno è d’obbligo. L’esperienza è molto forte, soprattutto per l’odore quasi nauseante che si sprigiona nell’aria. Il trattamento delle pelli rispetta ancora quello di tradizione millenaria e le tecniche non si sono distolte dal modello medievale. La conceria principale è quella di Chouara che a cielo aperto mostra ogni fase del trattamento, e dove è possibile acquistare tantissimi prodotti in pelle: zaini, borse, babbucce, giacche, vestiti e molto altro. Un’altra tappa obbligata è il Cafè Clock, cross-cultural café situato nel cuore della medina. Si sviluppa in più piani e l’ultimo è una terrazza. Oltre ad essere un bar e ristorante, è anche un centro culturale dove si svolgono diverse attività. Molto caratteristico. Buonissimi i succhi freschi, soprattutto la limonata con la menta e consigliata la specialità: hamburger di CAMMELLO… ottimo!
Ciò che non deve assolutamente mancare durante una visita in Marocco è l’hammam! Si tratta di un bagno pubblico tradizionale, presente in tutte le medine, dove attraverso il vapore e l’acqua calda si eliminano le tossine e del personale, su richiesta, pratica lo scrub o il gommage su tutto il corpo, pulendo e purificando la pelle.. usciti da qui ci si sente rigenerati! La medina di Fes è ricca di storia e cultura tanto che viene definita la “Firenze del Magreb” e sicuramente merita di essere visitata.

Meknes
Proseguendo il nostro viaggio verso il sud, non potevamo non fermarci a Meknes, seconda città imperiale che incontriamo. Alloggiamo sempre in un riad, il Riad Yacout, un po’ più semplice e modesto e ci immergiamo direttamente nel cuore della medina. A Meknes si trova la Bab El Monsour, la porta d’accesso alla città imperiale, considerata la più grande tra tutte le porte del Marocco e di fronte si espande la piazza principale, Place El Hedim, che ricorda, molto in piccolo, quella di Marrakech, dove artisti di strada, incantatori di serpenti e ballerini si esibiscono in mezzo alla folla. La medina è un susseguirsi di viuzze “a blocchi” dove ogni mini quartiere si caratterizza di un certo tipo di mansione: ricami, tessuti, gioielli e cibo.

Ifrane

Continuando per la nostra strada, le macchine ci portano in un paesino del Marocco che di tale poco ha. Arriviamo in una location che assomiglia un po’ alla Svizzera, trasferita nel Medio Atlante, dove i marocchini più benestanti e trendy vi trascorrono le vacanze invernali per sciare... eh già, proprio per sciare! Questa cittadina si chiama Ifrane e tra l’altro ospita la più prestigiosa università di tutto il Marocco, Al-Akhawayn University, frequentata non solo da studenti marocchini e che è caratterizzata da una struttura a modello americano, con tanto di campus. Sembra impossibile pensare al Marocco come una possibile località di montagna, eppure è proprio qui. Gli hotel più famosi sono due e noi abbiamo alloggiato al Michlifen Hotel. Uno splendido albergo che domina la vallata, dotato di tutti i comfort possibili, comprese le piscine, interna ed esterna! Lo stile è tipico della montagna: tutto in legno chiaro, con terrazzini e porte decorate da intagli che ricordano la fauna montanara. Una chicca nel cuore del Marocco davvero particolare.

Merzouga

Finalmente siamo alle porte del Sahara, tra le dune rosse di Merzouga. La strada è una unica, attorno a me deserto, arido e brullo. Guardo più in la e vedo montagne rosso fuoco e polveroni di sabbia alzarsi, le tracce delle auto che si addentrano verso il nulla. Seguiamo quelle impronte e piano piano arriviamo al nostro campo base: La Belle Étoile. È un bivacco un po’ più di charme rispetto agli altri. Abbiamo 4 tende isolate per noi, ognuna delle quali ospitante due persone, i letti con le zanzariere, il bagno, la doccia, il lavandino con tanto di specchio e la credenza per appoggiare gli oggetti. C’è tutto ciò di cui si ha bisogno. I pasti possono essere consumati all’interno del bivacco, e vengono servite pietanze tipiche marocchine come il cous cous e la tajine di pollo o verdure, il pane e le olive.. ovviamente il tè alla menta non manca mai!
Il deserto offre tante possibilità per essere scoperto: in sella a una moto, a bordo di una macchina, di un quad, ma soprattutto sul dorso dei cammelli o dei dromedari che ti guidano tra le dune.. durante l’ora del tramonto quest’esperienza è ancora più magica.
Trovandosi a Merzouga è d’obbligo visitare il villaggio degli Gnawa.. gruppo etnico dalle antiche tradizioni, originari dell’Africa Nera.

Gli aspetti religiosi degli Gnawa sono molto famosi. I riti più conosciuti sono caratterizzati da musiche dai ritmi ipnotici, che permettono, a chi vi partecipa, di entrare in trance. Invocano il profeta proseguendo con litanie legate ai culti animisti. In questo modo riescono ad entrare in contatto con forze soprannaturali. Popolo tranquillo e molto ospitale, abbiamo pranzato nel villaggio assaporando le loro specialità: insalata mista e “pizza” Gnawa, una sorta di nostro calzone ripieno con carne, uova, cipolla e altre verdure.
L’esperienza nel deserto è molto particolare e i deserti, a seconda di dove si trovano, cambiano sfumature e colori. Il deserto bianco di Zagora, situato più a Sud rispetto a Merzouga, presenta dune altissime e caratterizzate da sabbia dorata. A Mhamid El Ghiz Lane, considerata la porta per il Sahara, si trova un bivacco, Desert Maroc Voyage, molto conosciuto tra i viaggiatori. I ragazzi che ci lavorano sono gentilissimi e molto disponibili, danno ristoro e ospitalità nelle tende, organizzando anche escursioni con i cammelli e le 4x4. Anche Zagora, un tempo avamposto estremo per le carovane dirette a Timbouctu, ora è una città cosmopolita e molto particolare il cui fascino lo deve ai palmeti che sorgono come un miraggio del deserto e al suo souq regionale che si svolge il mercoledì e la domenica, ogni settimana, animando la città con bestiame, oggetti artigianali, frutta e verdura. Noi abbiamo alloggiato al Riad Lamane, struttura molto grande costruita sull’impronta di un riad. Le stanze sono simili a delle casette: spaziose, accessoriate di tutti i comfort e in stile marocchino. Comprende una piscina, un ristorante e un bar. Il personale qui è cortese e accogliente. Il deserto è un po’ un’esperienza di vita e bisogna viverlo..noi piano piano stiamo cominciando a scoprirlo e tutto ciò mi affascina molto.

Ouarzazate

Dopo circa 170 km, arriviamo nella Hollywood del Marocco, Ouarzazate. Qui sono stati girati moltissimi film, tra cui Il Gladiatore, Il tè nel deserto e Le colline hanno gli occhi. Alloggiamo a Le Berbere Palace, un hotel molto grande ed esclusivo dove è possibile incontrare attori da tutto il mondo. Comprende piscina, fitness, spa, ristoranti e molti altri spazi per le attività sportive. Lo stile si attiene alle caratteristiche delle Kasbahs con qualche dettaglio egizio e romano. Ouarzazate ospita anche un souq il sabato mattina molto variegato: frutta e verdura, bestiame, accessori e prodotti artigianali. A 20km dalla cittadina si trova la Kasbah più antica del Marocco, conta infatti 1000 anni di storia: la Kasbah Ait Ben Heddu. La fortezza si sviluppa su una montagna e domina la valle.
Ouarzazate comunque è stata ed è ancora oggi la location ideale per numerosi film..non a caso 365 giorni l’anno è popolata dal equipe, troupe e attori da tutto il mondo; per qualche giorno siamo state anche noi parte, per un pochino, di questa realtà.. sembrava di essere all’interno di un set cinematografico.

Taliouine

Lo zafferano - Il mattino ha l’oro in bocca.. e qui a Taliouine l’oro è di colore rosso.. il rosso dello Zafferano. Siamo arrivate in questa cittadina e subito abbiamo capito di trovarci in un posto molto speciale. Infissi, finestre, porte e cancelli di uno stesso colore: il viola, il colore del fiore dello zafferano. Il nostro hotel si chiama proprio Le Safran e si trova nel centro della città. Molto semplice ed essenziale ma con un’accoglienza davvero calorosa. Il tè alla menta e i biscottini subito al nostro arrivo mentre aspettavamo di pranzare. Cucina ottima e rigorosamente marocchina.
Trovarsi a Taliouine è un’ottima occasione per vedere e capire davvero come la famosa spezie venga ricavata.. e noi Donnavventura ovviamente abbiamo partecipato alla raccolta!
Ci siamo svegliate prima dell’alba, con il richiamo alla preghiera del muezzin, pronte per andare a vedere la raccolta di questa spezia pregiata. Immensi campi punteggiati di viola si estendono sull’altopiano del Souktana e da lontano si scorgono delle sagome chine sul raccolto. Sono delle donne, che ogni mattina, nei mesi di ottobre e novembre, si svegliano prima dell’alba per andare a raccogliere i fiori di zafferano ancora chiusi: i raggi solari ne impoveriscono il sapore e il contenuto vitaminico e tuttalpiù sono più difficili da raccogliere.
Cinque donne, chine sui campi, che raccolgono i fiori uno ad uno. Sembra una cosa semplice.. sì, i primi dieci minuti; poi senti la dita delle mani che cominciano a congelarsi dal freddo e la schiena che piano piano si lamenta perché è sempre ricurva. La velocità e la delicatezza sono qualità necessarie se non essenziali: la prima perché più fiori chiusi raccogli, migliore sarà il prodotto finale, la seconda perché non si devono sciupare. Terminata la fase del raccolto, si passa a quella della divisione degli stigmi dal fiore.. é proprio da questi che, una volta essiccati, si ottiene lo zafferano.
Solitamente si tratta di una coltivazione familiare infatti le donne con i rispettivi uomini si siedono attorno ad un tavolo per procedere con la divisione, intonando una sorta di canzone “ in onore” del raccolto.. sorridendo, scambiandosi sguardi di solidarietà, le donne ci hanno accolte tra loro e anche noi, tutte assieme, abbiamo cantato. Nell’aria comincia a sentirsi profumo di spezie, di tè caldo.. Nella sala accanto, un tavolo apparecchiato con teiera, miele, burro, burro di mandorle, olio d’oliva, caffè-latte e zuppa di semolino. Un dolcissimo break per riprendere le forze e scaldarsi un pochino. La famiglia che ci ha ospitato per assistere alla raccolta è stata davvero dolce.. ad ognuna di noi ha regalato dello zafferano e dei fiori.
Ora, dopo aver visto tutto il lavoro che c’è dietro, apprezzo ancora di più questa spezia: la dedizione, la passione, la precisione che hanno queste donne nel trattare lo zafferano sono proprio le caratteristiche che serviranno poi a distinguerlo dagli altri: non esistono varietà particolari di zafferano, ma grazie al terreno, al clima e al savoir-faire dei produttori, si ottiene una spezia così pregiata, con un colore meno intenso ma dal sapore e dal profumo inebrianti.
A volte vivere delle esperienze, è il miglior modo per apprezzarle nella propria totalità.
E adesso.. prepariamo un buon risotto allo zafferano!!!!!!

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Marocco Meridionale
Lasciamo alle nostre spalle Taliouine per continuare la discesa verso il Sud. Le piste sono lunghe, i paesaggi che si susseguono variano molto velocemente. Mi ritrovo a guidare la mia Billy e mi sembra di essere stata catapultata in un altro pianeta: montagne rocciose caratterizzate da una sorta di cerchi concentrici che conferiscono loro un aspetto lunare ed extraterrestre. Proseguo per la pista che mi porta a Tata, una città molto piccola, situata ai piedi del Jebel Bani. Una volta era un importante insediamento lungo le rotte carovaniere tra Zagora e Tan Tan ed anche per noi sarà solo una tappa di trasferimento, come poi Guelmin, per arrivare finalmente a toccare L’Oceano Atlantico. Abbiamo oltrepassato il letto asciutto dell’ Oued Draa dopo 125 km di paesaggi vuoti e desolati della hammeda .. ed ecco che davanti a me appare il mare. Onde che si infrangono, profumo di salsedine e vento che scompiglia i capelli. Tan Tan Plage è un piccolo paesino sul mare, a 28 km a ovest di Tan Tan, caratterizzata da un’ampia estensione di spiaggia battuta dal vento. Alloggiamo al Hotel Cafe & Restaurant Kasba Tan Tan, un hotel direttamente fronte mare, grande e luminoso. E’ possibile avere le camere con terrazzo fronte mare per godersi i meravigliosi tramonti. Alle 18:00 circa il sole cala nel profondo blu, colorando il cielo tutt’intorno di rosa, rosso, viola e azzurro… sembra quasi un dipinto: il velo delle donne svolazza con il vento, loro lentamente passeggiano lungo il bagno asciuga, con la calma e la grazia di chi si sta godendo il momento dopo una lunga giornata lavorativa. Io ripenso a tutta la strada percorsa e soprattutto a quella che dovrò percorrere.. quante città, villaggi, paesi, deserti, piste, e popoli. Ho toccato così tanti luoghi che a volte fatico a ricordarli tutti.. ma è proprio questo il bello di viaggiare: conoscere posti nuovi ed interagire con le persone, cercando di carpire le ricchezze di ognuno.

Sahara Occidentale

Ed ecco che stiamo entrando nella vera e propria fornace del Sahara. Il Sahara Occidentale è una regione compresa tra il Marocco, l’Algeria e la Mauritania, affacciata all’Oceano Atlantico. La nostra prima tappa di questa regione è Laayoune (El Ayun). Né saharawi né spagnola, oggi presenta una popolazione marocchina forse più propensa alla modernità ed al cambiamento. Abbiamo alloggiato all’Hotel Emilio Moretti, affacciato direttamente su quella che sarà la nuova piazza della città. Laayoune è un centro governativo, sede di una guarnigione militare ed è facile intuirlo già entrando nella città: Land Cruiser bianche con la scritta “UN” laterale che sta a significare Nazioni Unite.
Noi siamo state ospiti nella sede dell’Onu, più precisamente alla Minurso (Missione Internazionale Nazioni Unite referendum Sahara Occidentale), dove Enrico e Fabrizio, delegati italiani, ci hanno tranquillizzati e ci hanno dato un po’ di consigli per affrontare questa tappa. Un soggiorno non troppo lungo qui a Laayoune per appunto ripartire alla volta dell’estremo Sud.
Lungo il litorale atlantico, grazie al suo mare pescoso, si sono sviluppati diversi villaggi popolati da uomini, ragazzi, bambini, mariti, figli che temporaneamente, da ogni parte del Marocco, per circa tre o quattro mesi, si trasferiscono qui a lavorare, pescando il pesce per rivenderlo ai mercati. Sono realtà molto diverse dalla nostra, più di 300 barchette di legno ogni giorno sfidano il mare e talvolta sono fortunate, altre volte rimangono con niente in mano. Mi fa un certo non so che vedere solo uomini, nessuna donna, che diventano lupi di mare, che si cucinano il pane loro stessi, che lavorano per la propria famiglia, così lontano da casa per molto tempo.. mi fa riflettere. Durante la nostra discesa abbiamo attraversato il Tropico del Cancro, oltre il quale gli unici abitanti incontrati lungo la strada sono stati i dromedari.. i veri padroni del deserto. Siamo arrivate a Barbas, dove ci sono solo un hotel, Hotel Barbas, un rifornimento carburante e un villaggio di pescatori. Ci siamo dette -abbiamo “toccato il fondo”- ma adesso comincia la risalita verso Nord.. cosa ci aspetterà? Intanto mi godo questi tramonti sahariani insieme alle mie compagne di viaggio.. insieme siamo arrivate all’estremo sud del Marocco, insieme risaliremo questa terra.
Deserti pietrosi bruciati dal sole, paesaggi lunari, oasi, dune di sabbia talvolta bianca talvolta dorata, strade lunghe e solitarie, tende berbere, villaggetti semi abbandonati, case diroccate, carovane di dromedari, attraversate di famiglie nomadi in sella ad asini, pietre preziose, spezie profumate, tajines fumanti, mercati caotici, fes colorati, sole cocente, vento fortissimo, tempeste di sabbia, medine, riad e città imperiali. Questo è il Marocco, attraversato da Nord a Sud. Partite da Tangeri, siamo scese verso l’interno, spingendoci fino a Barbas, a pochi chilometri dal confine con la Mauritania.
La strada che ci ha condotte fino a quest’ultimo avamposto è una pista completamente dritta, nel mezzo del deserto di dune di sabbia bianca, dove è raro incontrare altre macchine o mezzi di trasporto: solo i viaggiatori più estremi trovano il coraggio e la curiosità di spingersi fino a qui.

Dakhla

Il vento mi scompiglia i capelli, il sole mi accarezza il viso, il cielo piano piano da azzurro comincia a diventare rosso, poi arancio poi rosa.. qualche kite vola alto nel cielo e intanto una palla infuocata si immerge, un po’ alla volta, in questo specchio di mare. Il tramonto qui mi lascia senza parole. In questo paradiso bianco, incontaminato, conosciuto da pochi, regna la tranquillità e l’armonia.
Dakhla, meta prediletta per gli appassionati di kitesurf, è una penisola a Sud del Marocco, un miraggio in mezzo al deserto. Si dice “ the sky is the limit”, ma, per i kitesurfers, la loro vela funge da collante tra il cielo e il mare, e cosi la parola “limite” non rientra nel loro vocabolario. Il nostro campo base è il Dakhla Attitude, una sorta di grande surf camp affacciato sulla laguna. Molto grande, si estende per un paio di chilometri sulla costa, circondato dalle dune di sabbia bianca. L’ambiente è molto giovane e easy. La colazione mi piace tantissimo. Tavolone centrale a buffet che va dal salato al dolce. Ma la cosa che mi piace di più è il tavolino nell’angolo dove ci si serve la spremuta.. si quella fai da te che la si vede solo nei film americani: arance alla mano tagliate a metà, che si inseriscono nello spremi agrumi che a sua volta schiaccia le arance premendo forte ..et voilà la spremuta d’arancia freschissima.. questo metodo fa molto “giovane surfer viaggiatrice”.
Davanti alla mia camera vedo il mare. Faccio 50 metri ed ho i piedi nell’acqua. Mi precede uno skate park, il rumore di rotelle su un parquet mi suona familiare.. sento ridere, cantare, qualcuno in inglese dà consigli “ride fast, jump high and have fun”..sono tutti sullo skate, cercano di fare qualche backflip o semplicemente di riuscire a completare il percorso circolare e “ondulato” . L’atmosfera qui è diversa, ragazzi da ogni parte del mondo che si ritrovano nello stesso posto per la stessa ragione: la passione. Chi per il kite, chi per il windsurf, chi per lo skate, chi per il wake. Questo angolo così particolare non ha niente a che vedere con il Marocco.. anche la gente è diversa.. forse per l’influenza dei turisti sui giovani sportivi locali, che anche loro si riuniscono qui a Sud, provenienti da ogni dove: Tangeri, Marrakech, Chefchaouen, Casablanca e Rabat.
Rimango sorpresa, colpita da ciò che vedo attorno a me. Questa distesa di sabbia bianca crea un paesaggio sovrannaturale, sembra di stare a volte su Marte a volte su Venere. Un deserto bianco punteggiato dalle vele colorate dei kitesurfers. Dakhla, chi l’avrebbe mai detto che riservasse un luogo così particolare e inaspettato.. perfetto per gli amanti dei water sport!

Risalita verso Nord

Velocemente continuiamo la nostra risalita.. Arriviamo a Tarfaya dove alloggiamo a Le Courbine d’Argent, un piccolo hotel fronte mare con gestione familiare. A pochi chilometri da qui c’è un luogo un po’ speciale : la Laguna di Naila. Gli abitanti indiscussi di questo piccolo paradiso sono i fenicotteri rosa, circondati da immense dune bianche. Qui noi Donnavventura abbiamo trascorso una giornata fantastica :super pranzetto in riva al mare a base di pesce fresco appena pescato, musica di sottofondo, tavole sa SUP, skin board e surf..per utilizzarle anche fra le dune!!!!!!!!!!!!!
Dopo questa bellissima giornata ci siamo trasferite a Chbika, precisamente al Chbika Sahara Atlantique, un hotel con la caratteristica struttura di un riad, con stanze molto ampie, arredamento moderno e fornite di ogni comfort. I proprietari sono due giovani: Mehdi e Nora, una coppia gentilissima, che viene da Casablanca, e che ci ha accompagnato anche durante tutta la giornata nella laguna. Abbiamo cenato assieme all’hotel e ne siamo uscite tutte super soddisfatte: cibo fantastico e compagnia ideale. Il nostro viaggio continua la risalita, prossima tappa Tiznit, città famosa per l’argento berbero tanto che ci si può addentrare in un mercato fitto fitto e molto interessante. Abbiamo trascorso una notte all’hotel Ioud Tiznit, situato nel centro della città a due passi dal souq. Ma la sosta è stata breve, infatti ciò che ci aspetta d’ora in avanti sono le città più conosciute e più frequentate anche dai turisti.

Agadir
L’ingresso ad Agadir è di grande impatto soprattutto perché si comincia a vedere gente che passeggia in costume, meno coperta. Attraversiamo la città costeggiando il mare per arrivare fino al famoso souq: tantissimi banchi di frutta e verdura, carote, arance, zucca, mele, banane, piramidi di olive e molto altro. Anche i banchi di frutta secca e spezie si fanno spazio e non ci lasciamo scappare l’occasione di assaggiare mandorle, noci e zenzero naturale. Continuiamo la nostra passeggiata all’interno del mercato. Mi perdo in continuazione: sapone nero, olio d’argan, fes babbucce colorate.. ma ecco che arriviamo proprio all’ora di pranzo nella zona alimentare e proprio qui ci gustiamo un ottimo pranzetto a base di sardine alla griglia e frittata mista. Torniamo al nostro campo base, l’Hotel Amadil Beach: una struttura molto grande e moderna, l’interno sembra portarti in un centro commerciale tanti sono i bar, i negozi, i locali e i ristoranti. Dotato di piscina, parco acquatico e spiaggia riservata, è stato un ottimo alloggio. Ma per addentrarci meglio nel mood di Agadir, ci spostiamo in un altro resort: Paradis Plage. Una sorta di villaggio molto grande e ben strutturato. Le camere vista mare sono ampie, dotate di soggiorno, zona cottura, stanza da letto e bagno. Tutte molto moderne e sulle tonalità del bianco con finestre a vetrate per godersi il panorama. Anch’esso dotato di diversi ristoranti, negozi, zona spa, zona yoga, possibilità di praticare surf e molti altri sport.

Essaouira

Tic-Tic. Tic-Tic. Sembra la pioggia quando picchietta sui vetri delle finestre o sui tetti delle case. Faccio qualche passo, il rumore è sempre più intenso. Entro in una stanza e capisco il motivo di quel ticchettio continuo. Una ventina di donne stanno denocciolando le ghiande dell’argan: uno degli step più lunghi della lavorazione per ottenere l’olio. Sono velocissime, la caratteristica che le contraddistingue è la destrezza nel compiere i vari passaggi: colpo secco con una pietra sulla ghianda, e un altro colpo di mano per dividerla in due in modo da tirare fuori il nocciolo. Sono movimenti continui, non si fermano mai.
Passo oltre la sala e entro in un’altra stanza, più piccolina. Qui, sommerse dalle ghiande d’argan appena raccolte, ci sono altrettante donne che levano il gheriglio che ricopre la ghianda, in modo da prepararle per lo step appena spiegato. Una volta che hanno denocciolato tutte le ghiande, i noccioli vengono tostati in una padella e poi riversati in un contenitore per essere macinati. Lo strumento consiste in una bacinella in pietra con un bastone al centro, dove viene posata una sorta di cupola di pietra forata nel mezzo: li vengono posti i noccioli che scorrendo all’interno, tra la cupola e la bacinella, si macinano. Da questo passaggio si ricava l’olio grezzo che, filtrato, sarà sostituito da quello definitivo.
Mi rendo conto che quando si vivono certi momenti è molto più facile apprezzare ciò che mi circonda: l’olio d’argan è un prodotto che tutti conoscono, ma pochi sanno il vero lavoro che c’è per ricavarlo e queste donne, che dopo aver lavorato, si sono riunite per cantarci una canzone, mi hanno fatta emozionare.
Abbiamo cercato di vivere al meglio Essaouira alloggiando proprio nel cuore della medina, in un tipico riad marocchino Riad Al Madina. Classica struttura dove le stanze si affacciano tutte al cortile centrale e ed ovviamente presente il tradizionale Hammam.
Essaouira io la associo all’olio d’argan, alle caprette arrampicate sugli alberi d’argan, ma anche al mercato del pesce, ai numerosi ristoratori che ti assalgono per convincerti a pranzare nella loro bancherella e alla sua medina piena di viuzze, di negozietti locali e di personaggi particolari ed alternativi. È un mix di culture, una meta per i viaggiatori “girovaghi” del Marocco ma anche per gli appassionati di surf. Una città curiosa, misteriosa.. da scoprire!!!

Marrakech

Arriviamo nella tanto desiderata Marrakech e il nostro primo campo base in questa città dista 16 km ma li valeva tutti: Hotel Royal Palm. Una fantastica realtà per chi ama la tranquillità e la pace ma soprattutto per gli amanti del golf. Un resort grandissimo, dotato di zona spa, wellness, piscine e ristoranti. Le stanze sono quasi degli appartamenti tanto grandi e super dotati: camera da letto con terrazzo, angolo business, toilette con vasca da bagno, doccia e una grande cabina armadio.. un sogno. Ma ecco che dopo due giorni cambiamo alloggio, dirigendoci proprio nel cuore pulsante della medina, in un riad molto particolare,
Un motorino sfreccia di fianco alla carovana. Fa zig-zag andando prima a destra poi a sinistra, rallenta, riparte e si infila tra Africa e Billy accompagnandoci fino alle porte della città: la caotica e colorata Marrakech. La medina è un susseguirsi di intricate vie dove pedoni e motorini si accavallano l’un l’altro. Qui i drivers sono spericolati, viaggiano a manetta senza preoccuparsi di chi hanno davanti!!!!! Mi sembra così surreale camminare per il centro della città rischiando di essere investita dai mille motorini, se non da un carretto trainato da un asino!!!!!
Mi perdo nel mezzo del souq, mi lascio andare facendomi trasportare dai profumi delle spezie, da quello del pane caldo appena sfornato e dalle tajines sul fuoco. Sento un odore diverso, che non mi è nuovo: mi ricorda la medina di Fes, il labirinto che si snoda attorno alle concerie. Infatti, giro l’angolo e si apre un mondo: migliaia di bancherelle e piccole botteghe una a fianco all’altra che mettono in mostra i propri prodotti di artigianato. Arcobaleni di babbucce sulle pareti, borse, borsoni, zaini, sandali in pelle…così tante cose che non riesco nemmeno a concentrarmi ed individuare i pezzi migliori.
Marrakech è colore, è arte, è musica, è vita.. ma è anche pelle color caffè-latte morbida e vellutata, labbra rosee, capelli “chocolate” , occhi sorridenti e sorriso smagliante: Fadwa. Lei è la proprietaria del Riad Infinity Sea, il nostro alloggio per il soggiorno a Marrakech. Insieme al marito hanno creato un piccolo paradiso nella medina. Lei Fadwa, giovane ragazza marocchina, lui Mauro, fotografo italiano, hanno deciso di creare una sorta di riad marocchino con un pizzico di modernità e qualche influenza da tutto il mondo. Ogni camera da letto si differenzia dall’altra: Acqua, Fuoco, Terra, Aria. L’accoglienza è speciale, tè alla menta e pasticcini marocchini sempre pronti, cenette molto speciali grazie al personale e al mix di culture che si sono fuse. Usciamo a visitare la città. La nostra Donnavventura del Marocco ci fa vivere la vera Marrakech portandoci in posti speciali: dai ristorantini locali, ai negozietti più nascosti e speciali guidandoci attraverso le strette e intricate stradine del souq. La notte questa città si trasforma. La piazza Jamaa El Fna, quella chi di giorno è gremita di incantatori di serpenti, suonatori, donne che dipingono con l’hennè e carretti di ricolmi di arance per delle buone spremute fresche; la sera lascia spazio a centinaia di bancherelle che preparano piatti tipici della cucina marocchina, creando un’atmosfera di festa e molto folcloristica.
C’è uno slogan che mi è sempre rimasto impresso e cioè che Marrakech sia come uno Schiaffo per aprirti l’anima: uno Schiaffo perchè dopo mesi di estremo Marocco, alle porte di questa città imperiale mi ritrovo catapultata in un mondo cosi pieno di caos: un via vai di gente che corre, urla, sfreccia, lavora, talvolta ci ignora talvolta ci elogia, una città più moderna e sviluppata rispetto a tutto il resto; per aprirti l’anima perché l’accoglienza che mi viene data quando dopo un’interna giornata Fadwa mi offre un tè caldo alla menta, magari seduta in terrazza, ammirando la città dall’alto, con il richiamo del muezzin alla preghiera di sottofondo e il sole che piano piano tramonta colorando il cielo di azzurro, rosa, viola rosso ed arancione.. questa sensazione è impagabile. Mi emoziona vedere i bambini giocare in piazza , le donne anziane, velate, sedute al lato della strada discutere tra loro, i molteplici mestieri e l’arte del sapersi arrangiare. Una ventata d’aria fresca e diversa.
Eh si.. Marrakech è uno schiaffo per aprirti l’anima.
Fonte: Donnavventura
Ufficio Stampa SanMarco Info Press
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