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Viaggio in houseboat sul Canal du Midi, crociera fluviale nel Sud della Francia

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Portatevi un libro di Simenon: vi sembrerà di sprofondare nelle sue pagine. Si, perché prima o poi, quando sarete in attesa che la chiusa lentamente si riempia e vi faccia salire o vedrete passare sull’alzaia qualche placido ciclista che pedala senza fretta, vi troverete a pensare che poco lontano è facile che stia accadendo qualcosa di strano. E che a breve il burbero Maigret verrà a bussare alla porta della vostra barca. Chiedendovi con tono sbrigativo di offrirgli una birra e confessare.

Potenza della letteratura e del Canal du Midi, ora patrimonio dell’UNESCO e un tempo ciclopico sogno di ingegneri visionari. Da sempre, comunque, un luogo da esplorare facendosi spingere dalla fantasia e dalle emozioni. Il risultato sarà appunto di vivere un romanzo scritto nell’acqua.

Un po’ di storia

Il Canal du Midi è stato costruito in vent’anni da più di ventimila operai a partire dal 1666 quando sul trono sedeva Luigi XIV. L’idea alla base del progetto, per l’epoca ovviamente da fantascienza, era quella di collegare l'Oceano Atlantico con il Mediterraneo sfruttando i fiumi grazie a canali artificiali di connessone.

Per farlo si sono rese necessarie sei dighe, centrotre chiuse e lo sbancamento di una spaventosa montagna di terra visto che il canale, nel suo punto più alto, passa a 189 metri sul livello del mare. Un successo tecnologico enorme che - stiamo parlando dell’epoca dei Lumi - venne interpretato da autori come Voltaire come l’esempio concreto della forza della volontà dell’uomo.

Che tutto poteva. Non male per un’opera nata per scopi banalmente commerciali: ovvero portare vino e grano attraverso il paese evitando lunghi tragitti via mare e sconfinamenti nella vicina Spagna che all’epoca era nemica. Insomma, un’autostrada dell’epoca lastricata d’acqua che, nel corso del tempo, ha cambiato aspetto.

Ma mai ha perso la sua importanza anche se le sue rive oggi invece che le chiatte cariche di cereali vedono passare le house boat dei turisti. I pioppi che ne delimitano le rive, in ogni caso, sembrano inchinarsi compitamente a salutare.

Il percorso

Il canale, complessivamente lungo circa 240 chilometri, collega Tolosa, da cui si prosegue poi verso l’Atlantico, con Sète, dove si spalanca lo stagno di Thau, ovvero la porta di accesso al Mare Nostrum. Lungo le rive i panorami sono idilliaci: prati sterminati, distese di lavanda, timo e erbe aromatiche, e in distanza vigneti. In mezzo graziose cittadine, qualche castello e la solita teoria di alberi. Qualcuno si è preso la briga di contarli: sono più di quarantaduemila, piantati all’inizio dell’1800 per consolidare le rive. Ovviamente molti di quelli di allora non sono più gli stessi, vinti dal tempo e dalla malattie. Ma l’ombra, in ogni caso è assicurata.

Ma le vere meraviglie non sono vegetali: ma sono frutto del durissimo lavoro degli operai. La strada d’acqua è in alcuni punti larga anche venti metri e in media profonda un paio di metri e sale e scende tra le colline grazie alla ingegnosa pazienza delle chiuse. Non solo: a Béziers il canale incrocia un fiume. E quello che potrebbe sembrare un incontro tra liquidi amici era invece un ostacolo quasi insormontabile visto che occorreva garantire che il flusso d’acqua fosse costante senza risentire delle intemperanze del fiume naturale.

Ecco che allora i tecnici coraggiosi del 1600 inventarono un ponte canale: ovvero un manufatto che scavalca il fiume ma su cui scorre l’acqua (foto sopra). Di altri esempi al mondo ce ne sono davvero pochi. Ugualmente si può dire per l’altra perla del Canal du Midi: il tunnel di Malpas.

Si tratta del primo caso di galleria scavata sotto una collina per fare passare un canale. Non quindi un tunnel per una strada ma per fare passare barche. E’ lungo 173 metri e ha compiuto 335 anni di onorato servizio. Ma quando la barca esce dalla parte opposta molti naviganti tirano, chissà perché, un gran sospiro.

Il viaggio
Il mezzo più affascinante e comodo per percorrere il canale è sicuramente la barca. Da molti anni ormai sono disponibili servizi di noleggio di house boat, ovvero barche attrezzate come case galleggianti con cui percorrere il canale: si può dormire e cucinare a bordo, spesso ci sono ampie zone esterne per prendere il sole e talvolta sono comprese anche mountain bike per visitare i dintorni dei punti di attracco. Le più lussuose hanno anche vasche idromassaggio ma tutte hanno la fondamentale caratteristica di non richiedere patente nautica o capacità da nostromo. Insomma, la navigazione non è un problema e, superata il batticuore della prima chiusa, chiunque, anche il meno avventuroso dei turisti, si sentirà un po’ Cristoforo Colombo.

Il vero problema è semmai decidere prima la lunghezza del viaggio: il canale è lungo, le barche viaggiano lentamente e le chiuse obbligano alle soste. Se si calcola che il percorso completo da Tolosa a Béziers è lungo 207 km con la bellezza di oltre settanta chiuse e che richiederebbe una navigazione senza soste di tre giorni e ventuno ore è facile capire che si deve scegliere. E accontentarsi di un solo tratto di questa via d’acqua anche perché nei periodi di più alta stagione in alcune fasce orarie occorre attraccare. Lo scopo è ovviamente evitare gli ingorghi da esodo biblico sulla infuocata autostrada d’agosto.

Una delle crociere comunque che è possibile vivere sul Canal du Midi, mettendo in conto circa una settimana - anche se un giorno in più non guasterebbe - è quella che va da Béziers sino a Castelnaudary. Si tratta di un percorso abbastanza lungo da permettere di ammirare i diversi panorami. E anche concedersi soste piacevolmente gourmet. Per un viaggio di questo tipo la navigazione complessiva è di quasi due giorni con 62 chiuse sui 157 chilometri complessivi. E sono chilometri che garantiscono sorprese infinite.

Si salpa, come detto, da Béziers città fondata dai fenici. Che fossero grandi naviganti è certo di buon auspicio. Prima di prendere il timone vale la pena di gironzolare per le strette vie intorno alla cattedrale di Saint-Nazaire. Qui è terra di vino come ricorda il Museo di Biterrois e soprattutto la festa della vendemmia che si tiene ad ottobre. Ma non di solo mosto vive l’uomo: ecco allora il perché vale la pena di scoprire le tradizioni della lingua occitana, che qui ancora resta una tradizione assai sentita, e la Fèria di agosto dedicata alle corride. Prima di tanta acqua e tranquillità un po’ di fiesta non guasta. E non dimenticate di mangiare le cozze e le ostriche.

Quindi salpiamo le cime e dirigiamoci a Fonsérannes. E’ un viaggio breve, giusto due km e mezzo. Ma in salita. Qui infatti si trovano i più grandi sistemi di chiuse di tutto il canale. Si sale e si scende anche per venticinque metri attraverso tre chiuse. Per fare la mano alle manovre è il posto giusto. E i manovratori lo sanno: seguite le loro indicazioni. A uomini di pianura imbranati sono assuefatti e sanno tollerare le nostre incapacità.

Il tragitto prosegue in direzione di Colombiers. Lungo le rive fiori e tranquillità. Ancora si può sentire il vento salmastro che arriva dal mare. In questo tratto del canale la calma è assoluta fino all’arrivo a Colombiers dove si deve assolutamente sbarcare per andare a visitare la antica via romana che attraversa da un lato all’altro il paese. Prima però, per placare la gola, una sosta al ristorante Cotè Canal (www.restaurantcotecanal.fr). Si mangia proprio di fianco all’acqua e i sapori si ibridano: ci sono ancora le cozze ma già compare l’agnello. Il mare insomma si sta allontanando da noi e ci aspetta una nuova prova: tra poco dovremo attraversare il tunnel di Malpas.

Torniamo alla luce? Perfetto: un nuovo tratto di canale attende. La prossima sosta sarà a Capestang, un villaggio che non ha perso il suo stile medievale dove vale la pena anche di visitare le cantine come Moilin Gimie (www.moulin-gimie.fr ). Il porto del paese è solo cinque minuti a piedi dal centro dove si trovano anche parecchi ristoranti da assaggiare. Prima di un brindisi però imperdibile la visita alla collegiata di Saint Etienne costruita nel tredicesimo secolo dagli stessi architetti della cattedrale di Narbonne. Tra quelle vecchie pietre la suggestione è assicurata e il panorama infinito: i monti in distanza sembrano vicini da poterli toccare.

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Pronti a ripartire? Via di nuovo attraverso due chiuse per raggiungere il minuscolo borgo di Le Somail. Circondato da vigneti e caratterizzato dal ponte Neuf con le sue pietre di diversi colori è un posto perfetto per una piccola sosta. Per chi ama il genere c’è anche un museo dei cappelli. Proseguendo si arriva a Ventenac: e la storia si fa sentire. Fondata dai legionari romani questo villaggio è steso proprio sulle rive del canale e al centro si innalza il castello della città con a fianco la chiesa in classico stile francese. Da non perdere la visita alle cantine del castello: la Dop della zona è il Minervois e le bottiglie meritano una degustazione. E senza snobismi non dimenticate che da queste parti oltre il bianco e il rossò c’è pure il rosè.

Meglio comunque essere sobri quando riprenderete il viaggio verso ovest, in direzione di Paraza. Anche qui il canale attraversa proprio il paese e la sua prosperità veniva proprio dalle barche che portavano merci da un lato all’altro del paese. Ora, ovviamente è il turismo la sua ricchezza anche grazie ad una posizione che nei giorni più limpidi permette di vedere da una parte i Pirenei e dall’altra il Mediterraneo. Merita una sosta il castello, che è stato la casa dell’ingegner Riquet, il progettista del Canal du Midi e il vecchio mulino abbandonato di Cantaranne. Quindi sosta al ristorante La Fourchette Folle. I gestori sono inglesi ma innamorati di questi luoghi.

Ancora chiuse, ancora panorami rilassanti oltre il filare dei pioppi: e prossima sosta a Roubia. Qui, volendo, potrebbe essere una buona idea ormeggiarsi per una giornata e prendere le bici per andare a esplorare i boschi circostanti. La prossima tappa a cui destinare un po’ di tempo è quella a Argens-Minervois, a circa venti chilometri da Narbonne, solo 385 abitanti ma con una atmosfera davvero speciale.

Se avete finito le scorte potrete scendere al volo dalla barca e tuffarvi nelle cantine di Domaine des Maels (www.domainedesmaels.com). Grazie al suolo argilloso-calcareo è l’uvaggio sirah a dare il meglio.

Si prosegue quindi attraversando i villaggi di Homps e Puicheric fino ad arrivare a La Redorte. Oltre ad essere una piacevole cittadina po’ essere un buon posto per una sosta per sgranchirsi le gambe. In più ha una ampia scelta di negozi dove rifornire la cambusa della barca. Da aprile a ottobre le strade sono piene di turisti che hanno ormeggiato la barca mentre il pienone è poi garantito nell’ultimo fine settimana di luglio quando si celebra la festa locale con musica, epiche sfide a bocce e assaggi di prodotti della zona.

La parte più impegnativa del viaggio ormai è fatta, la barca non ha più segreti e anche le chiuse si affrontano in scioltezza. Dopo avere attraversato Marseillette si arriva allora a Trèbes, una cittadina nel dipartimento dell’Aude. Fondata, tanto per cambiare, dai romani è già una anticamera di Carcassonne. Ma molto più in piccolo e il grazioso centro raccolto intorno alla chiesa di Saint Etienne è circondato per un lato dal canale. Essendo più grande degli altri borghi permette una sosta piacevole magari dopo una sosta al convento dei cappuccini e una cena al Moulin de Trèbes (www.lemoulindetrebes.com): è proprio a picco sull’acque e grazie al grande camino e si è specializzato in ricche grigliate.

Infine Carcassonne : la prima impressione è che si tratti di un set di un film medievale con le mura bigie e le nuvole perennemente impegnate a ricorrersi. Il Canal du Midi ne attraversa la parte ovest, nei pressi della stazione, e a piedi, dopo avere ormeggiato, occorrono solo dieci minuti per superare le mura della Citè. Tutto è maestoso : le 52 torri, i bastioni, i palazzi. E infatti è una delle più grandi città fortificate d’Europa. Non sperate però di essere mai soli: la destinazione è sempre gettonata e talvolta occorre farsi largo tra la folla. Quindi una buona idea può essere quella di restare in barca fino al tramonto e scendere a terra solo quando le luci rendono surreale la vista dei vicoli. Per cena la scelta è obbligata : qui si mangia la cassoulet. Il piatto è una bomba a base di piedi di maiale, fagioli, salsicce e altri ingredienti ipercalorici. Ma è il vanto locale e al ristorante La Marquiere (www.lamarquiere.com) nella ricetta non manca anche un pezzo di anitra: come usavano da queste parti le nonne.

Alla fine del nostro viaggio non manca molto: prima una passeggiata nell’abbazia di Villesèquelande, dove è doveroso passare sotto l’albero secolare che ne è diventato il simbolo, quindi l’arrivo a Bram. Il canale scorre a due chilometri dal centro nato all’incrocio tra due importanti strade dell’antichità. La caratteristica più curiosa però è la forma del abitato dove le case sono disposte a cerchi concentrici intorno alla chiesa. Questa era zona dove anticamente era diffusa l’eresia dei catari e in queste terre, ora placide di vigneti, si sono vissuti molti drammi durante la crociata del 1200. La prova sta nei libri di storia ma soprattutto nei tanti resti di castelli ormai in rovina.

Tutt’altro che distrutta è invece la destinazione finale del nostro viaggio: Castelnaudary. E non potrebbe essere altrimenti visto che qui si è svolta la cerimonia di inaugurazione del Canale il 19 maggio del 1681. Qui si trova anche il grande bacino, una specie di lago popolato di cigni e anatre, che è anche il più grande specchio d’acqua del percorso. Proprio qui sarà il luogo in cui lasceremo la barca con la quale abbiamo navigato dal Mediterraneo fino a qui, nel cuore dei Pays Lauragais.

Dietro di noi ci sono le chiuse, i sentieri, i campi di lavanda, i borghi, il silenzio e il tempo lungo del canale. Davanti il ritorno alla strada, alla fretta, alla concitazione delle città. E allora sembra giusto ricordare cosa scrisse Guy de Maupassant, dopo un viaggio in barca proprio lungo questo stesso percorso: "La carezza dell'acqua, sulle rive sabbiose o sul granito delle rocce mosse e mi ammorbidisce". Ecco perché sarebbe bello tornare a bordo e ripartire. Diretti verso un altro mare coccolati dal silenzio.

Dove noleggiare le barche

Sono diversi i siti dove è possibile trovare informazioni e noleggaire le barche che a seconda del periodo e delle dimensioni possono costare dai 1300 euro per una settimana con quattro posti letto. Ci sono poi crociere organizzate in cui non dovete pensare se non a rilassarvi e divertirvi! Un sito specializzato è quello di Le Boat

 Pubblicato da il 30/06/2015 - - ® Riproduzione vietata

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