Yoko Ono, una mostra monografica a Lione
Attenzione, evento concluso!
Se verrà riproposto aggiorneremo le date!
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“Le cose non sono mai permanenti. Non si deve mai stare al centro. È molto meglio stare di lato perché si vedono meglio le cose.”, Yoko Ono.
Il Museo d’Arte Contemporanea di Lione (MAC) si trova all’interno della “Cité International”, un quartiere polifunzionale creato per ospitare il G7 nel 1996. Il progetto, di realizzazione del prestigioso architetto Renzo Piano, si sviluppa su tre piani la cui grande flessibilità è a disposizione delle diverse necessità degli artisti che presentano qui le loro collezioni temporanee.
Dal 9 Marzo al 10 Luglio 2016 il MAC ospita la prima retrospettiva francese dedicata a Yoko Ono.
L’idea dell’artista giapponese di intitolare la propria mostra personale “Lumière de L’aube” deriva da un gioco di parole in cui fonde la storia di Lione, che con i fratelli Lumière ha dato i natali al cinema, e la luce stessa, protagonista di tante sue opere.
Il museo espone più di cento lavori, realizzati dal 1952 al 2016, il cui eclettismo spazia da illustrazioni a poesie, performances, installazioni, musica, filmati, quadri, sculture e omaggi di altri artisti. Il tratto più significativo e rivoluzionario dell’opera di Yoko Ono trae linfa da una filosofia pacifista sostenuta da un forte senso di parità tra le persone.
L’artista si pone infatti sullo stesso piano del visitatore, che accompagna figurativamente attraverso il museo e con semplici istruzioni invita ad interagire fisicamente con le sue opere.
Il contributo di un’utenza più diversificata nel tempo, in sinergia con gli intenti di Yoko Ono, origina un lavoro in progressiva trasformazione che respira la stessa aria di chi lo ha iniziato e di chi lo continua: le opere sono vive e mutano, evolvono in base alle influenze di chi entra in contatto con loro.
I concetti di consapevolezza, emancipazione e uguaglianza escono dal proprio contesto usufruendo di una quarta dimensione temporale e grazie ad essa si legittimano.
Yoko Ono non dice solo che le persone sono tutte uguali e che se vogliono possono vivere in pace, nemmeno si accontenta di dimostrarlo con un suo esempio: l’esperienza multisensoriale che scaturisce dalla curiosità del visitatore rende esso stesso protagonista di un’utopia che diventa realtà.
Le opere d’arte di Yoko Ono sono perennemente incomplete, plasmate da chi ha dato loro la luce ma dotate di una propria personalità in quanto libere da ogni legame con chi le ha create: l’autore, l’opera e il pubblico sono perfettamente allineati in una proiezione che verte all’infinito.
Il significato di eterno è trattato attraverso questa logica con l’autorevole umiltà di chi presuppone di poter condividere qualcosa di se stesso con il prossimo per un bisogno intrinseco di scambio che non segue logiche consumistiche: questa è l’arte nella sua accezione più autentica, indipendentemente dal pensiero dei critici.
Al termine di ciascuna visita ogni opera avrà ceduto qualcosa ad ogni visitatore e ne avrà ricevuto qualcosa di diverso in cambio: entrambi non saranno mai più gli stessi.
Questo scambio di energie alla pari è vissuto dagli utenti come un gioco semplice e divertente, riprovando l’evidenza del pensiero dell’artista: la democratica facilità con cui chiunque, in qualunque momento, può contribuire con la propria volontà ad una realizzazione personale e reciprocamente universale, è disarmante.
Questo senso di libertà aleggia leggero e scanzonato sopra i tabù e i retaggi di una società diffidente e cinica e sorprende l’avventore più scettico sollevandolo da convinzioni imposte per proiettarlo violentemente contro l’immagine di se stesso, parte di un mondo che gli appartiene di diritto e che è libero di modellare a suo piacimento nel rispetto altrui. Non perché deve, ma perché vuole.
Yoko Ono, nota alle moltitudini piuttosto come vedova dell’ingombrante John Lennon che come artista, dimostra proprio in questo la fedeltà allo spirito filantropico della sua opera: lei non porta in mostra se stessa al mondo, ma attraverso se stessa porta al mondo le proprie idee perché chiunque possa usufruirne.
Al di là della storia e dei luoghi comuni, all’uscita da questa retrospettiva si comprende a pieno la profondità e l’ampiezza estemporanee della personalità di Yoko Ono e come questa abbia potuto influenzare quella di uno degli artisti più influenti del Ventesimo Secolo.
www.mac-lyon.com/mac/sections/en/exhibitions/2016/yoko_ono
Il Museo d’Arte Contemporanea di Lione (MAC) si trova all’interno della “Cité International”, un quartiere polifunzionale creato per ospitare il G7 nel 1996. Il progetto, di realizzazione del prestigioso architetto Renzo Piano, si sviluppa su tre piani la cui grande flessibilità è a disposizione delle diverse necessità degli artisti che presentano qui le loro collezioni temporanee.
Dal 9 Marzo al 10 Luglio 2016 il MAC ospita la prima retrospettiva francese dedicata a Yoko Ono.
L’idea dell’artista giapponese di intitolare la propria mostra personale “Lumière de L’aube” deriva da un gioco di parole in cui fonde la storia di Lione, che con i fratelli Lumière ha dato i natali al cinema, e la luce stessa, protagonista di tante sue opere.
Il museo espone più di cento lavori, realizzati dal 1952 al 2016, il cui eclettismo spazia da illustrazioni a poesie, performances, installazioni, musica, filmati, quadri, sculture e omaggi di altri artisti. Il tratto più significativo e rivoluzionario dell’opera di Yoko Ono trae linfa da una filosofia pacifista sostenuta da un forte senso di parità tra le persone.
L’artista si pone infatti sullo stesso piano del visitatore, che accompagna figurativamente attraverso il museo e con semplici istruzioni invita ad interagire fisicamente con le sue opere.
Il contributo di un’utenza più diversificata nel tempo, in sinergia con gli intenti di Yoko Ono, origina un lavoro in progressiva trasformazione che respira la stessa aria di chi lo ha iniziato e di chi lo continua: le opere sono vive e mutano, evolvono in base alle influenze di chi entra in contatto con loro.
I concetti di consapevolezza, emancipazione e uguaglianza escono dal proprio contesto usufruendo di una quarta dimensione temporale e grazie ad essa si legittimano.
Yoko Ono non dice solo che le persone sono tutte uguali e che se vogliono possono vivere in pace, nemmeno si accontenta di dimostrarlo con un suo esempio: l’esperienza multisensoriale che scaturisce dalla curiosità del visitatore rende esso stesso protagonista di un’utopia che diventa realtà.
Le opere d’arte di Yoko Ono sono perennemente incomplete, plasmate da chi ha dato loro la luce ma dotate di una propria personalità in quanto libere da ogni legame con chi le ha create: l’autore, l’opera e il pubblico sono perfettamente allineati in una proiezione che verte all’infinito.
Il significato di eterno è trattato attraverso questa logica con l’autorevole umiltà di chi presuppone di poter condividere qualcosa di se stesso con il prossimo per un bisogno intrinseco di scambio che non segue logiche consumistiche: questa è l’arte nella sua accezione più autentica, indipendentemente dal pensiero dei critici.
Al termine di ciascuna visita ogni opera avrà ceduto qualcosa ad ogni visitatore e ne avrà ricevuto qualcosa di diverso in cambio: entrambi non saranno mai più gli stessi.
Questo scambio di energie alla pari è vissuto dagli utenti come un gioco semplice e divertente, riprovando l’evidenza del pensiero dell’artista: la democratica facilità con cui chiunque, in qualunque momento, può contribuire con la propria volontà ad una realizzazione personale e reciprocamente universale, è disarmante.
Questo senso di libertà aleggia leggero e scanzonato sopra i tabù e i retaggi di una società diffidente e cinica e sorprende l’avventore più scettico sollevandolo da convinzioni imposte per proiettarlo violentemente contro l’immagine di se stesso, parte di un mondo che gli appartiene di diritto e che è libero di modellare a suo piacimento nel rispetto altrui. Non perché deve, ma perché vuole.
Yoko Ono, nota alle moltitudini piuttosto come vedova dell’ingombrante John Lennon che come artista, dimostra proprio in questo la fedeltà allo spirito filantropico della sua opera: lei non porta in mostra se stessa al mondo, ma attraverso se stessa porta al mondo le proprie idee perché chiunque possa usufruirne.
Al di là della storia e dei luoghi comuni, all’uscita da questa retrospettiva si comprende a pieno la profondità e l’ampiezza estemporanee della personalità di Yoko Ono e come questa abbia potuto influenzare quella di uno degli artisti più influenti del Ventesimo Secolo.
www.mac-lyon.com/mac/sections/en/exhibitions/2016/yoko_ono
Calendario delle aperture
Attenzione: evento terminato!
Marzo 2016
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Aprile 2016
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Maggio 2016
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Giugno 2016
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Luglio 2016
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