Crociera fluviale in Francia: Borgogna, Camargue e Canal du Midi
Vive la France, vive la libertè… d’un beau voyage. Il motto di storico incitamento ben si concilia con l’atavico desiderio di esplorare la terra transalpina da un punto di vista prettamente turistico, scevro di qualunque onere e, al contrario, ricco di piacere e slancio d’appagamento.
La Francia è come un magico organismo armonioso, percorso da arterie e vene irrorate dall’acqua dei fiumi e dei canali che serpeggiano per i meravigliosi incanti paesaggistici intessuti dalla morbidezza della Borgogna nonché dalla soave delicatezza estetica della Camargue. Niente di meglio, allora, di una crociera a bordo di battelli cullati dall’idrica corrente, avviluppati dalla bellezza che tutt’intorno circonda, sussurra e sospira.
Cavalcando i flutti con una crociera fluviale sulla Saône e la Seille, la Borgogna rivela i suoi finti segreti inanellati fra Digione e Lione, tra i vitigni che trasudano l’anima agreste di una regione ebbra di mosto e profumi a esso afferenti. Partenza da Branges in Saône-et-Loire, la cittadina del buon vino, dei bistrot e della spensieratezza (gustatevela a piedi o in bicicletta), giro di carica emotiva per accedere alla tappa successiva, conosciuta per la sua alta densità di librerie ubicate praticamente a ogni angolo di strada (medievale): Cuisery è una delle quattro sorelle formanti la congrega dei “paesi del libro”, manna per tutti i cultori della sana letteratura. Gli appassionati del tessuto ecclesiale visitino la Chiesa di Notre-Dame, i contemplanti le stelle si diano invece al Planetario, mentre per gli sportivi non vi è niente di meglio che pagaiare a bordo di una canoa o pedalare seduti in un pedalò.
Che il cuor si riempia di meraviglia e suggestione in quel di Tournus, le cui origini spiccatamente medievali favellano di una storia antica rimasta impressa nelle mura sontuose della torre della romanica Abbazia di Saint-Philibert, distante una manciata di chilometri dal Castello presiedente le vetuste dimore brulicanti a Couches, dove le degustazioni di vino si sprecano all’interno di una fresca grotta. Il Saône conduce poi alla grande vecchia del territorio, Chalon-Sur- Saône, febbrile realtà urbana fondata ca. tre millenni fa per assolvere le funzioni di una base navale ma emancipatasi rapidamente fino a divenire l’epicentro di una commistione fra cultura e commercio gradita a illustri ospiti della cittadina quali Niepce, geniale inventore dell’impressione fotografica, Emiland Gauthey, valente ingegnere del XVIII secolo, e Vivant Denon, curatore del Louvre in epoca napoleonica.
I turisti del XXI secolo s’approccino con chapeau abbassato alla scenografica Piazza del Mercato e alla Cattedrale di Saint-Vincent. Chalon esprime la sua identità anche attraverso gli eventi che traspirano il folclore della consuetudine locale, sicché non si mostra mai avara di manifestazioni aggregative, su cui risaltano certamente "Chalon dans la rue" (ritrovo per migliaia di artisti di strada che a luglio imperversano ovunque) e il tradizionale Carnevale, partecipatissimo a fronte di oltre 10.000 visitatori l’anno. Cosa può volere di più una principessa di questo genere? Beh, ancora si annoverano gli sterminati vitigni di Chardonnay e Pinot Nero e il vanto di città capofila nel programma “Privilege” volto alla tutela dell’ambiente tramite intervento di riduzione di gas ed effetto serra.
Di vigneti ci si rende satolli anche sulla Côte de Beaune, il cui punto di partenza pare Chagny, che srotola armoniosamente la greenway ciclabile alla scoperta delle uve migliori in una verde immersione a 360 gradi nel contesto di un’accolita delle “città e villaggi in fiore” pronta a palesare orgogliosamente la sua duecentesca Chiesa di San Martino, il bel Municipio, la sede teatrale e, non ultima, l’antica farmacia ospedaliera datata 1715.
L’impegno del facoltoso censo culturale si rarefà a Verdun-sur-le-Doubs, villaggio che con la sua Casa del Grano e del Pane fa da preludio alla visita di Navilly, il cui ponte (Navilly sur le Doubs) è ormai un acclamato monumento storico dal 1946 in coabitazione con il settecentesco Ponte sur le Guyotte. Meta finale del viaggio è la piccola Saint-Jean-de-Losne con la composita Chiesa di Saint-Jean-Baptiste.
La “molto graziosa” Camargue si è proverbialmente imposta – oltre che in qualità di delta fluviale più grande d’Europa - come la regione dei colori nell’ottica di una variopinta attrazione di Van Gogh per i suoi luoghi eletti, immortalati nelle commoventi visioni pittoriche dell’artista reso folle dall’esistenza stessa. Una fiabesca crociera fluviale in Camargue (che si sdogana slittando soavemente fra laghi e paludi costituenti ben un terzo del comprensorio) passa da qui, da una figliol prodiga dell’affascinante Provenza, melensa grazie alle verdeggianti radure e i rigogliosi boschi, dura e coriacea per i tori neri da combattimento che vi vengono allevati, ammaestrati dai cavalieri in sella ai destrieri camarguais.
Si parte da Beaucuire (non senza aver prima visitato l’Abbazia di Saint Roman de l’Aiguille scavata nella roccia e il ristorante Le Saint Roman, specializzato nel gustoso stufato di manzo), ma il vostro viaggio sarà in una comoda house boat a noleggio (sito specializzato è Le Boat il cui prezzo medio con sei posti letto inclusi si aggira intorno ai 1.450 euro a settimana) che in ca. 30 ore bisserà un percorso di 280 km finalizzato al raggiungimento meditato della laguna di Thau lungo il Canal du Rhône. Dolci interludi sono le doverose tappe, prima fra queste Bellegarde, orientata a sud verso il Priorato di Saint Vincent de Broussan, porta d’accesso per Arles, capitale della corrida (è una sorta di appendice spagnola su suolo francese) e culla di siti d’imprinting romano quali l’anfiteatro, le terme e il criptoportico.
Si riparte il giorno seguente dopo aver pernottato al confortevole Grand Hotel Nord Pinus. Passando per Saint-Gilles s’arriva all’ameno paese di Gallician, dove ha sede l’omonima cantina ricca di vini. Il carattere campestre perde nerbo in favore dell’anelito marino, incarnato dal porto fortificato di Aigues Mortes e dal più grande Le Grau du Roi, che conta ben 5.000 attracchi, un numero incredibile. Ci aspettano poi dieci km di sabbia finissima che ricopre una costa da lasciare a bocca aperta, fatta di spiagge sterminate e dune pazzesche indirizzate alla punta dell’Espiguette, ove attende l’Aquarium, il ristorante nel quale l’ottimo pesce è servito in quantità industriale. Sette km di spiaggia contraddistinguono la città di La Grande-Motte, conosciuta soprattutto per i pittoreschi palazzi dalle forme curiose, frutto dell’estro dell’architetto Jean Balladur.
La ventilata Carnon è il regno dei regali fenicotteri rosa, totalmente differente da Palavas les Flots, nato come villaggio di pescatori, oggi località che strizza l’occhio agli amanti del pesce fresco (fate un salto all’Assiette de la mer) e del casinò. Torna ridondante l’architettura ecclesiastica, discreta ma presente nell’isoletta dove troneggia l’Abbazia di Maguelone, millenaria. Dopo aver sorseggiato un dissetante moscato a Frontignan, è Sète ad accogliere il turista, con i suoi canali ispirati ai rigagnoli veneziani e ai suoi lagunari pistilli onirici.
Il Canal du Midi non è soltanto una fluviale attrattiva, è un pezzo di storia autentica: per realizzarlo ci sono voluti 20.000 operai e vent’anni di incessante lavoro svolto sotto il regno di Luigi XIV. Un progetto, questo, semplicemente eccezionale, capace di unire l’Oceano Atlantico al Mediterraneo al solo scopo di articolare un commercio che escludesse la Spagna, allora nemica giurata della nazione francese. Attualmente il canale misura 240 km di lunghezza complessiva, collega Tolosa a Sète e attraversa una distesa fatta di vastità planiziali, suggestive rocche e una summa di 42.000 alberi (qualcuno si è preso la briga di contarli). Cresce l’ansia di ammirare il ponte canale d’invenzione seicentesca e, specialmente, il tunnel di Malpas, un canale sub collinare lungo 173 metri realizzato 335 anni fa. Anche per il Canal du Midi, il viaggio s’intende in house boat, il modo migliore per fruire del paesaggio e della tranquillità senza aver bisogno della detenzione della patente nautica. Una soluzione, quindi, a misura di coppia o famiglia.
Un tratto particolarmente consigliato è quello che unisce Béziers a Castelnaudary per un totale di 2 giorni di navigazione, due chiuse (le riassume in un grande sistema Fonsérannes) da affrontare e 157 km di sorprese. Fino a qui giunge la multi tonica voce del vino, cui sono dedicati il Museo di Biterrois e la Festa della Vendemmia a ottobre. Abbinarvi una degustazione di cozze e ostriche è d’obbligo, unitamente alle lusinghe di una breve siesta. Il succitato tunnel di Malpas s’incontra dopo Colombiers.
Dopo l’ombra della collina, a tornare è il sole che bacia Capestang e la duecentesca Collegiata di Saint Etienne. Il viaggio prosegue toccando nell’ordine il minuscolo borgo di Le Somail (famosi il ponte policromatico di Neuf e il Museo dei cappelli), Ventenac (dominato dal castello e dalle cantine serbanti il vino dop Minervais), Paraza (ci sono da vedere il castello Riquet e il mulino abbandonato di Cantaranne), la boschiva Roubia, Argens-Minervois (conta soltanto 385 abitanti) fino a La Redorte, la cui vasta gamma di negozi induce certamente a una lunga sosta. Verso sera si cena a Trèbes, e come non consigliare il ristorante Moulin de Trèbes? E’ dotato di un bel camino ideale per succulente grigliate di carne e pesce. La tappa seguente è Carcassonne, una delle più imponenti città fortificate del Vecchio Continente che esige una lunga visita e una conseguente sosta rigenerante al ristorante La Marquiere, dove si prepara la tipica cassoulet a base di piedi di maiale, fagioli e salsiccia. La meditazione sotto l’albero secolare dell’Abbazia di Villesèquelande prelude a Bram, abitato dalle case concentriche intorno alla chiesa locale. La crociera si conclude a Castelnaudary, ma è un po’ come tornare alle origini, dato che proprio qui nel maggio 1681 il Canal du Midi è stato inaugurato.
Per ulteriori informazioni: www.leboat.it
La Francia è come un magico organismo armonioso, percorso da arterie e vene irrorate dall’acqua dei fiumi e dei canali che serpeggiano per i meravigliosi incanti paesaggistici intessuti dalla morbidezza della Borgogna nonché dalla soave delicatezza estetica della Camargue. Niente di meglio, allora, di una crociera a bordo di battelli cullati dall’idrica corrente, avviluppati dalla bellezza che tutt’intorno circonda, sussurra e sospira.
Borgogna mon amour!
Cavalcando i flutti con una crociera fluviale sulla Saône e la Seille, la Borgogna rivela i suoi finti segreti inanellati fra Digione e Lione, tra i vitigni che trasudano l’anima agreste di una regione ebbra di mosto e profumi a esso afferenti. Partenza da Branges in Saône-et-Loire, la cittadina del buon vino, dei bistrot e della spensieratezza (gustatevela a piedi o in bicicletta), giro di carica emotiva per accedere alla tappa successiva, conosciuta per la sua alta densità di librerie ubicate praticamente a ogni angolo di strada (medievale): Cuisery è una delle quattro sorelle formanti la congrega dei “paesi del libro”, manna per tutti i cultori della sana letteratura. Gli appassionati del tessuto ecclesiale visitino la Chiesa di Notre-Dame, i contemplanti le stelle si diano invece al Planetario, mentre per gli sportivi non vi è niente di meglio che pagaiare a bordo di una canoa o pedalare seduti in un pedalò.
Che il cuor si riempia di meraviglia e suggestione in quel di Tournus, le cui origini spiccatamente medievali favellano di una storia antica rimasta impressa nelle mura sontuose della torre della romanica Abbazia di Saint-Philibert, distante una manciata di chilometri dal Castello presiedente le vetuste dimore brulicanti a Couches, dove le degustazioni di vino si sprecano all’interno di una fresca grotta. Il Saône conduce poi alla grande vecchia del territorio, Chalon-Sur- Saône, febbrile realtà urbana fondata ca. tre millenni fa per assolvere le funzioni di una base navale ma emancipatasi rapidamente fino a divenire l’epicentro di una commistione fra cultura e commercio gradita a illustri ospiti della cittadina quali Niepce, geniale inventore dell’impressione fotografica, Emiland Gauthey, valente ingegnere del XVIII secolo, e Vivant Denon, curatore del Louvre in epoca napoleonica.
I turisti del XXI secolo s’approccino con chapeau abbassato alla scenografica Piazza del Mercato e alla Cattedrale di Saint-Vincent. Chalon esprime la sua identità anche attraverso gli eventi che traspirano il folclore della consuetudine locale, sicché non si mostra mai avara di manifestazioni aggregative, su cui risaltano certamente "Chalon dans la rue" (ritrovo per migliaia di artisti di strada che a luglio imperversano ovunque) e il tradizionale Carnevale, partecipatissimo a fronte di oltre 10.000 visitatori l’anno. Cosa può volere di più una principessa di questo genere? Beh, ancora si annoverano gli sterminati vitigni di Chardonnay e Pinot Nero e il vanto di città capofila nel programma “Privilege” volto alla tutela dell’ambiente tramite intervento di riduzione di gas ed effetto serra.
Di vigneti ci si rende satolli anche sulla Côte de Beaune, il cui punto di partenza pare Chagny, che srotola armoniosamente la greenway ciclabile alla scoperta delle uve migliori in una verde immersione a 360 gradi nel contesto di un’accolita delle “città e villaggi in fiore” pronta a palesare orgogliosamente la sua duecentesca Chiesa di San Martino, il bel Municipio, la sede teatrale e, non ultima, l’antica farmacia ospedaliera datata 1715.
L’impegno del facoltoso censo culturale si rarefà a Verdun-sur-le-Doubs, villaggio che con la sua Casa del Grano e del Pane fa da preludio alla visita di Navilly, il cui ponte (Navilly sur le Doubs) è ormai un acclamato monumento storico dal 1946 in coabitazione con il settecentesco Ponte sur le Guyotte. Meta finale del viaggio è la piccola Saint-Jean-de-Losne con la composita Chiesa di Saint-Jean-Baptiste.
La très jolie Camargue
La “molto graziosa” Camargue si è proverbialmente imposta – oltre che in qualità di delta fluviale più grande d’Europa - come la regione dei colori nell’ottica di una variopinta attrazione di Van Gogh per i suoi luoghi eletti, immortalati nelle commoventi visioni pittoriche dell’artista reso folle dall’esistenza stessa. Una fiabesca crociera fluviale in Camargue (che si sdogana slittando soavemente fra laghi e paludi costituenti ben un terzo del comprensorio) passa da qui, da una figliol prodiga dell’affascinante Provenza, melensa grazie alle verdeggianti radure e i rigogliosi boschi, dura e coriacea per i tori neri da combattimento che vi vengono allevati, ammaestrati dai cavalieri in sella ai destrieri camarguais.
Si parte da Beaucuire (non senza aver prima visitato l’Abbazia di Saint Roman de l’Aiguille scavata nella roccia e il ristorante Le Saint Roman, specializzato nel gustoso stufato di manzo), ma il vostro viaggio sarà in una comoda house boat a noleggio (sito specializzato è Le Boat il cui prezzo medio con sei posti letto inclusi si aggira intorno ai 1.450 euro a settimana) che in ca. 30 ore bisserà un percorso di 280 km finalizzato al raggiungimento meditato della laguna di Thau lungo il Canal du Rhône. Dolci interludi sono le doverose tappe, prima fra queste Bellegarde, orientata a sud verso il Priorato di Saint Vincent de Broussan, porta d’accesso per Arles, capitale della corrida (è una sorta di appendice spagnola su suolo francese) e culla di siti d’imprinting romano quali l’anfiteatro, le terme e il criptoportico.
Si riparte il giorno seguente dopo aver pernottato al confortevole Grand Hotel Nord Pinus. Passando per Saint-Gilles s’arriva all’ameno paese di Gallician, dove ha sede l’omonima cantina ricca di vini. Il carattere campestre perde nerbo in favore dell’anelito marino, incarnato dal porto fortificato di Aigues Mortes e dal più grande Le Grau du Roi, che conta ben 5.000 attracchi, un numero incredibile. Ci aspettano poi dieci km di sabbia finissima che ricopre una costa da lasciare a bocca aperta, fatta di spiagge sterminate e dune pazzesche indirizzate alla punta dell’Espiguette, ove attende l’Aquarium, il ristorante nel quale l’ottimo pesce è servito in quantità industriale. Sette km di spiaggia contraddistinguono la città di La Grande-Motte, conosciuta soprattutto per i pittoreschi palazzi dalle forme curiose, frutto dell’estro dell’architetto Jean Balladur.
La ventilata Carnon è il regno dei regali fenicotteri rosa, totalmente differente da Palavas les Flots, nato come villaggio di pescatori, oggi località che strizza l’occhio agli amanti del pesce fresco (fate un salto all’Assiette de la mer) e del casinò. Torna ridondante l’architettura ecclesiastica, discreta ma presente nell’isoletta dove troneggia l’Abbazia di Maguelone, millenaria. Dopo aver sorseggiato un dissetante moscato a Frontignan, è Sète ad accogliere il turista, con i suoi canali ispirati ai rigagnoli veneziani e ai suoi lagunari pistilli onirici.
Canal du Midi
Il Canal du Midi non è soltanto una fluviale attrattiva, è un pezzo di storia autentica: per realizzarlo ci sono voluti 20.000 operai e vent’anni di incessante lavoro svolto sotto il regno di Luigi XIV. Un progetto, questo, semplicemente eccezionale, capace di unire l’Oceano Atlantico al Mediterraneo al solo scopo di articolare un commercio che escludesse la Spagna, allora nemica giurata della nazione francese. Attualmente il canale misura 240 km di lunghezza complessiva, collega Tolosa a Sète e attraversa una distesa fatta di vastità planiziali, suggestive rocche e una summa di 42.000 alberi (qualcuno si è preso la briga di contarli). Cresce l’ansia di ammirare il ponte canale d’invenzione seicentesca e, specialmente, il tunnel di Malpas, un canale sub collinare lungo 173 metri realizzato 335 anni fa. Anche per il Canal du Midi, il viaggio s’intende in house boat, il modo migliore per fruire del paesaggio e della tranquillità senza aver bisogno della detenzione della patente nautica. Una soluzione, quindi, a misura di coppia o famiglia.
Un tratto particolarmente consigliato è quello che unisce Béziers a Castelnaudary per un totale di 2 giorni di navigazione, due chiuse (le riassume in un grande sistema Fonsérannes) da affrontare e 157 km di sorprese. Fino a qui giunge la multi tonica voce del vino, cui sono dedicati il Museo di Biterrois e la Festa della Vendemmia a ottobre. Abbinarvi una degustazione di cozze e ostriche è d’obbligo, unitamente alle lusinghe di una breve siesta. Il succitato tunnel di Malpas s’incontra dopo Colombiers.
Dopo l’ombra della collina, a tornare è il sole che bacia Capestang e la duecentesca Collegiata di Saint Etienne. Il viaggio prosegue toccando nell’ordine il minuscolo borgo di Le Somail (famosi il ponte policromatico di Neuf e il Museo dei cappelli), Ventenac (dominato dal castello e dalle cantine serbanti il vino dop Minervais), Paraza (ci sono da vedere il castello Riquet e il mulino abbandonato di Cantaranne), la boschiva Roubia, Argens-Minervois (conta soltanto 385 abitanti) fino a La Redorte, la cui vasta gamma di negozi induce certamente a una lunga sosta. Verso sera si cena a Trèbes, e come non consigliare il ristorante Moulin de Trèbes? E’ dotato di un bel camino ideale per succulente grigliate di carne e pesce. La tappa seguente è Carcassonne, una delle più imponenti città fortificate del Vecchio Continente che esige una lunga visita e una conseguente sosta rigenerante al ristorante La Marquiere, dove si prepara la tipica cassoulet a base di piedi di maiale, fagioli e salsiccia. La meditazione sotto l’albero secolare dell’Abbazia di Villesèquelande prelude a Bram, abitato dalle case concentriche intorno alla chiesa locale. La crociera si conclude a Castelnaudary, ma è un po’ come tornare alle origini, dato che proprio qui nel maggio 1681 il Canal du Midi è stato inaugurato.
Per ulteriori informazioni: www.leboat.it
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