UNESCO 2017: i nuovi siti italiani Patrimonio dell'Umanità
L’UNESCO e l’Italia vanno ormai a braccetto suggellando un rapporto di costante interazione. I siti dello Stivale dichiarati Patrimonio dell’Umanità raggiungono oggi la ragguardevole cifra di 53 unità, un numero eccezionale che pone il Belpaese primo in classifica, seguito in scia dalla Cina, a quota 52.
Il consesso costituito dal Comitato del Patrimonio Mondiale, attualmente riunito a Cracovia e incaricato per la 41ima volta di elargire il riconoscimento, ha deciso di infoltire la prestigiosa lista dei luoghi eletti, inserendo la nostrana città fortezza di Palmanova, le imponenti mura orobiche con i passaggi ipogei, le bocche di fuoco e i cannoni, infine i muraglioni bastionati di Peschiera del Garda.
Tutte queste meraviglie hanno un comun denominatore: sono antiche difese imbastite in passato dalla gloriosa Serenissima, ora splendide opere da ammirare fuori del contesto militare per il quale erano nate. Ciliegina sulla torta, hanno ottenuto l’ambito bollino anche dieci faggete secolari, occupanti complessivamente 2.127 ettari.
Esse sono ubicate sull'Appennino tosco-romagnolo entro la riserva di Sasso Fratino, nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, poi nel viterbese fra i monti Cimino e Raschio. Si prosegue con le faggete del Parco Nazionale d'Abruzzo, della Foresta Umbra e del Parco nazionale del Gargano, per finire con la Foresta vetusta di Cozzo Ferriero entro il Parco nazionale del Pollino in Basilicata.
Italia capofila della cultura e di un esemplare modus operandi: da sempre culla della storia e delle vicende antropiche, inorgoglisce residenti e classi dirigenti con un traguardo sensazionale che dà ulteriore valore all’opera di preservazione volta a mantenere costantemente sotto i riflettori un cuore tassellato da viatici incredibili. L’odierna affermazione dell’architettura militare perpetrata con chirurgica precisione ed efficienza dalla Repubblica di Venezia si traduce in un’èlite costruttiva – sotto la sigla “Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato di Terra – Stato di mare occidentale” - che si ritrova premiata e, soprattutto, riconosciuta sul palco internazionale.
Il Ministero dei Beni Culturali esulta nella persona di Dario Franceschini, che si lascia andare a una dichiarazione di vittoria: “Questo è un risultato che ci permette di continuare a occupare il primo posto nella lista dei paesi con più siti UNESCO, ergo mantenere un ruolo di primissimo piano entro il globale panorama culturale.” Tanta soddisfazione è dovuta a un progetto di presentazione che ha visto impegnarsi congiuntamente Italia, Croazia e Montenegro (sì, perché fra le opere di difesa veneziane vi sono anche quelle di Zara, Sebenico e Cattaro), in verità sottoposto nel 2016 e inerente un “sito seriale transnazionale”.
Neanche Il Ministro degli Esteri Angelino Alfano riesce a trattenere l’entusiasmo, parlando dell’Italia come di “un’autentica superpotenza di cultura e bellezza.”
Fra le new entry estere spiccano il tempio cambogiano di Sambor Prei Kuk, l’isola nipponica di Okinoshima e le città di Yazd e Ahmadabad, iraniana la prima, indiana la seconda.
Il consesso costituito dal Comitato del Patrimonio Mondiale, attualmente riunito a Cracovia e incaricato per la 41ima volta di elargire il riconoscimento, ha deciso di infoltire la prestigiosa lista dei luoghi eletti, inserendo la nostrana città fortezza di Palmanova, le imponenti mura orobiche con i passaggi ipogei, le bocche di fuoco e i cannoni, infine i muraglioni bastionati di Peschiera del Garda.
Tutte queste meraviglie hanno un comun denominatore: sono antiche difese imbastite in passato dalla gloriosa Serenissima, ora splendide opere da ammirare fuori del contesto militare per il quale erano nate. Ciliegina sulla torta, hanno ottenuto l’ambito bollino anche dieci faggete secolari, occupanti complessivamente 2.127 ettari.
Esse sono ubicate sull'Appennino tosco-romagnolo entro la riserva di Sasso Fratino, nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, poi nel viterbese fra i monti Cimino e Raschio. Si prosegue con le faggete del Parco Nazionale d'Abruzzo, della Foresta Umbra e del Parco nazionale del Gargano, per finire con la Foresta vetusta di Cozzo Ferriero entro il Parco nazionale del Pollino in Basilicata.
Italia capofila della cultura e di un esemplare modus operandi: da sempre culla della storia e delle vicende antropiche, inorgoglisce residenti e classi dirigenti con un traguardo sensazionale che dà ulteriore valore all’opera di preservazione volta a mantenere costantemente sotto i riflettori un cuore tassellato da viatici incredibili. L’odierna affermazione dell’architettura militare perpetrata con chirurgica precisione ed efficienza dalla Repubblica di Venezia si traduce in un’èlite costruttiva – sotto la sigla “Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato di Terra – Stato di mare occidentale” - che si ritrova premiata e, soprattutto, riconosciuta sul palco internazionale.
Il Ministero dei Beni Culturali esulta nella persona di Dario Franceschini, che si lascia andare a una dichiarazione di vittoria: “Questo è un risultato che ci permette di continuare a occupare il primo posto nella lista dei paesi con più siti UNESCO, ergo mantenere un ruolo di primissimo piano entro il globale panorama culturale.” Tanta soddisfazione è dovuta a un progetto di presentazione che ha visto impegnarsi congiuntamente Italia, Croazia e Montenegro (sì, perché fra le opere di difesa veneziane vi sono anche quelle di Zara, Sebenico e Cattaro), in verità sottoposto nel 2016 e inerente un “sito seriale transnazionale”.
Neanche Il Ministro degli Esteri Angelino Alfano riesce a trattenere l’entusiasmo, parlando dell’Italia come di “un’autentica superpotenza di cultura e bellezza.”
Fra le new entry estere spiccano il tempio cambogiano di Sambor Prei Kuk, l’isola nipponica di Okinoshima e le città di Yazd e Ahmadabad, iraniana la prima, indiana la seconda.