Itinerario sulle Colline Moreniche del Garda
“Sono partito per un viaggio di 4 giorni nelle Colline Moreniche del Garda.”
“Bello… ma dove si trovano?"
Questa è una domanda che in più occasioni ridonda evidenziando un quesito in seno a un turismo sempre più di massa, ancora troppo poco selettivo e, ahinoi, sulla scia dei consueti flussi alla volta delle classiche mete inflazionate. In breve, una larga maggioranza di turisti di casa nostra non conosce le Colline Moreniche del Garda, un territorio che in vero non serba nessun segreto dimostrando invece un’ansia recondita, traboccante, quella cioè di farsi conoscere avendo tanto, tantissimo da offrire.
Geograficamente, si tratta di un’area dal DNA extraregionale e dalle molteplici contaminazioni, un alveo magico, speciale, che ha ciucciato il latte da due materne giumente, la Lombardia e il Veneto. Sì, perché sebbene sia una fascia di terra verdeggiante estesa fra la sponda sud del Lago di Garda e la pianura mantovana entro i confini idrografici del Mincio e del Chiese, essa ha subito proficue influenze storico-culturali (finanche enogastronomiche) anche dall’hinterland veronese, senza contare l’avvicendarsi delle egide gonzaghesca, napoleonica e austriaca. Ciò detto, l’intero anfiteatro morenico ha mantenuto nel tempo dei caratteri profondi che gli sono propri, distinguibilissimi, definiti e nondimeno intriganti.
Si fregia di un habitat paesaggistico morfologicamente unico, punteggiato da un sontuoso pantheon di 11 comuni, borghi i cui simboli architettonici risaltano orgogliosi fra le torbiere, i canali, le pianure e le vigne di cui queste colline brulicano senza soluzione di continuità. Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Goito, Guidizzolo, Marmirolo, Medole, Monzambano, Ponti sul Mincio, Pozzolengo, Solferino e Volta Mantovana luccicano come delle gemme incastonate in una fulgida corona di meraviglie in capo a un provincialismo nodale, che qui perde qualunque accezione dispregiativa per ergersi a sovrano assoluto della bellezza.
Lungo il susseguirsi di docili rilievi e dolci pianori, intercorre una varietà giocosa di conche, prati, depressioni e un’acqua onnipresente, multiforme, lacustre, fluviale, talvolta suggestiva e scenica nel conservare la memoria addirittura dell’era quaternaria. Durante le ere glaciali, i ghiacciai che scendevano dalle Alpi scavarono il letto del Lago di Garda, spingendo i sedimenti abrasi dal substrato a formare cinture moreniche (cioè di detriti) a sud del suo fronte, modellando un paesaggio di grande suggestione. Alla fusione dei ghiacci rimase a nord lo specchio d'acqua dolce più grande d'Italia, e a sud i profili dolci delle colline digradanti.
S’aprono così oggi le porte di una visione agglomerante, un trip dal sapore onirico in grado di fondere la lirica virgiliana con l’aulica poesia trasudante dai boschi, dalle querce secolari, dai frutteti, dai vigneti e da tutti quei biotopi sottoposti persino a vincolo ambientale considerata la rarità della loro fisionomia.
Il lento ma inesorabile proliferare di aziende agricole promotrici della coltura intensiva e dei sapori locali ha seguito l’evoluzione di un ragionato urbanesimo rigorosamente rispettoso dello sfondo naturalistico. L’antropizzazione ha assecondato i bioritmi dei luoghi bonificando gli acquitrini e convogliando le risorse sparse. Questo è prevalentemente ciò che colpisce il visitatore, il cui fugace passaggio cristallizza mutando in soggiorno più duraturo, vorace di attrazioni, sensazioni e itinerari da percorrere.
Come non indugiare tra le strade di Cavriana (uno dei 500 comuni italiani nominati “Città del Vino”), che in Villa Mirra e nel suo inscritto Museo Archeologico dell’Alto Mantovano trova loquaci narratori di glorie passate al pari dell’antica Rocca? Come rimanere indifferenti alla placida, quieta realtà di Guidizzolo, la cui dedizione all’arte e alla fede si traduce nello splendore discreto dell’Oratorio di San Lorenzo? Medole, poi, ci parla sottovoce con la sacralità della Parrocchiale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Che dire di uno dei borghi più belli d’Italia, quel Castellaro Lagusello che fra i tanti points of interest annovera un lago a forma di cuore?
Si avverte un acre odore di polvere da sparo quando si accede all’Opera Sesta, ovvero il Forte Ardietti presso Ponti sul Mincio, una roccaforte costruita fra il 1853 e il 1861 dagli Austriaci per contrastare l’avanzata delle milizie francesi in terra italica. La struttura è una delle più importanti costruite a difesa del territorio mantovano entro il celebre quadrilatero militare. Contava una guarnigione di 600 soldati e ben 20 cannoni. Forte Ardietti risulta il meglio conservato fra gli omologhi conterranei e il solo attualmente visitabile.
Se cotanto carico bellico può obiettivamente mettere un po’ di soggezione, la cosa migliore da fare è sconfinare di un paio di km nella provincia di Brescia e cercare la leggerezza trascorrendo una giornata a La Quiete Adventure Park, l’enorme parco avventura di Lonato del Garda che si articola in un grandissimo spazio verde per tutti i gusti, un concilio sorprendente di piscine, percorsi sospesi fra gli alberi, quad experience e canottaggio (sul fiume Mincio si organizzano delle incantevoli gite a colpi di pagaia), ivi compresi sport outdoor e intrattenimenti per giovani virgulti.
Una pletora di motivi danno adito alla visita slow di Volta Mantovana, l’abitato plasmato dal potere e dal prestigio dell’illustre casata dei Gonzaga, ove trionfa la maestà di Palazzo Gonzaga Guerrieri, delle sue scuderie e dell’armonico giardino all’italiana del Belvedere. Castiglione delle Stiviere ha raggiunto una fama considerevole innanzitutto per il suo essersi trasformato negli anni in un inestimabile polo industriale manifatturiero e alimentare (vi sorge uno degli stabilimenti Barilla per la produzione dei biscotti Mulino Bianco). In loco si staglia la mole imponente della Parrocchiale di San Luigi.
Un effluvio di emozioni contrastanti dirompe non appena si mette piede a Solferino, paese Bandiera Arancione che ci riporta all’epoca delle guerre d’indipendenza italiana tramite il magnetismo drammatico della Rocca (soprannominata “Spia d’Italia”) e del suo Museo, l’emblematico Memoriale della Croce Rossa e l’Ossario, tutti luoghi connessi alla furiosa Battaglia di Solferino.
Dall’amarezza della riflessione sulle umane controversie si passa alle dolci lusinghe culinarie, che ci ricordano il rilievo enogastronomico del comprensorio morenico, costellato di tipicità il cui connubio di gusto e ricercatezza conduce a un singolare risultato, l’eccellenza.
Laddove il concetto di struttura ricettiva si confà alla piccola ma inimitabile accoglienza di agriturismi e B&B - ad esempio Il Grande Salice di Ponti sul Mincio le cui colazioni sono un elisir di lunga giovinezza - non possono mancare perle quali gli inebrianti tortelli di zucca, il saporito salame mantovano, i capunsei, la sbrisolona e la torta di San Biagio.
A far conoscere il nettare di Bacco pensano le tante cantine dislocate, dalla Cantina Cattani di Cavriana con le sue etichette di qualità a Cantina Ricchi presso Monzambano, i cui proprietari “stanno consolidando un sogno, quello di portare la loro terra nel mondo in un bicchiere…” Sempre a Monzambano spicca per metodologia e filosofia di filiera l’Azienda Agricola Case Vecchie, ove si producono miele, erbe officinali, lo stimabile Olio Garda DOP e un vino naturale composto solo da uva e anidride solforosa a fermentazione alcolica spontanea.
Le Colline Moreniche del Garda - promosse dall’omonima Associazione costituitasi nel 1987 - presentano una cospicua proposta moderna nel caleidoscopico panorama turistico, forte della tradizione, solida nel costruire l’innovazione in equilibrio funambolico sul filo che collega i tesori architettonici e monumentali, il cicloturismo e il trekking, il compendio museale e persino la fede e il pensiero.
“Bello… ma dove si trovano?"
Questa è una domanda che in più occasioni ridonda evidenziando un quesito in seno a un turismo sempre più di massa, ancora troppo poco selettivo e, ahinoi, sulla scia dei consueti flussi alla volta delle classiche mete inflazionate. In breve, una larga maggioranza di turisti di casa nostra non conosce le Colline Moreniche del Garda, un territorio che in vero non serba nessun segreto dimostrando invece un’ansia recondita, traboccante, quella cioè di farsi conoscere avendo tanto, tantissimo da offrire.
Dove si trovano le Colline Moreniche del Garda
Geograficamente, si tratta di un’area dal DNA extraregionale e dalle molteplici contaminazioni, un alveo magico, speciale, che ha ciucciato il latte da due materne giumente, la Lombardia e il Veneto. Sì, perché sebbene sia una fascia di terra verdeggiante estesa fra la sponda sud del Lago di Garda e la pianura mantovana entro i confini idrografici del Mincio e del Chiese, essa ha subito proficue influenze storico-culturali (finanche enogastronomiche) anche dall’hinterland veronese, senza contare l’avvicendarsi delle egide gonzaghesca, napoleonica e austriaca. Ciò detto, l’intero anfiteatro morenico ha mantenuto nel tempo dei caratteri profondi che gli sono propri, distinguibilissimi, definiti e nondimeno intriganti.
Si fregia di un habitat paesaggistico morfologicamente unico, punteggiato da un sontuoso pantheon di 11 comuni, borghi i cui simboli architettonici risaltano orgogliosi fra le torbiere, i canali, le pianure e le vigne di cui queste colline brulicano senza soluzione di continuità. Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Goito, Guidizzolo, Marmirolo, Medole, Monzambano, Ponti sul Mincio, Pozzolengo, Solferino e Volta Mantovana luccicano come delle gemme incastonate in una fulgida corona di meraviglie in capo a un provincialismo nodale, che qui perde qualunque accezione dispregiativa per ergersi a sovrano assoluto della bellezza.
Come si sono formate le colline moreniche
Lungo il susseguirsi di docili rilievi e dolci pianori, intercorre una varietà giocosa di conche, prati, depressioni e un’acqua onnipresente, multiforme, lacustre, fluviale, talvolta suggestiva e scenica nel conservare la memoria addirittura dell’era quaternaria. Durante le ere glaciali, i ghiacciai che scendevano dalle Alpi scavarono il letto del Lago di Garda, spingendo i sedimenti abrasi dal substrato a formare cinture moreniche (cioè di detriti) a sud del suo fronte, modellando un paesaggio di grande suggestione. Alla fusione dei ghiacci rimase a nord lo specchio d'acqua dolce più grande d'Italia, e a sud i profili dolci delle colline digradanti.
S’aprono così oggi le porte di una visione agglomerante, un trip dal sapore onirico in grado di fondere la lirica virgiliana con l’aulica poesia trasudante dai boschi, dalle querce secolari, dai frutteti, dai vigneti e da tutti quei biotopi sottoposti persino a vincolo ambientale considerata la rarità della loro fisionomia.
Il lento ma inesorabile proliferare di aziende agricole promotrici della coltura intensiva e dei sapori locali ha seguito l’evoluzione di un ragionato urbanesimo rigorosamente rispettoso dello sfondo naturalistico. L’antropizzazione ha assecondato i bioritmi dei luoghi bonificando gli acquitrini e convogliando le risorse sparse. Questo è prevalentemente ciò che colpisce il visitatore, il cui fugace passaggio cristallizza mutando in soggiorno più duraturo, vorace di attrazioni, sensazioni e itinerari da percorrere.
Il Tour delle colline moreniche mantovane
Come non indugiare tra le strade di Cavriana (uno dei 500 comuni italiani nominati “Città del Vino”), che in Villa Mirra e nel suo inscritto Museo Archeologico dell’Alto Mantovano trova loquaci narratori di glorie passate al pari dell’antica Rocca? Come rimanere indifferenti alla placida, quieta realtà di Guidizzolo, la cui dedizione all’arte e alla fede si traduce nello splendore discreto dell’Oratorio di San Lorenzo? Medole, poi, ci parla sottovoce con la sacralità della Parrocchiale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Che dire di uno dei borghi più belli d’Italia, quel Castellaro Lagusello che fra i tanti points of interest annovera un lago a forma di cuore?
Si avverte un acre odore di polvere da sparo quando si accede all’Opera Sesta, ovvero il Forte Ardietti presso Ponti sul Mincio, una roccaforte costruita fra il 1853 e il 1861 dagli Austriaci per contrastare l’avanzata delle milizie francesi in terra italica. La struttura è una delle più importanti costruite a difesa del territorio mantovano entro il celebre quadrilatero militare. Contava una guarnigione di 600 soldati e ben 20 cannoni. Forte Ardietti risulta il meglio conservato fra gli omologhi conterranei e il solo attualmente visitabile.
Se cotanto carico bellico può obiettivamente mettere un po’ di soggezione, la cosa migliore da fare è sconfinare di un paio di km nella provincia di Brescia e cercare la leggerezza trascorrendo una giornata a La Quiete Adventure Park, l’enorme parco avventura di Lonato del Garda che si articola in un grandissimo spazio verde per tutti i gusti, un concilio sorprendente di piscine, percorsi sospesi fra gli alberi, quad experience e canottaggio (sul fiume Mincio si organizzano delle incantevoli gite a colpi di pagaia), ivi compresi sport outdoor e intrattenimenti per giovani virgulti.
Da volta Mantovana a Solferino e Ponti sul Mincio
Una pletora di motivi danno adito alla visita slow di Volta Mantovana, l’abitato plasmato dal potere e dal prestigio dell’illustre casata dei Gonzaga, ove trionfa la maestà di Palazzo Gonzaga Guerrieri, delle sue scuderie e dell’armonico giardino all’italiana del Belvedere. Castiglione delle Stiviere ha raggiunto una fama considerevole innanzitutto per il suo essersi trasformato negli anni in un inestimabile polo industriale manifatturiero e alimentare (vi sorge uno degli stabilimenti Barilla per la produzione dei biscotti Mulino Bianco). In loco si staglia la mole imponente della Parrocchiale di San Luigi.
Un effluvio di emozioni contrastanti dirompe non appena si mette piede a Solferino, paese Bandiera Arancione che ci riporta all’epoca delle guerre d’indipendenza italiana tramite il magnetismo drammatico della Rocca (soprannominata “Spia d’Italia”) e del suo Museo, l’emblematico Memoriale della Croce Rossa e l’Ossario, tutti luoghi connessi alla furiosa Battaglia di Solferino.
Dall’amarezza della riflessione sulle umane controversie si passa alle dolci lusinghe culinarie, che ci ricordano il rilievo enogastronomico del comprensorio morenico, costellato di tipicità il cui connubio di gusto e ricercatezza conduce a un singolare risultato, l’eccellenza.
Laddove il concetto di struttura ricettiva si confà alla piccola ma inimitabile accoglienza di agriturismi e B&B - ad esempio Il Grande Salice di Ponti sul Mincio le cui colazioni sono un elisir di lunga giovinezza - non possono mancare perle quali gli inebrianti tortelli di zucca, il saporito salame mantovano, i capunsei, la sbrisolona e la torta di San Biagio.
A far conoscere il nettare di Bacco pensano le tante cantine dislocate, dalla Cantina Cattani di Cavriana con le sue etichette di qualità a Cantina Ricchi presso Monzambano, i cui proprietari “stanno consolidando un sogno, quello di portare la loro terra nel mondo in un bicchiere…” Sempre a Monzambano spicca per metodologia e filosofia di filiera l’Azienda Agricola Case Vecchie, ove si producono miele, erbe officinali, lo stimabile Olio Garda DOP e un vino naturale composto solo da uva e anidride solforosa a fermentazione alcolica spontanea.
Le Colline Moreniche del Garda - promosse dall’omonima Associazione costituitasi nel 1987 - presentano una cospicua proposta moderna nel caleidoscopico panorama turistico, forte della tradizione, solida nel costruire l’innovazione in equilibrio funambolico sul filo che collega i tesori architettonici e monumentali, il cicloturismo e il trekking, il compendio museale e persino la fede e il pensiero.
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