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Uluru: l'Australia vieta la scalata al monte sacro di Ayers Rock

Uluru - Ayers Rock, Australia. Intorno, il nulla. La città più vicina, Alice Springs, si trova infatti a 470 chilometri di distanza e la capitale del territorio federale, Darwin, a quasi 2.000. Distanze vertiginose, che, però, da queste parti fanno meno paura, se si considera che ci troviamo nel mezzo dell’Outback, la regione delle zone semi-desertiche nel cuore pulsante della grande isola, dove distese piane di prateria riarsa corrono infinite verso l’orizzonte.

Uluru, la Montagna Sacra degli Aborigeni australiani, Patrimonio Mondiale UNESCO si alza, in completa solitudine. per quasi 350 metri. Imponente, magica e misteriosa. Spicca, immobile e fiera, nel mezzo del niente e può essere avvistata anche da molto lontano.

Ma esattamente, dove si trova Uluru? Nella fascia più meridionale del Northern Territory australiano, conficcata esattamente nel centro della grande isola.

Due sentinelle ai suoi lati: Kata Tjuta, a circa 60 chilometri a ovest, e il Monte Conner, a più di 80 chilometri a est, altre due misteriose montagne apparentemente distanti e diverse fra di loro, ma, in realtà, nient’altro che, insieme a Uluru, la parte emersa di un unico gigantesco, abnorme monolito, una piccola luna terrestre, secondo l’ipotesi scientifica più accreditata, precipitata sulla Terra circa 3,5 miliardi di anni fa, proprio lì dove si stava formando lo scudo continentale dell’allora nascente Australia. Roba che neanche Stanley Kubrick in 2001:Odissea nello Spazio.

Ebbene, Uluru è stata completamente restituita, dopo decenni di lotta, agli aborigeni Anangu e dal 26 ottobre 2019 nessuno può più scalarla, pena una salatissima multa di 6.300 dollari australiani.

Uluru: l’Impero Britannico e il Parco nazionale Uluru-Kata Tjuta


Era il 1872 quando Ernest Giles, esploratore inglese avvistò ‘per primo’, senza poterlo raggiungere, il grande monolito conficcato nella superficie terrestre, ma fu solo nell'anno successivo che William Gosse, altro esploratore sempre di origine britannica, riuscì a mettere piede sul massiccio e pensò bene di dedicare la grande montagna all’allora premier australiano Henry Ayers e la battezzò Ayers Rock, dando il via a un’operazione di sfruttamento turistico, frenetico e irrispettoso, dei luoghi.
Uluru è, infatti, meta obbligatoria per chiunque decida di visitare l’Australia, una sorta di simbolo del paese, un po’ come i koala e la barriera corallina, tant’è che in mezzo a quel niente è sorto un piccolo aeroporto e il vicino villaggio di Yulara, ubicato a soli 20 chilometri dal monolito, si è trasformato in un ridente - e carissimo - centro di accoglienza per i turisti, attrezzato con alberghi, campeggi e negozi.
Tuttavia le popolazioni native hanno sempre combattuto per proteggere questa grande montagna che considerano sacra e intoccabile. La controversia si è protratta per decenni, silenziosa ma ferma, La prima tappa viene raggiunta nel 1976, quando viene riconosciuto il diritto di cittadinanza agli aborigeni, che abitano queste terre da millenni, e solo il 26 ottobre del 1985 l’Uluru, insieme al Kata Tjuta e al Monte Conner, viene restituito ai legittimi proprietari, con la creazione del Parco Nazionale Uluru-Kata Tjuta, anche se una clausola del contratto prevede che per 99 anni la zona venga gestita congiuntamento da governo australiano e dagli aborigeni Anangu, i quali accompagnano i visitatori durante la visita e raccontano loro i miti, le leggende e le tradizioni locali.
Bisogna arrivare invece fino al 1993 per vedere aggiunto a quello che allora era l'unico nome ufficiale del monolito, Ayers Rock, la denominazione di Uluru, che in lingua aborigena significa 'strano', ed era stato per secoli l'unico nome della montagna. Nel 2002 arriva, infine, quello che per ora è l'ultimo step, ossia l'inversione delle due denominazioni, dimodoché oggi il suo nome ufficiale è Uluru-Ayers Rock. Sono in molti ad attendere il successivo passo definitivo, ossia la rimozione del nome inglese, che sancirebbe la completa riconsegna del sito a chi di dovere.

La storia di Uluru: leggende e mistero


La storia di Uluru ha infatti origini molto più antiche. Antichissime. Sia sotto il profilo scientifico che quello spirituale/leggendario.
L’ipotesi dell'asteroide precipitato sul suolo terrestre quando quest’ultimo era ancora in formazione sembra, difatti, avvalorata dall’estensione sotterranea - più di 7 chilometri di profondità - dello stesso monolito, caratteristica che rende Uluru, Kata Tjuta e il Monte Conner una sorta di iceberg di roccia di dimensioni straordinarie. Un’opera artistica del cosmo di incredibile bellezza, sicuramente unica.
Per quanto riguarda l’aspetto più mistico, invece, merita sottolineare che questa sorta di terra di mezzo, questo sconfinato deserto di drammatica bellezza, appartiene da oltre 40.000 anni agli aborigeni Anangu, uomini e donne dalla pelle scura e dai capelli chiari, tribali, selvaggi - almeno secondo il punto di vista “civilizzato” - e così innamorati della propria terra da lottare per difenderla, come si fa con i figli e con le cose preziose.

Per il popolo Anangu, Uluru è il simbolo del Tjukurpa, del Tempo del Sogno, ossia di quando, in un tempo remoto, ancor prima che formasse la civiltà, tutto il creato era un magma fecondissimo, una sorta di grande utero universale, in cui tutto era presente in potenza. Era il tempo in cui il mondo era permeato dal Baiame,la Grande Intelligenza, un serbatoio in cui erano conservate tutte le intelligenze e tutte le esperienze che dovevano ancora differenziarsi e prendere forma.
Secondo uno dei tanti miti di formazione della cultura aborigena,Tatji, la Lucertola Rossa, creatura ancestrale e divina, arrivò nei pressi di Uluru e lanciò il suo boomerang, che si perse nella grande montagna. Tatji cominciò a cercare il suo prezioso strumento, scavando i misteriosi buchi, le suggestive caverne e i chilometri di sentieri sotterranei che rendono la Grande Montagna così preziosa per gli Anangu e così suggestiva per tutto il resto del mondo.

La forza magnetica che Urulu sprigiona non si può descrivere a parole e a mente fredda non ci si spiega come un masso, per quanto enorme e levigato come la pelle di un bambino, fatta eccezione per le misteriose buche realizzate dalla Lucertola Divina, possa suscitare effetti mistici così diffusi anche nelle anime più impietrite dalla razionalità più spinta.
Eppure succede.

Ayers Rock, l’ultima scalata


Veniamo ai giorni nostri e alla definitiva vittoria della popolazione Anangu che, da oltre un secolo, si batte affinché sia vietato ai turisti di calpestare la Sacra Montagna: dal 26 ottobre 2019, 34esimo anniversario della restituzione dei territori agli aborigeni, è entrato infatti in vigore il divieto di scalare il monolito, anche se, ci tengono a sottolinearlo le autorità aborigene, nessuno ha intenzione di vietare ai turisti l’ingresso al Parco o l’avvicinamento al misterioso monumento naturale. Semplicemente non si può salire sulle sue pendici, e per ragioni spirituali-religiose e per ragioni di sicurezza, visto e considerato che dagli anni '40 del secolo scorso ad oggi sono morte quasi 40 persone nel tentativo di conquistarne la sommità.

Il divieto annunciato da tempo ha fatto aumentare in modo esponenziale la lunghezza delle code di turisti che si sono formate per salire su Uluru e quella che si è registrata nelle ore precedenti lo stop alle scalate ha raggiunto numeri da record. A dire il vero la politica di dissuasione portata avanti in questi ultimi anni aveva già dato buoni frutti e molti dei turisti, più dell'80%, che raggiungevano questi luoghi venivano indirizzati verso attività alternative ma non per questo meno affascinanti, come, ad esempio, il tour del Grande Masso, piacevole e facile passeggiata di circa 10 chilometri, affrontabile anche da famiglie con i bambini.
Molto probabilmente, però, l’annuncio dell’entrata in vigore del divieto ha suscitato un effetto ‘bastian contrario’ e ha dato il via all’ultima corsa.
Prima che la Montagna Sacra torni, finalmente, al silenzio.

La magia di Uluru


Nonostante non sia più possibile scalare Uluru non significa che si deve rinunciare a visitarla, perché numerose sono le esperienze ugualmente magiche che si possono vivere al suo cospetto. Anzi, se mi permettete un’osservazione, forse da oggi è possibile avvicinarsi alla Grande Madre con un rinnovato sentimento di rispetto sia per la stessa montagna e per il mistero che custodisce sia per il popolo degli Anangu e per la tradizione spiritualità di cui è portatore.
Vediamo allora insieme quali sono queste esperienze da non perdersi in questo breve elenco di cosa fare e cosa vedere a Uluru, il GIgante Sacro dell’Australia.

Prima di cominciare permettetemi una piccola digressione sulla conformazione di Ayers Rock. Le geologia ci spiega infatti che la roccia di cui è composto si chiama 'arkosa', roccia arenaria ricca di feldspati, caratteristica che conferisce quel colore rossastro che contraddistingue tutta la regione centrale del continente australiano, che non a caso si chiama Red Center. Tuttavia le innumerevoli e affascinanti sfumature - dal rosso, all’ocra, al bronzo, all’indaco, al viola scuro - che il monolito assume durante la giornata, a seconda di come varia la luce, non hanno una grande spiegazione scientifica e contribuiscono ad alimentare l’alone magico di cui tutto il sito è ammantato.
Perché questa premessa? Perché, proprio per quanto spiegato poc’anzi, a Uluru il tramonto e l’alba sono spettacoli straordinari in tutti i giorni dell’anno. Non a caso sono stati allestiti molti punti panoramici di osservazione - il più popolare dei quali è il Sunset Viewing Area -, alcuni dei quali attrezzati, dai quali poter ammirare il sole che sorge o tramonta su questa terra selvaggia, ancestrale. Primordiale.

Ci sono poi le passeggiate intorno a Uluru, i sentieri escursionistici e tematici - il Mala Walk, ad esempio, è un tour gratuito di circa 2 chilometri durante il quale i rangers che vi accompagnano vi raccontano la storia delle tribù locali -, le escursioni intorno al Kata Tjuta, altra meraviglia naturale che mozza il fiato - quella nella Gola di Walpa è un appuntamento immancabile per chiunque si trovi nei dintorni - e le passeggiate che si perdono all’interno del Parco Naturale.
Potete, inoltre, scegliere di camminare, se lo preferite, affittare una bici, se resistete a pedalare con le temperature da forno crematorio che si registrano da queste parti, fare un giro sul cammello, per la sicura gioia dei piccini del team, salire a bordo di un elicottero per ammirare l’incredibile paesaggio dall’alto, che, ve lo garantisco, è ancora più suggestivo.
Insomma, nonostante il deserto e il nulla da cui sarete circondati, potete esplorare Uluru come preferite e godervi in tutta sicurezza l’infinito che questi luoghi sono in grado di regalare.

Manca un’ultima cosa che, conoscendovi, so di non poter lasciare da parte: che si mangia? Ci si accomoda prima su una duna rossa a centellinare un ottimo aperitivo mentre il sole cala su Uluru, e poi ai tavoli del Ristorante dell’Ayers Rock Resort e ci si lascia rapire dal Sound of Silence, la cena sotto le stelle più famosa dei dintorni, a base di pietanze aborigene e ottimi vini australiani. Un’esperienza multisensoriale che vi darà il piacevole, e definitivo, colpo finale.

Per maggiori informazioni: sito ufficiale del Territorio del Nord Turismo

Come arrivare a Uluru - Ayers Rock


Aereo:
l’aeroporto più vicino è quello di Ayers Rock, a soli 30 chilometri da Uluru, collegato alle principali città australiane.
Automobile: è possibile noleggiare un’automobile ad Alice Springs o direttamente all'aeroporto di Ayers Rock.
Autobus: da Alice Springs partono autobus delle società AAT Kings, Austour che collegano la cittadina a Uluru. A Yulara è presente Uluru Hop On Hop Off, società che organizza transfers organizzati verso Uluru e Kata Tjuta.

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 Pubblicato da il 31/10/2019 - - ® Riproduzione vietata

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