I sette segreti di Bologna: quali sono e dove vederli
Diciamo la verità, ormai i 7 segreti di Bologna non hanno più granché di segreto. Forse allora sarebbe meglio parlare di curiosità e di storie da raccontare, e in questo campo la città va davvero forte.
Visitare Bologna attraverso i suoi racconti è uno dei modi più utili e divertenti per conoscere il passato e il presente del capoluogo emiliano: imbarcatevi allora in questo viaggio alla scoperta dei 7 segreti “tradizionali” di Bologna a cui abbiamo aggiunto altre 3 curiosità meno note anche agli stessi bolognesi.
Per facilitarvi il percorso tra i segreti di Bologna abbiamo pensato di prendere la stazione centrale come punto di partenza, e da qui addentrarci nel tessuto urbano. Per prima cosa quindi andiamo a dare un’occhiata alla Finestrella di via Piella, chiamata anche Piccola Venezia: da questa apertura quadrata nel muro si scorge infatti un canale che scorre placido fra gli edifici colorati. Sorpresi di vedere un corso d’acqua in città? In realtà, a Bologna ce ne sono ben 5!
Quello che attraversa via Piella (visibile anche da via Malcontenti e via Oberdan) è un tratto del canale di Reno, che come gli altri 4 è stato deviato artificialmente nel Medioevo per offrire una soluzione ingegnosa alla mancanza di un fiume, e alimentare così i commerci cittadini.
Imboccando la lunga via che porta verso il centro storico, via Indipendenza, arriviamo all’incrocio con via Rizzoli. Sul lato sinistro del portico, alzando lo sguardo verso gli affreschi che decorano il soffitto del portico scopriamo il secondo segreto. Anche chi è a digiuno di latino non potrà fare a meno di stupirsi leggendo i cartigli sopra la propria testa: tra un panis vita (il pane è vita) e un vinum laetitia (il vino è allegria) spunta un canabis protectio (la cannabis è protezione). Ci troviamo sotto la cosiddetta volta del Canton de’ Fiori della Casa Stagni, un edificio restaurato nel 1892 da Augusto Sezanne e affrescato con fiori e foglie di ispirazione quattrocentesca da Achille Casanova. Che cosa si intenda esattamente per “canabis protectio” rimane il vero segreto di questo luogo! L’ipotesi più diffusa vuole che quello della canapa fosse uno dei commerci più fiorenti a Bologna, e perciò sia stato citato in questo luogo assieme al pane e al vino.
In Piazza Maggiore troviamo ben due segreti da scoprire. Il primo, il più goliardico, coinvolge la statua del Nettuno, protagonista dell’omonima fontana che svetta a pochi passi dalla piazza. Simbolo di Bologna, da oltre 450 anni il dio del mare placa le acque agitate dall’alto del suo piedistallo, noncurante dei sorrisi e delle risatine ironiche che si diffondono alle sue spalle. Già, perché la tradizione vuole che il Giambologna, autore della statua, per aggirare la censura papale sulla virilità del Nettuno fece in modo che il dito della divinità, osservato da una certa distanza, assomigliasse al suo membro in erezione.
Il punto preciso da cui ammirare questo dettaglio piccante si trova davanti alla biblioteca Salaborsa ed è chiamata “pietra della vergogna”. La riconoscerete subito per via del colore più scuro!
Il secondo è un altro grande classico fra i segreti di Bologna, divertente sia per chi lo testa in prima persona sia per chi assiste alle reazioni dei neofiti. Lo chiamano il telefono senza fili, ed è un effetto acustico basato sulla trasmissione del suono da un lato all’altro del voltone sotto alla torre del Palazzo del Podestà, uno degli edifici che affacciano su Piazza Maggiore.
Ok, ma come funziona? Basta essere in due, posizionarsi di fronte a due pilastri opposti, con la testa rivolta verso il muro, e iniziare a bisbigliare qualcosa: noterete subito che le parole del dirimpettaio si sentono perfettamente! Si narra che questo curioso effetto acustico venisse sfruttato nel Medioevo dai sacerdoti che, per non contrarre malattie, proprio qui confessavano i lebbrosi e gli appestati.
Quello del vaso rotto più che un segreto è un vero mistero. Pare che sulla Torre degli Asinelli, la più alta di Bologna con i suoi 97 metri, sia nascosto un vaso rotto. Chiunque provi a cercarlo rimarrà però deluso, perché è davvero introvabile. La buona notizia però è che il vaso simboleggia la propensione dei bolognesi a risolvere i conflitti e le problematiche.
Vaso o non vaso, vale comunque la pena di faticare un po’ per scalare i 498 scalini della torre e ammirare lo splendido panorama della città dall’alto.
Anche in questo caso, il segreto è legato al senso della vista. Una volta scesi dalla Torre degli Asinelli, percorrete Strada Maggiore e fermatevi all’altezza del portico ligneo di Casa Isolani (uno dei più antichi porticati di Bologna). Si narra che conficcate nel soffitto di legno ci siano 3 frecce, ma trovarle è un compito arduo! Mentre state col naso all’insù, il pensiero andrà a quegli arcieri che, secondo la leggenda, vennero ingaggiati da un nobiluomo per uccidere la moglie traditrice. Abbagliati dalla bellezza della donna apparsa nuda alla finestra, sbagliarono il colpo e colpirono il soffitto con le loro frecce.
Sede della più antica università del mondo, il settimo segreto di Bologna non può che avere a che fare con il mondo accademico. Panum resis - ovvero “la conoscenza sta alla base di ogni decisione” - è la scritta che appare su una delle cattedre universitarie di Palazzo Poggi, la sede della Biblioteca Universitaria bolognese in via Zamboni 33. Il palazzo è uno dei luoghi più simbolici per l’Università di Bologna, tanto più che al suo interno è possibile visitare anche alcuni musei, quali il Museo astronomico della Specola, le Collezioni di Palazzo Poggi e il Museo Europeo degli Studenti.
Un segreto che piacerà molto agli appassionati di vino. Siamo poco distanti dalle Due Torri di Bologna, ancora lungo via Zamboni; fermiamoci un attimo al civico 16/d per osservare il cinquecentesco Palazzo Malvasia, o meglio il grande arco che si apre a sinistra della facciata. Lo vedete il volto al centro del voltone? Si tratta di un motivo decorativo che riproduce una maschera teatrale con la bocca spalancata, ma in passato aveva anche un’altra funzione. Sembra infatti che il mascherone fosse collegato direttamente con il palazzo, e che in occasione dell’elezione a gonfaloniere di uno dei Malvasia o per rendere onore a un ospite illustre la bocca si trasformasse in una fontana del vino. Proprio così: per ostentare la loro ricchezza ed entrare nelle grazie del legato pontificio i Malvasia versavano vino sui passanti, estasiati della loro benevolenza.
Che a Bologna ci siano i portici, è sotto gli occhi di tutti. Ce n’è uno, tuttavia, che detiene un primato. È il portico di San Luca, quasi 4 chilometri di lunghezza per un percorso che dal limitare del centro (Porta Saragozza) conduce fino al Santuario della Madonna di San Luca. Un vero record mondiale per la città, che sotto le sue volte cela anche un segreto “diabolico”.
Per tradizione, gli archi del portico di San Luca sono 666, notoriamente il numero del diavolo, il che stupisce non poco dato che il porticato conduce a uno dei più importanti santuari cittadini. In realtà, con il suo andamento sinuoso il portico ricorda la forma del serpente (altro celebre simbolo del maligno), spesso raffigurato nell’iconografia mariana nell’atto di essere schiacciato dai piedi della Madonna. Ecco dunque spiegato il mistero dei 666 archi, la cui carica “diabolica” è annullata dalla presenza di Maria all’interno del santuario.
Concludiamo il tour dei segreti di Bologna con un gioco ottico ad effetto, capace di sorprendere adulti e bambini. Ci troviamo appena fuori dal centro storico, nell’elegante quartiere residenziale di San Mamolo, che ospita il Complesso di San Michele in Bosco. Questo è un luogo di per sé molto suggestivo, situato su una collina e dunque ideale per osservare Bologna dall’alto. Entrando al suo interno per cercare il lungo corridoio dell’annesso Istituto Ortopedico Rizzoli scopriamo che è anche custode di un sorprendente segreto, chiamato “effetto cannocchiale”. Le grandi finestre del corridoio offrono al visitatore uno scorcio di Bologna e delle sue celebri torri; se le osserviamo da lontano e ci avviciniamo pian piano alla finestra, ci accorgiamo presto che invece di ingrandirsi come ci aspetteremmo, le torri si rimpiccioliscono. Viceversa, allontanandosi dalla vetrata le vedremo man mano più grandi, per via di un’illusione prospettica simile a quella che otterremmo se le guardassimo attraverso le lenti di un cannocchiale!
Visitare Bologna attraverso i suoi racconti è uno dei modi più utili e divertenti per conoscere il passato e il presente del capoluogo emiliano: imbarcatevi allora in questo viaggio alla scoperta dei 7 segreti “tradizionali” di Bologna a cui abbiamo aggiunto altre 3 curiosità meno note anche agli stessi bolognesi.
1. La Finestrella di via Piella
Per facilitarvi il percorso tra i segreti di Bologna abbiamo pensato di prendere la stazione centrale come punto di partenza, e da qui addentrarci nel tessuto urbano. Per prima cosa quindi andiamo a dare un’occhiata alla Finestrella di via Piella, chiamata anche Piccola Venezia: da questa apertura quadrata nel muro si scorge infatti un canale che scorre placido fra gli edifici colorati. Sorpresi di vedere un corso d’acqua in città? In realtà, a Bologna ce ne sono ben 5!
Quello che attraversa via Piella (visibile anche da via Malcontenti e via Oberdan) è un tratto del canale di Reno, che come gli altri 4 è stato deviato artificialmente nel Medioevo per offrire una soluzione ingegnosa alla mancanza di un fiume, e alimentare così i commerci cittadini.
2. Canabis Protectio
Imboccando la lunga via che porta verso il centro storico, via Indipendenza, arriviamo all’incrocio con via Rizzoli. Sul lato sinistro del portico, alzando lo sguardo verso gli affreschi che decorano il soffitto del portico scopriamo il secondo segreto. Anche chi è a digiuno di latino non potrà fare a meno di stupirsi leggendo i cartigli sopra la propria testa: tra un panis vita (il pane è vita) e un vinum laetitia (il vino è allegria) spunta un canabis protectio (la cannabis è protezione). Ci troviamo sotto la cosiddetta volta del Canton de’ Fiori della Casa Stagni, un edificio restaurato nel 1892 da Augusto Sezanne e affrescato con fiori e foglie di ispirazione quattrocentesca da Achille Casanova. Che cosa si intenda esattamente per “canabis protectio” rimane il vero segreto di questo luogo! L’ipotesi più diffusa vuole che quello della canapa fosse uno dei commerci più fiorenti a Bologna, e perciò sia stato citato in questo luogo assieme al pane e al vino.
3. La pietra della vergogna
In Piazza Maggiore troviamo ben due segreti da scoprire. Il primo, il più goliardico, coinvolge la statua del Nettuno, protagonista dell’omonima fontana che svetta a pochi passi dalla piazza. Simbolo di Bologna, da oltre 450 anni il dio del mare placa le acque agitate dall’alto del suo piedistallo, noncurante dei sorrisi e delle risatine ironiche che si diffondono alle sue spalle. Già, perché la tradizione vuole che il Giambologna, autore della statua, per aggirare la censura papale sulla virilità del Nettuno fece in modo che il dito della divinità, osservato da una certa distanza, assomigliasse al suo membro in erezione.
Il punto preciso da cui ammirare questo dettaglio piccante si trova davanti alla biblioteca Salaborsa ed è chiamata “pietra della vergogna”. La riconoscerete subito per via del colore più scuro!
4. Il “telefono senza fili” sotto al Voltone del Podestà
Il secondo è un altro grande classico fra i segreti di Bologna, divertente sia per chi lo testa in prima persona sia per chi assiste alle reazioni dei neofiti. Lo chiamano il telefono senza fili, ed è un effetto acustico basato sulla trasmissione del suono da un lato all’altro del voltone sotto alla torre del Palazzo del Podestà, uno degli edifici che affacciano su Piazza Maggiore.
Ok, ma come funziona? Basta essere in due, posizionarsi di fronte a due pilastri opposti, con la testa rivolta verso il muro, e iniziare a bisbigliare qualcosa: noterete subito che le parole del dirimpettaio si sentono perfettamente! Si narra che questo curioso effetto acustico venisse sfruttato nel Medioevo dai sacerdoti che, per non contrarre malattie, proprio qui confessavano i lebbrosi e gli appestati.
5. Il vaso rotto in cima alla Torre degli Asinelli
Quello del vaso rotto più che un segreto è un vero mistero. Pare che sulla Torre degli Asinelli, la più alta di Bologna con i suoi 97 metri, sia nascosto un vaso rotto. Chiunque provi a cercarlo rimarrà però deluso, perché è davvero introvabile. La buona notizia però è che il vaso simboleggia la propensione dei bolognesi a risolvere i conflitti e le problematiche.
Vaso o non vaso, vale comunque la pena di faticare un po’ per scalare i 498 scalini della torre e ammirare lo splendido panorama della città dall’alto.
6. Le tre frecce di Corte Isolani
Anche in questo caso, il segreto è legato al senso della vista. Una volta scesi dalla Torre degli Asinelli, percorrete Strada Maggiore e fermatevi all’altezza del portico ligneo di Casa Isolani (uno dei più antichi porticati di Bologna). Si narra che conficcate nel soffitto di legno ci siano 3 frecce, ma trovarle è un compito arduo! Mentre state col naso all’insù, il pensiero andrà a quegli arcieri che, secondo la leggenda, vennero ingaggiati da un nobiluomo per uccidere la moglie traditrice. Abbagliati dalla bellezza della donna apparsa nuda alla finestra, sbagliarono il colpo e colpirono il soffitto con le loro frecce.
7. Panum resis
Sede della più antica università del mondo, il settimo segreto di Bologna non può che avere a che fare con il mondo accademico. Panum resis - ovvero “la conoscenza sta alla base di ogni decisione” - è la scritta che appare su una delle cattedre universitarie di Palazzo Poggi, la sede della Biblioteca Universitaria bolognese in via Zamboni 33. Il palazzo è uno dei luoghi più simbolici per l’Università di Bologna, tanto più che al suo interno è possibile visitare anche alcuni musei, quali il Museo astronomico della Specola, le Collezioni di Palazzo Poggi e il Museo Europeo degli Studenti.
8. Il mascherone di Palazzo Malvasia
Un segreto che piacerà molto agli appassionati di vino. Siamo poco distanti dalle Due Torri di Bologna, ancora lungo via Zamboni; fermiamoci un attimo al civico 16/d per osservare il cinquecentesco Palazzo Malvasia, o meglio il grande arco che si apre a sinistra della facciata. Lo vedete il volto al centro del voltone? Si tratta di un motivo decorativo che riproduce una maschera teatrale con la bocca spalancata, ma in passato aveva anche un’altra funzione. Sembra infatti che il mascherone fosse collegato direttamente con il palazzo, e che in occasione dell’elezione a gonfaloniere di uno dei Malvasia o per rendere onore a un ospite illustre la bocca si trasformasse in una fontana del vino. Proprio così: per ostentare la loro ricchezza ed entrare nelle grazie del legato pontificio i Malvasia versavano vino sui passanti, estasiati della loro benevolenza.
9. I 666 archi del portico di San Luca
Che a Bologna ci siano i portici, è sotto gli occhi di tutti. Ce n’è uno, tuttavia, che detiene un primato. È il portico di San Luca, quasi 4 chilometri di lunghezza per un percorso che dal limitare del centro (Porta Saragozza) conduce fino al Santuario della Madonna di San Luca. Un vero record mondiale per la città, che sotto le sue volte cela anche un segreto “diabolico”.
Per tradizione, gli archi del portico di San Luca sono 666, notoriamente il numero del diavolo, il che stupisce non poco dato che il porticato conduce a uno dei più importanti santuari cittadini. In realtà, con il suo andamento sinuoso il portico ricorda la forma del serpente (altro celebre simbolo del maligno), spesso raffigurato nell’iconografia mariana nell’atto di essere schiacciato dai piedi della Madonna. Ecco dunque spiegato il mistero dei 666 archi, la cui carica “diabolica” è annullata dalla presenza di Maria all’interno del santuario.
10. L’effetto cannocchiale a San Michele in Bosco
Concludiamo il tour dei segreti di Bologna con un gioco ottico ad effetto, capace di sorprendere adulti e bambini. Ci troviamo appena fuori dal centro storico, nell’elegante quartiere residenziale di San Mamolo, che ospita il Complesso di San Michele in Bosco. Questo è un luogo di per sé molto suggestivo, situato su una collina e dunque ideale per osservare Bologna dall’alto. Entrando al suo interno per cercare il lungo corridoio dell’annesso Istituto Ortopedico Rizzoli scopriamo che è anche custode di un sorprendente segreto, chiamato “effetto cannocchiale”. Le grandi finestre del corridoio offrono al visitatore uno scorcio di Bologna e delle sue celebri torri; se le osserviamo da lontano e ci avviciniamo pian piano alla finestra, ci accorgiamo presto che invece di ingrandirsi come ci aspetteremmo, le torri si rimpiccioliscono. Viceversa, allontanandosi dalla vetrata le vedremo man mano più grandi, per via di un’illusione prospettica simile a quella che otterremmo se le guardassimo attraverso le lenti di un cannocchiale!
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