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Itinerario tra i borghi della Lombardia affacciati su laghi e fiumi

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Era uno dei sogni di quel genio visionario di Leonardo: “conducer acqua da uno loco ad uno altro”. Lui, milanese d’adozione, immaginò infatti di creare una rete d’acqua per spostare uomini e cose. E per una regione come la Lombardia lontana dai flutti e, in apparenza, fatta solo di zolle, pianure e rocce d’alpi, potrebbe sembrare una stravaganza, appunto, da folle sognatore. Eppure, basta poi prendere una mappa e gettare l’occhio per comprendere come l’acqua, sia di fiume o di lago, abbia da sempre condizionato e influenzato la storia dei lombardi. Tanto che proprio qui, sulle rive, sono nati alcuni dei borghi più belli della Lombardia. Ecco allora un viaggio tra gorghi e palazzi, tra spiagge e piazze. Tra meraviglie e storia, tra arte e natura.

Pomponesco

Per il nostro viaggio partiamo quindi da sud, dalle rive del Grande Fiume e dal borgo di Pomponesco, un gioiello mantovano che pare arrivato all’oggi direttamente dal Rinascimento. A dare il nome furono i Romani, a portare ricchezza la corrente del Po anche se questo paese deve dire grazie, più che altro, a Giulio Cesare Gonzaga che, nel 1579, volle creare la sua città ideale. Con una planimetria di umanistica precisione che dall’argine arriva sino alla piazza abbracciata da palazzi secenteschi. Passeggiando tra i vicoli si respira l’aria del tempo che fu anche se poi è proprio dalla riva che si gode il panorama migliore sulla chiesa. La struttura è del 1300 ma poi si vede che il tempo è passato e qualcuno ha voluto aggiungere edifici e strutture. Giulio Gonzaga sicuramente avrebbe da ridire. Prima di dedicarsi ad una pausa golosa, magari assaporando un piatto degli immancabili tortelli di zucca (attenzione: il contrasto tra il dolce e l’amaro o lo si ama o lo si odia) vale la pena di concedersi una passeggiata fin verso il teatro Comunale. E’ stato restaurato da qualche anno e, dal 1900 ad oggi, ha ospitato prosa e poesia così come le vie del paese hanno ospitato le troupe impegnate a raccontare favole di celluloide. Anche l’ultimo Don Camillo in parte è stato girato qui. A testimoniare che l’aria del Grande Fiume avvolge tutto. Mentre tra i pioppeti e le distese di salici si leva il candido volo di aironi e garzette.

L’evento
L’appuntamento per scoprire Pomponesco e i suoi sapori è a settembre quando si svolge Golene Golose (www.golenegolose.it), festa della gola e delle eccellenze della cucina mantovana lungo il Po, con una mostra mercato dei prodotti tipici e momenti dedicati agli assaggi e alla valorizzazione dei classici della cucina locale come la schiacciatina da mangiare coi tipici salumi del territorio.

Castellaro Lagusello

Ancora provincia di Mantova, ancora un gioiello nato sull’acqua. Ma qui il Po non c’entra. Qui il cuore liquido è quello di un piccolo lago. Siamo a Castellaro Lagusello, uno dei borghi più belli d’Italia, nato giusto come semplice cinta muraria nel 1100 e poi nobilitato diventando fortilizio conteso tra i Gonzaga e la Serenissima. Per una volta da queste baruffe non sono derivati guai ma la fortuna dei suoi abitanti. Ancora oggi visitando questo piccolo centro che pare una cartolina si ritrovano le antiche mura fortificate e il gomitolo di stradine, spesso senza uscita, che seguono le sinuosità del lago. Sembra una bizzarria: dall’alto ha la forma di un cuore. Una curiosità che si può scoprire dalla cima della torre campanaria mentre più in basso, nelle navate della parrocchiale, si viene per ammirare una Madonna di legno del 1400. Quando sui camminamenti delle mura fortificate vegliavano i soldati con il leone di San Marco sui vessilli. Oggi, invece passeggiano i turisti che dalla piazzetta scendono la breve scala che porta all’acqua. Nei giorni più tranquilli l’unico suono è il cigolare delle barchette ormeggiate vicino alla riva ispida di canne. Un’atmosfera di pace che avvolge i vicoli che alla fine conducono all’ottocentesca villa Arrighi Tacoli, che ingloba una chiesetta e alcuni antichi edifici. Dalle colline che la circondano, percorrendo la strada che tra i vigneti riporta verso Mozambano sembra di scrutare indietro nel tempo.

L’evento
Si chiama Borgo in Fiore (www.ifioridicastellaro.it) alla fine di aprile, ormai da anni, trasforma le strade del borgo di Castellaro Lagusello grazie alla presenza di espositori di fiori, di miele e di tuto quanto appunto riguarda il mondo floreale. Le strade in quei fine settimana si riempiono di profumi ed è una buona occasione pe fermarsi a pranzo in uno dei locali dove è d’obbligo assaggiare il salame locale, reso unico dalla saporita concia. E poi dopo una porzione degli imperdibili capunsei, ovvero gli gnocchi di pane, si può riprendere a passeggiare tra i vicoli e i vigneti.

Sirmione

Prima il fiume, poi un romantico francobollo d’acqua. E ora il più grande lago italiano. La prossima tappa di questo viaggio tra antiche pietre e specchi azzurri arriva al Garda. Dove troviamo Sirmione. Basta percorrere le sue strade medievali per scoprirne la malìa ma chi voglia di più prenda in mano il libro del poeta latino Catullo che scrisse che “questo è il fiore delle penisole e delle isole”. Difficile trovare una più sfrontata dichiarazione d’amore. D’altra parte il fascino del luogo è struggente: la penisola si protende nel lago e subito si sfiorano i camminamenti della Rocca Scaligera. Il castello è circondato dalle acque e su un lato si spalanca la darsena: ora la solcano anatre e cigni. Un tempo era l’ultimo rifugio della flotta scaligera. Era il tempo in cui si passava per il ponte levatoio mentre ora il passaggio è in pietra. Basta un passo in avanti e si entra nel paese. Oltre attendono chiese e piccoli slarghi e il parco delle terme. Un tempo era rifugio per la nobiltà e nomi celebri come Maria Callas. Oggi un luogo di benessere aperto a tutti dove le acque sulfuree si specchiano in quelle del lago. Quindi, in punta, le grotte di Catullo, ovvero i resti di una villa romana e l’area archeologica più ampia della regione. Passeggiando tra i porticati è imperdibile il gioco dell’azzurro che scherza con il grigio della pietra. Ad aggiungere sfumature il verde degli ulivi secolari. Non sono solo belli: con i loro frutti si produce ancora l’olio. Poi, prima di lasciare la penisola merita una sosta alle terme: quando fuori fa freddo il tepore dell’acqua coccola chi vi si immerge. Intorno, d’inverno, evapora una nebbia leggera: in quel contesto quasi metafisico se vi passasse dinnanzi Catullo intento a comporre i suoi versi non vi parrebbe neppure troppo strano.

L’evento
Si chiama Festa del lago e ormai ha quasi trent’anni. Si svolge ogni anno alla fine di luglio, nella frazione di Lugana di Sirmione, e offre a turisti e gente del posto l’occasione per assaporare le ricetta del territorio accompagnate, e non potrebbe essere diversamente, dal vino della zona. Che si chiama appunto Lugana.

Monte Isola

Cambiamo lago. Ma non provincia. E dal Benaco passiamo al Sebino. La nuova tappa del nostro piccolo viaggio tra i borghi d’acqua della Lombardia non può non prevedere una sosta a Monte Isola. E’ l’isola d’acqua dolce più grande del Vecchio Continente e, come suggerisce il nome, è una specie di montagna che sorge dalle acque del lago di Iseo. La sua storia è antica, il panorama che si spalanca davanti agli occhi indimenticabile . Qui si gira solo con biciclette o con i pulmini del Comune e per prepararsi al pranzo, vale la pena di inerpicarsi fino ai 600 metri del Santuario della Madonna Ceriola. Dentro, sulle pareti sono allineati gli ingenui ringraziamenti degli ex voto mentre fuori, visto dall'alto, anche il lago pare molto più piccolo. Giusto una chiazza azzurra nella tavolozza verde dei campi e dei vigneti che col mutare delle stagioni regalano tutte le sfumature della natura. Per arrivare si sfruttano le frequenti corse dei traghetti da Sale Marasino e poi non resta che perdersi tra le strade medievali dei suoi paesi: Peschiera Maraglio, Carzano, Siviano. Ognuno ha una propria anima, un proprio bagaglio di leggende. Ad Olzano, ad esempio, arroccato sulla pietra, pare si radunassero le streghe per i loro sabba. Lo dice un iscrizione ma passeggiando poi per il lungolago di Peschiera pare impossibile che qualcosa di malvagio abbia mai calpestato quest’isola. Tra i fiori sbocciati sulle case e le reti stese questo sembra l’ideale dipinto di un luogo di pace. Chi ama passeggiare troverà i sentieri, chi ama il cibo scoprirà l’antica arte della conservazione del pesce. Tutti si innamoreranno della quiete di certi scorci. E prendere di nuovo il battello per rientrare costerà più di qualche fatica.

L’evento
Il momento di festa più atteso a Monte Isola arriva ogni cinque anni il 14 settembre quando si celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. L’evento però, che coinvolge i borghi medievali di Carzano e Novale, è noto come la festa dei fiori di Monte Isola (www.monteisola.eu ) . Il perché è presto detto: i paesini vengono addobbati a festa con arcate ricoperte da rami di pino e fiori di carta fatti rigorosamente a mano dagli abitanti del luogo. Detto così sembra poca cosa: ma in una delle ultime edizioni i fiori furono più di duecentomila. E sono tanto belli che si dice che anche le api si facciano ingannare.

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Bellagio

Garda, Iseo: cosa manca? E’ ovvio: il lago di Como. E nel nostro vagare tra i paesi lombardi coi piedi nell’acqua la scelta cade per forza su Bellagio. E’ qui, infatti, che idealmente si colloca il baricentro di questo lago cantato da Manzoni ma da sempre tra le località più blasonate. La prova? Non solo che qui ha casa il fascinoso Clooney e neppure che i tycoon di Las Vegas – e non serve dire altro – per scegliere un simbolo per “l'hotel degli hotel” hanno puntato il dito e i dollari su Bellagio. Ma che qui persino i romani - che sapevano trattarsi bene - venivano a villeggiare sulla punta del promontorio dove l’acqua sembra dividersi in due. Ci si aggiungano Stendhal e Listz, Marinetti e Ludovico il Moro e la lista è quasi completa. Quasi, perché si devono aggiungere le migliaia di turisti che fanno la coda per infilarsi nei vicoli e nelle scalinate del vecchio borgo, sostando davanti alle botteghe e gettando l’occhio verso le stanze di Villa Serbelloni. In basso si trova un grande albergo, più in alto, avviluppata dal verde di un enorme parco il palazzo settecentesco che ora appartiene alla fondazione Rockefeller. I viali e i sentieri che la circondano pare siano lunghi diciotto km. Dopo averli percorsi è bello scendere, tornare a sfiorare le onde e concedersi una passeggiata nell’altro parco, quello di villa Melzi d’Eril. Camminando tra la cappella e il viale di platani si vorrebbe avere una carrozza e un abito risorgimentale. Infine, piacevolmente affaticati, prima di tornare ai locali eleganti del borgo, ci si può concedere una sosta dinnanzi alla chiesa della frazione di San Giovanni, Da qui salpano i campioni della Canottieri Bellagio. Lasciamoli remare: loro inseguono l’oro nelle sfide mondiali. A noi basta il mormorio rilassato nelle onde sulla darsena.

L’evento
Si chiama Bellagio Festival (www.bellagiofestival.com) ma in realtà coinvolge alcune delle location più affascinanti dell’intero lago. Si svolge d’estate, tra giugno e settembre, e offre un ampio catalogo di concerti spesso ospitati nelle ville sulle sue rive ma anche momenti di cinema e letteratura. Ma non solo: chi voglia scoprire Bellagio d’inverno non si perda il tradizionale concerto di Natale della locale Corale Bilacus nella basilica di San Giacomo. Si intitola “Notte di cielo” e alla fine l’intero paese festeggia in piazza.

Cassinetta di Lugagnano

Abbiamo detto che vogliamo scrivere una piccola storia d’acqua lombarda. E allora quale destinazione migliore del borgo di Cassinetta di Lugagnano? Ora è un solo ma per secoli furono due paesi. Separati, ma nello stesso tempo uniti, dalla corrente del Naviglio Grande. Tra le due sponde ora si protende un ponte a schiena d’asino d’età ottocentesca ma la storia su queste rive ha fatto sosta tante volte. Qui passò, ad esempio, San Carlo Borromeo poco prima di morire e qui furono costruite alcune delle più belle ville di delizia delle famiglie ricche e nobili lombarde. Nacquero infatti come case dove sostare durante le visite ai terreni: in breve diventarono luogo di villeggiatura. E fatalmente scattò la gara a realizzarle più grandi e belle e lussuose dei vicini. Ed erano confinanti dai nomi altisonanti: Trivulzio, Mantegazza, Castiglioni, Visconti, Parravicini. Ora, alcune di quelle splendide ville sono state restaurate e trasformate in abitazioni, altre sono segnate dal tempo e dalle manomissioni sguaiate degli uomini che le hanno abitate. Ma tutte, con i loro parchi, i colonnati, le ampie finestre e le facciate austere raccontano di quando qui si incontrava il bel mondo. Che scelse proprio questo borgo grazie all’acqua. Il Naviglio grande infatti permetteva spostamenti comodi e relativamente veloci e la tranquillità fece il resto. Da allora il mondo è cambiato ma qualcosa di quell’atmosfera speciale resiste se si pensa che questo paese è stato il primo in Italia a decidere la crescita edilizia zero: ovvero non si costruiscono più nuove case ma si rimette mano a quello che esiste già. E con un patrimonio di palazzi così splendidi non è certo una brutta idea.

L’evento
Un momento di festa e di gioia per la gola. Questa è la festa patronale di Cassineta di Lugagnano che ritorna a settembre con i suoi momenti di intrattenimento e la classica risottata. Un’occasione di festa e anche un modo per riscoprire il Naviglio che può essere navigato mentre le sue rive si riempiono di luci.

San Benedetto Po

Infine, dal Grande Fiume siamo partiti. E qui ritorniamo. Ma visto che di acqua abbiamo voluto parlare concludiamo con un luogo sorto proprio in mezzo ai gorghi del Po. L’antico nome recitava San Benedetto in Polirone, l’attuale si limita a San Benedetto Po. In ogni caso tutto ebbe origine a cavallo dell’anno 1000 quando qui venne fondato, su un’isola sabbiosa, un monastero benedettino. L’isola scomparve poi quando uno dei due corsi d’acqua fu deviato. Ma il monastero voluto dal nonno di Matilde di Canossa invece rimase. E crebbe. Tanto da diventare tra i più importati d’Italia attirando grandi artisti. Qualche nome? Giulio Romano, Vasari, Palladio. Ed è inutile dire altro. Quello che si può aggiungere è però che intorno al monastero si sviluppò un panorama unico che ancora emoziona fatto di argini, campagne e idrovore antiche. Che domarono le acque regalando nuove terre. Per chi arriva oggi il punto di partenza è ovviamente il complesso monastico che occupa il cuore della antica città. Si passa da un chiostro all’altro e si sfiorano le vecchie celle dei monaci per poi sbucare nella grande basilica dove si trova il sepolcro di Matilde di Canossa. Le sue spoglie dal 1600 giacciono a Roma ma la suggestione dei luoghi della contessa resta intatta. Quindi si può scegliere se soffermarsi a cercare le tracce della mano di Correggio negli affreschi o addentrarsi nella campagna che circonda l’area monumentale. A poca distanza, grazie anche a percorsi ciclabili si possono trovare altre chiese immerse nel verde, apparentemente confuse tra aziende agricole e caseifici come è normale in una terra grassa e fortunata come questa. Dove l’acqua e la terra hanno nutrito le genti. E resa grande l’arte.

L’evento
Si chiama sagra dell’asparago (www.sagradellasparago.it) e si svolge all’inizio di maggio. Lo scopo, come dice il nome, è omaggiare uno dei prodotti della zona ma soprattutto dare visibilità al patrimonio storico e artistico del borgo. Così si organizzano visite e degustazioni, omaggi alla Contessa Matilde e gite in bici. Per trovarsi faccia a faccia con i profumi della terra del Po.
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 Pubblicato da il 24/04/2018 - - ® Riproduzione vietata

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